Il perché dei referendum inutili

di Giovanni Lazzaretti
18.06.2022

Anch’io in fondo non avevo eccessive certezze e, se ho mantenuto il SI nel referendum della scheda verde(1) come ti avevo scritto, arrivato in cabina ho messo anche un NO nel referendum della custodia cautelare: c’era troppo scostamento tra l’intento teorico di limitare gli eccessi di custodia cautelare e l’effetto pratico dell’abrogazione, che avrebbe semplicemente dato maggior mano libera alla delinquenza “garbata”.

Ragionamenti utili, ma privi di qualunque peso, visto che mai si era stati così lontani dal quorum (21%).

Sulla seconda repubblica ricordi “quasi bene”. 

  • Nella prima repubblica avere il quorum era la norma (7 volte su 8) e non averlo era l’eccezione (1 volta, 43%, referendum su caccia e fitofarmaci).
  • Nella seconda repubblica non avere il quorum è la norma (8 volte su 9) e averlo è occasionale (1 volta, 55%, referendum sull’acqua pubblica).

Poi c’è il caso anomalo del 1995, quorum 58%, che non sai bene se attribuirlo alla prima o alla seconda repubblica (nasce nella prima repubblica, ma si vota all’inizio della seconda).

Ma del resto dobbiamo ricordare che la prima repubblica mantenne il livello di affluenza alle politiche a livelli sempre altissimi (dal 92,19% del 1948 al 87,07% del 1992 sono -5,12% in 44 anni) mentre la seconda repubblica è passata da 84,07% del 1994 al 72,93% del 2018 (-13,14% in 24 anni).

In una disaffezione così palese, un referendum, per raggiungere il quorum, deve riguardare qualcosa che tocca il cuore: ci riuscì solo l’acqua pubblica.

Ora, questi ragionamenti sono così ovvi che ci si chiede perché i partiti insistano con questo strumento.

Il fatto è che il principale utilizzatore dello strumento referendario NON è un partito. Anche i referendum sulla giustizia sono stati iniziati dai Radicali, per poi imbarcare Salvini, e per farli alla fine decollare grazie a 9 regioni governate dal centrodestra. 

I Radicali sono stati anche un partito “classico”, per un po’ di anni, ma sono sostanzialmente un movimento che fa da braccio armato di tutte le idee contenute in quello che chiamo “Piano Soros” (2)

Divorzio, aborto, fecondazione artificiale, omosessualismo, gender, eutanasia, immigrazionismo, sostituzione di popolazione, eccetera. Non esiste un’idea di Soros che non sia anche un’idea dei Radicali. 

Questa foto (Soros che premia la Bonino) è emblematica, indipendentemente dal tipo di premio che la Bonino stava ricevendo.

E il fatto che adesso la Bonino non sia tecnicamente nei Radicali, ma sia in +Europa, non vuol dire nulla: i Radicali sono da sempre sparsi in tutti i partiti.

Quindi

  • Per un certo periodo il “partito” dei Radicali (privo di consenso elettorale significativo) si è trovato a parlare con la Lega Nord (che invece, tra alti e bassi, ha un alto consenso) all’interno del Comitato Giustizia Giusta.
  • I Radicali in qualunque consesso fanno il loro mestiere: diffondono le idee perverse della Open Society di Soros, con le quali sono in totale assonanza.
  • E quindi possiamo dire che qualcosa loro hanno ottenuto comunque.
  • E che la figuraccia finale del 21% di affluenza la incassa solo la Lega.

I Radicali potremmo definirli “rivoluzionari di professione”: ogni via loro la tentano, perché ogni via consente loro di diffondere un po’ di idee a un po’ di persone. Idee, ovviamente, tutte volte a destabilizzare l’ordine naturale e cristiano.

Oppure, chissà, i Radicali insistono con i referendum per renderli sempre più assurdi e ridicoli, tanto che poi la gente non andrà a votare neanche su eventuali questioni cruciali.

In fondo anche questa è un’impostazione adatta a Soros: formalismo democratico privo di sostanza. 

  • Il sistema maggioritario ha fatto morire il Parlamento, 
  • il referendarismo insistito su cose futili farà morire anche la democrazia diretta. 

In modo che resti il Draghi di turno e il popolo impotente. Tecnicamente si chiama “democrazia totalitaria” (3).

***

Comunque sai che anche stavolta abbiamo fatto il nostro servizio? 

Pur con un testo messo su all’ultimo istante, pur essendo una tornata elettorale che era calda solo per il clima, qualcuno ugualmente mi ha scritto.

Ad esempio suor Bianca(4).

Carissimo Giovanni, che piacere rivedere questa ripresa sulle riflessioni ogni volta che siamo invitati ad andare alle urne! Ho letto e riletto il suo testo e credo che faremo come pensa di fare lei. 

Dico “faremo” perché la nostra Superiora Generale attuale è avvocato per studi fatti e parlando di questo referendum ci diceva che i veri problemi non sono in queste schede, che sarebbe materia di Parlamento con conoscenza precisa delle leggi in questione. Ci ha lasciate libere di andare e votare scheda bianca.

