UNA MONETA PER L’ECONOMIA DOMESTICA – L’EURO PER IL COMMERCIO INTERNAZIONALE

Di fronte all’evidenza di situazioni intollerabili, di fronte alle conseguenze degli errori fatti in Europa e con l’Euro, ed al dolore sociale che seminano, viene voglia di tornare indietro. Eppure, dovremmo forse guardare avanti. Ma non per salvare questa Unione europea che è un mostro giuridico ed economico insostenibile. Nè tantomeno per andare avanti sulla rotta di una unione che tenda agli Stati Uniti d’Europa, prima ancora di aver capito chi siamo, da dove veniamo, cosa sia la democrazia nel tempo dei “Big Data” e della manipolazione delle informazioni.

E’ tempo di una bella pausa di riflessione, piuttosto, nella quale possiamo porci l’obiettivo di SVUOTARE di potere le attuali Istituzioni dell’Ue, piuttosto che eliminarle, rimuovendo gli ostacoli che queste pongono al governo locale dell’economia. In questa maniera si restituisce la responsabilità delle leve di governo agli stati nazionali, ed allo stesso tempo si possono rafforzare la cooperazione fra stati ed il coordinamento delle politiche sociali ed economiche, da sostituire alla sciocca competitività che finora ha prevalso.

Le Istituzioni dell’Unione europea sono state concepite per essere funzionali al modello di commercio internazionale globalizzato. Questo modello, è dannoso. Dobbiamo necessariamente rimetterci le mani. Anzi, è tempo di rendere anche il commercio internazionale “socialmente utile, così come la proprietà privata e come l’iniziativa economica privata, subordinate entrambe, nella nostra Costituzione, al benessere della comunità. LIBERO, IL COMMERCIO INTERNAZIONALE, SE ED IN QUANTO SOCIALMENTE UTILE.

Vediamo come ha funzionato, finora.

Una prima teoria economica dice:

lasciamo libero il commercio internazionale; ogni paese ha la sua moneta, il cui cambio è libero di fluttuare. Gli aggiustamenti del cambio serviranno a compensare gli squilibri che i mercati, lasciati a se stessi, naturalmente producono (sotto forma di sbilanci nelle partite con l’estero). Un paese con eccesso di import, infatti, svaluterà la sua moneta. In questa maniera le sue merci diventeranno più competitive per i mercati esteri, facendo salire l’export, mentre le cose comprate all’estero dai cittadini costeranno di più, facendo quindi diminuire l’import. Come si vede, gli sbilanci, dopo un po’ di tempo, tenderanno meccanicamente ad aggiustarsi.  Accadeva proprio questo in Italia, prima dello Sme e dell’Euro.

Poi è arrivata un’altra teoria economica, che dice (anche se lo dice sottovoce):

blocchiamo i cambi (oppure facciamo una moneta unica, che è lo stesso), lasciamo fluttuare piuttosto i salari, e potremo lasciare sempre libero il commercio internazionale. Gli aggiustamenti dei salari serviranno a compensare gli squilibri che i mercati, lasciati a se stessi, naturalmente producono (sbilanci nelle partite con l’estero). Un paese con eccesso di import, infatti, svaluta i suoi salari; le sue merci diventano competitive e ne vende di più; i cittadini non hanno più soldi per comprare cose dall’estero… e quindi dopo un po’ gli sbilanci si aggiustano, meccanicamente.  E’ quello che accade oggigiorno, in Italia, con l’Euro e le cure da cavallo imposte da Monti in poi.

Come vedete, le teorie economiche liberiste (lasciamo fare ai mercati, ed ai meccanismi di aggiustamento automatici) funzionano: producono gli effetti annunciati.  Noi ce la prendiamo con Monti, che ci è sembrato forse un po’ cinico, ma lui non ha fatto altro che applicare la teoria, accuratamente studiata alla Bocconi e, come previsto, ha avuto successo: il saldo commerciale italiano è tornato positivo … e fa perfino crescere il PIL (il che dovrebbe essere sufficiente per farci capire che meno lo guardiamo, questo benedetto PIL, e meglio staremo!

