Italia Quarta Potenza Mondiale nel 1991. Trova le Differenze rispetto ad oggi

di Massimo Bordin

Nel 1991 fa il giornale di proprietà degli industriali, il Corriere della Sera, sparava in prima pagina il titolo «Italia quarta potenza mondiale».
All’epoca eravamo più ricchi degli inglesi e dei francesi. Gli stipendi non erano all’altezza, ma il sistema Italia consentiva quasi a tutti di avere lavoro e casa di proprietà, rendendoci così de facto più emancipati dei nostri lontani parenti d’oltralpe.
Il manifatturiero italiano era ai vertici mondiali a dispetto di un territorio senza materie prime e con un numero di residenti davvero esiguo, di poco superiore ai 50 milioni di abitanti. La domanda allora sorge spontanea: qual era il segreto di quella Italia?

Se andiamo a considerare il nostro modo di fare impresa c’è poco da stare allegri.

Gli italiani erano (e sono) dotati di forte spirito di iniziativa e di molta fantasia nel trovare soluzioni alternative. Tuttavia, le imprese nel 1991 erano mediamente piuttosto piccole, tranne i colossi di Stato, come quelli della telefonia e dell’energia.
Le imprese di medie dimensioni erano condotte da capitani d’industria dalle dubbie capacità etiche, sovente dei veri e propri avventurieri, come Raul Gardini, che infatti a seguito di alcuni misfatti morirà suicida.

Gli italiani, all’alba degli anni Novanta non si spostavano volentieri per lavorare come avevano invece fatto i loro genitori o i loro fratelli maggiori. Spesso RIFIUTAVANO un lavoro che non fosse sotto casa. Insomma… erano molto ma molto ma molto meno flessibili di oggi.

I padroni (non saprei come altro chiamarli) delle fabbrichette a nordest del Paese assumevano sulla scorta di raccomandazioni varie. Tra gli impiegati spesso si trovavano gli stessi cognomi. Ricordo personalmente di aver fatto colloqui dove chiedevano se ero conosciuto, di chi ero figlio ecc. ecc. Gli imprenditori italiani di allora vedevano i laureati come esseri posseduti dal demonio, dotati di natura malvagia. Personalmente mi sono sentito rispondere che per quel tal lavoro d’ufficio l’azienda aveva già la signora Maria cinquantenne diplomata geometra.
Oggi per quel lavoro se non hai il master manco prendono in esame il curriculum.

Vabbè, ma allora il segreto di quell’Italia sarà stato nell’efficenza della macchina amministrativa, nella qualità degli statisti. Andiamo a vedere?
A guidare il Paese c’erano Andreotti e Craxi.
Il primo, inquisito per mafia e assolto per questioni tecniche legate alla prescrizione, era noto per gli intrallazzi e il voto di scambio.
Bettino Craxi, socialista tanto quanto io sono anoressico, è morto in contumacia in Tunisia, accusato di finanziamento illecito dei partiti.

Si, ok, direte, l’Italia però aveva una società civile all’altezza …
Devo ridere? l’Italia aveva nel 1991 ben 4 regioni in mano alla malavita organizzata: Campania, Calabria, Sicilia e Puglia.
Proprio nel 1991 Cosa Nostra uccise con 3 colpi di pistola Libero Grassi, titolare dellìimpresa Sigma e paladino riconosicuto dell’antiracket. Insomma, non proprio un bell’ambientino.
Oggi la mafia non ha cessato le proprie attività, ma almeno non è invasiva e violenta come 25 anni fa. Questo almeno guardando alle cronache di nera e giudiziarie.

Allora, riassumendo: nel 1991 giovani meno flessibili, imprenditori meno professsionali, italiani corrotti, mafia alla guida del Sud, politici dalla dubbia moralità e inquisiti per fatti gravissimi. Eppure eravamo la Quarta, dicasi quarta, potenza economica mondiale.

Nel gioco enigmistico “trova le differenze” tra il 1991 ed oggi, che cosa è cambiato?
L’unica cosa che è cambiata è l’arrivo dell’Unione Europea, il Trattato di Maastricht (1992) e dell’Euro come moneta unica (1998).

E perché ci siamo entrati?

perché Azeglio Ciampi, allora governatore della Banca d’Italia, non soddisfatto dei successi economici dell’Italia, evocava la possibilità di essere dei “sorvegliati speciali” (da chi? dalla futura Troika?) e la necessità di “aggredire l’inflazione”, che nel 1991 era del 6,25% annuo.
Effettivamente l’ingresso nell’Unione Europea ha ridotto l’inflazione all’1,2% (dato del 2018), ma lo ha fatto al prezzo della distruzione dell’economia del Paese.
Oggi l’economia italiana occupa il 9° posto a livello mondiale, ma, grazie alle politiche di austerità che ci impone l’Unione Europea, siamo sulla buona strada per perdere ulteriori posizioni.

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