Tutti i danni dell’incompetenza dei nostri politici

di Davide Gionco

Siamo stati abituati da troppo tempo ad essere governati da politici che fanno gravi danni anche in situazioni normali. Il paese era già in sostanziale crisi economica da quasi 30 anni, con aumento del numero di poveri, di disoccupati, con il crollo del risparmio, il crollo della natalità, con i pochi giovani rimasti che emigrano, con le multinazionali e le grandi società finanziarie che fanno quello che vogliono di un paese che hanno saccheggiato delle sue principali ricchezze.

Con la pandemia in corso di coronavirus, però, stiamo toccando gli apici dell’incompetenza e del danno, con un governo che, oltre a non riuscire a gestire la situazione dal punto di vista sanitario, sta causando immensi danni economici al paese, portando al fallimento centinaia di migliaia di piccole imprese, precipitando altri milioni di persone nella povertà, senza prospettive di uscirne più fuori. Oltre ai morti “di coronavirus” molte persone stanno morendo di malattie “ordinarie” in quanto le strutture sanitarie pubbliche, dopo i vigorosi tagli degli anni scorsi richiesti dall’Unione Europea, sono sottodimensionate rispetto alle necessità sanitarie del momento.

Oltre ai danni economici ci sono i danni sociali. Il paese è spaccato fra persone tutelate (pensionati, dipendenti pubblici, dipendenti di aziende non toccate dalla crisi) e persone non tutelate. Si disgrega la nostra società, impedendo le relazioni sociali e familiari. Il confinamento domestico di persone sole e fragili sta causando gravi problemi psicologici, se non addirittura psichici, a milioni di italiani che non riescono ad adattarsi alla situazione, aggravata dal quotidiano terrore mediatico dei telegiornali. Le persone muoiono da sole negli ospedali e nelle residenze per anziani, senza il conforto dei familiari.

Per il “nobile obiettivo sanitario” di proteggere alcune migliaia di persone che potrebbero ammalarsi e morire di covid-19 stiamo rinunciando tutti, milioni di persone, a vivere.
Siamo esseri umani, non siamo dei vegetali. Non possiamo limitarci a “sopravvivere” per mesi, senza un orizzonte della fine dell’emergenza, fino all’arrivo dell’ipotetico vaccino, di cui non vi è alcuna certezza sui tempi e sulla sua efficacia.
Gli esseri umani sono fatti per socializzare, per innamorarsi, per lavorare insieme agli altri, per condividere le proprie esperienze. La questione non è il doversi comportare con maggiore responsabilità (mascherine, distanziamento dalle persone) per limitare i contagi, ma è dover rinunciare alla vita sociale. Questo è qualche cosa che ci uccide, non come esseri viventi, ma come esseri umani.
Non si tratta di un “piacere personale”, ma si tratta dell’essenza stessa della nostra umanità.
Si tratta di un fatto mai accaduto prima nella storia.

Qualcuno opporrà a queste considerazioni le “ragioni di forza maggiore” delle esigenze mediche. Più o meno come quando Mussolini “per ragioni di forza maggiore” portò l’Italia in guerra. Quando si vuole imporre al popolo qualche cosa di impopolare (e di incostituzionale), lo si fa sempre per “ragioni di forza maggiore”.

Dove sta la massima incompetenza di chi ci sta governando?

Lo scorso mese di marzo il governo si trovò obiettivamente impreparato di fronte ad una malattia che nessuno conosceva. Certo, non è colpa dell’attuale governo se nel 2016 Matteo Renzi decise, per motivi di “disciplina di bilancio” chiesta dalla UE, chiuse il Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute, il quale, osservando i dati statistici sulle cause di morte negli ospedali italiani, avrebbe potuto rilevare già a novembre 2019 l’inizio dell’epidemia, come rilevato da ATS Bergamo e ASST Bergamo Est. Tuttavia c’è da dire che all’attuale governo, come tutti gli altri dal 2016 ad oggi, non era neppure venuto in mente di ripristinare quell’importante ente di prevenzione. Anzi, non lo ha ancora fatto.

Non è neanche colpa dell’attuale governo se nel 2015 il sempre illuminato governo Renzi decise di imporre alle regioni tagli importanti alla spesa sanitaria, che hanno portato alla drastica riduzione dei posti letto negli ospedali, compresi quelli di terapia intensiva, dei laboratori di analisi, del personale. Tuttavia c’è da dire che all’attuale governo, come tutti gli altri dal 2016 ad oggi, non era neppure venuto in mente di ri-aumentare la spesa corrente per la sanità pubblica per ripristinare tali servizi.

I rischi di saturazione delle terapie intensive si sono già verificati “ordinariamente” anche negli anni scorsi, solo che la notizia non veniva messa quotidianamente in prima pagina dai giornali.

Napoli, 23.01.2017

Milano, 10.01.2018

Pordenone, 12.01.2018

Como, 02.02.2019

In questi ultimi mesi qualcosa è stato fatto per recuperare, ad esempio sono stati potenziati (ma non a sufficienza) i servizi di analisi virologica, ma i servizi sanitari attuali sono ben al di sotto di quanto sarebbe necessario per fare fronte alla crescente diffusione del coronavirus, sia dal punto di vista degli spazi, che delle attrezzature che del personale.

 

Gli errori nell’attuale gestione della crisi sanitaria
Se la scorsa primavera le misure di confinamento e i DPCM improvvisati di Conte potevano essere giustificati dalla mancata conoscenza del nuovo virus covid-19, in questi ultimi mesi sono stati prodotti molti studi e dati statistici utili per elaborare una strategia sanitaria più efficace e magari meno impattante dal punto di vista economico e sociale.