Ad ogni modo, è delle teorie descritte che dobbiamo parlare. Dei meccanismo automatici di aggiustamento che il capitalismo ha inventato e ci propina.

Funzionano, ma sono intrinsecamente stupide.

1) Primo, perché producono una montagna di effetti collaterali che gli economisti ignorano bellamente, ma che sono potenzialmente dolorosi per la collettività. Gli effetti delle svalutazioni agiscono infatti in ritardo, comportano rischio inflazione, danneggiano le imprese importatrici e favoriscono quelle esportatrici, finendo per penalizzare la domanda interna e l’occupazione. Quanto agli effetti collaterali delle svalutazioni del salario … no comment!

2) Secondo, queste soluzioni ignorano la causa prima dei problemi : I MERCATI, LASCIATI A SE STESSI, PRODUCONO NATURALMENTE SQUILIBRI. In maniera strutturale, meccanica, inevitabile. La storia dell’economia è un documento vivente di questa triste realtà. Perché non intervenire allora a monte? Prima che lo squilibrio si produca? Non lo sappiamo forse che prevenire è meglio che curare? Dovremmo aver ricevuto tutti noi dei benefici enormi, che ci compensino di tutti questi squilibri, per continuare a tollerali. Ma dove sono i benefici? Non lo vediamo forse con occhi disillusi che il beneficio è solo per quelli che ci hanno raccontato la favola che i mercati, lasciati a se stessi, ci renderanno tutti ricchi e felici? Pochi si arricchiscono, e molti patiscono.  Sale il PIL, ma anche la disoccupazione e la povertà.

E’ quindi veramente da idioti continuare ad inventare tecniche di “aggiustamenti automatici”, sperando che possano risolvere i problemi: lasciamo fluttuare i cambi, lasciamo fluttuare i salari, lasciamo fluttuare le persone che migrano .. perché queste soluzioni, tutte queste soluzioni pensate, studiate e propagandate da chi vuole i mercati liberi di fare, si limiteranno a spostarli, i problemi, da una parte all’altra. Da un soggetto ad un altro, da un paese ad un altro, da una classe sociale ad un altra, da un poveraccio all’altro. Facendo crescere il PIL e la concentrazione della ricchezza, mentre aumenta pure la disoccupazione, la povertà, il riscaldamento globale, la rabbia dei popoli.

LA POLITICA ECONOMICA, oramai consapevole della circostanza che i mercati, lasciati a se stessi, fanno guai, serve ad impedirlo. HA LA RESPONSABILITÀ’ DI IMPEDIRLO. E’ tempo di riprenderla saldamente in mano, la politica economica, e tornare a governare i mercati, perché questi hanno perso, definitivamente, la nostra fiducia.

Allora, tornando alla moneta, ai salari ed al commercio internazionale, cosa dovrebbe fare una politica economica responsabile?

1) Studiare i movimenti del commercio internazionale, individuando sia gli eccessi di import, che gli eccessi di export, ed intervenire per ridurre entrambe.

Guardiamo infatti al modo di produrre le merci nel mondo dei mercati globalizzati di oggi :

  • si producono i componenti  (di una macchina, di un robot, di un missile, perfino di una “innocua” merendina) sui cinque continenti; spesso, devastando terre e tessuti sociali nei paesi più esposti;
  • poi una azienda li assembla, in un luogo fisico (quello dove conviene dal punto di vista fiscale e normativo);
  • infine si rispedisce il prodotto finito sui mercati dei cinque continenti.

Non lo vediamo che questi mercati sono strutturalmente inefficienti? C’è uno spreco enorme di energia e di risorse con tutte queste cose che viaggiano da una parte all’altra del mondo, con costi e danni enormi, che poi devono essere COMPENSATI CON IL TAGLIO DEI SALARI. Altrimenti i conti (delle multinazionali) non tornano. Costi ambientali, costi sociali? Scaricati sugli stati, ridotti a pattumiera delle multinazionali, a raccogliere tasse per ripagare il debito, a gestire i migranti, a tenere e bada i malumori popolari. Magari col reddito di cittadinanza, visto che il lavoro non deve essere più né garantito, né pagato.

