Una proposta per un reale sviluppo economico del Mezzogiorno

di Davide Gionco

 

Le ragioni del sottosviluppo del Mezzogiorno

Nel 1861, quando avvenne l’unificazione dell’Italia, l’economia del Mezzogiorno era quasi agli stessi livelli di quella del Nord Italia.
A seguito dell’unificazione nazionale il Mezzogiorno fu economicamente danneggiato sia dalle politiche predatorie delle élites economiche del Nord Italia, legate alla monarchia sabauda, sia dall’adozione di un’unica moneta per tutto il territorio, la lira, causando all’Italia Meridionale gli stessi problemi che oggi sono causati dalla moneta unica europea. Le ragioni tecniche per le quali le aree periferiche di un sistema a moneta unica vengono economicamente danneggiate le abbiamo descritte in questo articolo.

L’attuale situazione del Mezzogiorno è di un progressivo e pressochè costante declino economico, che causa l’emigrazione dei giovani, spopolamento e sottosviluppo.

Negli anni 1950-1960 era stata fondata la Cassa del Mezzogiorno, con lo scopo specifico di realizzare dei trasferimenti fiscali dal Nord, dove si accumula il denaro, al Sud, dove il denaro scarseggia, rendendo l’economia ancora meno competitiva.
Anche con la fine della Cassa del Mezzogiorno il meccanismo è ancora funzionante in Italia:

Fonte: https://www.truenumbers.it/residuo-fiscale/

Nel grafico qui sopra le regioni con il segno “+” sono quelle che pagano più di quanto ricevono.
Le regioni con il segno “-” sono quelle che ricevono più di quanto pagano.

Può sembrare una ingiustizia, ma se non esistesse questo meccanismo di redistribuzione fiscale fra aree ricche ed aree più povere, il Mezzogiorno si ridurrebbe in pochi anni a livelli economici da Terzo Mondo.

Tuttavia questo “meccanismo fiscale” porta con sè 2 gravi problemi.
Il primo problema è che le aree del Nord, più ricche, non amano pagare più tasse per sostenere gli abitandi del Sud più povero.
Questo disagio è quello che ha fatto la fortuna politica della Lega Nord per molti anni.
Il secondo problema è che il solo trasferimento di fondi verso il Mezzogiorno, tramite la spesa pubblica (lo Stato utilizza una parte delle tasse pagate al Nord per finanziare l’economia del Sud), non è sufficiente a portare sviluppo economico.

Se, infatti, gli investimenti arrivano solo dal settore pubblico, si avrà una economia molto squilibrata, dipendente da assunzioni nel settore pubblico e dagli appalti pubblici.
Mentre vi saranno ben pochi investimenti privati, in quanto il costo del denaro (il credito) per gli investimenti è troppo alto, mentre la competitività delle imprese sarà sempre inferiore a quelle del Nord Italia, a causa dei problemi della moneta unica.

In sostanza questo meccanismo causa la dipendenza del Mezzogiorno dai trasferimenti pubblici, senza mai permettergli uno sviluppo economico autonomo.

 

Una proposta concreta per favorire lo sviluppo del Mezzogiorno

Con alcuni amici abbiamo discusso a fondo di questo problema, per elaborare una proposta concreta ad uso dei politici che governano l’Italia.

Il modo migliore per favorire lo sviluppo del settore economico privato dovrebbe essere non l’applicazione di aliquote fiscali uguali in tutta Italia, per raccogliere il denaro da redistribuire fiscalmente verso il Mezzogiorno, ma l’applicazione di aliquote fiscali differenziate sul territorio.
In fin dei conti il problema del Sud è che agli abitanti del Sud costa meno acquistare merci prodotte al Nord (più competitivo) che acquistare merci prodotte al Sud (meno competitivo). E questo comporta che gli euro (o, prima, le lire) fluiscono verso il Nord, lasciando con meno denaro il Sud.

La proposta che abbiamo elaborato è quella di introdurre una tassazione sul trasporto di merci, un tanto al km.
Sarebbe necessario introdurla in modo graduale, in modo che le imprese abbiano il tempo di pianificare le loro attività produttive.
Se una impresa del Nord che produce frigoriferi sa che fra 5 anni trasportare i frigoriferi al Sud risulterà troppo costoso, valuterà seriamente se trasferire parte della produzione al Sud, in vicinanza dei consumatori del Sud.

Naturalmente questa tassazione non dovrebbe aggiungersi a quelle attuali. Sarà necessario ridurre gradualmente le attuali aliquote IRPEF e IVA per sostituire il mancato gettito con la nuova tassa sul trasporto di merci.

Questa misura, da sola, non sarebbe ancora sufficiente. Resta ancora, infatti, da risolvere il problema del credito.
Investire nel Mezzogiorno ad oggi è oggettivamente più rischioso che investire nel Nord Italia.
Se si lasciamo solamente alle banche private l’erogazione del credito, le imprese del Mezzogiorno avranno sempre un costo del denaro più alto e maggiori difficoltà a fare investimenti produttivi.
Se guardiamo al credito come ad una infrastruttura pubblica (finanziamento del sistema produttivo), la situazione è molto simile a quella affrontata dai governi italiani fra la fine degli anni 1950 e l’inizio degli anni 1960.
Come spiegava bene Ugo La Malfa, se l’Italia avesse atteso i fornitori privati di energia elettrica, molte aree del paese sarebbero rimaste sottosviluppate a causa della mancanza di energia elettrica.
Analogamente, se aspettiamo che sia il sistema bancario privato a portare il credito a buon mercato nelle aree più in difficoltà del paese, quelle aree non usciranno mai dalle loro difficoltà.
Per questo motivo la soluzione migliore sarebbe istituire delle banche pubbliche che portino il credito nel Mezzogiorno a prezzi accessibili.

Lo Stato potrebbe farsi carico, entro certi limiti, dei “non performing loans”, come peraltro fa la Banca Centrale Cinese con ottimi risultati per la crescita del paese.
Operando in modo oculato (perché non destinare una parte delle attività dei servizi segreti al controllo della corruzione e delle truffe?), la crescita economica risultante dalla combinazione delle due misure, infatti, consentirebbe di ripagare le limitate perdite per le mancate restituzioni dei crediti.

Il progressivo miglioramento della situazione economica del Mezzogiorno consentirebbe di rafforzare la lotta contro la criminalità organizzata, dando vita ad un solido sistema produttivo locale privato e togliendo il Sud dalla dipendenza eccessiva dai trasferimenti pubblici.

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