Piove: Meteorologia, clima & nOmismatica

di Giovanni Lazzaretti
17.05.2023

La stagione continuava a fare la stramaledetta: due o tre giorni di sole, poi, quando la terra principiava a riasciugarsi, giù acqua. Aveva incominciato a piovere ai primi di luglio dell’anno precedente: nel momento in cui il grano aveva maggior bisogno di sole, ecco la pioggia.

Danneggiato il raccolto del grano, la pioggia continuò implacabile e assassinò l’uva. Poi assassinò la semina e quando, dopo Natale, smise di piovere, venne giù tanta di quella neve che mai s’era visto un flagello così. Squagliatasi a fatica la neve, riecco la pioggia.

I contadini erano neri per la gran rabbia: il frumento ingialliva invece di rinverdire, parecchi coltivatori avevano dovuto restituire il seme delle bietole allo zuccherificio. Non si poteva andar per i campi né con le macchine né con le bestie. I canali di scolo erano gonfi fino all’orlo e la terra, fradicia, diventava pantano.

E, dappertutto, si imprecava contro la pioggia. Quel martedì era giorno di mercato: pioveva, naturalmente, ma fittavoli e mezzadri gremivano i portici del borgo. Tanto, non avevano un accidente da fare, a casa. E tutti parlavano della pioggia e ognuno raccontava quello che non aveva potuto fare ancora, nel podere, a causa della pioggia.

 

È l’inizio del racconto “Piove” di Giovannino Guareschi. Guareschi faceva “invenzione del vero”: poiché realmente c’era stato un periodo così piovoso, poteva prendere il lettore e calarlo nella storia. 

E, nella storia, si dava la colpa alle esplosioni della bomba H americana, con tutto ciò che consegue nell’eterna lotta tra don Camillo e Peppone. Bisogna sempre dare la colpa a qualcosa o a qualcuno.

***

Il 20 marzo scorso, Pietro Senaldi su Libero aveva intervistato Franco Prodi, docente di meteorologia. Nell’articolo c’era questo passaggio.

Pietro Senaldi: «Però piove di meno…»

Franco Prodi: «Negli ultimi due anni. Non è un dato significativo. Per quel che ne sappiamo, tra qualche settimana potremmo doverci lamentare della situazione opposta».

In breve tempo siamo appunto passati alla situazione opposta: disastro da troppa acqua in Emilia Romagna, foto del governatore Bonacini col ministro Musumeci, il quale promette (ça va sans dire) «Ricostruzione rapida».

A contorno abbiamo gli analisti, per i quali le cause sono: la siccità, che rende la terra poco “propensa” a ricevere acqua // la troppa pioggia // e infine gli argini crollati, le paratie mancanti e non so che altro.

Poi abbiamo quelli che sfornano previsioni a lungo termine: 

  • fino a ieri dovevamo avere l’estate più calda della storia, 
  • oggi salta fuori che avremo un anno in cui l’estate scompare. 

Assurdità l’una e l’altra, per il semplice motivo che la faccenda non è prevedibile.

 

Siamo nella “narrazione”, come al solito

Sia la siccità, sia la troppa pioggia, si inseriscono però in una narrazione.

  • Sono entrambi “eventi estremi”.
  • Gli eventi estremi dipendono dai cambiamenti climatici.
  • I cambiamenti climatici derivano dal riscaldamento globale.
  • Il riscaldamento globale dipende dalle attività dell’uomo.
  • In particolare deriva dalle emissioni di CO2.
  • Per cui bisogna smettere di usare combustibili fossili.
  • E tutto tornerà alla normalità.

Naturalmente, per smettere coi combustibili fossili, occorrono le macro-direttive europee.

  • Solo auto elettriche.
  • Solo case “green”.

La narrazione è “vera” per un solo motivo: gli scienziati che la ritengono falsa non hanno accesso ai media. 

Al massimo possono fare come Franco Prodi: firmare una petizione, assieme a 1.500 «colleghi di prima fila a livello internazionale, ovviamente tutti oggi ostracizzati».

Niente di strano, la tecnica è sempre la stessa: che si parli dell’Ucraina, dei vaccini, delle cure domiciliari, della moneta fiscale,… in TV parla solo una parte (quella in assonanza con la finanza che, grazie alle narrazioni, va all’incasso).

 

Regolare il clima?

Pensare di poter regolare il clima, tra l’altro agendo da un luogo piccolo e marginale come l’Europa (piccola e marginale per area e per popolazione), è il tipico atto di hybris (tracotanza, eccesso, superbia, orgoglio, vedete voi quale è il termine che la traduce meglio).

