L’inutilità del governo « giallofucsia » la si vede dai contenuti. E dal “supervisore”.

di Davide Gionco
31.08.2019

 

Stiamo tutti assistendo all’evoluzione della crisi di governo, con le trattative fra Movimento 5 stelle e Partito Democratico.
Come sempre i giornali ci trascinano nel gioco delle parti, portandoci a dimenticare i nostri bisogni di cittadini per trasformarci in tifosi: per Conte o contro Conte, per Di Maio o contro Di Maio, per Salvini o contro Salvini. Ci prospettano 2 sole opzioni possibili alle quali dobbiamo adeguarci e per una delle quali dobbiamo schierarci.
Francamente non ne possiamo più!
In Italia abbiamo milioni di disoccupati, milioni di persone in povertà assoluta, migliaia di imprese che falliscono ogni anno, migliaia di giovani che lasciano il proprio paese in cerca di un futuro migliore altrove, centri abitati distrutti dal terremoto e ancora ridotti in macerie dopo anni. Siamo un paese in continua regressione, con una classe politica chiaramente incapace a risolvere i problemi.
Anzi: l’attuale classe politica non solo non è capace a risolvere i problemi, ma non è neppure capace a identificare le priorità.

Non ci interessa assumere le parti di nessun partito politico di quelli attualmente in Parlamento, ma solo analizzare quelle che sarebbero le supposte priorità del paese su cui stanno attual+mente discutendo Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti.

Le 10 priorità (chi lo ha stabilito?) del Movimento 5 stelle, con nostro commento:

1) Taglio del numero dei parlamentari
a) Davvero si tratta di una riforma davvero una misura prioritaria per il paese?
b) In Europa l’Italia ha un numero di parlamentari in rapporto al numero di abitanti già molto inferiore alla media.

c) Siamo una repubblica parlamentare: meno parlamentari = meno rappresentanza popolare = maggior peso dei partiti.
d) Avere più parlamentari è un costo (il costo attuale del Parlamento è 1 miliardo l’anno, lo 0,057% del PIL) o è un investimento per tutelare il popolo italiano dall’azione delle lobbies di potere?
E’ una misura irrilevante per il bilancio pubblico (briciole! “briciolesimo”!), mentre aumenta la facilità di influenza da parte delle lobbies sui parlamentari, dato che ce ne saranno di meno.

2) Stop all’aumento dell’IVA, il salario minimo orario, il taglio del cuneo fiscale, la sburocratizzazione, il sostegno alle famiglie, alle nascite, alla disabilità e all’emergenza abitativa.
Molto bene, chi non sarebbe d’accordo?
Sapete perché mai nessun governo degli ultimi 25 anni (di ogni colore) è riuscito a realizzare questo tipo di programmi?
Non è stato perché erano incapaci e corrotti, ma perché MANCANO I SOLDI A BILANCIO.
Al di là delle tante promesse vane di tutti i politici, compreso Di Maio, la realtà è che il governo uscente, a firma di Giuseppe Conte (presidente del consiglio) e di Giovanni Tria (ministro delle finanze) si è impegnato, come tutti i governi precedenti dal Trattato di Maastrich (1992) in poi, a rispettare le richieste dell’Unione Europea.

Al fine di adempiere a queste raccomandazioni, il Governo ha formulato una strategia integrata come prevede una revisione delle spese (“Spending Review”) ed una revisione delle agevolazioni fiscali. Inoltre le proiezioni senza cambiamento di politica per il 2020 saranno riviste alla luce dell’andamento favorevole osservato nel 2019 e ci si attende che le spese per le nuove politiche di welfare (reddito di cittadinanza e prepensionamenti) siano inferiori a quanto avevamo previsto per il bilancio 2020.
[…]”

Tradotto dall’euro-politichese: “Taglieremo ulteriormente la spesa pubblica (“spendig review”, soprattutto nella sanità, nella scuola, nella manutenzione del territorio e delle infrastrutture, ecc.), ridurremo le agevolazioni fiscali per imprese e famiglie (aumentando quindi le tasse da pagare, ma senza variare ufficialmente le aliquote), mentre per la spesa sociale non daremo più che le briciole che abbiamo dato nel 2019 per il reddito di cittadinanza e per qualche prepensionamento. Ma soprattutto: prevediamo soli piccoli ritocchi di bilancio, senza nessun investimento importante e significativo per eliminare la disoccupazione e la povertà dal paese”.
Firmato Giovanni Tria e Giuseppe Conte.

