Il sogno di un governo alleato coi “buoni”

di Giovanni Lazzaretti

«Milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. È la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di guadagno. Il gusto, l’orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno».

Quando iniziai a lavorare, anni ’80 del secolo scorso, tante ditte esponevano incorniciata questa citazione di Einaudi. Un vezzo estetico? No, era la loro fotografia, l’immagine dell’imprenditore buono. Non l’imprenditore santo, non l’imprenditore virtuoso, ma l’imprenditore utile alla sua famiglia, ai dipendenti, al tessuto sociale del Comune, al bene nazionale. Il vero “datore di lavoro”.

“Tenere i conti” fa parte della vocazione naturale citata da Einaudi. Che questa “contabilità naturale” generi anche il calcolo delle imposte può scocciare, ma alla fin fine il buon imprenditore vede anche questo come passaggio naturale.

Supponiamo però che arrivi un nuovo decreto: «Imprenditore, il bilancio dell’azienda lo abbozzerai ogni mese. Sull’abbozzo pagherai mensilmente le imposte, e poi conguaglieremo a fine anno». Pura follia, ovviamente. Ma follia che esiste già.

Quella che chiamiamo “contabilità IVA” è una forma di calcolo assolutamente inutile per l’azienda, utile solo a generare un’imposta mensile. Da 46 anni le aziende spendono in software e tempo per farsi esattori della più iniqua delle imposte: l’IVA infatti (1) grava più sul povero che sul ricco (2) costringe le ditte a spese e al lavoro coatto (3) sottrae liquidità al sistema economico nel momento esatto in cui andrebbe invece immessa. E potrei continuare.

Sono passati 46 anni e ci siamo rassegnati. Ma non ci siamo invece rassegnati al gravame ulteriore che lo Stato impone per “stanare gli evasori”. Dai mitici “elenchi clienti e fornitori” cartacei dei primi anni ’80 fino all’attuale spesometro è stata una continua invenzione di metodi per “incrociare i dati”. Il sottoscritto, programmatore per piccole aziende, si è trovato periodicamente in mezzo a questo marasma nel quale tutti (aziende, commercialisti, softwaristi) sapevano benissimo che ogni “nuovo adempimento” sarebbe stato un costo gravoso e inutile.

E, in più, il sentire gente dell’Agenzia delle Entrate che afferma «per creare lo spesometro basta un click» fa venire un certo nervoso. Metaforicamente, li impiccheremmo volentieri.

Il 1 gennaio 2019 scatterà il nuovo adempimento: fattura elettronica per tutti! Lo Stato che raccoglie e vede tutte le fatture d’Italia! Che spreco di tempo e di risorse… Cosa otterrà infatti lo Stato? Forse spariranno un po’ di false fatture. Forse lo Stato potrà intervenire più rapidamente su quelle aziende che nascono e muoiono al solo scopo di creare falsi fatturati. Forse. Ma certamente avrà ottenuto di vessare per l’ennesima volta il buon imprenditore, che dovrà spendere in software e tempo per qualcosa che non lo riguarda: perché non è lui quello che crea false fatture. Qualche azienda addirittura chiuderà l’attività per colpa del combinato fattura elettronica + nuovi adempimenti privacy.

Come diceva quel tale? I have a dream? Un sogno ce l’ho anch’io. Che arrivi un governo a fare alleanza con i buoni.

Se, per decenni, il dogma è stato «Fare qualunque cosa per stanare un solo evasore» spero in un nuovo dogma: «Nessuna norma per stanare l’evasore, se questa aumenta il carico sull’imprenditore buono».

Per cui Presidente Conte, Ministri Di Maio e Salvini, o chi per voi, quando vi viene in mente una norma che possa costituire una vessazione dei buoni, lasciatela da parte. Soprattutto se si tratta di IVA, dove rasentiamo la follia: «Viene soppresso il numero 12 bis della tabella A, parte II, allegata al Dpr 633/72; i prodotti ivi previsti sono il basilico, rosmarino e salvia freschi destinati all’alimentazione i quali vengono inseriti al numero 1 bis della tabella A, parte II bis, per i quali è prevista la aliquota Iva del 5 per cento». Qualcuno, pagato da noi cittadini, ha perso il suo tempo per decretare l’aumento IVA dal 4% al 5% per basilico, rosmarino e salvia. Nel 2016, non nella preistoria.

Basta, vi prego. Date un segnale ai piccoli e ai buoni. «La fatturazione elettronica è facoltativa per le ditte con meno di TOT di fatturato o con meno di N dipendenti». «Le nuove norme privacy non si applicano per le ditte con meno di N dipendenti, per le scuole statali e per le scuole paritarie».

Che sogno… Vedere per una volta i piccoli e i buoni che sorridono al proprio governo.

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