Il clima non è la meteorologia.

«Si fa una gran confusione tra meteorologia e clima. Entrambi cambiano, ma i mutamenti del tempo sono prevedibili fino a dieci giorni d’anticipo da cent’anni, e ancora di più da dopo la Seconda Guerra Mondiale, da che il calcolatore risolve numericamente le cinque equazioni primitive che regolano il meteo. Il clima pure cambia ma la complessità del sistema non consente di fare previsioni affidabili.» (Prodi)

Certamente anche la meteorologia si evolve. Ai tempi del colonnello Bernacca non potevamo chiedere di sapere cosa sarebbe successo a San Martino in Rio nella Domenica prevista per i “Ciccioli in piàsa”. Adesso si può sapere con buona sicurezza, e la Pro Loco conferma o annulla serenamente in base a quelle previsioni.

Ma il clima?

«La verità è che la conoscenza del sistema clima, e quindi dell’influenza da parte dell’uomo su di esso, è nella sua infanzia. Al momento nessuno può valutare l’incidenza dell’elemento antropico nel cambiamento del clima e pertanto nessuno può controllarla.» (Franco Prodi)

Memorizziamole queste poche parole.

  • La conoscenza del “sistema clima” è nella sua infanzia.
  • Figuriamoci cosa si può sapere dell’influenza dell’uomo su un “sistema clima” sostanzialmente sconosciuto.
  • E figuriamoci a maggior ragione che significato possono avere le regolazioni delle attività dell’uomo, in base alla “non conoscenza” descritta nei due punti precedenti.

«Di certo il riscaldamento del Pianeta non dipende al 98% da noi, come invece in tanti sostengono. Questa è una fesseria, talmente diffusa però da diventare inarrestabile. Tra cinquant’anni di studi saremo forse in grado di stimare l’incidenza dell’uomo sul clima, che per inteso nessuno nega, tantomeno io.» (Prodi)

È ovvio che ogni attività umana ha degli effetti, anche sul clima. Ma a noi non interessa se ha degli effetti, ma che peso hanno questi effetti. E questo non si può sapere. Lo si saprà, forse, tra cinquant’anni, dice Prodi. Ma le decisioni politiche devastanti le prendono oggi.

 

Ma la Terra si sta scaldando?

Ma insomma la terra si sta scaldando?

Beh, cominciamo innanzitutto a liberarci dalle immagini stereotipate.

Immagini come queste trasmettono due falsità.

  • La prima è che si possa misurare la temperatura della terra come si misura la temperatura di un essere umano.
  • La seconda è che quella temperatura corrisponda a una malattia.

La temperatura media del pianeta semplicemente non è misurabile.

Si parte dalla distribuzione delle stazioni meteo che ricoprono il globo, semmai ve le andate a vedere qui 

https://www.infoclimat.fr/fr/cartes/observations-meteo/temps-reel/temperature/carte-interactive.html

Con sofisticata matematica si devono innanzitutto ricostruire i “buchi” (giorni in cui certe stazioni non hanno fornito i dati), poi la sofisticata matematica deve fornirci la temperatura di tutte le zone dove le stazioni non ci sono. E alla fine si partorisce “qualcosa”. Che cos’è questo “qualcosa”?

È un numero, ma non è un dato, come descriveva amaramente un vecchio articolo(1). Una temperatura media del pianeta che semplicemente non vuol dire nulla. Addirittura fornita al millesimo di grado, quando questa non è nemmeno la precisione della singola misura.

Si può misurare la temperatura dai satelliti? Sì. Però queste misurazioni hanno il difetto di essere inadatte a certi tipi di superficie terrestre, e inoltre misurano la temperatura al suolo, mentre i dati delle capannine meteo stanno a un’altezza di 2 metri.

Poi c’è l’annosa discussione su come si devono misurare le temperature dei mari. 2 metri sopra la superficie? Sulla superficie? Nelle profondità marine?

Ma è inutile insistere. Meglio ridare la parola a Franco Prodi.

«Il cambiamento climatico è connaturato al pianeta, c’è sempre stato e ci sarà sempre. La Terra negli ultimi duecento anni si è riscaldata di 0,7 gradi centigradi ogni secolo. Ma non c’è un’emergenza climatica, come sostengo nella petizione del 2019 che ho scritto con altri 150 professori universitari ed è ormai firmata da oltre 1500 colleghi di prima fila a livello internazionale, ovviamente tutti oggi ostracizzati. C’è però un’emergenza inquinamento e di tutela dell’ambiente planetario, che è cosa ben diversa. Le dirò di più: ho il sospetto ben fondato che il riscaldamento globale sia una manovra di distrazione di massa per distogliere gli uomini dal vero problema, che è appunto l’inquinamento del pianeta e la scarsa protezione dell’ambiente.»