Anche questo atto può essere una risposta per dire che le riforme sono necessarie ma nelle condizioni volute: questioni essenziali e non marginali, impegno da assolvere in Parlamento…

Grazie per questo tempo che dedica ad aiutarci a riflettere.

Grazie anche per l’articolo sul gender di Manfredini. Un’altra questione che si sta inoltrando nel terreno autunnale e che sta già girando in tante scuole della nostra città.

Vi spero in forma, anche per l’operazione della Carlottina.

Buona festa della Santissima Trinità,

Suor Bianca

Suor Bianca è sempre all’erta fin dalla prima annata, quando tu e le tue amiche siete state prese e “buttate” in pubblico.

Dalla sua mail prendo solo la frase “questioni essenziali e non marginali”. 

Avevo messo nel testo che eravamo alle prese con “quesiti oggettivamente complessi e oggettivamente MARGINALI” (l’avevo messo addirittura in maiuscolo). 

Prendo lo spunto da suor Bianca per riprecisare che sono marginali “rispetto allo scempio di ingiustizie che ho elencato prima”, ossia la demolizione del diritto al tempo del covid.

 

Poi mi scrive anche Paolo, nel giorno di Sant’Antonio.

Buon pomeriggio signor Giovanni. Esattamente un anno fa Le scrivevo, ero moltissimo preoccupato per l’evoluzione che stava prendendo l’emergenza sanitaria anche per le conseguenze sul piano personale e mi sentivo molto turbato. Anche Lei mi disse che era molto legato al Santo di Padova e ho cercato di farmi forte nelle preghiere. Oggi le scrivo di nuovo. 

Sabato scorso ho letto immediatamente la Sua mail e l’ho trovata molto arricchente, anche solo per aver citato l’episodio narrato da Guareschi. Da questo punto di vista ammetto la mia ignoranza in merito a questo autore genuino e prodigioso allo stesso tempo. 

Dove andremo? La crisi è strutturale in ogni campo. In aggiunta vi sono molti spettri in agguato dalle paure esercitate in epoca “pandemica” al quadro economico fosco con una guerra all’orizzonte che fa da cornice. 

Mi ha colpito anche il suo cenno al quadro delle riforme e in particolare alla scuola. Sono convinto anch’io che non vi può essere legge buona se non vi è un popolo che è elevato moralmente e soprattutto spiritualmente. Anche il quadro della Chiesa appare ambivalente e talvolta smarrito nei suoi insegnamenti e pare andare dietro alla corrente mondana. 

Io vivo in un paese non molto lontano da Collodi, la patria del famoso Pinocchio. Forse molti dovrebbero rileggere quella favola perché ha molte sfaccettature assai attuali dal punto di vista metaforico. A questo riguardo avevo ascoltato con molto piacere un editoriale dell’Osservatorio Van Thuan a cura del dott. Fabio Trevisan qualche settimana fa, intitolato “Pinocchio e la Dottrina Sociale della Chiesa”. 

I somari possono studiare anche alla London of Economic School, ma sono sempre somari.

Quindi La ringrazio molto per il contributo offerto che Le sarà costato anche un certo sacrificio materiale, ma che reputo molto importante.

Non dimentichiamo quel tassista in giacca e cravatta !!!(6)

Cordiali saluti. Paolo Franzini

Non commento, mi sembra tutto chiaro e condivisibile. 

 

Lascio per ultima l’amica Daniela.

Carissimo Giovanni, non ho mai risposto alle tue innumerevoli mail anche se avrei sempre avuto qualcosa da obiettare, ma questa volta faccio uno strappo alla regola.

Sono contenta che tu abbia cambiato idea!(7) Al di là di qualsiasi giusta considerazione, è comunque sempre importante avvalersi del diritto di voto, se non altro per rispetto di chi è morto per assicurarcelo.

Non capisco però la scelta di votare per un solo quesito: dopo le considerazioni fatte, la logica conseguenza mi sembrava quella del voto su tutto. Io voterò NO per i primi 2 quesiti e SI per gli altri 3.

Non credo sia giusto astenersi per non “mescolarsi” con i promotori. Credo che dovremmo solo ed esclusivamente basarci sulle nostre considerazioni e poi, come onestamente hai ricordato tu a proposito di Berlusconi, l’antipatia o la scarsa considerazione verso politici o partiti non sempre aiuta a capire ciò che è o sarebbe bene.

Con gratitudine per l’analisi fatta ti saluto e ti faccio una raccomandazione: cerca di riposare!

Ciao. Daniela

Qui invece le cose da commentare sono tante.

La prima è questa: «non ho mai risposto alle tue innumerevoli mail anche se avrei sempre avuto qualcosa da obiettare». Effettivamente è così: obiettare è fatica, e non lo si può fare costantemente. Questo avvalora quanto disse Dino Boffo in una conferenza del tempo che fu: «Se mi arrivano 3 lettere di critica su un certo articolo di Avvenire, non devo pensare ai 3 lettori, ma ai 30 o 300 lettori che pensano allo stesso modo e non se la sentono di scrivere».

