Yemen. ONU: “Riyadh e Abu Dhabi hanno commesso crimini di guerra”

Condividiamo questo articolo sulla guerra dimenticata in Yemen, nella quale sono coinvolti dei nostri importanti partner commerciali (compreso l’acquisto di armi prodotte in Italia), come l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi.
Chissà perché tutta l’attenzione dei mass media e delle campagne di pressione economica degli USA va verso stati non allineati con gli USA, come Venezuela ed Iran, mentre si chiudono gli occhi su chi compie gravi crimini di guerra a danni di donne e bambini nello Yemen.

Tratto da:
http://nena-news.it/yemen-onu-riyadh-e-abu-dhabi-hanno-commesso-crimini-di-guerra/


Dopo le ultime stragi di bambini, le Nazioni Unite accusano la coalizione sunnita di gravi violazioni del diritto internazionale e di non aver fatto nulla per evitare vittime civili. Un terzo dei 16mila raid compiuti non ha preso di mira siti militari, una percentuale enorme

Roma, 28 agosto 2018, Nena News – Uno scuolabus, un campo profughi un furgoncino: tra gli ultimi target della coalizione a guida saudita impegnata in Yemen c’erano ancora dei civili. In pochi giorni tre massacri, tra le vittime soprattutto bambini. Quattro giorni fa le bombe hanno colpito una famiglia che stava salendo su un furgone per lasciare Hodeidah: 22 bambini e quattro donne hanno perso la vita. Il giorno prima cinque profughi sono stati uccisi quando il campo improvvisato in cui aveva trovato riparo è stato colpito, a Duraihami.

E a metà agosto la strage degli alunni a Saada, nord dello Yemen. Erano dentro una scuolabus, stavano tornando da una piccola gita quando i missili sauditi hanno centrato il mezzo fermo in un mercato perché uno degli accompagnatori si era fermato a comprare qualcosa da bere. Quarantré morti, di cui 29 bambini tutti sotto i 15 anni. Video e foto mostravano l’arrivo dei feriti negli ospedali, sulle spalle ancora lo zainetto, addosso i grembiulini sporchi di sangue.

Accusata, la coalizione sunnita anti-Houthi – che dietro la guida dell’Arabia Saudita nel marzo 2015 ha lanciato l’operazione “Tempesta decisiva” contro lo Yemen – ha prima negato, poi ha detto di aver indagato e aver scoperto che quello scuolabus trasportava combattenti Houthi. Lo hanno smentito i presenti, ma soprattutto le immagini dei bambini senza vita, vestiti per un giorno di scuola.

In tale contesto non stupisce più il rapporto appena pubblicato dalle Nazioni Unite che accusa l’esercito saudita e quello emiratino – i più impegnati nell’offensiva – di crimini di guerra. I bombardamenti, scrive l’Onu, hanno causato il più alto numero di morti mentre il blocco navale e aereo rappresenta una violazione del diritto umanitario internazionale. E poi stupri, torture, trattamenti degradanti verso i prigionieri catturati a terra dalle forze progovernative alleate di Riyadh e dalle truppe degli Emirati che in Yemen hanno aperto carceri segrete. Ma, soprattutto, a sdegnare sono “le pochissime prove di un tentativo di minimizzare le vittime civile”. Ovvero, nemmeno ci si prova ad evitarle, il massacro è a tappeto.

Lo dicono i numeri: quasi 20mila morti, tre milioni di sfollati interni, 21 milioni bisognosi di aiuti umanitari a causa del collasso totale del sistema sanitario, di quello commerciale, della distribuzione del cibo, della carenza di carburante. Secondo i dati raccolti da Al Jazeera e Yemen Data Project, dei 16mila raid compiuti in tre anni di guerra almeno un terzo non hanno riguardato siti civili. Ma matrimoni, mercati, scuole, cliniche, campi profughi, siti archeologici, zone residenziali.

Un terzo è un dato enorme tenendo conto delle tecnologie – per lo più fornite dagli Stati Uniti che non hanno mai interrotto la collaborazione di intelligence e di sistemi high tech – di cui dispone l’Arabia Saudita, terzo paese al mondo per acquisto di armi dai più noti produttori, i paesi occidentali. Oggi il capo del Pentagono, James Mattis, riferirà in merito al ruolo statunitense nel conflitto.

Alle vittime dirette dei raid si aggiungono i morti per fame e malattie, difficili da calcolare ma abbastanza da triplicare l’attuale bilancio: secondo Save the Children ogni giorno muoiono 130 bambini in media per mancanza di cibo e medicine.

Alle accuse dell’Onu risponde Riyadh: “Siamo sorpresi dalle dichiarazioni di alcuni funzionari delle Nazioni Unite – ha detto il portavoce della coalizione, il colonnello al Maliki – che assumono posizioni parziali”. Insomma, per la petromonarchia il Palazzo di Vetro favorirebbe così la minoranza Houthi, la cui sollevazione ha provocato la stizza saudita e il timore di perdere il controllo di un paese considerato il proprio cortile di casa.

Nena News

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