Ecco, questo è un dato da scienziato.

0,7 gradi centigradi (con 1 solo decimale, non al millesimo di grado) sul tempo lungo di 1 secolo. Nessuna emergenza climatica, dato che appunto sulla conoscenza del clima siamo “all’infanzia”.

 

Manovra di distrazione di massa

Franco Prodi ha «il sospetto ben fondato che il riscaldamento globale sia una manovra di distrazione di massa per distogliere gli uomini dal vero problema, che è appunto l’inquinamento del pianeta e la scarsa protezione dell’ambiente.»

Distogliere gli uomini dal vero problema. E al contempo imporre loro norme terrificanti in nome del nulla.

«L’Europa si è bevuta il cervello, produce l’8% delle emissioni mondiali, ha meno di 500 milioni di abitanti su una popolazione terrestre di otto miliardi di persone ed è persuasa di poter dare il buon esempio e salvare il pianeta. Per questo si impone politiche suicide mentre gli altri Paesi continuano a inquinare indifferenti e indisturbati.» (Prodi) 

La narrazione ha trasformato la CO2 in una sorta di pericoloso colpevole che provoca riscaldamento globale e che va drasticamente ridotto.

Ma proviamo invece a pensare alla cosa banale: ci sono uomini che da questa narrazione ricavano miliardi di dollari a scapito dei popoli. La possibilità quindi che la narrazione sia creata ad arte è concreta. E la politica, al solito, è succube e impotente.

«È un lento scivolamento, partito negli anni ’70, che ha alterato la relazione tra scienza e politica. A un certo punto si presentò l’esigenza di organizzare e omogeneizzare i servizi metereologici dei vari Paesi e di centralizzare i dati, anche per assistere i Paesi più poveri nella costruzione dei loro servizi metereologici. A Ginevra nacque l’OMN, organizzazione di raccordo tra i Paesi sotto l’egida dell’Onu. In questo ambito, nel rapporto tra Nazione Unite e servizi metereologici, è nato l’IPCC, International Panel for Climate Changer, che negli anni è diventato una sorta di sovrastruttura internazionale composta da nominati dai ministeri dell’Ambiente delle varie nazioni. Da qui la confusione: si afferma, “lo dice la scienza”; invece no, lo dicono i nominati in queste strutture, per lo più indipendenti dalle organizzazioni proprie della ricerca.» (Prodi)

«Queste strutture non influenzano la ricerca pura ma l’opinione pubblica e la politica, dalla quale sono a loro volta influenzate in un ping pong dell’ignoranza. Il risultato è che ho visto persone come Mattarella e Draghi confrontarsi con Greta e ignorare il mio parere. La politica, mi spiegò un giorno mio fratello Romano, a cui chiesi di dedicarmi mezzo pomeriggio, attua il principio di precauzione, che mi pare traducibile così: non si prendono posizioni che possano metterti in difficoltà con l’opinione pubblica, a prescindere dalla loro potenziale validità.» (Prodi)

Cerchiamo quindi di distinguere.

  • L’inquinamento è una cosa. Va dalla banale sporcizia nel parco di fianco a casa mia, risolvibile con un po’ di senso civico, a cose ben più complesse nelle quali, gratta gratta, la fonte dei guai è sempre la sete di guadagni smodati.
  • Il riscaldamento globale è un’altra cosa: una sostanziale bugia costruita per fare soldi. Si innesta nel vasto campo dell’ecologismo, per creare confusione mentale, ma serve in sostanza a farci fare scelte politiche deleterie per il popolo e lucrosissime per lor signori.

In sintesi.

  • Il riscaldamento globale è quello descritto da Prodi: 0,7 gradi per secolo negli ultimi due secoli.
  • Niente di strano in questo dato, perché il clima cambia sempre. Niente di allarmante perché, per allarmarsi, bisognerebbe conoscere. E nella conoscenza del clima siamo all’infanzia.
  • Nessuna dimostrazione che questo riscaldamento sia di origine antropica.
  • Nessuna dimostrazione che questo riscaldamento sia dannoso.
  • Certezza invece che nessuna regolazione della vita umana può guidare il clima, che è un sistema enorme e complesso.
  • Certezza che i tentativi di regolazione (auto elettriche, case “green”, cessazione della mobilità privata coi quartieri ghetto autosufficienti, ecc.) sono semplicemente fonte di miliardi certi per lor signori e creazione di un danno certo per il popolo.

