La teoria della finestra rotta e il legame tra ambiente costruito e criminalità

di Vittorio Dublino

“Immagina un marciapiede dove i rifiuti si accumulano. Presto, più rifiuti si accumuleranno, alla fine, sempre più persone inizieranno a lasciare un numero sempre maggiore di sacchi di rifiuti, provenienti perfino dai ristoranti e altri esercizi commerciali, fino a sommergere le auto in sosta” 

Immagina un edificio con alcune finestre rotte. Se le finestre non vengono riparate, la tendenza è che dei vandali rompano qualche finestra in più. Alla fine, potrebbero persino irrompere nell’edificio, e se non è già occupato ne diventeranno gli occupanti abusivi e lo renderanno un covo di criminali. Immagina un marciapiede dove i rifiuti si accumulano. Presto, più rifiuti si accumuleranno, alla fine, sempre più persone inizieranno a lasciare un numero sempre maggiore di sacchi di rifiuti,  provenienti perfino dai ristoranti e altri esercizi commerciali, fino a sommergere le auto in sosta.

La Teoria delle finestra rotta è una teoria criminologica secondo cui i segni visibili del crimine, del comportamento antisociale e de i disordini civili creano un ambiente urbano che incoraggia ulteriormente criminalità e disordine, compresi i reati gravi. La teoria suggerisce quindi che i metodi di polizia che prendono di mira reati minori come vandalismo , consumo pubblico ed evasione delle tariffe contribuiscono a creare un’atmosfera di ordine e liceità, prevenendo così i reati più gravi.

La teoria fu introdotta in un articolo (“Broken Windows”del 1982)  nelle pagine di “The Atlantic Monthly Review” dagli scienziati sociali James Q. Wilson e George L. Kelling.

Fu ulteriormente divulgato negli anni ’90 dal commissario di polizia di New York City William Bratton e dal sindaco Rudy Giuliani , le cui politiche di polizia furono influenzate da questa teoria. I due studiosi per elaborare la loro teoria si sono avvalsi degli esperimenti sostenuti dallo psicologo statunitense Philip Zimbardo (presso l’Università di Stanford, nel 1969) sull’effetto psicologico che le condizioni di degrado e di abbandono di aree urbane possono scatenare nella percezione della sicurezza dei singoli individui.


Philip Zimbardo, docente in psicologia sociale alla Stanford University, pubblicò nel 1969 i risultati di alcuni suoi esperimenti eseguiti per dimostrare la teoria della finestra rotta. Fece parcheggiare un’automobile cabriolet senza targhe in una strada del Bronx (quartiere malfamato di New York) e una uguale automobile in una strada di Palo Alto, nota ricca cittadina in California. L’auto nel Bronx fu attaccata dai vandali dopo soli dieci minuti dal suo ‘abbandono’: i primi ad arrivare furono un padre di famiglia, una madre e un figlio, che rimossero il radiatore e la batteria, nel giro di ventiquattro ore praticamente tutto cià che aveva un valore era stato rimosso dall’auto. A quel punto cominciò la distruzione casuale: furono distrutti i finestrini, le portiere divelte, la tappezzeria strappata; i bambini iniziarono ad usare l’auto come un parco giochi, la maggior parte dei “vandali” osservati erano dei bianchi ben vestiti ed apparentemente puliti. L’auto a Palo Alto rimase intatta per più di una settimana, ma non appena lo scienziato Zimbardo ne frantumò una portiera e un finestrino con un martello accadde che ben presto i cittadini di Palo Alto si comportassero come gli abitanti del Bronx:  nel giro di poche ore l’auto fu capovolta e completamente distrutta. Di nuovo, i “vandali” sembravano essere in maggioranza ‘rispettabili uomini bianchi’.


Più che una teoria vera e propria si tratta di un approccio sul quale si fondano numerose strategie operative per la prevenzione e il contrasto della criminalità (Amendola, 2003).

L’approccio teorico è basato sulla convinzione che:

“quanto più un territorio è sottoposto a semplici comportamenti ‘devianti’ (per esempio atti d’incivilità) tanto più si attestano elevate probabilità che si verifichino atti criminali più gravi”

L’assunto dal quale si sviluppa l’ipotesi ( e ne prende il nome) si basa sulla seguente conclusione di una ricerca empirica : “in una strada dove esiste un edificio disabitato, con i vetri rotti, se non si provvede repentinamente a ripararle, si innescano gli atteggiamenti tipici dell’abbandono e del degrado urbano, che favoriscono il verificarsi di altri comportamenti criminali”.

