Lettera R 6 (renitenza): ALIMENTAZIONE, CASA, MOBILITÀ: I TRE FRONTI DELL’ATTACCO EUROPEO TARGATO DAVOS

massimo franceschini blog

Il sesto contributo su questo spazio, disponibile a quanti si sentono sollecitati dalle mie “Lettera R”, è ancora dell’amico Marco Guido Martini, già autore della seconda Lettera R.

Pubblicato anche su Sfero

 

L’Unione Europea negli ultimi tempi ha fatto scalpore come non succedeva da tempo, riuscendo a instillare dubbi sulla propria ragion d’essere anche ai cittadini meno attenti. Tacendo della questione russo-ucraina – che vede l’UE in prima linea nell’alimentare l’ostilità verso Mosca, con tutte le conseguenze del caso – i tecnocrati di Bruxelles hanno dato scandalo con alcune misure impopolari che vanno nella direzione auspicata dagli organismi di indirizzo e di governo del capitalismo globale, in primis il Forum Economico Mondiale (acronimo in inglese WEF) di Klaus Schwab, il “genio visionario” a capo dell’istituto che organizza ogni anno il forum di Davos, dove le “migliori menti” del globalismo si incontrano per delineare il “mondo di domani”. Vediamo sommariamente queste misure, e i campi che vanno a colpire.

ALIMENTAZIONE. Il tema che ha fatto maggiore presa nell’opinione pubblica riguarda indubbiamente l’alimentazione. Dal 24 gennaio la farina di grillo e i prodotti che la contengono possono essere venduti liberamente in tutta l’Unione Europea, Italia compresa. Sono già apparse diverse aziende che promuovono i loro prodotti a base “proteica” (ossia preparati con farina di grillo e altri insetti)In molti si chiedono le ragioni di questa apertura. Una risposta filosofica può essere trovata nella visione maltusiana della società che viene espressa dai cosiddetti “leader globali”, gli uomini e le donne che amministrano il mondo a matrice neoliberista. In poche parole, la teoria maltusiana – che non è affatto una novità, essendo stata sviluppata alla fine del XVIII secolo – sostiene un energico controllo delle nascite e auspica il ricorso a strumenti tali a disincentivare la natalità, al fine di evitare il deterioramento dell’ecosistema terrestre e l’erosione delle risorse naturali non rinnovabili. Questo concetto è stato interiorizzato dalle élite che, oltre a fare da decenni terrorismo mediatico sui rischi della sovrappopolazione, disincentivano attivamente le nascite in Occidente e nelle altre società ad economia avanzata, e parallelamente cominciano a introdurre variazioni alla nostra dieta, poiché nella loro visione catastrofista (ed elitaria) le risorse andranno progressivamente esaurendosi a causa dei troppi esseri umani a piede libero sul pianeta, e occorre che le classi meno abbienti comincino a rassegnarsi all’utilizzo del cibo sintetico e dei menù insettivori per evitare il collasso della poderosa macchina capitalista, che per sua natura non può permettersi di contrarre i profitti ma deve crescere a dismisura nel tempo (contro ogni legge della logica e della fisica). Suona brutto, lo so, ma è quanto “loro” pensano di “noi”: dei meri consumatori di beni e servizi da tenere a stecchetto, onde evitare il collasso delle risorse.