Lo stop all’aumento dell’IVA, il taglio del cuneo fiscale, il sostegno alle famiglie, ecc sono misure che per incidere significativamente e positivamente nell’economia del paese non possono limitarsi a ritoccare il bilancio dello Stato togliendo qualche miliardo da una parte e spostandolo in un’alta voce di bilancio. La politica delle ricomposizioni di spesa è esattamente quella portata avanti da tutti i governi degli ultimi 25 anni, con effetti disastrosi sull’economia del paese, che tutti vediamo; sempre sostenuta da ministri delle finanze in sintonia con l’Unione Europea, come il ministro uscente Giovanni Tria.
Se davvero un governo vuole far ripartire l’economia italiana è necessario prevedere a bilancio non 5-10-15 miliardi in più (briciolesimo), ma cifre dell’ordine di 100 miliardi in più, i quali consentirebbero di tagliare le tasse, ad esempio, di 50 miliardi l’anno e di aumentare di 50 miliardi gli investimenti pubblici (per welfare, ospedali, scuole, manutenzione del territorio e delle infrastrutture, ricostruzione dei siti terremotati, ecc.).
E’ stata studiata la possibilità tecnica di disporre di 100 miliardi in più a bilancio, senza neppure dover “chiedere il permesso” o scontrarsi con l’Unione Europea. Questa soluzione è descritta in modo sintetico in questo articolo e in modo tecnicamente completo in quest’altro testo disponibile online.
Queste proposte sono state fatte pervenire al governo uscente, illustrate ai parlamentari del Movimento 5 Stelle, ma il buon Di Maio non ha mai neppure risposto a chi le ha proposte.
Se non si affronta il nodo della necessità di aumentare i fondi nel bilancio dello stato, ogni promessa politica rimarrà tale, un libro dei sogni irrealizzabile.
E il nodo si risolve mettendo al governo dei ministri delle finanze che siano al servizio del popolo italiano e non delle lobbies finanziarie di Bruxelles ed avendo il coraggio di utilizzare strumenti finanziari innovativi, che liberino lo stato italiano dal potere di ricatto dei grandi investitori finanziari internazionali.
Ed ora riprendiamo l’analisi dei punti programmatici di Di Maio…

3) Cambio di paradigma sull’ambiente, un’Italia al 100% rinnovabile.
Siamo d’accordo, d’accordissimo, ma ancora una volta: mancano i soldi! Mancano allo stato e mancano al settore privato, per investire nel risparmio energetico e nelle energie rinnovabili.
Senza i necessari finanziamenti, nulla di tutto questo di può realizzare: siamo ancora nel libro dei sogni.

 4) Una legge sul conflitto di interessi e una riforma della Rai ispirata al modello BBC.
Siamo certamente d’accordo.
Semmai ci viene il dubbio che tale riforma si possa realizzare facendo un accordo con il Partito Democratico, quello che (esso stesso o i partiti suoi predecessori) non ha fatto negli ultimi 25 anni, da quando Berlusconi salì al potere avendo il cotrollo di gran parte delle televisioni del paese.
Pensare di realizzare queste riforme con il PD è Fantapolitica.
Ed è una riforma sicuramente non prioritaria rispetto alla povertà e disoccupazione che non sono nemmeno citate nell’elenco.

5) Dimezzare i tempi della giustizia e riforma del metodo di elezione del Csm.
E’ proprio quello che il PD non ha fatto da 13 anni (da quando esiste).
Fantapolitica.
Ed una riforma non prioritaria rispetto a povertà e disoccupazione.

6) Autonomia differenziata e riforma degli enti locali.
E’ proprio quello che il PD non ha fatto da 13 anni (da quando esiste).
Fantapolitica.
Ed una riforma non prioritaria rispetto a povertà e disoccupazione.

7) Legalità, carcere ai grandi evasori, lotta a evasione e traffici illeciti.
E’ proprio quello che il PD non ha fatto da 13 anni (da quando esiste).
Fantapolitica.
Ed una riforma non prioritaria rispetto a povertà e disoccupazione.

8) Un piano straordinario di investimenti per il Sud.
Ce ne sarebbe davvero bisogno!
Ma è solo il libro dei sogni: mancano i fondi!
Oppure ci saranno solo le briciole, come al solito.

