La tecnica di distrazione di massa: si scredita l’avversario, per non discutere nel merito delle questioni.

di Davide Gionco

L’attacco “ad personam”
Una delle tecniche principali dell’arte oratoria, già ai tempi degli antichi Greci e Romani, è quella di screditare pubblicamente l’avversario: se l’avversario non si difende, il risultato è che il discredito viene confermato dal “silenzio assenso”, per ogni cosa detta dall’avversario risulta non credibile; se l’avversario si difende, la discussione si sposta dall’argomento principale all’argomento della sua difesa di fronte alle accuse. In entrambi i casi l’accusatore, colui che non intendeva discutere nel merito delle critiche ricevute, riesce ad evitare la discussione di fronte all’opinione pubblica.

Non tutti hanno il potere di screditare pubblicamente l’avversario, ma solo coloro che hanno un accesso privilegiato ai mass media: politici in carica, giornalisti, personaggi dello spettacolo. Queste persone hanno il potere di sviare la discussione, proprio ricorrendo a questa tecnica di disinformazione di massa.

La tecnica di distrazione nei conflitti politici
Nei casi in cui il conflitto non avvenga fra persone, ma fra diverse visioni politiche, la tecnica prevede l’identificazione delle posizione politica con la persona/personalità dei leader che, mediaticamente parlando, rappresentano tali posizioni.
E’ il caso di ricordare che i media hanno un ruolo fondamentale nella creazione dei leader politici. Di conseguenza hanno il potere di favorire l’ascesa alla leadership di personaggi portatori di particolari “eccessi comportamentali”, come pure di personaggi “politicamente meno intelligenti”. Personaggi del genere possono venire favoriti rispetto ad altri loro colleghi di partito, che esprimono le stesse posizioni, ma in modalità potenzialmente più gradite all’elettorato.
I mezzi di stampa vicini al potere politico hanno quindi la capacità non solo di dare più spazio ai partiti al potere, ma anche di favorire l’emersione nelle opposizioni di leader politici meno credibili e più facilmente attaccabili.
A quel punto si identificano i partiti politici avversi con quei personaggi e, screditandoli “ad personam”, si arriva a screditare tutto il loro partito.

La tecnica di distrazione nei conflitti ideologici
Nei casi in cui il conflitto riguardi diverse ideologie politiche, ad esempio diverse visioni dell’economia (liberista o keynesiana) il conflitto viene rappresentato sui mass-media mettendo a confronto dei supposti “rappresentanti accademici” o “personaggi pubblici” portavoce delle due correnti.
Il giornalista di turno non si preoccupa di evidenziare le questioni chiave del confronto ideologico, né di lasciare il tempo necessario per approfondire le questioni e fornire delle risposte compiute, in quanto “il tempo è tiranno” e, in fin dei conti, non hanno alcun interesse a chiarire le posizioni contrapposte: l’importante è fare informazione-spettacolo e fare audience.

Dopo di che l’informazione che conta, quella che prende spazio e si sedimenta nelle menti degli ascoltatori, viene fatta senza contraddittori mentre si riferiscono “oggettivamente” dei fatti di cronaca. Si dice, en passant, che “provvedimento per ridurre il debito pubblico”, che “lo Stato non può spendere più di quanto incassa”, che “il regime siriano…”, che “il leader populista Chavez”, che “l’eccessivo buonismo…”.
Tali giudizi lapidari, presentati come evidenti e parte integrante del racconto di cronaca, costituiscono la vera comunicazione ideologica, mentre il confronto fra le diverse ideologie in realtà non viene mai affrontato in modo compiuto.
I giudizi lapidari e lo screditamento dei personaggi pubblici che rappresentano le ideologie propongono in realtà una visione ideologica a senso unico, quella per la quale il giornalista di turno, consciamente o meno, lavora in quel momento.

I termini spregiativi e alter-positivi
E’ tipico l’utilizzo di termini dispregiativi riferiti a persone pubbliche o a gruppi di persone che, agli occhi dell’opinione pubblica, rappresentano certe posizioni politiche o ideologiche.

Questi termini sono finalizzati a porre quelle persone al di fuori della cornice di valori ritenuti ammissibili all’interno della “società civile”, in quanto, in un modo o nell’altro, eccessivi. In questo modo ogni loro proposta nel merito viene identificata con il pre-giudizio di essere una proposta per definizione non ammissibile nel dibattito pubblico. E, di conseguenza, ogni loro proposta viene considerata a priori eccessiva, irragionevole e inaccettabile, senza neppure entrare nel merito delle questioni poste.

Ecco un elenco di termini che sentiamo spesso utilizzare con valenza spregiativa sui mass-media: fascista, neonazista, razzista, xenofobo, estremista (di destra, di sinistra); ultracattolico, bigotto, clericale, fanatico, integralista, radicalizzato, omofobo; populista, sovranista, nazionalista, reazionario, conservatore, radicale, grillino, lepenista; giustizialista, buonista, radical-chic, maschilista; no-global, complottista.

Analogamente esistono dei termini che vengono presentati con connotazione alter-positiva ovvero in contrapposizione con i termini spregiativi di cui sopra: democratico, popolare; progressista, innovatore, europeista, globalista; liberista, laico, femminista; economista, sociologo, tecnologico, scientifico; non governativo, privato, globalista, internazionale.

La costruzione della valenza negativa o positiva di questi termini viene costruita separatamente, nel tempo, non solo nei programmi di informazione, ma parlando di qualsiasi argomento “non sospetto”.

Dopo di che gli stessi termini, caricati di significato, vengono utilizzati per screditare o accreditare con dei pre-giudizi persone, movimenti politici, proposte ideologiche, con il deliberato intento di sviare l’attenzione dal merito delle loro proposte critiche verso le persone, i partiti e le ideologie che il sistema dei media intende difendere.

Un approccio più consapevole all’informazione
Quando sui mass-media notiamo la presenza di termini gratuitamente spregiativi, riferiti a personaggi politici, a partiti o a proposte ideologiche, drizziamo le antenne: è in corso un’azione di sabotaggio volta ad impedirci di prendere in considerazione, nel merito, proposte sgradite all’attuale sistema di potere, che detta la narrativa dei mass-media.

Questo non significa che non esistano dei pericoli “estremisti”, ma il nostro giudizio di merito diamocelo da soli, sulla base delle nostre valutazioni e non sulla base dei pre-giudizi suggeriti dal commentatore di turno.

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