Pillole sull’Ucraina

di Giovanni Lazzaretti
06.03.2022

 

Tempo ci vorrà per ricostruire un quadro divulgativo e non fazioso sulle vicende di Russia e Ucraina. Ma niente vieta di fissare alcuni tasselli, man mano che diventano chiari. Pillole ucraine. Le numero, se mi servisse di citarle.

1 – Ragionare di guerra a TV spenta

E’ possibile ragionare di guerra a TV spenta? Non è solo “possibile”, ma è “doveroso”. Abbiamo visto la volta scorsa che la TV presenta la guerra con gli occhi di una sola parte: è quindi propaganda e non è informazione. 

Se fanno vedere un bambino piangente 2022, come fai a non commuoverti? Quando però ragioni e ti ricordi che NON ti hanno fatto vedere il bambino del Donbass piangente nel 2014, bambino ora diventato ragazzo, sempre nel pianto e nella paura da 8 anni, capisci che la TV è un arnese ben perverso e ben pericoloso.

Oltre a far vedere una sola parte, inventano anche i contenuti. Hanno già fatto vedere: immagini di un videogioco descritte come bombardamento in corso, esplosione avvenuta in Cina nel 2015 e descritta come bombardamento, colonne di fumo costruite con plastica incendiata, il carrarmato che schiaccia il civile (1), il panico nel bunker che era invece il crollo di una scala mobile a Roma coi tifosi russi del CSKA Mosca, eccetera. Lasciamo perdere i giornalisti con elmetto e giubbotto (con la gente attorno che fa vita normale): questo fa parte delle comiche.

Abbiamo visto anche le immagini di una parata militare del 2020 descritte come aerei russi in formazione sui cieli d’Ucraina 2022: qui la cosa impressionante è il giornalista, che commenta come se stesse guardando il cielo; in realtà, evidentemente, faceva commenti guardando un video.

Qualunque immagine vi mostrino, non prova nulla: non sapete dove è stata filmata, non sapete quando è stata filmata, non sapete se è una scena reale o una scena girata apposta, non sapete se è un’azione russa o un “false flag” ucraino (il viceversa non esiste, perché nessuna immagine russa arriva in occidente). 

Una sera stavo leggendo i vespri, mia moglie ha acceso la TV, non avevo voglia di alzarmi dal divano, così ho assistito all’inizio del TG1. Se uno avesse tolto l’audio avrebbe visto: (a) l’immagine tremolante di un tizio con l’auricolare (b) un falò in un cortile (c) un blindato incendiato (d) una stanza con una finestra rotta e un po’ di caos (e) un riquadro nero.

Avendo l’audio, (a) il tizio con l’auricolare ci comunica di essere in un bunker «e ho sentito un rumore diverso, forse stavolta è un missile, non sono bombe» (b) il falò come effetto dei bombardamenti (c) idem per l’autoblindo (d) la casa è stata bombardata (e) il riquadro nero era un servizio dal “coprifuoco”. E il conduttore conclude: «Il bagno di sangue continua». Commenti liberi sul nulla.

Spegnere la TV, non c’è alternativa. Se spegni, ti resta il tuo cervello attivo. Se accendi, ascolti le loro “emozioni”.

2 – Per essere una guerra, c’è poco da vedere (PER ORA)

Difficile “informare” quando non hai nulla in mano.

I giornalisti probabilmente pensavano di vedere una guerra all’americana: tante luci e bagliori nei cieli, esplosioni a ripetizione; in Iraq 2003 addirittura la “conferenza stampa” col mazzo di carte dei 52 iracheni da catturare o uccidere, dove l’Asso di Picche era Saddam.

Il giornalista con l’auricolare che diceva al TG “forse è un missile”, stava in quel luogo proprio perché sapeva che lì non arrivano missili. Nessuno stava a Tripoli nel 2011 quando in 6 giorni arrivarono 184 missili Tomahawk USA e 7 britannici (oltre a tutto il resto). I Tomahawk portano 450 kg. di esplosivo, fanno distruzione totale nel raggio di 50 metri, e lanciano detriti nel raggio di 500 metri: meglio essere altrove, anche se li chiamano missili “chirurgici”.