CASA. In questi giorni sta facendo molto discutere anche la bozza della direttiva europea sulla prestazione energetica nell’edilizia. Si tratta di una proposta che, se venisse approvata, provocherebbe un vero e proprio sconquasso: tutti gli edifici esistenti dovranno ricadere in classe energetica E entro il 1° gennaio 2030 ed in classe D entro il 1° gennaio 2033. Qui ci troviamo di fronte a un altro totem dei “leader globali”, ossia la produzione di CO2 da parte dell’uomo e i suoi effetti nefasti – veri o presunti – sull’ambiente naturale. Una discussione seria e obiettiva sull’argomento viene puntualmente respinta al mittente, in un mondo che vede nelle idee della scienza mainstream una sorta di culto dogmatico. Fatto sta che la direttiva della Commissione, se non dovesse essere disinnescata dalla mole di emendamenti che verranno discussi, costringerà i proprietari immobiliari a una serie di interventi onerosi che, se non effettuati, potrebbero portare a conseguenze imprevedibili: si parla di impossibilità di vendere o locare l’abitazione, o altre misure draconiane. L’aspetto più subdolo è poi legato all’inevitabile aumento di valore degli immobili riqualificati. Oltre alle spese a carico dei proprietari, quest’ultimi vedranno una inevitabile rivalutazione, con conseguenze facilmente intuibili sulla tassazione. Chi parla di patrimoniale occulta, tutto sommato, potrebbe avere ragione. D’altronde, saranno casualità, anche la casa è uno degli obiettivi dell’agenda di Davos. Nel futuro da loro disegnato praticheremo il “co-housing”, e avremo vari coinquilini che, come noi, non potranno più permettersi case di proprietà – che finiranno in mano ai grandi enti finanziari – o dovranno condividere la propria per sostenere le spese. Il tutto in nome dell’etica green, s’intende.

MOBILITÀ. L’ultima trovata in ordine di tempo dei “visionari” di Bruxelles riguarda la mobilità: il Parlamento Europeo ha dato il via libera al nuovo provvedimento contro le auto inquinanti – a motore termico, benzina o diesel – che non verranno più immatricolate dal 2035. In poche parole, tra 12 anni non si potranno più acquistare (e quindi fabbricare) automobili nuove a benzina o a diesel, che andranno via via sparendo. Tutto questo in nome della tutela dell’ambiente e dell’indipendenza energetica: il che sarebbe un bellissimo scenario, non fosse che la produzione di batterie delle auto elettriche comporta costi sociali, ambientali e geopolitici non meno significativi della vituperata benzina. Già nel 2018 la testata indipendente Osservatorio Diritti evidenziava il notevolissimo costo umano e ambientale pagato da alcune regioni africane, in particolare nel Congo, per l’estrazione del cobalto, un minerale indispensabile per la realizzazione delle batterie delle auto elettriche. Migliaia di adulti e di bambini erano e sono tutt’oggi impiegati nelle miniere, dove lavorano con turni massacranti e con standard di sicurezza inesistenti, o quasi. Così, mentre l’Europa pensa a un grazioso futuro “verde” con sempre meno eccedenze di CO2 nell’aria, le multinazionali tecnologiche – occidentali e cinesi – ingrassano sulla pelle dei lavoratori africani. Tacendo del fatto che la dipendenza da potenze straniere come la Cina, ad esempio per altri componenti come chip, litio e terre rare, sarà sempre più marcata. Alla faccia di chi auspicava l’indipendenza energetica da quelli che l’Occidente considera “stati canaglia”, come Russia e Iran.

Quello tratteggiato in sintesi in questo articolo è il mondo che verrà secondo i “leader globali” che spadroneggiano in Europa. Le loro smargiassate, ricoperte dai mass media con aggettivi edulcoranti come “responsabile”, “equo”, “verde”, ecc., stanno cominciando a innalzare – finalmente – il livello del dissenso verso l’UE da parte dell’opinione pubblica, sia in Italia che negli altri Paesi comunitari. Siamo ancora lontani però da una presa di coscienza collettiva degna di questo nome, e il tempo, come si può evincere dai punti sopra descritti, comincia a stringere drammaticamente.

L’agenda di Davos può ancora essere respinta, ma serve una mobilitazione intellettuale e politica della società civile, in grado di scalzare le élite e mandare all’aria i loro propositi. Riuscirà il pittoresco e variegato mondo anti-sistema a produrre una reazione di questo tipo? O si renderà necessario battere altre vie, finora inesplorate?

Qualunque strada si scelga, bisogna farlo subito: la Storia non attende e ci giudicherà colpevoli se non reagiremo.

 

Marco Guido Martini
18 febbraio 2023

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