«L’agenda la detta il virus, non il commerciante» No, caro Crisanti. E’ vero l’esatto contrario.

di Giovanni Lazzaretti


Nel caso di vicende narrate, si tratta di vicende reali, con nomi di fantasia. 

In particolare, nelle vicende narrate eventuali nomi di medici e di istituzioni sanitarie sono frutto di fantasia: ogni riferimento a medici o istituzioni realmente esistenti è puramente casuale. 

I dati citati, salvo diversa indicazione, sono aggiornati al 19 febbraio 2021, e provengono tutti dalle Istituzioni (Ministero della Salute, ISS, Protezione Civile, Regioni, AUSL).


INDICE

– Il protocollo del signor Giuseppe (che, grazie a Dio, non ha più la febbre)

– Se fosse stato così semplice lo avrebbero già fatto! 

– Competenti, capaci, coraggiosi, solidali, saggi, santi: chiedo troppo?

– Crisanti: «L’agenda la detta il virus, non il commerciante»

– L’agenda non “del virus”, ma dei “gestori del virus”

– Dove muoiono i morti covid?

– Ah, dimenticavo. L’Emilia Romagna è ritornata arancione


Il protocollo del signor Giuseppe (che, grazie a Dio, non ha più la febbre)

Ricordate il signor Giuseppe dello scorso articolo?
Pur curato in modo corretto (seppur tardivo), era finito in ospedale.
Grazie a Dio il problema è stato di breve durata: dal 14 febbraio è senza ossigeno e senza febbre. Solo il 10% del polmone era colpito.
Si potrebbe dire che la cura, pur tardiva, l’ha salvaguardato dai problemi seri. 

Si potrebbe dire. Ma non lo dico, perché sarebbe un caso tipico di WYSIATI (“what you see is all there is” – “quello che si vede è l’unica cosa che c’è”).
Non è il singolo caso del signor Giuseppe a ribadire la necessità della cura domiciliare, ma sono gli innumerevoli casi catalogati in questi 12 mesi dai “medici che curano”: 

  • Chi si cura bene va in ospedale in casi rarissimi; 
  • QUINDI questa è la via per togliere pressione agli ospedali; 
  • QUINDI, tolta la pressione agli ospedali, il vaccino cessa di avere un valore “messianico”.

Ricordiamo il protocollo descritto dal dottor Renzo (il medico che raccolse la richiesta d’aiuto di Giuseppe attraverso la figlia Lucia):
– Per i positivi al tampone asintomatici o paucisintomatici serve una terapia di sostegno: Lattoferrina + Probiotici + Vitamina C (compressa da 1000 al mattino e alla sera) + Vitamina D (6 gocce al giorno)
– Per i sintomatici serve invece un attacco immediato: provare la saturazione 2 volte al giorno, a riposo, dopo aver camminato per 5 minuti. Proteggere lo stomaco con 1 compressa di Femotidina 40g, oppure Pantoprazolo 40 mg, dopo colazione. Poi Brufen 600 mg, a stomaco pieno, mattina e sera.
– Se la febbre non va via, o va via e poi ritorna, è tempo di cortisone e antibiotico.

Questo è il protocollo per Giuseppe, uomo privo di patologie significative.
Se avesse avuto patologie particolari, il dottor Renzo avrebbe disegnato forse qualcosa di diverso: non è detto che il Brufen si possa prendere in tutte le situazioni.

 

Se fosse stato così semplice lo avrebbero già fatto! 

Dopo la scorsa puntata mi scrive Elena. Sintetizzo un po’ la mail.
Grazie Giovanni, che boccata di aria fresca. Parlavo di questa cosa proprio ieri a pranzo con un’amica in procinto di diventare avvocato, età 27 anni, cattolica. Le dicevo alcune cose che sul covid non mi convincono, tra cui questa: «Perché, invece di puntare tutto sul vaccino, intanto non si fa anche una politica sanitaria che inviti le persone a rafforzare il sistema immunitario?»
E lei mi risponde: «Se fosse stato così semplice lo avrebbero già fatto! Evidentemente non serve e tu stai dicendo castronerie». E’ contraria a un nuovo lockdown altrimenti impazziamo tutti, ma per lei il vaccino è l’unica speranza.
Questo in buona sintesi.
Poi leggo il tuo articolo e dico anch’io «Che fatica essere contro corrente e far funzionare il sistema 2, che fatica non farsi sommergere da quello che dicono tutti e rendersi conto che la tentazione è “pensare come pensano tutti”». Grazie sempre. Elena 

«Se fosse stato così semplice lo avrebbero già fatto»
Quante volte ho sentito questa frase?
Ma non per la questione covid, per la questione monetaria.
Illustravo i malfunzionamenti della moneta-debito, spiegavo come dovrebbe essere una moneta corretta, e puntualmente veniva fuori l’interlocutore del «se fosse stato così semplice lo avrebbero già fatto».

