Quello che non ci raccontano di Navalny

di Massimo Bordin

In Italia i media parlano di Navalny come del maggior oppositore di Putin in Russia. Il salvatore della Grande Madre Russia dal dispotismo. In Italia i non pochi sostenitori social di Putin parlano di Navalny come di un “signor nessuno”, inventato a tavolino dagli americani al solo scopo di convincere l’opinione pubblica che in Russia vige la più oscura delle dittature.

Chi scrive considera Navalny per la politica russa rilevante come Massimo Boldi per il cinema di Hollywood, ma al di là delle opinioni soggettive, c’è un modo credibile di individuare qualche punto fermo sull’attivista russo? Si può scorgere la verità nonostante l’oscurantismo giornalistico italiano, oppure tocca arrendersi alla propaganda dei Saviano? Esiste una strada maestra per l’oggettività? Quando giudichiamo un uomo di sicuro c’è poca roba da tenere in considerazione per formulare giudici inappellabili, ma la biografia mi pare la cosa più seria da analizzare.

Che faceva Navalny PRIMA di guadagnare in Occidente l’onorifico titolo di “oppositore di Putin”?

Secondo tutte le fonti, Navalny viene da una famiglia di consolidata trazione militare. Suo padre era un ufficiale dell’esercito negli anni dell’Urss, quando essere militari significava appartenere a pieno titolo ai Silovik, cioè a quella particolare classe sociale di russi che ha avuto accesso alle forze armate ed alle agenzie governative autorizzate ad usare la forza contro gli oppositori. Per qualche periodo visse in una delle città-fortezza sovietiche costruite ad esclusivo vantaggio delle famiglie dei militari. Non so se questo possa avere un significato dirimente, ma non depone a favore della democraticità del personaggio l’aver ricevuto i privilegi della classe sociale che in Russia comandava e che ancora oggi in parte comanda. Si potrebbe legittimamente obiettare che anche il Presidente criticato, Vladimir Putin, è un silovik, in quanto ex funzionario KGB, ma con una differenza sostanziale: Putin è entrato nell’agenzia dopo aver studiato e superato concorsi. Navalny, invece, è figlio di ufficiali. Putin era figlio di una casalinga e di un cuoco reso storpio dall’assedio di Leningrado. Navalny è il classico figlio di papà. Ognuno pensi ciò che vuole, ma se parliamo di silovik non mi pare affatto la stessa cosa. Un conto è essere Albert Einstein, un altro essere il figlio di Albert Einstein (che peraltro erano tre e che nessuno infatti ricorda, se non altro perchè due non riuscirono a laurearsi e ad uno fu diagnosticata la schizofrenia). Dunque, chiacchiere a parte, questo è un primo punto fermo: Navalny è figlio della crema della società sovietica, illo tempore non caratterizzata da intraprendenza imprenditoriale o da competenze accademiche, ma dallo status militare.

In secondo luogo, secondo tutte le fonti, Navalny ha militato per anni (2004-2007) nel partito Jabloko come figura di primo piano. Il partito Jabloko, nonostante ottenga sempre percentuali di consenso ridicole alle elezioni politiche in Russia, negli anni ha ricevuto fondi economici da un’agenzia americana, la National Endowment for Democracy– La n.e.d, va detto, è privata solo per modo di dire visto che riceve puntualmente assistenza economica dal Congresso statunitense. Ognuno tragga da questo dato – che è un dato sicuro – le conclusioni che vuole, basta solo che i giustificazionisti poi non tirino in ballo i soldi del Pcus agli italiani.

In terzo luogo, tutte le fonti riportano il motivo dell’espulsione di Navalny dal partito Jabloko, che fu il razzismo. Navalny, infatti, prima di immolarsi all’antiputinismo eterodiretto, era noto in Russia come organizzatore e militante della Marcia Russa.

Come “di che si tratta”?

La marcia russa è una manifestazione nazista russa che suscita l’invidia del Ku Klux Klan americano. Si tratta di un corteo annuale che si tiene dal 2005 e che si propone in modo esplicito di contrastare l’immigrazione nel paese. In particolare, quelli della marcia russa odiano i musulmani che però in Russia sono 22 milioni di cittadini e e che popolano intere regioni dell’area. Anche su questo punto, ognuno tragga le conclusioni che vuole, basta che poi non si lamenti del razzismo degli italiani, che non mi risulta organizzino cortei annuali di massa contro gli immigrati.

Infine, ma non ultimo,

il movimento fondato da Navalny si è unito puntualmente e con pervicacia a partiti esplicitamente xenofobi e neonazisti.

Gli atteggiamenti razzisti di Navalny sono talmente noti negli ambienti politici russi che tutti i suoi ex compagni dei vari partitini in cui ha militato, a partire da Jabloko, ne parlano in modo quasi scandalizzato: “sono come gli scarafaggi”, avrebbe detto dei musulmani tanto cari alla sua estimatrice Rula Jebral …

Per farla breve, e stando alla biografia del Navalny nei suoi primi 35 anni di vita, il paladino dei diritti civili di cui tutti si riempiono la bocca in questi giorni, assomiglia ad un qualsiasi leader naziskin berlinese a pochi giorni dalla caduta del Muro, ma con l’aggravante di appartenere immeritatamente alla classe dei silovichi sovietici senza averne il curriculum e le competenze.

La biografia scandalosa di Navalny non basterà di certo a fermare la propaganda occidentale a lui favorevole. Siamo in piena guerra fredda, ed in guerra, la verità è la prima delle vittime.

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