Ci avevano detto che… Ma non era vero! Un grande bagno nella realtà dell’economia

di Davide Gionco

Ci avevano detto che che l’economia va bene quando sale la borsa.
Ci avevano detto che l’economia va bene quando aumentiamo le esportazioni di merci.
Ci avevano detto che l’economia va bene quando scende lo “spread.
Ci avevano detto che l’economia va bene quando diminuisce il debito pubblico.
Ci avevano detto che l’economia va meglio se lo stato fa meno deficit, perché così riduce gli sprechi.
Ci avevano detto che il patto di stabilità finanziaria era inderogabile.
Ci avevano detto che lo stato è inefficiente ed il privato è efficiente. Per questo ci hanno detto che era giusto privatizzare le telecomunicazioni (Telecom), le autostrade, le ferrovie, le poste, l’elettricità, la sanità…
Ci avevano detto che con l’euro avremmo lavorato un giorno di meno, guadagnando come se avessimo lavorato un giorno di più.
Ci avevano detto che con la nostra liretta-carta-straccia non saremmo andati da nessuna parte, solo l’euro ci avrebbe salvati.
Ci avevano detto che l’Unione Europea ci avrebbe assicurato pace e prosperità.
Ci avevano detto che mancano i soldi per le pensioni e che, quindi, avremmo dovuto aumentare l’età pensionabile.
Ci avevano detto che e liberalizzazioni e la flessibilità nel mondo del lavoro avrebbero portato maggiore competitività e, quindi, prosperità.
Ci avevano detto che il libero mercato e la libertà di viaggiare ci avrebbero portato nuove opportunità di arricchimento.
Ci avevano detto che le tasse erano bellissime, che dovevamo fare sacrifici in vista di un futuro migliore.

Quante cose ci avevano detto i politici “responsabili”, supportati dagli “economisti competenti”, come Mario Monti, Mario Draghi, Carlo Cottarelli, Elisa Fornero e i vari burocrati europei alla Dombrosvkis e predecessori.  Con il tramite dei loro servili lacchè giornalisti  alla Federico Fubini, alla Gianni Riotta o alla Lili Gruber e compagnia.

Ora il futuro, dopo tanti anni, è arrivato.
Ma non è come ce lo avevano promesso.
Non era vero.

Il futuro delle promesse degli ultimi 30 anni è ora. Ora è il momento per tirare le somme.

Il futuro che ci attendeva è questo:

I continui tagli agli investimenti sulla spesa sanitaria degli ultimi 30 anni hanno portato a ridurre i posti ospedalieri per cure intensive.

Non ci avevano detto che in caso di epidemia i posti non sarebbero stati sufficienti, anche se è noto che le epidemie, come la storia ci insegna, arrivano.
Non ci avevano detto che sarebbero morte migliaia di persone, molte delle quali si sarebbero salvate, se avessimo avuto più strutture, più medici, più infermieri.
Se avessimo avuto in Italia le fabbriche di mascherine e di respiratori, senza doverli attendere da paesi esteri.

Non ci avevano detto che che l’Unione Europea fra il 2011 ed il 2018 ha scritto per ben 105 volte ai vari governi per aumentare l’età del pensionamento e tagliare le pensioni, per ben 63 volte di tagliare o privatizzare la sanità pubblica, per ben 50 volte di bloccare gli aumenti dei salari, per ben 38 volte di ridurre le sicurezze per i lavoratori e contro la contrattazione collettiva e per ben 45 volte  di ridurre i sostegni ai disoccupati ed ai disabili.

Non ci avevano detto che la privatizzazione delle autostrade ci avrebbe portato al crollo di un ponte a Genova, con 43 morti al seguito e gravissimi danni economici alla città di Genova e non solo.

Non ci avevano detto che i tagli alla spesa pubblica avrebbero reso quasi impossibile la ricostruzione di Amatrice e degli altri luoghi colpiti dopo 3 anni dal terremoto.

Non ci avevano detto che la mancanza di prospettive economiche ci avrebbe resi uno fra i paesi al mondo con la minore natalità,  con numeri da estinzione demografica degli italiani.

Non ci avevano detto che l’opportunità di viaggiare in Europa sarebbe diventata un sostanziale obbligo di emigrare per i nostri giovani in cerca di un futuro.

Non ci avevano detto che in Italia saremmo diventati sempre più poveri.

Non ci avevano detto che in caso di una crisi economica l’Europa non ci avrebbe aiutati e lo Stato sarebbe rimasto senza strumenti per intervenire.
Ora che gran parte degli italiani è chiuso in casa, per fare fronte all’epidemia del Covid-19, molte aziende hanno interrotto o rallentato le attività.
C’è un improvviso calo della domanda e anche dell’offerta.