9) Una riforma del sistema bancario che separi le banche di investimenti dalle banche commerciali.
E’ probabilmente il punto più importante ed urgente fra le 10 priorità, ma è quello che il PD non ha fatto da 13 anni (da quando esiste).
E’ Fantapolitica.

10) Tutela dei beni comuni, scuola, acqua pubblica, sanità, revisione concessioni autostradali.
Ce ne sarebbe davvero bisogno.
Libro dei sogni: mancano i fondi. Oppure ci saranno solo le briciole.

 

Oltre a queste considerazioni sulle priorità del Movimento 5 Stelle, dobbiamo anche considerare le “priorità” del PD, con cui l’eventuale governo dovrà fare i conti. Vediamo quali sono:

1) Impegno e appartenenza leale all’UE per una Europa profondamente rinnovata, un’Europa dei diritti, delle libertà, della solidarietà e sostenibilità ambientale e sociale, del rispetto della dignità umana in ogni sua espressione.
Tradotto in termini concreti: sudditanza acritica alla UE, come il PD ha fatto per 13 anni (da quando esiste), proseguimento delle politiche di austerità imposte dall’Europa (vedi lettera di Tria e Conte di cui sopra, simile a quella dei loro predecessori).

2) Pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa incarnata dai valori e dalle regole scolpite nella Carta Costituzionale a partire dalla centralità del Parlamento.
Il PD non in 13 anni di esistenza ha preso tutte le decisioni o in obbedienza acritica agli oscuri burocrati dell’Unione Europea o tramite accordi con i segretari dei partiti di maggioranza, imponendo al Parlamento il voto di fiducia sulle decisioni “scomode” del governo.
Il Parlamente ha contato sempre poco, sempre di meno.
Che questi obiettivi siano realmente perseguiti dal PD e dal Movimento 5 Stelle, che continuano a decidere senza nemmeno consultare i parlamentari, è quindi fantapolitica.

3) Crescita fondata sulla sostenibilità ambientale e su un nuovo modello di sviluppo.
Siamo certamente d’accordo, ma fa parte del “Libro dei sogni”, per mancanza di fondi.

4) Svolta profonda nell’organizzazione e gestione dei flussi migratori fondata su principi di solidarietà, legalità sicurezza, nel primato assoluto dei diritti umani, nel pieno rispetto delle convenzioni internazionali e in una stretta corresponsabilità con le istituzioni e i governi europei.
Traduzione: assoluta continuità con quanto si è fatto negli ultimi 10 anni in Europa, la quale continuerà a scaricare i problemi dell’accoglienza sull’Italia e senza che mai si affrontino le vere cause scatenanti dei flussi migratori.
E se non si affrontano le cause, la situazione rimarrà la stessa di oggi.

5) Svolta delle ricette economiche e sociali, un governo di rinnovamento in una chiave redistributiva e di attenzione all’equità sociale, territoriale, generazionale e di genere. In tale logica affrontare le priorità sul fronte lavoro, salute, istruzione, ambiente, giustizia”. Ed infine: “Evitare l’inasprimento della pressione fiscale a partire dalla necessità di bloccare con la prossima legge di bilancio il previsto aumento dell’IVA”.
Vedi: “Libro dei sogni”, per mancanza di fondi e per sudditanza all’Unione Europea

 

Tanto per ribadire che essere critici verso un possibile governo “giallofucsia” non significa essere acriticamente favorevoli alle proposte dell’alternativa “Lega”, analizziamo le priorità così come annunciate da Salvini lo scorso 31 maggio 2019.

1) La pace fiscale.
Molto bene allentare la morsa del fisco sui contribuenti e sulle piccole imprese, giunta a livelli tali da portare spesso al loro fallimento (se la tassazione fa fallire le imprese, si tratta di un suicidio economico).
Il problema è sempe lo stesso: mancano le coperture. Siamo nel Libro dei sogni.
Questo perché neanche la Lega ha saputo trovare a bilancio i 100 miliardi di euro in più necessari ad attuare il suo programma politico. Avrebbe potuto, ad esempio, valutare con maggiore attenzione le proposte che abbiamo fatto pervenire al governo in tal senso.