Il primo dato è che la Cina è riuscita a debellare il covid-19 nella provincia dell’Hubei e nella città di Wuhan, dove oggi la gente vive normalmente, senza fare ricorso a tutte le misure di distanziamento sociale adottate in Europa.
Ci sono riusciti intervenendo in modo drastico: interventi rapidi, tracciamenti rapidi ed isolamento della città per 76 giorni. Ovvero: l’isolamento delle persone contagiate funziona, ma solo se è totale. Militare. A Wuhan la gente non poteva neppure uscire di casa. Nessun contatto con l’esterno. Era l’esercito a portare loro il necessario per vivere. Ed il resto del paese continuava a produrre il necessario per mantenere le persone confinate.

Il secondo dato che emerge dalle statistiche sulle morti per covid-19 è che fra le persone sotto i 70 anni il tasso di mortalità è dello 0.05%. E questo 0.05% riguarda principalmente persone con pregresse patologie, essendo quindi una con-causa di morte.
La stragrande maggioranza dei morti per covid-19 sono le persone al di sopra dei 70 anni. Le persone sotto i 70 anni e in buona salute, che rappresentano oltre l’80% della popolazione, vengono a contatto con il virus, si contagiano, guariscono e sviluppano gli anticorpi, come Madre Natura ha previsto per la specie umana.

Il terzo dato è che la grande maggioranza delle persone che guariscono dal contagio sviluppa anticorpi che evitano di reinfettarsi, come viene constatato in provincia di Bergamo, che evitano di ammalarsi o di ricadere in una forma grave della malattia. Peraltro il futuro vaccino che, un giorno o l’altro, arriverà non potrà che basarsi sullo sviluppo di anticorpi e sul potenziamento del sistema immunitario. Non si comprende perché l’aiuto fornito da un vaccino debba essere più efficace delle difese immunitarie naturalmente sviluppate dall’organismo umano quando guarisce dalla malattia.

Il quarto dato è che il virus è di fatto incontrollabile. Lo dimostra la diffusione del virus, nonostante l’uso delle mascherine.

Questa immagine dimostra che se indossiamo tutti le mascherine il rischio non si azzera, ma si riduce all’1.5%. Quindi non può essere una misura sufficiente. E infatti è bastato che arrivasse l’autunno, con meno ore di sole uguale meno vitamina D, con temperature più basse uguale maggiore permanenza in vita del virus in atmosfera (come tutte le influenze), per vedere risalire la curva dei contagi e dei ricoveri ospedalieri: assolutamente prevedibile.

 

Il quinto dato è che bloccare l’intero paese comporta dei costi economici e sociali pesantissimi. Poteva avere un senso fare il confinamento per 1-2 mesi in primavera, ma è inconcepibile di adottare il confinamento per molti mesi, senza alcuna prospettiva di risoluzione della crisi sanitaria. Eppure è proprio ciò che ora il governo sta facendo, non avendo saputo percorrere altre strade.

 

Sulla base di queste considerazioni il governo avrebbe dovuto non confinare il 100% della popolazione, compresa quella “sana”, evitando di danneggiare l’economia e la tenuta sociale del paese.
Avrebbe invece dovuto concentrare le misure di confinamento sulle categorie a rischio, adottando misure “alla cinese” ovvero impedendo a queste persone di correre ogni rischio di contagio. Ovvero non obbligare gli anziani a dover uscire di casa per fare la spesa, andare dal medico, ecc. Si sarebbero potuti prevedere dei protocolli per garantire a queste persone anche il necessario supporto psicologico e sociale. Ad esempio consentendo ai parenti stretti di andarli a visitare, con opportune protezioni.
Nel frattempo il virus avrebbe potuto circolare senza fare danni fra la popolazione non a rischio, la quale sarebbe guarita ed avrebbe sviluppato gli anticorpi. Con una diffusa immunità di gregge si sarebbero potute gradualmente allentare le misure di confinamento nei confronti delle persone a rischio.

Una proposta del genere, peraltro, è stata sottoscritta a livello internazionale nella Dichiarazione di Barrington, che è stata firmata da oltre 11’000 medici e scienziati del settore sanitario, da oltre 33’000 operatori del settore e da oltre 617’000 cittadini.

Qualcuno ha obiettato che sarebbe “ingiusto” confinare solo gli anziani, ma è da comprendere che non si tratta di una “punizione”, ma di una misura di sicurezza sanitaria.
Quale senso ha confinare per mesi e mesi 50 milioni di persone che non corrono alcun rischio di morire se contraggono il coronavirus, quando l’obiettivo è di proteggere la salute di 10 milioni di persone, la maggior parte delle quali non sono in più in età lavorativa e non si devono formare a scuola per diventare adulte.

Per parlare dei disastri del governo sul lato economico si dovrebbe scrivere minimo un altro articolo. Per il momento ci limitiamo a condividere questa tabella tratta da un recente sondaggio dell’Eurostat (ottobre 2020), dal quale risulta che l’89% [ottantanove per cento!] degli italiani giudica “totalmente cattiva” la situazione economica del proprio paese.

Resta da chiedersi se siamo governati così male per semplice incompetenza o se, invece, dietro a certe scelte assolutamente illogiche non vi siano altre motivazioni di manipolazione sociale e di asservimento del paese ad interessi che non sono quelli del popolo italiano.

 

 

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