La ragione per cui lo stato dell’ambiente urbano può influenzare il crimine può essere declinata in tre aspetti che riguardano:

  • le norme sociali e la conformità sociale ;

  • la presenza o la mancanza di un monitoraggio di routine , … e

  • la segnalazione sociale e il concetto di crimine segnaletico.

In un ambiente urbano anonimo le norme sociali e il monitoraggio non sono chiaramente noti. Gli individui cercano quindi segnali nell’ambiente per quanto riguarda la presenza di norme sociali nell’ambiente e il rischio di essere scoperti nel violare tali norme: uno dei segnali è l’aspetto generale dell’area

Secondo la “teoria delle finestre rotte” un ambiente che viene mantenuto ordinato e pulito  invia il segnale che l’area è monitorata e che il comportamento criminale non viene tollerato. Viceversa, un ambiente che viene mantenuto disordinato o degradato ( ad esempio con la presenza di finestre rotte o facciate degli edifici fatiscenti, graffiti murali sui monumenti, presenza eccessiva di rifiuti per strada) invia il segnale che il territorio non è monitorato e che un comportamento incivile, o, peggio, criminale ha uno scarso rischio di essere rilevato.

La teoria presuppone che il paesaggio “comunichi” alle persone 

Una finestra rotta trasmette ai criminali il messaggio che una comunità mostra una mancanza di controllo sociale informale e quindi non può o non vuole difendersi da un’invasione criminale. Non è tanto l’effettiva finestra rotta che è importante, ma il messaggio che la finestra rotta invia alle persone. Simbolizza l’indifferenza e la vulnerabilità della comunità e rappresenta la mancanza di coesione delle persone all’interno. I quartieri con un forte senso di coesione riparano finestre rotte e asseriscono responsabilità sociale su se stesse, dandogli un controllo effettivo sul loro spazio.

E non solo;  al di là dei veri e propri atti illeciti che si verificano, il senso d’inciviltà e di disordine che si instaura “influenza una percezione di insicurezza negli abitanti, innescando timori e diffidenza verso gli sconosciuti, questa percezione si autoalimenta e si incrementa se le autorità non rispondono in maniera drastica alle situazione di degrado” (De Giorgi, 2000).

La ‘Teoria delle finestre rotte’, più che una teoria che cerca di spiegare fenomeni criminologici sembra una nozione dettata dal senso comune poiché lega tra loro normali atteggiamenti d’inciviltà al fenomeno della criminalità (Wacquant, 1999).

Nel testo di criminologia e sociologia urbana “Fixing Broken Windows: Restoring Order and Reducing Crime” (1996) lo stesso Kelling ( con l’altra ricercatrice Catherine M. Coles) sviluppa l’argomento in maggiore dettaglio discutendo la teoria in relazione al crimine e le strategie per contenere o eliminare il crimine dai quartieri urbani; secondo gli autori del libro, una strategia di successo per prevenire il vandalismo è quella di affrontare i problemi quando sono piccoli. Riparare le finestre rotte in breve tempo, ad esempio entro un giorno o al massimo in una settimana,  può contrastare la tendenza dei vandali, diminuendo le probabilità che vengano rotte più finestre o si facciano ulteriori danni. Pulire il marciapiede ogni giorno abbatte la tendenza che i rifiuti si accumulino (dunque che il volume di rifiuti in strada diminuisca); in questo modo i problemi hanno meno probabilità di degenerare e i cosiddetti “residenti rispettabili” non siano spinti a fuggire.

Sebbene il lavoro della polizia sia cruciale nella prevenzione del crimine, Oscar Newman, nel suo libro del 1972 Defensible Space”, ha scritto che la presenza di autorità di polizia non è sufficiente per mantenere una città sicura e senza criminalità.

Le persone nella comunità aiutano nella prevenzione della criminalità. Newman propone che le persone si prendano cura e proteggano gli spazi in cui si sentono investiti, sostenendo che un’area è alla fine più sicura se le persone provano un senso di proprietà e responsabilità nei confronti dell’area. Le finestre rotte e il vandalismo sono ancora prevalenti perché le comunità semplicemente non si preoccupano del danno. Indipendentemente dal numero di volte in cui le finestre vengono riparate, la comunità deve comunque investire parte del loro tempo per tenerlo al sicuro. La negligenza dei residenti per il decadimento del tipo di finestra rotto indica una mancanza di preoccupazione per la comunità.

 


Tratto da:
https://vittoriodublinoblog.org/2018/06/01/la-teoria-delle-finestre-rotte-e-il-legame-tra-ambiente-costruito-e-criminalita-parte-1/

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