La guerra russa è una guerra “tradizionale”: truppe che cercano di controllare un territorio, con manovre militari e facendo meno danno possibile alle infrastrutture. Per cui se sentiamo che la centrale atomica di Zaporizhzhia è stata attaccata direttamente dai Russi, è difficile crederci. Mosca ha respinto le accuse e ha denunciato un’azione di “sabotatori ucraini, con la partecipazione di mercenari stranieri”. 

Scegliete voi a chi credere. Credere ai “mentitori seriali” che ci hanno ingannato su Afghanistan, Iraq, Libia, Siria?

PER ORA (lo metto in grande, perché una guerra è una guerra, e il dopo può virare in qualunque modo) i Russi stanno conducendo una guerra classica. Devastante come può essere una guerra, ma sempre imparagonabile alla nostra (2) metodologia del “prima distruggere, poi avanzare”.

 

3 – Se il “metodo Kosovo 1999” fosse adottato oggi in Ucraina

Riassumere la guerra nella ex-Jugoslavia è come voler sintetizzare “Il Signore degli Anelli”: un’impresa impossibile. Si può solo schematizzare. Se ne vanno dalla Jugoslavia: Slovenia (guerra di 10 giorni), Croazia (4 anni di guerra), Bosnia-Erzegovina (4 anni di guerra, con 3 contendenti), Macedonia del Nord (secessione quasi tranquilla), Montenegro (dopo una breve convivenza con la Serbia). Concentriamoci sull’ultima rimasta, la Serbia.

La Serbia aveva all’interno due province autonome: Vojvodina e Kosovo. In Kosovo prima i Musulmani inducono i Serbi a cambiare aria, poi i Serbi cercano di contraccambiare. Classica guerra civile tra Serbi e ribelli UCK. Accetto le cifre “alte” che giravano in quei giorni del 1999: 11.000 morti e 800.000 profughi. 

La NATO non c’entra nulla con la Serbia, ma interviene e favorisce la secessione del Kosovo bombardando Belgrado e la Serbia in generale (2.500 i civili morti secondo Wikipedia). Gli aerei partivano dall’Italia (triste passaggio del governo D’Alema) e dall’Adriatico. Anche aerei italiani andarono a bombardare.

Supponiamo che il “metodo Kosovo” avesse un senso. In Ucraina abbiamo la stessa situazione: guerra civile da 8 anni tra lo Stato centrale (azioni gestite principalmente da formazioni paramilitari) e le zone russofone e russofile del Donbass (Donetsk e Lugansk). Le cifre indicano 16.000 morti e 1.500.000 profughi: Donbass peggio del Kosovo.
Applicando lo stesso “metodo”, la NATO dovrebbe quindi intervenire bombardando Kiev per consentire la secessione di Donetsk e Lugansk.

Vi sembra assurdo?
Ma è esattamente ciò che abbiamo fatto nel 1999 senza particolari esitazioni, con l’approvazione di tutte le televisioni e giornali.
Allora serviva agli USA l’umiliazione di un paese slavo e il distacco di pezzi di territorio più facilmente manipolabili. Quei bombardamenti non erano certo dettati da magnanimità umanitaria.
Oggi agli USA serve la NON secessione, perché vogliono che l’Ucraina entri integra nella NATO e perché desiderano una situazione di tensione permanente con la Russia.

Se la vicenda Ucraina-Donbass rivela che il “metodo Kosovo” era assurdo, ci chiediamo: quale era il metodo giusto, allora come oggi? Ne parleremo alla prossima pillola, a Dio piacendo.


Giovanni Lazzaretti

giovanni.maria.lazzaretti@gmail.com

NOTE

(1) Smentita dalla persona che l’aveva pubblicata.
Andreï VAITOVICH. @andreivaitovich.
Feb 25 ‼️ UPD : selon les témoins, il s’agit d’un accident avec un blindé «Strela» de l’armée ukrainienne. 

(2) Come ho già detto la volta scorsa, scrivo “nostra” e non mi chiamo fuori: la metodologia di USA e alleati è quella di casa nostra.

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