La circostanza che questa modalità produca dei PROFITTI, è usata oggi per giustificare il tutto. Lo dicono le TV ed i giornali, che ci raccontano ogni giorno l’umore dei mercati. Ma non è affatto giusto. Lo vede anche un bambino che non ci può essere nulla di giustificabile, in tutto questo. E’ ingiusto e cretino, e dannoso. Per i lavoratori di tutto il mondo, per la Terra. Offende l’intelligenza dell’umanità!

Da qui nasce l’idea della moneta nazionale che, a differenza di quanto accadeva prima dell’euro, NON DEVE ESSERE CONVERTIBILE, com’era la Lira. E quindi non può essere nemmeno svalutata. Non si torna indietro, si va avanti. La nuova moneta che possono avere gli stati nazionali PUO’ ESSERE USATA SOLO NEL CIRCUITO DOMESTICO.

Il commercio estero, invece, lo regoli con una moneta differente, che può essere l’Euro, che puoi procurati SOLO VENDENDO MERCI. Oppure, ma questo richiede uno sforzo di umanità davvero importante, può essere donata! Bada bene, non “prestata”, come concepisce il sistema capitalistico. SONO VIETATI I PRESTITI DI MONETA DI REGOLAMENTO INTERNAZIONALE.

Perché? per pulizia mentale. Per impedire agli ipocriti di venirci a raccontare che ad un paese che ha bisogno, LO AIUTI FACENDOGLI DEI PRESTITI! Così lo strozzi, non lo aiuti. Bada bene: non è mica obbligatorio, donare a chi ha bisogno. Ne rispondi solo alla tua coscienza. Ma, intanto, smettiamola con i prestiti spacciati per aiuti! Smettiamola di raccontarci balle, per cortesia.

Quale è il vantaggio di una proposta del genere?

In questa maniera, prima di comprare un prodotto estero, ti viene voglia, necessariamente, di verificare se non sia più intelligente fabbricarla a casa, quella cosa. Ti viene voglia di rimettere mano a questo sistema delle componenti fabbricate nei cinque continenti, ed assemblate in culo alla luna, perché lì non si pagano tasse, e portati poi a spasso per mari e per monti. Ti rendi conto che, una volta che ci metti il naso, in certe cose, potresti addirittura scoprire che delle multinazionali, tutto sommato, e della irresponsabilità planetaria che si portano appresso, è venuto il tempo di farne a meno?

Se ti accorgi che è meglio fabbricare le cose a casa tua, a partire dai pomodori che coltivi nella tua terra, invece di mangiarti quelli cinesi, crei lavoro a casa tua, sai cosa mangi, risparmi una montagna di energia, non rompi i coglioni a casa dei disgraziati che ancora non si sanno difendere dalle follie del capitalismo, e salvaguardi la Terra.

Non è forse vero che le cose che fai sotto casa tua, le controlli meglio, e ti vien voglia di farle con più amore? Allora incentiviamo la produzione domestica. Ma mica per demonizzare il commercio internazionale, o per rinchiuderci in noi stessi. Ci sono cose che è necessario, utile e bello, continuare a scambiarci. E ben vengano.  Ci sono cose, come le informazioni, che devono fluire liberamente (e quelle invece non vedono l’ora di controllarle!). Altre, come i capitali e le merci, meglio controllarle (e le vogliono libere!

Il mondo è capovolto, è evidente. Per fortuna, l’umanità sembra matura per una riflessione.

P.s. : l’Euro, a quel punto, che ci procuriamo vendendo merci e ci serve per comprare quello che non sappiamo produrre a casa nostra, potrebbe addirittura finire per soppiantare il dollaro, come moneta di regolamento del commercio mondiale. Se le nazioni europee imparassero a rispettarsi, ed a collaborare, potrebbero riequilibrare il mondo intero, oggi sbilanciato tra gli Usa che si avviano verso la fine dell’impero, e la Cina che avanza, nelle praterie sconfinate dei mercati globali che abbiamo spalancato ai suoi piedi.

E allora perfino l’Europa avrebbe un senso, che oggi, di certo, non ha.

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