Elogio del brigante

di Giovanni Lazzaretti

Il mio amico Pino, nel diffondere l’articolo «San Mu’ammar Gheddafi, martire», ha scritto la parola “San” tra virgolette. Ha ragione: i santi li proclama la Chiesa e la Chiesa non ha proclamato santo il colonnello Gheddafi. Ma c’è un caso anomalo, quel San Dismas universalmente noto come “il buon ladrone”: un brigante, un tagliagole, probabilmente; uno che l’aveva fatta grossa se ammette che lui e il compagno sono crocifissi «giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni». Eppure è stato canonizzato da Gesù in persona, prima ancora che la Chiesa nascesse.

Gheddafi, a viste umane, non era uno stinco di santo (come non lo era il buon ladrone). Chissà com’è adesso Gheddafi agli occhi di Dio: forse tre frasi del Vangelo aiuteranno a capire.

***

«Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto sete e mi avete dato da bere».

La Libia era un paese assetato. Gheddafi ebbe l’idea del Grande Fiume Artificiale: prelevare acqua fossile, dolce, presente nelle profondità del Sahara e trasportarla verso Tripoli, Bengasi, Sirte, Tobruk, dove abita il grosso della popolazione. E’ l’acquedotto più grande del mondo: 4000 chilometri di condutture di calcestruzzo sepolte nella sabbia, 4 metri di diametro, 6 milioni di metri cubi di portata giornaliera. Con quest’opera Gheddafi garantiva 100 anni di acqua a tutta la popolazione.

Ma, al di là dell’acqua, un leader che porta un paese africano al 53° posto nell’Indice di Sviluppo Umano mondiale (mentre all’inizio era il paese più povero del mondo) direi che ha lavorato bene su molti fronti delle opere di misericordia corporale.

Gli aerei NATO, tra le varie indegnità dell’attacco alla Libia nel 2011, bombardarono anche l’acquedotto nei punti nevralgici.

«Prestate senza sperarne nulla»

Se cercate il prestito a tasso zero, oppure un fondo di 60.000 dinari (50.000 dollari) agli sposi per comprare la prima casa, dovete diventare cittadini libici. Della Libia di Gheddafi, ovviamente, non della Libia attuale.

Sono interventi stratosferici per noi, ma normali per chi usa le proprie risorse nazionali per creare la propria sovranità monetaria.

«Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio»

Prendo le parole da un articolo del defunto padre Gheddo, marzo 2011, senza aggiungere nulla: «In Libia c’è libertà religiosa. I 100 mila cristiani, pur con molti limiti, godono di libertà di culto e di riunione. La Caritas libica è un organismo stimato e richiesto di interventi. Nel 1986 Gheddafi ha scritto a Giovanni Paolo II chiedendo suore italiane per i suoi ospedali. Costruiva ospedali e dispensari, ma non aveva ancora infermiere libiche. La richiesta veniva dal buon esempio delle due francescane infermiere italiane che hanno assistito il padre di Gheddafi fino alla morte. Oggi in Libia ci sono circa 80 suore cattoliche (soprattutto indiane e filippine, ma anche italiane) e 10.000 infermiere cattoliche filippine e indiane, oltre a molti medici filippini, indiani, libanesi, italiani. Il vescovo Martinelli mi diceva: “La presenza di queste giovani donne cristiane, professionalmente preparate, gentili, attente alle necessità del malato che curano con amore, stanno cambiando l’immagine del cristianesimo fra i musulmani”. In nessun Paese islamico tutto questo è permesso».

***

Aggiungo che Gheddafi ha mandato le bambine a scuola e le ragazze all’università, ha abolito la poligamia e ha varato leggi in favore della donna: ad esempio ha proibito di tener chiuse le ragazze e le donne in casa o nel cortile cintato.

Il quadro è quindi quello di un uomo che stava conducendo un paese a stragrande maggioranza islamica verso i princìpi del diritto naturale, quei princìpi che l’Europa, al contrario, demolisce.

Troverete mille motivi per definire Gheddafi “un brigante”, ma non mi stupirei se il brigante fosse in Paradiso. E comunque prego quotidianamente per la sua anima e per la Libia.

Mi sono chiesto se pregare cattolicamente per un islamico sia una sorta di “appropriazione indebita” cultural-religiosa. Me lo son chiesto, ma ho risposto “no”. Gheddafi infatti è stato ucciso da suoi correligionari. Posso pensare che un kamikaze che si fa esplodere e fa morire degli infedeli ritenga di andare nel paradiso dei martiri. Ma quando degli islamici uccidono un altro islamico, come funziona la faccenda? Chi va in paradiso, l’assassinato o gli assassini?

I correligionari di Gheddafi non gli hanno conferito particolari onori. Niente di male se lo prendo in carico io per una preghiera di suffragio.

 

Giovanni Lazzaretti

giovanni.maria.lazzaretti@gmail.com

Lascia un commento