DAL MATERIALISMO IMPERANTE LA NARRAZIONE DELLA DISTOPIA INCOMBENTE

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La speranza scientista e tecnicista di ordine totalitario misura l’esatto declino della nostra civiltà.

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Di Massimo Franceschini

 

Pubblicato anche su Sfero, Ovidio Network

 

I due bellissimi film di Denis Villeneuve riguardanti l’universo di Dune riportano in auge l’opera cui Frank Herbert ha dedicato la vita, dove scopriamo l’umanità in un lontano futuro e in un momento successivo ad una feroce guerra per la sua sopravvivenza con cui ha espunto l’intelligenza artificiale dalla sua tecnologia.

La saga di Dune è quindi sì fantascientifica, ma caratterizzata da una tecnologia che fa a meno dell’IA, sostituita da uno sviluppo delle facoltà umane di ordine mentale e spirituale favorito dall’uso della spezia del pianeta Arrakis, altrimenti chiamato Dune.

I film di Villeneuve hanno riacceso l’intessere per l’opera di Herbert, una delle più importanti della fantascienza, a cui molta narrativa di genere scritta e girata deve più o meno direttamente molto.

Tale intessere si salda inevitabilmente con la questione attualissima della tecnologia relativa all’IA e alla fisica quantistica, ambiti dai quali molti paventano vari tipi di pericoli, mentre altri li individuano come quei campi capaci di farci fare un “salto evolutivo” trans/post-umano.

Questa macro divisione nel pensiero dell’uomo ha cause diverse, storiche e complesse, mentre i due conseguenti “schieramenti” non sono affatto coerenti al loro interno, presentando una marea di comprensibili sfumature.

Tali divisioni hanno fatto sì che in questo ambito ci siano molte questioni affrontate in maniera distorta, non solo da un punto di vista politico, dove questa confusione si riverbera drammaticamente dando piena liceità di azione al tecnicismo scientista e tecnocratico, ma anche da un punto di vista culturale, a partire dalla stessa concezione evolutiva: nonostante l’evoluzionismo darwiniano sia stato scientificamente demolito, la dicotomia di speranza/cinismo fra una possibile evoluzione “migliorista” dell’uomo o una sostanziale impossibilità di questa permane, determinando vari tipi di atteggiamenti, a vari livelli, ma tutti convergenti in un’unica direzione.

Infatti, questo apparente impasse diventa uno speciale divide et impera su cui ovviamente campa il sistema tecnocratico di controllo, dato che gli automatismi della tecnica non trovano ostacoli proprio perché la tecnica ci sembra naturalmente destinata a rappresentare la “razionale” soluzione ai problemi dell’uomo, la “naturale” piattaforma da cui “estrarre” tutte le sue potenzialità e quelle della realtà stessa.

Giunti a questo punto, credo proprio che la questione della tecnologia ed in particolare dell’elettronica non sia per certi versi ben compresa, per vari motivi.

Fra questi abbiamo il sostanziale materialismo della nostra epoca, vestito di scientismo, che impedisce una corretta ed auspicabile disposizione delle questioni e dei piani: il prefisso materialista degrada il pensiero dell’uomo a calcolo ed eleva il calcolo dell’elettronica a pensiero, in un drammatico feedback provocato per mantenere l’idea evolutiva, innestandola su quella di un apparentemente inevitabile “progressismo”, necessitando però della messa in campo di tecnocrazia e transumanesimo per concretizzare questa “indiscutibile evoluzione”.

Così, nonostante l’evidenza del fatto che il pensiero dell’uomo sia un ente completamente “altro” e trascendente, anche se incarnato, rispetto a qualsiasi altra cosa presente in natura, anche di ordine biologico, il materialismo prosegue imperterrito con il quasi totale supporto delle neuro-“scienze”, nello sforzo “psicotico” di ridurre tutto a materia/energia.

Anche la moderna “spiritualità olistica”, evidentemente imbevuta del lessico e dell’atteggiamento scientista, si concentra sull’energia della vita trattandola sostanzialmente come si stesse parlando di energia elettrica o di installare/disinstallare programmi informatici, “dimenticando” che la vita è fondamentalmente pensiero, anche se incarnato nella materia biologica, determinata quindi dai vari livelli e regole del pensiero stesso.

La sostanziale riduzione del pensiero a software nasconde il fatto che, al contrario, è proprio l’elettronica ad imitare il pensiero, superandolo facilmente nel calcolo, ma impossibilitata a sviluppare altro che non sia calcolo, checché ne dicano gli scientisti/materialisti che “predicano” l’avvento della “singolarità”.

Questo perché gli algoritmi capaci di “autoapprendere”, dietro nostre istruzioni, sono comunque mancanti di un’entità autonoma e ordinatrice della realtà, che potremmo chiamare “spirito”, che non sia quella esterna dell’uomo che la crea: non possono quindi fare altro che presentarci calcoli su calcoli, mentre noi, traviati dalla propaganda scientista/materialista, sembriamo sempre più interessati a definirci come insignificanti, “democratici” ed “egualitari” mattoncini della dimensione materiale.

La mancanza di differenziazione fra enti, caratteristica di questo “olismo” narrativo globale, dovrebbe far inorridire ogni persona dotata di un minimo di raziocinio e logica, il fatto che non sia così la dice lunga sul declino culturale e spirituale della nostra civiltà.

