Teologia della moneta

di Giovanni Lazzaretti

«La teologia cristiana è la disciplina che studia il Dio del Cristianesimo e il suo relazionarsi con l’uomo nell’arco dell’intera storia della salvezza, culminata con la missione e il sacrificio redentore di Gesù Cristo». Se la definizione di Wikipedia è corretta, allora c’è spazio anche per una Teologia della Moneta.

Gesù nei Vangeli, andando a memoria, fa almeno 20 incursioni in campo economico, finanziario e monetario. Tra queste c’è la più famosa. «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?» «Di Cesare!» «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

Chissà perché questa affermazione è stata vista come il brano che fonda la “laicità dello Stato”. No, dice una sola cosa, e ben precisa: la moneta è di Cesare, e Dio non c’entra. E poiché nel mondo che verrà Cesare non esisterà più, possiamo dire che la moneta nasce nel tempo e muore nel tempo. Nel mondo che verrà ci saranno città, alberi, animali, acqua, vestiti, banchetti? Alcune immagini bibliche dicono di sì. La cosa che certamente non ci sarà è la moneta, perché Cesare non ci sarà più.

Nel tempo però la moneta c’è, ed è potente. Tanto potente che Gesù non può crearla. Gesù ha potuto sfamare le folle spezzando i pani e distribuendo i pesci, ma non poteva mettere una moneta nella tasca di ogni persona. Infatti, non essendo stata coniata da Cesare, sarebbe stata una moneta falsa.

Madre Speranza miracolosamente ricevette denaro dal Cielo. Attenzione. Denaro dal Cielo, ma non denaro CREATO dal Cielo. Infatti che numero di serie avevano le banconote giunte alla religiosa? Un numero di serie già in circolazione? Allora erano false. Un numero di serie non ancora emesso? Allora erano pure false. L’unica possibilità è che il Cielo abbia raccolto per Madre Speranza le banconote perdute. Come accadde del resto a Pietro: «Va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala loro per me e per te». Moneta trovata, non creata.

Dio creatore, governatore, legislatore, giudice dell’Universo ha chiesto all’uomo di agire a sua somiglianza come creatore, governatore, legislatore, giudice. Sì, anche creatore: la moneta è creazione esclusivamente umana senza intervento divino. E creazione così potente da far dire a Gesù «Non potete servire Dio e la ricchezza».

Gesù ha provato a depotenziare gli effetti deleteri della moneta con una frase perentoria: «Prestate senza sperarne nulla». La Chiesa seguì per secoli l’insegnamento di Gesù, bocciando senza remissione il prestito a interesse. Poi venne il tempo di San Giacomo della Marca, coi Monti di Pietà e coi Monti Frumentari. Furono invenzioni splendide per la lotta contro l’usura, ma San Giacomo non aveva ancora compreso appieno la Teologia della Moneta.

Nacque il concetto di “interesse minimo lecito”, il minimo indispensabile per far funzionare i Monti di Pietà. Ma il ritorno alla purezza della parola di Gesù arriva solo nel 1745 con Benedetto XIV. L’enciclica Vix Pervenit fissa alcuni criteri.

(1) Ogni guadagno che superi il capitale prestato è illecito ed ha carattere usuraio. A scanso di equivoci l’enciclica precisa che questo vale anche se l’interesse è moderato, anche se è un povero a prestare a un ricco, anche se chi riceve il prestito ne trae cospicui guadagni.

(2) E’ possibile che esistano, a fianco del prestito, altri titoli esplicitamente concordati e scritti; è possibile che da questi titoli derivi una ragione giusta e legittima di esigere qualcosa in più del capitale prestato.

(3) «Ciascuno si convincerà a torto e in modo sconsiderato che si trovino sempre e in ogni dove altri titoli legittimi accanto al prestito»: in realtà normalmente non ci sono altri titoli legittimi che non siano il puro prestito.

In pratica i Monti di Pietà non avrebbero dovuto chiedere un interesse minimo lecito, ma una sorta di contributo spese, completamente sganciato dal valore del prestito e dal tempo.

Benedetto XIV fa il salto di qualità di distinguere il “capitale mutuatario” (che non deve rendere nulla) dal “capitale per il lavoro” (che può rendere, se le clausole di rendimento sono esplicitamente esposte).

Il ritorno alla purezza evangelica in questo campo sarà un grande salto di qualità per il mondo cattolico e per il mondo in generale. E l’azione non deve attendere input dall’esterno, ma può iniziare da subito nella prassi personale e familiare.

Il mondo è schiavo degli interessi passivi. Gesù ci ha già dato la ricetta «Prestate senza sperarne nulla».

«Da qui, se volete, comincia la lotta di liberazione».

Giovanni Lazzaretti

giovanni.maria.lazzaretti@gmail.com

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