Un grazie al governo per i MiniBot sbagliati

di Giovanni Lazzaretti

«Capo, posso dirti che non capisco?»

«No! Ti ordino di capire!»

Cari amici, l’invettiva di Peppone al Brusco la rivolgo anche a voi: vi ordino di capire. Non lasciatevi sfuggire questa occasione in cui la nOmismatica esce dalle conferenze e diventa dibattito politico.

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PA = Pubblica Amministrazione. MB = MiniBot

Notizia: «la Camera ha approvato all’unanimità la mozione Baldelli che impegna il governo a varare i MB, vale a dire il pagamento dei debiti della PA alle imprese in titoli di Stato di piccolo taglio».

Aggiungiamo il lato comico di PD e +Europa che erano contrari, ma hanno approvato senza rendersene conto. Compreso l’ex ministro Padoan.

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Quando prego con insistenza San Giacomo della Marca, combattente contro l’usura, con la formula «Salva questo governo, plasma questo governo», lo faccio in piena avvertenza e deliberato consenso: con questo governo si muove il dibattito culturale su cose serie, costringendo a parlare di nOmismatica anche chi non se n’è mai interessato.

Ai MB proposti da Claudio Borghi ha replicato il bocconiano Massimo Amato con un articolo severo: dibattito prezioso perché la mozione parlamentare pungola il governo, ma non lo obbliga. E quindi, quando il governo deciderà, dal dibattito dovrà trovare la soluzione migliore.

Amato contesta i MB, ma propone al contempo un’altra soluzione. Non è, insomma, un Padoan qualunque che li ha votati senza accorgersene, che non li avrebbe votati qualora se ne fosse accorto, e che mai avrebbe avuto un pensiero nOmismatico per proporre un’alternativa.

Procediamo con ordine.

C’è un problema che si chiama “ritardi di pagamento della PA”: ci sono imprese che falliscono non per debiti, ma perché sono paralizzate da crediti non riscossi. Perché la PA non ha fretta? Perché non ha i soldi, ovvio. Ma c’è un’altra ragione. «La ragione dei ritardi dei pagamenti della PA è stringente: questi debiti, nella misura in cui non impegnano la cassa pur essendo a tutti gli effetti esigibili, non rientrano nel conteggio del debito pubblico. Mors tua vita mea: la PA soffoca le imprese per non soffocarsi di ulteriore debito».

I MB sono ulteriore debito? Certo. Ma sono debito con caratteristiche particolari: non c’è tasso d’interesse, non c’è scadenza (che buon profumo nOmismatico…).

Amato segnala che sono debito pubblico nuovo, ma non insiste su questo fatto; si concentra invece sull’altro aspetto: i MB vorrebbero servire SU BASE VOLONTARIA anche a pagarsi tra ditte. Vorrebbero essere “moneta”, insomma, senza essere “denaro”.

Ma, per Amato, «darebbero luogo pressoché necessariamente a un mercato secondario in cui sarebbero venduti a sconto. Nominalmente uguali a euro, varrebbero meno. Le monete parallele, soprattutto nella forma di un contante cartaceo, generano mercati secondari. E i debiti sarebbero pagati sì, ma con uno sconto ben più selvaggio di quello già pesante che viene offerto dal sistema bancario».

E’ vero? E’ vero certamente nella fase in cui l’emissione è ancora modesta e gli accettanti troppo pochi. Ma è vero anche per il problema delle distanze: ho in mano i MB, ma devo pagare una ditta a Caltanissetta; scomodo, troppo scomodo, spedire un pacchetto di MB. Può convenire il cambio in euro scontato.

Ed ecco allora la “soluzione Amato”, che riporto in dettaglio.

«I debiti delle PA sono certi per competenza e incerti per cassa, cioè quanto al momento del pagamento. Se si fissasse una data, anche lontana, per il loro pagamento in euro, si potrebbe anticipare il loro pagamento con voucher elettronici da convertirsi automaticamente a data certa in euro. Essendo elettronici, i voucher circolerebbero su una piattaforma di pagamento che potrebbe essere concepita per impedire pagamenti a sconto e con una tracciabilità che col contante ci si scorda».

«La PA pagherebbe in euro al momento del pagamento, ma anticiperebbe fin da subito “qualche cosa” che a scadenza diventa euro, ma che nel frattempo può essere usato, e non a sconto, per pagarsi fra soggetti economici, e che è accettata da tutti proprio perché può essere usata da tutti per pagare le tasse».

«E a chi si stracciasse le vesti accusando il progetto di antieuropeismo, si potrebbe semplicemente obiettare che il progetto è una possibile legittima applicazione di un programma europeo, chiamato Digipay4Growth, e che prevede che le PA possano mettere in atto circuiti di pagamento in euro per rafforzare la crescita e l’occupazione in territori delimitati».

Agli abitanti di San Martino in Rio fischiano le orecchie? Certo che fischiano. Perché questo metodo assomiglia fortemente ai BST, i Buoni di Solidarietà Territoriale. Nati con scopi diversi, vorrebbero funzionare esattamente così.

– Un circuito di pagamento indipendente dalle banche

– Un “qualcosa” che non è euro, ma che si cambia in euro a una scadenza determinata

– Un “qualcosa” che nel frattempo può essere usato per fare pagamenti immediati agli altri aderenti del circuito.

Cos’è che mi fa pensare che Claudio Borghi e Massimo Amato, chiusi in uno sgabuzzino, si metterebbero facilmente d’accordo? Me lo fa pensare il fatto che coi BST di San Martino in Rio Massimo Amato iniziò con la stessa proposta di Borghi, dei BST cartacei. Solo dopo si cominciò a parlare di piattaforma elettronica.

Perché Amato partì dal cartaceo? Forse perché il cartaceo è concettualmente più agevole da spiegare al grande pubblico. Ma poi tutti capiscono in breve tempo che la piattaforma elettronica è essenziale. Il che non significa demonizzare il cartaceo: ci saranno l’uno e l’altro, col cartaceo in piccole percentuali e l’elettronico più in grande (per l’euro la proporzione è 7% carta 93% elettronico); il mendicante, le questue in chiesa, la fiera di paese hanno necessità del cartaceo.

Non sappiamo cosa succederà al governo, non sappiamo cosa diventeranno i MB, forse diventeranno VPA (Voucher Pubblica Amministrazione). L’importante è uscire dalla trappola nella quale ci troviamo: uno Stato senza soldi mi va anche bene; ma uno Stato senza idee nOmismatiche non è più possibile.

 

Giovanni Lazzaretti

giovanni.maria.lazzaretti@gmail.com

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