IMMIGRAZIONE, LE IPOCRISIE DELLA POLITICA E LA POSTA IN GIOCO

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Il quadro globale delle sfide che ci attendono, nel rispetto dei Diritti Umani

 

Chi mi legge sa che critico spessissimo i media “di sistema”, ma anche quanto non mi tiri indietro nel riconoscere, se opportuno, quando ritengo che ospitino contenuti condivisibili o penne politicamente più oneste di altre.

È il caso, a me pare, di Goffredo Buccini, già favorevolmente commentato in un articolo del 2016, che invito a rileggere, in cui mostrava di avere una posizione ineccepibile in tema di immigrazione – integrazione, pure nei suoi aspetti religiosi.

Anche la posizione espressa sulle vicende di questi giorni mi trova abbastanza concorde, almeno per la parte di critica alle politiche sin qui improntate dalle varie fazioni.

Non sono invece d’accordo con i richiami ad un’ottica europeista, ma certo non possiamo pretendere troppo dalle colonne del media mainstream per eccellenza italiano, il Corriere della Sera, anche se nel finale condivido i suoi auspici, pur se non sostenuti da progettualità.

Andiamo con ordine. L’articolo è di oggi, 24 gennaio e si intitola: “PERCHÉ LA ‘GUERRA LAMPO’ NON POTRÀ FUNZIONARE. È necessario mettere le premesse affinché 375 milioni di giovani africani, che nei prossimi 15 anni saranno in età per lavorare, possano farlo senza scappare”.

Vediamo alcuni stralci che ritengo precisi e condivisibili:

L’ennesimo scontro sui migranti, stavolta generato dallo sgombero del Cara di Castelnuovo di Porto, aiuta a definire meglio l’approccio di Matteo Salvini e dei suoi avversari sulla questione più sensibile almeno per due italiani su tre.

Attorno al centro d’accoglienza alle porte di Roma le opposizioni stanno levando alte barricate ideologiche e, in un nuovo slancio autolesionista, da sinistra si è giunti a evocare il nazismo e i pogrom.

Chi non è del tutto privo di memoria ricorderà però che la chiusura dei Cara era obiettivo dichiarato, benché mai colto, dei governi a trazione PD. Per motivi ragionevoli. Troppo grandi, costosi e malgestiti, nati come snodo di passaggio verso gli Sprar ( i centri di seconda accoglienza) ma sempre usati in modo improprio (i richiedenti asilo restano in attesa per anni…) spesso fonti di scandalo: … ‘ndrangheta, … voti di scambio, …

La forza di Salvini sta dunque qui, nello strappo ‘barbarico’ che lo spinge dove la sinistra non osa. Come con l’azzardo estremo della chiusura (nominale) dei porti, che ha svelato tanta ipocrisia europea …

Solo che da qui cominciano i problemi. Perché chiudere Castelnuovo di botto con un blitzkrieg è un’avventura sciagurata in quanto, oltre a colpire diritti soggettivi, mette per strada almeno un quinto degli ospiti. La pattuglia degli invisibili si ingrossa ulteriormente e le cose andranno peggio nei prossimi mesi con la cacciata progressiva dai centri di chi non ha più la protezione umanitaria ma non può essere rimpatriato in mancanza di accordi coi Paesi d’origine: a migliaia (130 mila in due anni secondo l’Ispi) finiranno nel limbo dei né espulsi e né accolti, in mano alla criminalità.

Dunque la forza di Salvini è anche la sua debolezza, la filosofia della guerra lampo lo imprigiona. Temendo di essere raggiunto da problemi insolubili prima di incassare il dividendo elettorale promesso dai sondaggi, il vicepremier precede per strattoni e fughe in avanti. Si tratta invece di cambiare paradigma: un problema che non riguarda solo lui o il suo governo ma noi europei nell’insieme”.

Condivido senz’altro l’analisi del Buccini che mostra l’ipocrisia della sinistra, solo apparentemente dalla parte dei più deboli.

Buccini però ci fa vedere anche le contraddizioni di una destra che, pur potendosi “permettere” politiche più pragmatiche e condivisibili dal suo popolo, non per questo giunge a delle conclusioni operative “felici”, coerenti, dico io, con quei diritti umani che dovrebbero essere l’anima dell’Occidente.

La destra, come fa ben vedere Buccini, anche se nel breve periodo può apparire più concreta della sinistra non è in grado e/o intenzionata ad implementare misure lungimiranti, di equilibrio fra diritto dei singoli e delle comunità accoglienti.

Andiamo avanti con le argomentazioni dell’autore, riprendendo dal “noi europei”:

Lungimiranti come gattini ciechi, ci siamo ridotti in 500 milioni a litigare su chi apre o chiude i porti a qualche centinaio di profughi sulle navi Ong, mentre l’Unhcr, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, ci spiegava che in tutto il pianeta 68,5 milioni di persone nel solo 2017 sono state in fuga da guerre e persecuzioni. … Il summit di Ouagadougou ha previsto che nel 2030, causa desertificazione, saranno 135 milioni i ‘profughi climatici’ e di essi 60 milioni saliranno dall’Africa subsahariana al Nord Africa e (infine) all’Europa. Di fronte a questi dati enormi appaiono assai miopi due visioni.

