E’ forse il porno il nuovo oppio dei popoli?

di Clive Hamilton
26.07.2013

Alcuni anni fa, a fronte di un tentativo di regolare in maniera più severa la pornografia su internet, ho chiesto a un membro navigato dello staff politico del Parlamento come mai l’uno o l’altro partito non si fossero occupati della questione. I sondaggi sull’opinione pubblica mostravano una percentuali molto alte a favore di maglie più strette da parte degli internet provider per filtrare i contenuti pornografici. Il sostegno tra i genitori a un giro di vite era ancora più forte. Il problema sembrava di facile soluzione da un punto di vista politico. Non mi aspettavo la risposta del membro dello staff, sebbene, riflettendoci, avrei dovuto. Disse che alcuni leader politici hanno scheletri nell’armadio. In quanto essi stessi fruitori di porno, non è un problema al quale vogliono approcciarsi.

Successivamente, l’allora Ministro delle Comunicazioni  laburista Stephen Conroy si fece carico della questione. Venne fatto oggetto di un attacco feroce da parte dei libertari del web (che lasciarono quella che potrebbe essere la biografia meno imparziale su Wikipedia). Il silenzio dei suoi colleghi uomini era quasi udibile.

La piaga del porno al giorno d’oggi è dovuta in parte alla tecnologia abilitante e in parte alla domanda culturale. La proliferazione di contenuti pornografici estremi e violenti su internet intensifica il sentimento di vergogna che la maggior parte degli uomini prova dopo averli consumati. L’eccentrico comico di Gen-X Dave Hughes una volta ha detto in TV che si sente sempre colpevole dopo averlo fatto. (Complimenti per la sincerità, direi)
Non è solo la vergogna, ma il senso di vuoto lasciato dallo svilimento del sesso stesso che caratterizza molti generi porno moderni.

L’Enfant Terrible della letteratura francese, Michel Houellebecq, scrive di un’epoca non lontana nel futuro in cui il sesso non è altro che un piacevole passatempo, privo di sentimento e impegno, un trionfo delle fantasie maschili:
Il secolare progetto maschile, espresso oggi perfettamente dai film pornografici, che consisteva nel liberare la sessualità da ogni connotazione emotiva per riportarla nel regno del puro intrattenimento, era stato finalmente realizzato, in questa generazione”.

Il mondo descritto da Houellebeck viene catturato in Shame, film del 2012 che ripercorre alcuni giorni della vita di un newyorkese che ha una dipendenza dal sesso. Il ruolo principale di Brandon è interpretato con inquietante veridicità da Michael Fassbender. Margaret Pomeranz è rimasta sbalordita dalla pellicola : “Non so cosa dire di questo film eccetto che è una delle esperienze cinematografiche più potenti ed emozionanti che abbia avuto l’anno scorso”.

Per alcuni, è confortante vedere Shame come un film su un uomo con una dipendenza patologica dal sesso svuotato di una qualsivoglia intimità. Interpretato in questo modo, non ha nulla da dire sulla società iper-sessualizzata in cui è ambientato il film, una società in cui i sogni di liberazione hanno portato nella vita reale tanto alla brutalizzazione del piacere sessuale quanto alla sua celebrazione.

Molti critici hanno affermato di aver trovato Shame difficile da guardare, forse perché era troppo impegnativo seguire un uomo la cui vita esteriore nasconde un abisso interiore riempito solo dalla compulsione a soddisfare la sua animalità. Forse c’è un timore diffuso tra gli umonini che questo sia ciò che loro stessi potrebbero diventare.

Se il regista Steve McQueen avesse fatto un film solo sull’alienazione cosmopolita e sul vuoto dei rapporti sessuali in assenza di intimità, sarebbe stato un clichè. Ma Brandon è un uomo che vive la vita pornografica fino all’estremo-così estremo che nella scena culminante (in entrambi i sensi) Fassbender contorce il suo viso in un modo che non ci fa pensare tanto a uno sfogo sessuale quanto a un desiderio esistenziale che l’eiaculazione può soltanto frustrare.

Un recensore ha percepito Shame come “un’opera dalla morale soffocante”. Un altro ha attaccato il suo “strisciante puritanesimo”. Queste sono proiezioni strane poiché il film ha lasciato turbati per l’assenza di qualsiasi giudizio morale. Solo la stessa trama, quella della discesa verso l’autodistruzione sotto l’influenza di una dipendenza, ci fa ritrarre dall’abbuffata carnale di Brandon. Ma questa non è forse la lezione che danno tutti i tipi di dipendenze ?

Come in Pulp Fiction, che per molti fu inquietante perché la violenza gratuita non viene contrastata da nessuna forza etica (non vi sono, ad esempio, personaggi che rappresentano la legge), non vi è coscienza alcuna in Shame, nessun personaggio o forza che eserciti alcun tipo di moderazione etica o la funzione di specchio in cui il protagonista e lo spettatore possono trovare qualcosa a cui aggrapparsi. La sorella di Brandon non può salvarlo, perché lei stessa è ferita e persa.

Non si può fare a meno di pensare che l’oppio delle masse oggi sia diventando, mischiando le metafore, pane e porno. “La mania per la riviluzione politica degli anni passati si è trasformata ora in una mania per il denaro e il sesso”. Queste parole avrebbero potute essere scritte da Houellebeck per descrivere il tradimento della promessa della rivoluzione sessuale degli anno ’60, ma sono state scritte invece da Liu Xiaobo, lo scrittore dissidente cinese ora in carcere per i suoi attacchi allo stato di corruzione politica e morale nella sua terra natale.

Per Liu, lungi dall’essere pioniera della liberalizzazione politica, la libertà sessuale è sintomo del collasso spirituale e morale contemporaneo della Cina, che affonda le sue radici nella distruzione sistematica di Mao di tutte le tradizioni morali “reazionarie”. Egli vede la preoccupazione cinese degli ultimi giorni come politicamente conveniente: “l’indulgenza sessuale diventa un utile partner per una dittatura che sta cercando di governare una società in crescente prosperità”.

Shame è stato valutato come film adatto a una visione di soli adulti. Un critico post-moderno si è lamentato: “I giovani spettatori dovranno andare altrove per imparare che il sesso a volte può essere divertente”, come se i giovani, che ora hanno circa 10 anni, non fossero già sommersi dal tropo del sesso e non avessero bisogno di imparare il suo lato oscuro.

Se solo i nostri opinionisti culturali  in Occidente potessero capire che, se la repressione sessuale ha servito l’ordine sociale negli anni ’50 e ’60, oggi è il sovraccarico erotico che aiuta a sostenere il sistema economico, proprio come in Cina.


Tratto da: https://www.abc.net.au/religion/is-porn-the-new-opium-of-the-masses/10099730

Traduzione a cura di Renato Nettuno

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