Questa frase è tipica del Sistema 1 (pensiero veloce, Kahnemann): emotiva, ti viene alla bocca immediatamente, la si sbatte addosso all’interlocutore per chiudere il discorso senza fare ragionamenti («Evidentemente non serve e tu stai dicendo castronerie»).
Il Sistema 2 (pensiero lento, Kahnenmann) è pigro, estremamente pigro. Immaginatelo stravaccato sul divano. Non si scomoda a dire al Sistema 1 che quella frasetta porta con sé un preambolo nascosto.
«Poiché i nostri governanti sono competenti, capaci, coraggiosi, solidali, saggi e santi, se fosse stato così semplice lo avrebbero già fatto!»
Sì. Il “se fosse stato così semplice” funzionerebbe solo se i governanti avessero la caratteristica di una “tensione verso la competenza e la bontà”. Ma non ce l’hanno, se non in rari casi.

Maurizio Blondet tratteggiò invece un’altra essenza (rielaboro il suo brano, conservandone il succo).
Quasi tutte le persone senza potere sono in grado, applicandosi, di scoprire la verità. Per questo l’OCSE, il FMI, la UE non ne hanno bisogno: sono tante, e se gli occorre possono prenderne a mazzi con pochi soldi.
La merce rara sul mercato, quella che veramente sono disposti a pagare bene al Fondo Monetario, alla BCE o a Bruxelles, sono quelli che non si permettono di avere idee.
Il vantaggio competitivo di questi tipi umani consiste in un preciso abito mentale: di fronte a un’idea, non si domandano «Sarà vera? Sarà la soluzione?» Quel che si domandano è, anzitutto, questo: «E’ consona al potere?»

Teniamolo in mente. Al potere non piacciono le soluzioni semplici. Perché sono quelle che sposterebbero il potere altrove.

 

Competenti, capaci, coraggiosi, solidali, saggi, santi: chiedo troppo?

Competenti, capaci, coraggiosi, solidali, saggi, santi: chiedo troppo ai governanti?
Beh, l’alternativa è il governante incompetente, incapace, pusillanime, egoista e/o servo di poteri esterni, insipiente, perverso.
Non si pretende la perfezione, ma la tensione verso il bene, quella sì.

Fino al mese di ottobre completavo il Rosario con alcune richieste, tra cui quella di essere liberati da CO.CO.CO.CO.CO. ossia Covid, Conte, Colao, Commissario e Comitato. Ma un confessore in San Pietro a Roma mi disse che era meglio volgere le preghiere in positivo. Accettai, perché in effetti essere liberati da governanti scadenti non garantisce l’apparizione di governanti buoni.

Mi vennero allora in mente quelle 6 caratteristiche, che costituiscono la preghiera in positivo di oggi: «Donaci governanti competenti, capaci, coraggiosi, solidali, saggi, e santi». E’ necessario che il governante (governante in senso lato: l’uomo di governo, come il tecnico consigliere, come il parlamentare, ecc.) abbia questa tensione verso il bene. Altrimenti la frase del “se fosse così semplice” diventa diversa.
«Poiché il governante non tende al bene, egli ha davanti le soluzioni semplici, ma pervicacemente non le realizza».

 

Crisanti: «L’agenda la detta il virus, non il commerciante»

Un esempio pratico di governante che non tende al bene è stato Crisanti il 16 febbraio. E’ un governante in senso lato, sia perché influenza i governativi, sia perché influenza le masse essendo uno degli onnipresenti in TV.
Crisanti criticava Speranza per essere stato esitante, in maggio. Servivano tot giorni di chiusura extra per debellare il virus, ma Speranza ha ceduto alle pressioni di tutti quelli che volevano riaprire per le vacanze estive.

