Listato a lutto

di Giovanni Lazzaretti
06.09.2019

Da inizio agosto sono in lutto: è morto il governo giallo-verde.
E da inizio agosto mi arrovello per capire le motivazioni della mossa di Salvini. Ne ho lette e pensate tante, eccone alcune.

(1) Salvini vittima dell’hybris. L’uomo di vertice, drogato dai sondaggi, può credersi onnipotente e finire preda della greca hybris (“tracotanza”, “eccesso”, “superbia”, “orgoglio” – Wikipedìa).

(2) Salvini realmente stanco del governo. Se ogni riunione del consiglio dei ministri diventava uno sfiancante “dialogo tra sordi”, la stanchezza sarebbe plausibile.

(3) Salvini sotto tiro da parte dei governatori di Lombardia e Veneto. Plausibile. Il 19 luglio Repubblica li definiva “furiosi”. Salvini non può permettersi di andare in rotta con Lombardia e Veneto.

(4) Salvini furente per il voto dei 5 Stelle a favore della von der Leyen in Europa. Plausibile. Anche se, a onor del vero, la versione dei 5 Stelle è diversa: «L’accordo era che anche i cosiddetti “sovranisti” lontani dai partiti tradizionali, la votassero, sapendo che la “sua” maggioranza non esisteva e in questo modo avremmo potuto condizionare ogni decisione futura in Europa».

(5) La signora Francesca Verdini sprona Salvini «Matteo, fatti valere!». Plausibile. Le donne, anche quando non sono alla ribalta, hanno sempre un peso notevole. Salvini continua a menarla con la faccenda che “fare l’amore fa bene”. In realtà fa bene solo a chi è sposato, fuori dal matrimonio normalmente ottenebra un po’ le idee.

(6) Il 2 luglio Conte e Tria, all’insaputa di Salvini, si erano impegnati con Moscovici per un deficit all’1,6%, eliminando ogni prospettiva di flat tax. Se n’è accorto Claudio Borghi il 25 luglio. La tempistica è compatibile con lo strappo di Salvini di inizio agosto.

(7) Si avvicinava l’ipotesi del SIRE (versione elettronica dei MiniBot) e un passaggio parlamentare sulla separazione bancaria. Possibile che Borghi e Bagnai abbiano chiesto di rompere visto che le proposte non venivano da loro ma dalla parte 5 Stelle? Dietrologia, ma tecnicamente possibile: Borghi e Bagnai sanno molto, ma non hanno ancora capito il concetto di “moneta-debito”. Possono essersi sentiti scippati dal fatto che il tutto veniva gestito da “artigiani nOmismatici”? Ipotesi improbabile, ma così l’ho udita e così la riferisco.

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Viste le motivazioni per far cadere il governo Conte, ecco invece le motivazioni per NON farlo cadere.

(1) Pensare che PD, 5 Stelle, Forza Italia, LeU, tutti in grande difficoltà, avrebbero agito per consentire nuove elezioni rapide era pura fantascienza.

(2) Le legislature più brevi sono state quelle del 1992-1994 (722 giorni) 2006-2008 (732 giorni) 1994-1996 (755 giorni). Anche solo statisticamente, il pensare a una legislatura che si chiude in meno di 600 giorni (l’ipotesi era per le elezioni in ottobre) era fuori logica.

(3) Alle politiche 2018 la Lega aveva ottenuto il 17% dei voti: questi sono i voti che contano in Parlamento; per il resto aveva a suo favore sondaggi e Europee, le quali (Renzi insegna) non sempre si concretizzano in consensi alle politiche. Se con il 17%, hai in mano il Ministero degli Interni, tienitelo stretto, dovessero anche tirarti delle cannonate.

(4) L’evoluzione PDS – DS – PD ha dimostrato che loro sono dei veri artisti nel governare senza avere i voti. Nel 1996 vinsero le elezioni avendo MENO voti del centrodestra (un centrodestra senza la Lega, per di più): avevano inventato il meccanismo della “desistenza” per fregarci. E riuscirono anche a vincere con Prodi e a governare con D’Alema. Nel 2006 proposero la più eterogenea maggioranza governativa della storia italiana, dove si voleva tenere insieme la radicale Emma Bonino e la teodem Paola Binetti, Luxuria con Clemente Mastella, i comunisti estremi con la Sudtiroler Volkspartei. 14 partiti per la cosiddetta “Unione”, che vinse per 24.755 voti, lo 0,07%, e durò un batter di ciglia. Nel 2013-2018 governarono con Letta, Renzi, Gentiloni, avendo il 25% dei voti come partito e meno del 30% come coalizione di centro-sinistra. Volete che non riuscissero a fare un governo coi 5 Stelle, concedendo loro qualunque cosa? Tanto, alla fine, sarà l’esperienza di Palazzo del PD a farla da padrona.

(5) La crescita della Lega nei sondaggi nasceva dal fatto che aveva lasciato l’abbraccio asfittico di Berlusconi e aveva scelto la pazzia di governare coi 5 Stelle su un contratto in cui ognuno concedeva qualcosa all’altro. Tornata la Lega alla casa madre del centrodestra, i consensi torneranno un po’ alla volta al loro livello naturale.

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Avrei accettato da Salvini solo un discorso di questo tipo: «Conte e Tria ci hanno venduto all’Europa, impedendoci di fare quel che volevamo in finanziaria. Questo governo non può continuare. Sappiamo benissimo che, caduto il governo Conte, gli artisti del Palazzo confezioneranno un altro governo lacchè dell’Europa e dei mercati. Non ci aspettiamo nulla di buono dal Palazzo, né elezioni a breve. Ma prima o poi le elezioni ci saranno e allora vinceremo davvero». Sensato, e anche eticamente accettabile.

Ostentando invece sicurezza sulle elezioni imminenti, nelle quali poter “passare all’incasso” dei presunti sondaggi, Salvini si è comportato come il sottoscritto, appassionato di scacchi in gioventù e pessimo giocatore: quando sbagliavo, speravo sempre che ci fosse di fronte uno più brocco di me che non si accorgesse del mio errore e ne facesse uno più grosso.

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E così l’unico governo antiliberista della storia italiana si è dissolto: idrogeno e ossigeno sono tornati per conto loro e l’acqua non c’è più.
Sia i 5 Stelle, sia la Lega, hanno finito per legarsi a forze liberali-liberiste-libertarie (Forza Italia non è diverso dal PD, semplicemente le porcherie etiche le fa a scoppio ritardato, e né l’uno né l’altro hanno vaghe cognizioni di nOmismatica).

Il contratto di governo era uno splendido programma antiliberista. Keynesiano. Anzi, più che keynesiano, perché oggi i keynesiani capiscono molto più di Keynes.

Giovanni Lazzaretti
giovanni.maria.lazzaretti@gmail.com

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