CROLLO DI UN PONTE, OPPORTUNITÀ DI SOVRANITÀ PER IL PAESE

Liberiamo la politica dai tradimenti a libertà e democrazia

 

Riguardo al problema relativo al crollo del ponte Morandi a Genova, città in cui vivo da tre anni, voglio ricordare che siamo pur sempre in uno Stato di diritto.

Anche se da decenni politica e media stanno demolendo e/o non denunciando la demolizione di questo concetto per favorire lobby, logge e trust privati nazionali e transnazionali, siamo in uno Stato di diritto: entità politico-giuridica che dovrebbe essere il culmine storico e democratico del processo di gestione della cosa pubblica e dei rapporti fra cittadini e Nazioni finalmente amichevoli.

Una nuova politica dalla parte del cittadino dovrebbe rimettere questo concetto al primo posto, e trovare soluzioni che facciano gli interessi della comunità che rappresenta.

Riguardo alle considerazioni storico-politico-architettoniche del ponte e delle politiche edilizie più in generale, rimando a questo bell’articolo di un ingegnere che fa riflettere sotto vari punti di vista.

Tornando alla stretta attualità: credo che una violazione di convivenza così palese come quella fra Società Autostrade e società civile vada fermata quanto prima, indipendentemente dai contratti firmati.

Il problema è quindi “solo” questo: la VOLONTÀ POLITICA di nazionalizzare le autostrade e, dico io, tutti i beni e servizi strategici del Paese.

Volontà politica che non deve “solo” superare le barriere ed i “misteri” relativi a contratti in essere, sembra anche oscenamente “secretati”, che spero non prevedano l’impossibilità della pur processualmente lunga “risoluzione per inadempimento”.

Non escludo contratti capestro in cui lo Stato abbia ceduto su molti fronti ai privati, anche nella formulazione dei contratti stessi.

Alla luce di queste considerazioni credo che l’opzione giusta e principe sia la nazionalizzazione, da intraprendere in contemporanea con la citazione in giudizio della Società Autostrade per i danni arrecati al Paese.

Oltre a ciò, se l’ipotesi di citazione in giudizio non risultasse contemplata dalle carte, il governo dovrebbe procedere denunciando politicamente e legalmente tutti gli attori politici che hanno permesso la stipula di contratti evidentemente “scriteriati”, danneggiando così il Paese che avrebbero dovuto servire e proteggere.

Non vorrei che nel contratto non sia esattamente specificato che la “manutenzione” debba prevedere anche la demolizione e ricostruzione delle infrastrutture ove e quando necessaria, cosa che mostrerebbe già di per sé la scelleratezza della politica di privatizzazione in ambiti ed in aree così complesse, oltretutto appartenenti alla società civile che le ha di fatto pagate.

Capite bene che per fare giustizia e riformare tutte le politiche passate dovremmo avere un governo totalmente dalla parte dei cittadini e della Repubblica, intenzionato a ridare allo Stato di diritto le responsabilità sulla cosa pubblica, come da Costituzione.

La situazione attuale, come accennavo all’inizio, è stata permessa e “venduta” all’opinione pubblica tramite una scellerata politica di denigrazione dello Stato stesso, atta a favorire interessi privati nazionali e non, condita da tutta una retorica sullo “stato inefficiente/privato è bello”, diventata da decenni pensiero unico dominante.

Pensiero unico che ha favorito ed accentuato la debolezza dello Stato italiano e della nostra democrazia, già insita nei rapporti di forza del dopoguerra e nei trattati che ne seguirono, anch’essi secretati.

Una politica di dignità democratica nazionale quindi, ben diversa dal vecchio nazionalismo, che può essere portata avanti in modo democratico solo da forze politiche che abbiano come primo scopo quello di attuare la Costituzione italiana originale.

Forze politiche consapevoli che la nostra bella Costituzione trova i suoi valori non cedendo alle passate ideologie, ma difendendo ed attuando i più alti “diritti inviolabili dell’uomo”, come da suo Art. 2.

Sempre felice di essere smentito, non credo che l’attuale governo abbia la necessaria caratura per fare ciò che andrebbe democraticamente e trasparentemente fatto, anche pensando che un piano di ri-nazionalizzazione degli asset strategici credo sia alquanto problematico in assenza di una moneta sovrana.

A tal fine ricordo che una “parziale” ma immediata sovranità monetaria sarebbe possibile con la cosiddetta “moneta fiscale”, non vietata dai trattati europei, che sembra anche migliore dei mini bot del contratto di governo, di cui peraltro non si sente “stranamente” più parlare.

La sovranità del nostro Paese e la giustizia verso al sua società civile deve essere ricostruita partendo dalle fondamenta dello Stato di diritto.

Cogliamo questo tragico evento come una grande opportunità di cambiamento.

 

Massimo Franceschini, 18 agosto 2018

questo il mio libro, un programma politico ispirato ai diritti umani

fonte immagini: Wikimedia Commons

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