Gender. La realtà rimossa del «maschile» e «femminile» (da avvenire.it)

Rilanciamo questo articolo dell’Avvenire sul tema dell’identita’ di genere…

Con l’identità di genere svanisce la connotazione binaria sessuata dell’identità umana, sostituita con una nuova, senza alcun riferimento al corpo e al biologico. Una questione etica e culturale seria.

Il transgender riguarda qualcosa di radicalmente diverso dall’omosessualità. Si tratta di una identità umana in cui la differenza uomo/donna viene cancellata, modificando radicalmente i corpi. C’è differenza fra “sessuato” e “sessualità”: l’orientamento sessuale riguarda la sessualità, le relazioni sessuali interpersonali, e presuppone di riconoscere l’umanità sessuata, fatta da maschi e femmine, e che la sessualità è praticata fra persone di sessi definiti. Il riconoscimento anche legale delle relazioni omosessuali riguarda comportamenti umani descritti in base alla differenza sessuale. L’omosessualità non nega il corpo sessuato, al contrario: per affermarne la legittimità si presuppone che esistano due sessi definiti, tanto che si usano parole per indicare donne con relazioni fra loro – lesbiche – analogamente per gli uomini – gay –, con associazioni distinte di militanti (Arcigay e Arcilesbica, per limitarsi a due note). Con l’identità di genere invece svanisce la connotazione binaria sessuata dell’identità umana – maschio/femmina – sostituita con una nuova, senza alcun riferimento al corpo e al biologico: ogni essere umano è un punto nello spettro delle identità di genere, fa parte di un fluido continuo di possibili identità esclusivamente auto-percepite, cioè soggettive, differenti fra persona e persona e, per ciascuna persona, mutevoli nel tempo. In questa visione – che si diffonde a livello globale – non ha senso parlare di orientamento sessuale: a una persona con un’identità variabile, non riconducibile al maschile/femminile, non ha senso chiedere qual è il genere di appartenenza della persona con cui ha rapporti fisici. Le relazioni sessuali fra transgender possono essere solo relazioni fra partners. Quella transgender è un’identità nomade, indefinita. Un’identità che si vorrebbe connaturata all’umano: per questo c’è tanta insistenza sulle transizioni dei bambini: se tale è il paradigma antropologico proposto, deve poter valere sempre, senza limiti di età. I bloccanti della pubertà sono questione centrale per l’umanità transgender: è con la pubertà che si differenziano il maschile e il femminile. Bloccandola, gli interventi ormonali e chirurgici successivi potranno più facilmente modellare il corpo nella direzione voluta, perché intervengono in un fisico ancora non segnato dalle caratteristiche sessuate. Trattamenti irreversibili che disegnano un corpo mutante, seguendo una filosofia che vuole dimenticare il maschile e il femminile.

https://www.avvenire.it/vita/pagine/la-realta-rimossa-del-maschile-e-femminile

 

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