Occupiamoci di inquinamento, e lasciamo perdere il “riscaldamento globale”.

«Si ignora che le azioni di lotta al riscaldamento globale sono ben diverse da quelle che portano alla tutela dell’ambiente planetario. E poi, a portare il globo sotto stress è stato il suo asservimento alla finanza. Chi ora propone ricette per salvare il mondo è lo stesso che ne ha compromesso la salute. Lei lo sa che troviamo le microplastiche nel nostro corpo? La Terra ne è pervasa. Le acque sotterranee nella Pianura Padana sono inquinate anche nel livello più profondo. Per non parlare della contaminazione dei terreni e dei fiumi». (Prodi)

 

Però, accidenti, piove

Però, accidenti, piove e sono disastri. E prima, accidenti, c’era la siccità. A chi diamo la colpa di tutto questo, se non la diamo alla CO2 e al riscaldamento globale?

Il problema non è di dare colpe. Il problema è di guardare la realtà. Posto che sperare di far sparire siccità e bombe d’acqua regolando la CO2 europea è una sorta di follia, dobbiamo semplicemente constatare la realtà e agire di conseguenza.

L’acqua va imbrigliata: sia per averla quando manca, sia per regolarne la violenza quando sovrabbonda. Quindi: tutela del territorio, pulizia di fiumi e torrenti, invasi, casse di espansione, paratie, rafforzamento e innalzamento di argini, repulisti degli animali che bucano gli argini, e tutto quello che vi viene in mente.

La Libia è uno stato assetato. Gheddafi non si mise a sperare in un cambiamento climatico per aiutare la sua popolazione. Costruì invece il più grande acquedotto del mondo.

«Nessuno parlava del Grande Fiume Artificiale. Ho tirato su l’acqua dalle profondità del deserto. Due acquedotti portavano l’acqua dal deserto alla costa. Era l’acquedotto più grande del mondo, 4000 km di condutture con un diametro di quattro metri, sepolte nella sabbia, con una portata di sei milioni di metri cubi di acqua al giorno. Se anche noi libici consumassimo acqua come voi italiani (e non è così, perché noi eravamo efficientissimi) con questa opera avevo garantito 100 anni di acqua a tutta la popolazione.»

Lo so cosa sta pensando qualcuno.

«Gheddafi ha fatto quell’opera perché aveva i soldi. Noi non abbiamo i soldi e possiamo solo stare a guardare».

Gheddafi non aveva i soldi. Gheddafi aveva capito la moneta, che è tutta un’altra cosa. Era un nOmismatico, che lo sapesse o no.

  • Creava i soldi che servivano, per il lavoro e non per la finanza. 
  • La Banca Centrale era di proprietà dello Stato. 
  • Il bene del popolo era la sua guida (Indice di Sviluppo Umano al massimo livello africano e sopra 10 paesi europei, niente disoccupazione, bassa inflazione, niente emigrazione, niente debito; non so quante volte l’ho detto).

Aveva fatto la massima operazione contro l’inquinamento: aveva bonificato la moneta.

Aveva creato la “moneta green”, se vogliamo usare quella parola, “green”, che mi dà il vomito. 

In Libia non più moneta-debito, ma moneta positiva, per il popolo.

Dobbiamo fare la stessa cosa. Perché, quando uno pensa che non ha i soldi, qualunque buona idea muore sul nascere nei cervelli.

Che so, potremmo pagare in moneta fiscale tutte le opere pubbliche di tutela delle acque e del territorio.

Abbiamo però un ostacolo: Giorgetti. Il ministro ha detto che di moneta fiscale non se ne deve nemmeno sentir parlare. Pazienza. 

Attenderemo la fine di Giorgetti, sperando che emerga poi qualche politico con formazione nOmismatica: creativo, capace, coraggioso.

 

Giovanni Lazzaretti

giovanni.maria.lazzaretti@gmail.com

 

NOTE

  1. Un vecchio articolo del 2010 di Fabio Spina “Temperatura media globale: un numero o un dato? Illusione o realtà?” pubblicato il 31 maggio 2010 dopo che il mese di aprile 2010 era stato dichiarato “il più caldo mai registrato”. Purtroppo quasi tutti i riferimenti citati nell’articolo non risultano più accessibili su Internet; rimane la sostanza divulgativa.

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