Ora scopriamo che tutte le “riforme” finalizzate a trasferire i poteri dello stato alle istituzioni europee, come la Commissione Europea o come la BCE, finalizzate ad “evitare sprechi da parte dei nostri politici” rendono il nostro governo disarmato di fronte ala necessità di mettere insieme in pochi giorno centinaia di migliaia di euro per aiutare centinaia di migliaia di imprese in difficoltà a non fallire.

Ora scopriamo che l’unica alternativa che ci resta, se restiamo nelle “regole d’oro” che l’Europa ci ha imposto, è di indebitarci tutti sempre di più.
O si indebita lo Stato per aiutare chi è colpito dalla crisi

oppure si indebitano le imprese con le banche

Non ci avevano detto che in caso di un improvviso rallentamento dell’economia, ad esempio causato da un virus che obbliga la gente a stare a casa, si generano dei debiti.
E se i debiti diventano eccessivi, diventano insostenibili, generando aumenti di tasse a livelli impossibili, fallimenti di imprese, aumento della disoccupazione ed impoverimento.

Non ci avevano detto che la Banca Centrale Europea è in grado di creare da un giorno all’altro (dal nulla!) 750 miliardi di euro, euro che potrebbero essere utilizzati, da un giorno all’altro, per evitare che i debiti causati da un temporaneo rallentamento dell’economia distruggano milioni di posti di lavoro.
Ci dicono, ancora oggi, che questi 750 miliardi servono a tenere in piedi l’economia, ma non ci dicono, ancora oggi, che si tratta di denaro che verrà prestato e solo alle banche o alle grandi imprese quotate in borsa.
Ci avevano detto che la banca centrale è bene che sia “indipendente” dalla politica, ma non ci avevano detto che non sarebbe stata disponibile nel momento della necessità, su esplicita richiesta del potere politico che ci governa.

Ci hanno sempre detto che economia sono lo spread, l’andamento della borsa, i numeri scritti sui computer delle banche.

Non ci avevano detto che economia sono la produzione di mascherine e di respiratori, che sono gli stipendi per dare da vivere a medici ed infermieri che ci salvano la vita, che è la produzione di cibo che ci serve per vivere.
Non ci hanno detto che la produzione di beni e servizi, che possono essere prodotti in maggiore quantità e qualità se tutti lavorano, valgono molto di più dei numeri scritti sugli schermi dei computer.
Non ci hanno detto che la moneta può, se necessario, essere creata (dal nulla) e data direttamente a chi ne ha bisogno, per essere spesa.

Il “patto di stabilità” che impediva al governo italiano di fare il 2,4% di deficit pubblico, concedendo solo il 2,04%, è stato sospeso. La vita delle persone ed il salvataggio delle imprese colpite della crisi sono evidentemente più importanti, per cui i governi possono spende molto di più di quanto hanno incassato.
E’ ovvio che sia così, perché il denaro speso e i debiti sono solo numeri astratti, mentre ciò che conta è la vita delle persone: la nostra salute, i beni e servizi che ci servono per vivere e che produciamo con il nostro lavoro.

Ma, domanda: se il “patto di stabilità” può saltare a causa della crisi del coronavirus, perché non poteva saltare anche per consentire al governo di fare maggiori investimenti pubblici (opere pubblica, assunzioni di personale), creando lavoro per i 6-7 milioni di disoccupati che abbiamo in Itali?

Gli eventi di questi giorni devono farci aprire gli occhi, per guardare alla realtà in modo diverso da come ce l’hanno sempre presentata.

Rinfreschiamoci il volto e svegliamoci!

Ora vediamo chiaramente come stanno le cose: non è come ci avevano raccontato.

E’ venuto il momento di voltare pagina, di cambiare paradigma, per costruire una economia basata sul lavoro, sulla produzione di quello che ci serve per vivere e non sottomessa a stupide regole finanziarie che non sanno nemmeno tenere conto delle esigenze di vita quotidiana della gente: salute, sicurezza, bisogni primari, speranza nel futuro, al punto di impedire ad un governo di aiutare un popolo in occasione di una grave crisi.
I “parametri di stabilità” che ci impone l’Unione Europea tengono conto solo di parametri astratti, ma mai delle esigenze dei cittadini: cancelliamo tutto, voltiamo pagina.
Un’altra economia è possibile, un modo in cui la finanza è al servizio dei cittadini e non il padre-padrone che decide il nostro destino.

Denaro creato non a debito, piena occupazione, una economia in equilibrio con il pianeta, usando indicatori che tengano conto di questi aspetti reali e non indicatori che guardano unicamente agli aspetti finanziari.

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