Già questa è una di quelle “profezie a ritroso” che non contano nulla e che sono smentite dalla realtà dei fatti.
Dal 3 giugno (riapertura estiva) al 13 settembre (fine delle vacanze scolastiche) non è accaduto assolutamente nulla: 

  • sono morte 19 persone al giorno, 1.926 in tutta estate (in Italia nel 2019 morirono di media 1.738 persone OGNI GIORNO); 
  • le intensive erano a livello medio 105 (sono a 2.111 in questa terza fase autunnale – invernale)
  • la gente semplicemente soggiornava in isolamenti eterni (34,8 giorni di media), essendo perfettamente sana.

Dopo la sgridata a Speranza, salta fuori la frase brutta: «L’agenda la detta il virus, non il commerciante»
E’ una frase piena di disprezzo, di uno “non solidale” verso i dolori concreti dei cittadini.
Caro Crisanti, non è così che funziona il bene comune.
Il covid è una delle infinite grane che possono capitare a un politico (ed è un’inezia rispetto a uno Stato sotto i bombardamenti, o ai 350.000 morti di AIDS in Sudafrica nel 2007) e la deve affrontare nel rispetto della Costituzione.
Quindi, posto che la gente normale ha bisogno di lavorare per vivere, il politico organizzerà la vita sociale in modo che ognuno possa continuare a lavorare, rimborsandogli al contempo i danni che gli vengono causati dalle limitazioni imposte.
C’è un abisso tra un albergo chiuso e un albergo con capienza ridotta: il motore fermato di forza non si riavvia più.

Oggi sono stato in pizzeria con un albergatore di Roma. Roma ha più di 3.000 strutture ricettive, aperte sono 90. Ormai ci siamo messi nell’ottica che “chiudere” sia un’opzione lecita. Ma è un’opzione folle, tipica da regime comunista, dove la vita umana non ha molto valore. In Occidente, in teoria, a nessun politico normale sarebbe mai venuta in mente. E’ un’idea portata dai virologi, non dal virus.

L’agenda, purtroppo, non l’hanno fatta dettare dal commerciante. Ma non l’ha nemmeno dettata il virus.
L’hanno dettata i “gestori del virus”.

 

L’agenda non “del virus”, ma dei “gestori del virus”

Vogliamo fare un elenco minimale di ciò che hanno fatto i “gestori”, mentre il virus faceva i fatti suoi?
Non è “virus”, ma è “gestione del virus” dichiarare lo stato d’emergenza il 31 gennaio 2020, mentre per tutto febbraio esponenti dell’area governativa (1) hanno fatto girare in TV lo spot di Mirabella del “non è affatto facile il contagio” (2) hanno fatto la campagna “abbraccia un cinese” (3) hanno fatto “Milano città aperta” (4) hanno fatto l’aperitivo sui Navigli addirittura dopo che alcune regioni avevano chiuso le scuole.

Non è “virus”, ma è “gestione del virus” stabilire che basta essere positivo a uno solo dei 3 marcatori del tampone per essere dichiarati “positivi al covid”, nonché fare cicli di PCR in numero tale da amplificare “spazzatura”; questo ha creato il numero abnorme degli asintomatici (61,5%) e dei paucisintomatici (12,7%); questo ha consentito a Draghi di parlare di “2.725.106 cittadini colpiti dal virus”, mentre si trattava più o meno di 2.022.029 sani + 703.077 malati (di cui 574.997 lievi).

Non è “virus”, ma è “gestione del virus” troncare i rapporti tra il “positivo covid” e il medico di famiglia, obbligando i malati a procedere con tachipirina + “vigile attesa” del momento in cui andare in ospedale con la salute già compromessa.

Non è “virus”, ma è “gestione del virus” impossessarsi di 10 canali televisivi per un anno, facendo parlare solo virologi, e poco o niente i clinici e i “medici che curano”.

Non è “virus”, ma è “gestione del virus” non aver mai speso una parola in TV sul rafforzamento del sistema immunitario e sulle cure semplici da mettere in atto subito, in assenza di contatti col medico.

Non è “virus”, ma è “gestione del virus” aver scoraggiato o impedito le autopsie che avrebbero aiutato da subito a comprendere la malattia e ad agire di conseguenza.