2) La flat taxper imprese e famiglie.
A parte i dubbi personali sull’efficacia di una “meno equa” distribuzione delle tasse (non la si poteva chiamare ”riduzione generale delle tasse sul reddito”, anziché “tassa piatta” uguale per tutti?), il problema è sempre lo stesso: mancano le coperture, se si resta nell’ambito delle attuali politica economiche “convenzionali” e di attuazione delle raccomandazioni della UE.
Siamo sempre nel Libro dei sogni.
La Lega parlava di cifre dell’ordine di 15 miliardi di euro in più, sforando leggermente sul deficit di bilancio rispetto ai limiti posti dalla UE. Bene pensare di aumentare il deficit, ma 15 miliardi sono poco più che briciole per l’economia dell’Italia.

3) «No aumenti» riferito alle clausole di salvaguardia sull’IVA.
Idem come sopra: è sacrosanto non aumentare le tasse, ma mancano le coperture. Libro dei sogni.

4) Sblocca cantieri; stop al Codice degli appalti.
Idem come sopra: i cantieri non sono bloccati perché nessuno vuol fare lavorare le imprese. I cantieri sono bloccati perché mancano i fondi per pagarli. Libro dei sogni.

 

Dopo avere constato che nessuno dei principali partiti ha saputo proporre agli italiani un programma centrato sulle loro reali esigenze (in primis economiche), è anche necessario constatare come nessuno metta in evidenza nell’attuale quadro politico  la presenza di un QUARTO PARTITO, che è quello del presidente Sergio Mattarella, il quale ha imposto (incostituzionalmente, secondo alcuni esimi giuristi) il veto sulla nomina di Paolo Savona all’economia, il quale ha imposto Moavero agli Esteri e Tria all’economia, il quale ha già messo le mani avanti pretendendo l’ultima parola su alcuni ministeri-chiave del prossimo eventuale governo, in modo da avere ministri graditi dall’Unione Europea, dalla Francia e dalla Germania.

La nostra Costituzione, se ricordo bene, dice che la sovranità appartiene al popolo. Non dice che la sovranità appartiene al Presidente della Repubblica (che è chiamato a svolgere un ruolo di garanzia istituzionale, non un ruolo di indirizzo politico del governo, neanche nei confronti della UE); non dice che la sovranità appartiene all’Unione Europea (che oggi ha il potere di veto sul bilancio approvato dal nostro Parlamento); non dice che appartiene ai segretari (o capi politici) dei partiti; non dice che appartiene ai mercati finanziari; non dice che appartiene alla BCE.
La mancanza di fondi per realizzare il programma politico, prima del governo uscente “gialloverde”, così come ci sarebbe per l’eventuale governo “giallofucsia”, come è avvenuto per tutti i governi precedenti degli ultimi 25 anni, dipende proprio dall’ingombrante presenza del “partito dei mercati finanziari”, che ha oggi in Italia come rappresentante il ministro dell’economia uscente Giovanni Tria.

Se il problema era Tria che impediva di trovare i fondi a bilancio per realizzare il programma di governo:
Perché Salvini ha sfiduciato Conte e non il ministro Tria?
Perché Di Maio non ha mai sfiduciato il ministro Tria, ma ha rotto con Salvini?
Perché ora Mattarella fa pressioni per avere un prossimo ministro dell’economia in assoluta continuità con l’operato di Tria e dei suoi predecessori (Padoan & c.), senza che nessuno si opponga?

Ora, come cittadini italiani, siamo in molti a non sapere più a chi rivolgere la nostra fiducia. Siamo stanchi di sentire le solite promesse vane, mentre il paese continua a soffrire.
Non ci stiamo a tapparci il naso ancora una volta, scegliendo il “meno peggio” fra i partiti attualmente in Parlamento, per poi schierarci come “tifosi” in suo sostegno.
Vorremmo un governo che rimetta al centro i reali bisogni dell’Italia, prima di tutto quelli economici, liberandosi dagli assurdi vincoli di bilancio posti dall’Unione Europea, un governo coraggioso e capace di adottare strumenti finanziari innovativi che consentano di disporre a bilancio dei fondi necessari per adottare delle politiche per la piena occupazione per il Paese.
Queste soluzioni esistono, sono state studiate da economisti competenti.

Le soluzioni ssono descritte in modo sintetico ed intuitivo (per comprenderne la logica di base) in questo articolo e in modo tecnicamente completo in quest’altro testo disponibile online.

Sono state presentate a tutte le attuali forze politiche, che non le hanno prese in considerazione.
Se non sarà uno degli attuali partiti, vorrà dire che ne dovremo costituire un altro.
Il Popolo si sta organizzando.
Vi aspettiamo a Roma il prossimo 12 ottobre.
https://www.liberiamolitalia.org/

 

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