La seconda: ho cambiato idea. E questo mi auto-conforta: riesco ancora ad ascoltare e a farmi indirizzare da ciò che leggo o ascolto. Del resto nel 2008 // 2013 // 2018 iniziai a scriverti pensando che avrei votato A e mi sono ritrovato a votare B, plasmato dalla marea di cose lette, e scritte a voialtre.

La terza: avvalersi comunque del diritto di voto. Alla fine concordo (a meno che non mi astenga volutamente, per far fallire un referendum), anche se vedo spesso nella mente Soros che ridacchia di noi povere formichine attaccate alla scheda elettorale, mentre lui ha il potere di sconvolgerci le vite in poche mosse. Ma alla fine dei tempi vince il siriano in giacca e cravatta, non Soros.

La quarta: dovevo votare su tutto? No, su questo non mi sento obbligato. 

  • Il SI che avevo annunciato sulla scheda verde andava bene.
  • Il NO che ho aggiunto in cabina sulla custodia cautelare mi va pure bene, anche a mente fredda.
  • Ma sulla legge Severino sono realmente lacerato: io, un non-berlusconiano, sento un fastidio profondo per quella legge che, comunque la si giri, è stata fatta “ad personam”. Forse contiene anche cose importanti (e quindi non l’abrogherei), ma è comunque una legge-vendetta (e quindi l’abrogherei): la scheda bianca è tutto ciò che potevo fare.
  • Lo stesso sulla separazione delle carriere. Ci vuole (e quindi potevo votare SI), ma la forma abrogativa generava una norma mal fatta (e quindi ero per il NO). Scheda bianca.
  • Sui membri non togati è stata proprio l’ignoranza a farmi mettere scheda bianca. L’ingresso a pieno titolo (e non a mezzo servizio) dei non togati è una cosa buona a prescindere? O ci sono reti di potere anche tra i non togati, faccende che io ignoro? Scheda bianca.

La quinta: votare secondo le proprie convinzioni, senza farci condizionare dai promotori. Come dare torto a Daniela? Non votai per il referendum del divorzio perché ci volevano i 21 anni, ma ricordo bene il dibattito: c’erano i cattolici che non votarono SI all’abrogazione «per non votare come Almirante»(8). Votarono tranquillamente con socialisti, comunisti, liberali e radicali, ma guai a votare come “la destra”.

Condivisibile quindi l’appunto di Daniela… a meno che non ci siano di mezzo i Radicali. Perché i “rivoluzionari in servizio permanente” perseguono un piano organico e bisogna sempre chiedersi quale è lo scopo “vero” che vogliono ottenere. 

Ad esempio, che il sistema maggioritario voluto nel 1993 dai Radicali avrebbe spaccato la Democrazia Cristiana era palese a chiunque riflettesse. Ma nessuno poteva immaginare che il sistema maggioritario avrebbe spaccato in due la Chiesa. Nessuno, tranne forse i Radicali.

Resta vero comunque che farsi guidare da antipatie o simpatie non è un buon modo di procedere. 

Ho appena letto un articolo sul film “In nome del popolo italiano” (Dino Risi, 1971). C’è un breve scambio di battute fra l’integerrimo giudice Bonifazi (Ugo Tognazzi) e il faccendiere Santonocito (Vittorio Gassman).

«Io sono stufo di essere difensore di leggi che proteggono una società che fa schifo, perché consentano a individui come lei di prosperare e proliferare», dice Bonifazi.

Ma Santenocito gli risponde: «Lei mi odia a livello ideologico, lei è prevenuto. Lei non è un buon giudice».

E aveva ragione Santenocito. 

Bonifazi infatti è così integerrimo da buttare nella spazzatura la prova dell’innocenza di Santenocito, perché Santenocito va condannato “a prescindere”: da condannare per ciò che è (un faccendiere, un parassita), e non per l’innocenza sul caso specifico (l’uccisione di una escort, che invece si era suicidata).

 

Bene. Direi che anche per i referendum 2022 abbiamo lavorato abbastanza, e si possono archiviare.

Ciao

Giovanni

 

NOTE

(Le note sono per i lettori, non sono presenti nei testi che mando all’Irma)

  1. Scheda verde, referendum n.5, abrogazione delle firme per la presentazione di candidature al Consiglio Superiore della Magistratura.
  2. Per chi conserva tutto, rivedere il testo del 2018: “1808 – Piano Soros e United States of Europe”. Digitando tra virgolette “Piano Soros e United States of Europe” lo si trova anche su Internet.
  3. «Una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la storia», San Giovanni Paolo II.
  4. I nomi degli interlocutori vengono sempre modificati, e gli interventi a volte un po’ sistemati, o modificati se le frasi li rendono troppo riconoscibili.
  5. Ho mandato a Paolo testi di spiegazione su Irma & amiche, presi da anni precedenti.
  6. Il Cicerone siriano citato da Sebastiano Caputo, vedi Cara Irma precedente.
  7. In una chiacchierata (mail? telefono? Non ricordo più) mentre ero nella fase “svaccata”, devo averle detto che avrei ignorato in toto i referendum. Poi (grazie anche a Irma) ho cambiato idea.
  8. Capo del Movimento Sociale Italiano, se c’è qualche giovane in lettura.

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