Non è “virus”, ma è “gestione del virus” l’aver soffocato l’uso di clorochina, antinfiammatori, cortisone, antibiotici, cure al plasma, eccetera, con la scusa che “mancavano gli studi randomizzati” o cavolate del genere; quando poi si vaccinano milioni di persone con prodotti testati, quando va bene, 3 mesi in estate e su campioni numerici risibili.

Non è “virus”, ma è “gestione del virus” chiudere in marzo due terzi dell’Italia che aveva visto il virus solo in TV; ricordiamoci che fino al 13 settembre 2020, con 206 giorni di epidemia, l’82% dei morti stava in 5 regioni.

Non è “virus”, ma è “gestione del virus” aver creato un software che è riuscito a mettere a colore rosso contemporaneamente la Lombardia (prima in tutti i parametri) e la Calabria (ultima in tutti i parametri).

Non è “virus”, ma è “gestione del virus” aver riempito le immagini dei TG di reparti di intensiva, quando in intensiva muore più o meno l’8%-10% dei “positivi al tampone covid”.

E, scartabellando nel mio archivio, potremmo continuare tutta notte.

 

Dove muoiono i morti covid?

Da quando, a inizio dicembre, hanno cominciato a comunicare non solo le presenze del giorno in intensiva, ma anche gli ingressi giornalieri, è stato matematicamente chiaro che la morte in intensiva non è la situazione standard, anzi è una situazione minimale.
E quindi la “carenza di posti in intensiva” non dico sia un falso problema, ma è un problema da vedere sotto un’altra ottica.

Sono riuscito ad avere una tabella (non completa) su dove muore la gente in provincia di Reggio Emilia. C’è il dettaglio ospedaliero fino a fine novembre, c’è la tabella del “fuori ospedale” solo per la parte primaverile dell’epidemia. Ma, avendo il numero di morti quotidiani a Reggio e la stima nazionale dei morti in intensiva, si può ricostruire una percentuale attendibile.

Diciamo globalmente: 62% in corsia, 20% in RSA, 8% in intensiva, 3% all’hospice, 1% a casa (ma risente fortemente dei morti di marzo), 6% di incertezze (i numeri di queste tabelle non quadrano perfettamente con il numero dei morti globale a Reggio).
Nella recrudescenza autunnale possiamo aumentare la percentuale in corsia e calare le altre.
Ovviamente Reggio Emilia non è l’Italia. Ma Reggio difficilmente sarà diversa dalle altre province dell’Emilia-Romagna. E l’Emilia-Romagna ha il record di morti, dopo la Lombardia: non è un campione statistico, ma è un test significativo, per chi vuole avere un’idea spannometrica.

Perché uno muore in corsia anche quando l’intensiva è libera?
Perché, a giudizio dei medici, non sarebbe in grado di reggere le procedure dell’intensiva (niente di strano, visto che l’età media dei morti è 81 anni e 3,6 è il numero medio di patologie pregresse).
Oppure perché sta morendo di altro, e la positività covid è solo un corollario statistico.
In ogni caso le immagini dei TG (1 anno di TG, su 10 reti) sono fuorvianti: la morte tipica è in corsia, a seguire le RSA, ultime le intensive. Ma solo le intensive hanno imperversato nei TG.

 

Ah, dimenticavo. L’Emilia Romagna è ritornata arancione

L’Emilia-Romagna è ritornata arancione, che sta succedendo?
La risposta è facile: niente.
Quando i parametri lavorano al 75,2% su soggetti che non sono ammalati (asintomatici e paucisintomatici) può venire fuori qualunque cosa.
I parametri che possono capire i comuni mortali sono questi.
Quando il 29 gennaio ci dichiararono “gialli” avevamo 47.345 “casi”, 2.172 persone in corsia, 209 in intensiva, e venivamo da 21 giorni con 64 morti al giorno di media.
Il 19 febbraio quando ci ridichiarano arancioni avevamo 34.937 “casi”, 1.902 persone in corsia, 183 in intensiva, e venivamo da 21 giorni con 44 morti al giorno di media.
E’ proprio il caso di dire: boh?

Se gli indici di contagio continuano a rimestare su asintomatici e paucisintomatici, viene da dire “lasciate perdere”: sono tutti dei “vaccinati naturali” a costo zero. E i colori giallo, arancio, rosso usciranno fuori come i numeri del lotto.

CURATECI, invece di colorare l’Italia.

 

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