La prima, della destra sovranista, riduce migrazioni bibliche a epifenomeno di un fenomeno criminale: il traffico di esseri umani di scafisti con la ‘complicità’ di alcune Ong … La seconda visione, tuttavia, è altrettanto fuorviante, ed è quella irenica della sinistra altermondista: mentre accogliamo tutti basta aprire relazioni amichevoli, insegnare mestieri sul posto e sarà fatta, gli africani si riscatteranno da soli. Non è così. E non solo perché, ovviamente, non possiamo accogliere tutti, pena conflitti sociali ingestibili”.

Fermiamoci un attimo per riflettere.

Intanto sappiamo che non tutti gli scienziati sono d’accordo sulla portata dell’impatto umano ambientale, le previsioni climatiche potrebbero essere un po’ troppo allarmistiche.

Ad ogni modo, anche se non lo fossero, credo che i veri problemi siano ben altri, ma occorrerebbe ammettere le grandi responsabilità dell’Occidente e delle sue Corporazioni per le guerre “democratiche”, per l’appoggio a Israele, per i milioni di morti, per la vendita di armi, per i conflitti fomentati/aiutati, per il colonialismo militare, finanziario e monetario.

Purtroppo il Buccini non sembra intenzionato a considerazioni del genere, dato che si accontenta della necessità di “… evitare che gli investimenti umanitari finiscano nei conti offshore dei mille dittatorelli locali. Per questo le liti con i tedeschi sulla missione Sophia o coi francesi sul loro presunto neocolonialismo sono nocive per tutti: il piano Marshall africano di cui parla Antonio Tajani ha senso solo se siamo in grado di seguire e proteggere quei miliardi di euro; un esercito comune europeo, domani, ci sarebbe necessario almeno quanto una vera unione bancaria”.

L’ottica europeista marca, ovviamente, la più grande distanza con quanto ritengo auspicabile, anche considerando il pericolo insito in questi appelli: ogni sollecitazione ad una maggiore integrazione europea, di fatto sostenuta anche dal governo gialloverde, checché se ne dica, ci porterà agli USE: la nuova entità da mettere sul piatto dello scontro globale USA/RESTO DEL MONDO.

Ritengo ciò come un “male assoluto” da evitare per una “semplice”, globale considerazione: il fenomeno politico della modernità è caratterizzato dall’erosione delle sovranità democratiche degli Stati di diritto, in favore di un sistema oligarchico in cui pochi soggetti e corporazioni riescono a controllare politica, democrazie, finanza, monete, media e tecnologie.

Ciò rende sempre più deboli le democrazie occidentali, in maniera direttamente proporzionale alla grandezza dei soggetti politici e alla “distanza democratica” delle burocrazie rispetto alle comunità che, al contrario, dovrebbero servire in maniera democratica e trasparente.

Ovviamente il Buccini non può arrivare a tanto, altrimenti non scriverebbe sul Corriere, anche se, come ripeto, lo ritengo migliore e più equilibrato di altri, come possiamo vedere nella chiusura dell’articolo:

Nell’immediato i soccorsi sono doverosi. Ma più doveroso ancora, per governi europei degni di questo nome, sarebbe mettere adesso le premesse perché, domani, 375 milioni di giovani africani, che nei prossimi 15 anni saranno in grado di lavorare, possano farlo senza scappare. Se non lo si usa come uno slogan diventa un impegno gravoso, forse troppo. E però la strada graduale è l’unica seria. Perché i blitzkrieg hanno un difetto esiziale: alla lunga vengono sopravanzati dalla realtà e dalla storia”.

Ebbene, coerente con quanto ho affermato poc’anzi sull’impossibilità e la non volontà dell’Eurocrazia di agire in modo democratico, credo che solo delle nuove politiche portate avanti da singoli Stati sovrani possano veramente cambiare le cose.

Politiche sovrane di accoglienza – scambio – progetto per chi non si riesce a fermare, in maniera “umana” e non violenta, dalla “necessità” migratoria.

Chi vuole rimanere in Italia, nel diritto, dovrebbe sapere che lo aspetterebbe un inserimento in progetti di miglioramento personale, culturale e professionale, con l’obiettivo dichiarato di ritorno nelle sue terre, ove possibile, in modo da poter diventare un protagonista nella riscossa nazionale, per creare dei Paesi amichevoli e liberi, non più soggetti alle politiche neocoloniali del passato.

Progetti di questa portata possono solo essere realizzati da Stati sovrani veramente democratici ed intenzionati ad attuare i Diritti Umani e costituzionali.

Stati che avrebbero compreso la necessita democratica, giuridica ed economica di riprendersi le sovranità perdute: le sole condizioni che possono darci qualche speranza per un futuro che, ad oggi, appare democraticamente nebuloso e “pacificamente precario”.

 

Massimo Franceschini, 24 gennaio 2019

Qui il mio libro, un programma politico ispirato ai Diritti Umani, in cui faccio proposte operative per le problematiche inerenti a questo articolo.

Consiglio anche la lettura degli articoli relativi ai Diritti umani 13, 14 e 15, collegati a queste tematiche.

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