Una riforma economica dal basso e dallo ZERO

di Giovanni Lazzaretti
03.05.2019

Ho dedicato due articoli a descrivere esempi dove lo ZERO la faceva da padrone: “qualcuno” mette a disposizione “qualcosa”, per poi ritrovarselo in mano, intatto: un’azione gratuita, che risolve situazioni o innesca effetti economici, e che non crea alcuna variazione al patrimonio di chi la mette in atto.

Questo ZERO di valore esiste solo negli esempi che ho descritto? Oppure può avere una valenza economica generale?

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Il Piano Marshall, che molti indicano come motore della ripresa europea dopo la II Guerra Mondiale, fu un piano di buone intenzioni, ma non arrivò ai suoi obiettivi. Il Piano forniva all’Europa “dollari a doppio servizio”: dovevano servire a comprare i prodotti USA, ma anche a riattivare i commerci tra gli Stati europei, in modo che l’Europa nel suo complesso diventasse un soggetto solido e affidabile per gli USA. In realtà la crescita del commercio intra-europeo non avvenne, perché i dollari arrivati finivano spesso per diventare “riserva”, uscendo dalla circolazione.

Ci si rese conto che «ciò che occorreva al commercio europeo non era affatto una quantità maggiore di denaro, ma, più semplicemente, una moneta».

Chi coglie oggi la differenza tra denaro e moneta? Siamo abituati a sentir dire che la moneta è «misura del valore, riserva di valore, mezzo di scambio», secondo le trite affermazioni dei nostri economisti di scarsa fantasia: in questo senso, certamente, denaro e moneta sono più o meno la stessa cosa.

Immaginate allora che la moneta NON sia riserva di valore, ma solo misura del valore e mezzo di scambio: ecco che immediatamente l’economia cambia faccia. Perché se una moneta NON è riserva di valore, significa che dal punto di vista materiale essa non esiste: ciò che esiste è solo la sua funzione di concordare un prezzo e consentire uno scambio.

E, se non esiste, è uno ZERO.

Di fatto l’Unione Europea dei Pagamenti, nata nel 1950 per realizzare ciò che il piano Marshall non poteva fare, si configura come una “camera di compensazione” dove tutti gli Stati europei iniziano con un conto a saldo ZERO. L’Italia vende alla Francia un impianto da 50.000 dollari: L’Italia segna +50.000, la Francia -50.000. La Francia vende prodotti alimentari alla Germania per 30.000 dollari: Italia +50.000 Francia -20.000 Germania -30.000. La Germania vende motori alla Francia per 15.000 dollari e all’Italia per 20.000 dollari: Italia +30.000 Francia -35.000 Germania +5.000. Eccetera.

I debiti e i crediti non sono più BILATERALI, ma MULTILATERALI. Una serie di correttivi disincentivano sia saldi attivi troppo alti, sia i saldi passivi troppo alti: la tendenza al “saldo zero” diviene la situazione ideale. La UEP riesce dove il piano Marshall aveva fallito: si chiude infatti nel 1958 non perché non funzionasse, ma perché aveva funzionato così bene da portare rapidamente l’Europa al livello richiesto per poter essere attore a pieno titolo nel sistema di Bretton Woods, sistema che non era mai riuscito a decollare.

L’ideale per il mondo sarebbe stato il comprendere che la UEP, commercio multilaterale basato sullo ZERO, era da estendere a tutti, non da smantellare per inserirsi in Bretton Woods. Infatti Bretton Woods era un oggetto fragile e morirà di morte violenta già nel 1971, quando Nixon annullò la convertibilità dollaro-oro: sistema morto a 25 anni dal concepimento e a soli 13 anni dal suo pieno funzionamento.

Negli 8 anni della UEP la “moneta” era stata una cosa diversa dal “denaro”, e aveva funzionato.

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Oggi l’economia non funziona: pochi ricchi sono spaventosamente ricchi, i poveri sono miliardi e sono in quantità crescente. Sì, vi diranno che si muore meno di fame: ma in Italia non basta sfamarsi per poter vivere dignitosamente. La finanza vale 1.300.000 miliardi di dollari, a fronte di debiti degli Stati per 260.000 miliardi di dollari, a fronte di un PIL annuo mondiale di 80.000 miliardi di dollari. Gli Stati sono paralizzati da un debito che si forma esclusivamente attraverso gli interessi passivi.

Se uno dicesse che può esistere una finanza senza economia reale, lo prendereste per matto: la finanza ha senso solo agganciata all’economia. Ma la sproporzione tra finanza ed economia è oggi così spaventosa che equivale di fatto a una finanza senza economia, autoreferenziale.

Sono gli effetti di una nOmismatica erronea (anzi, di una nOmismatica inesistente) che emette moneta attraverso il debito, che consegna la moneta in mani sbagliati, che pretende di usare lo stesso oggetto come mezzo di scambio e riserva di valore.

Immaginiamo che un governo illuminato studi la Unione Europea dei Pagamenti, e capisca che il metodo dei debiti e crediti multilaterali è una occasione anche per l’economia reale interna a un paese. Vuoi pagare i tuoi fornitori con bonifici bancari? Puoi farlo. Ma puoi anche pagarli con la Camera di Compensazione Nazionale (CCN), dove paghi anche se non hai i soldi, e verrai pagato a tua volta.

La CCN sarà moneta, ma non sarà denaro. Si chiamerà Tallero, o quel che volete, e 1 Tallero varrà 1 Euro, senza che si possano cambiare Talleri in Euro o viceversa. La piattaforma informatica per questi scambi è già pronta: è complessa, ma non “concettualmente complessa”; il concetto infatti è semplice. In questo sistema l’interesse non esiste e quindi il tempo non ha importanza: il pagamento istantaneo diventerà quindi la norma.

Poi lo Stato decreterà che anche le imposte e le tasse potranno essere pagate in Talleri: Stato, Regioni, Comuni, Enti vari diventeranno anch’essi nodi della CCN. E, avendo ricevuto Talleri, anche gli enti pubblici cominceranno a pagare in Talleri una serie di prestazioni ISTANTANEAMENTE.

Vedremo così lentamente la CCN che si incrementa e la finanza inutile che si sgonfia.

Credo sia questo il sogno che trapela dai libri dei bocconiani Massimo Amato e Luca Fantacci: è un sogno che ha bisogno di un salto culturale, ha bisogno di tante singole persone che comincino a ragionare a tasso ZERO e che usino il denaro senza farsi usare.

 

Giovanni Lazzaretti

giovanni.maria.lazzaretti@gmail.com

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