Così, in questa cultura tecnicista e materialista appare sempre più difficile cambiare prospettiva analitica: anche per quelli che dovrebbero vedere spirito e pensiero come enti trascendenti la realtà materiale, può non risultare facile considerare che, per quanto performanti, razionali e affascinanti, l’elettronica, l’IA, la fisica, la fisica quantistica e la stessa realtà fatta da materia, energia, spazio e tempo, sono tutti enti creati e ordinati dal pensiero, non il contrario.

Ovviamente, visto che il pensiero è l’unico agente creativo delle dimensioni e delle idee, anche del proprio universo di considerazioni, se arriva a credere di essere parte integrante della realtà materiale e di essere completamente determinato da questa, così per lui sarà e lo sarà anche per la sua cultura.

Altra considerazione: avrete notato come sinora non abbia parlato della coscienza, neanche quando avrei potuto nominarla come mancante negli algoritmi e nella IA.

Il fatto è che nell’era materialistica la coscienza sembra non essere più una mera facoltà dell’essere dotato di pensiero, ma è stata fatta assurgere, di nuovo le neuro-“scienze”, a sostituto del pensiero e dello stesso essere, anche a livello narrativo: questo perché per i materialisti è del tutto logico concentrarsi sulle modalità e sui canali percettivi/espressivi dai quali l’essere apprende, comunica e si manifesta a vari livelli di coscienza, che passano necessariamente dal corpo, riuscendo così a porre tutto sul piano materiale evitando la questione dell’essere stesso, cioè del “centro” indivisibile e irriducibile dell’identità e del pensiero di una persona.

Perciò guai a parlare di io consapevole, di spirito o di anima, pena l’essere sostanzialmente derubricati a qualcosa di infimo ordine o di superfluo, che non occorre prendere in considerazione.

Lo straripare del materialismo ha permesso il formarsi di un’ideologia, che oggi appare vincente: quella di una realtà materiale e di un pianeta che si vorrebbero portare ad un velleitario ed a-scientifico “equilibrio” ecologico, del tutto ideologico, una situazione in cui l’uomo è considerato l’agente più disturbante del presunto equilibrio e, in quanto tale, ente da sottoporre a tutta una serie di “cure” particolari di ordine ideologico, normalmente tendenti al totalitarismo, capaci di far sì che accetti di essere “curato” fin nel profondo della sua anima, cioè menomato nella capacità di accedere alle sue facoltà, come accade da sempre con psichiatria e psico-farmacologia.

A questa mia linea di ragionamento si potrebbe rispondere: non sta scritto da nessuna parte che il progresso scientifico e tecnologico debba arrivare ad ottundere le facoltà dell’essere, la bioetica dovrebbe porre le giuste contromisure di ordine culturale e legale ad evitare che ciò accada.

In effetti così dovrebbe essere, ma come possiamo vedere la deriva ideologica materialistica, scientista e tecnicista dei nostri tempi sta mettendo mano come mai prima sulla vita, sulla persona e sulla famiglia in ogni loro momento ed espressione, con la pretesa di riscrivere completamente la stessa realtà oggettiva e storica della specie umana, come accade con la cultura woke/queer/gender.

A questo punto non abbiamo più a che fare solo con una questione culturale e giuridica, ma direttamente politica: questo perché il materialismo imperante e tecnologicamente seducente, impera e seduce ormai da troppo tempo, costruendo generazioni sempre meno capaci di pensiero critico.

Sarebbero quindi il materialismo e la conseguente mancanza di etica a dover salire sul banco degli imputati di un ideale processo allo pseudoprogresso scientista e politicamente “progressista”, ma sostanzialmente totalitario.

Uno sforzo che dovrebbe diventare anche politico per ripristinare e rinnovare lo Stato di diritto e le sue istituzioni, ora occupate dai più o meno consapevolmente e inevitabilmente rappresentanti dei poteri forti e tecno-distopici, e riportare la Dichiarazione Universale dei diritti umani, ora abusata dalla cultura woke/queer/gender, all’ideale primo posto dello sviluppo ideale e politico dell’uomo che le dovrebbe appartenere.

Per concludere e riassumere in estrema sintesi, possiamo dire che oggi non si parla più di tre enti per quanto riguarda l’essere umano, e cioè dello spirito (l’ente che si incarna nel corpo), della mente (il “servomeccanismo” dello spirito, in parte incarnato) e del corpo, ma solo di mente-corpo: la totale riduzione materialistica dell’uomo è così perfettamente adatta a far sì che si possa accettare una visione di noi stessi totalmente meccanicistica, in competizione e successiva sottomissione a macchine e protocolli creati, ma guarda un po’, da noi stessi.

Il pacchetto del materialismo imperante prevede ovviamente di svalutare la filosofia e una totale critica alla spiritualità, alla religione e alla trascendenza, come se il mondo laico non abbia commesso errori/orrori nel corso della storia e “scienza” e tecnologia siano esenti da forzature politiche e sistemiche ed effettivamente capaci di giustificare il materialismo stesso.

Buon futuro a tutti.

 

6 aprile 2024
fonte immagine: PxHere, Pixabay
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