Sono troppe le balle sul contante

di Riccardo Ruggeri
La verità è che lo Stato vuol mettere gli occhi anche nella libertà di spendere come si vuole.
Le dimostro raccontando le cose come stanno in concreto.

Per parlare del dibatti-o sul contante voglio usare il racconto della mia esperienza sotto il lockdown, che per me è stato particolarmente duro, almeno nella sua fase iniziale. Lo faccio con un linguaggio scanzonato, tipico da bar. Null’altro che un divertissement estivo.
Ciò detto, mia moglie, mentre eravamo a Bordighera per mie ragioni di salute, si è rotta il femore in pieno Covid. Rimase un mese completamente isolata da me da un invalicabile, ovvio, cordone di sicurezza sanitaria. Altrettanto fu per me per rispettare la legge (sono un fissato della legalità, ho adottato e adotto tuttora un lockdown estremo). Non scendo nei dettagli, ma se non avessi avuto i contanti (non si confonda i contanti con il nero come fanno gli intellettualmente disonesti) sarebbe stato tutto incredibilmente più difficile, se non impossibile. Le conseguenze avrebbero potuto essere severe. Mi accorsi infatti che la quotidianità, con l’intera vita civile sotto scacco, era legata, al-meno per me, a doppio filo al contante a disposizione. Per il cibo non ci siamo mai avvalsi dei prodotti globalizzati dei supermercati (quelli che non marciscono mai), qui, abbiamo i nostri due fornitori basici: alle 10 arriva il pescatore al porto; alle 7, in piazza, ogni due giorni, trovo quella che chiamo con affetto «la mia contadina»: un cestino di verdure dal suo orto e qualche agrume. Lei non ha il POS, io la pago in contanti. Come faccio con tutto il resto.
Solo chi è stato povero capisce il piacere di avere banconote fruscianti in tasca e di darle a chi le merita senza intermediari. Siccome pago tutte le tasse, ho il diritto di «ricoverare» i miei quattrini indifferentemente in un investimento, in una banca, in una cassetta di sicurezza o sotto il materasso. O di trasmetterli nelle mani di una contadina, in cambio di verdura e frutta. È ignobile accusare noi vecchi di essere contro il progresso per l’uso più o meno intensivo di una carta di credito, noi vogliamo utilizzare il nostro contante per comprare ciò che ci piace, senza essere controllati da chicchessia.
Non ho mai capito come una questione così importante come la libertà possa essere ridotta alla stupida e superficiale battuta: «Ma se non hai niente da nascondere che t’importa? Usa il denaro elettronico». La libertà individuale è qualcosa di più grande che non aver niente da nascondere. Non capisco cosa c’entri lo Stato con le carte di credito. Uno Stato che vuole sapere come io spendo i miei quattrini è uno Stato etico, cioè uno stato nazicomunista, stile Silicon Valley o la Cina di Xi Jinping. Ma pagando la contadina in contanti, non alimento il nero, mi è stato chiesto dai perfettivi?
Abbandono qui le risposte narrative e ne do una statistica. L’ISTAT stima il «sommerso economico» (quindi non l’illegale) in 255-265 miliardi di euro, il 17% del PIL. Questo sommerso riguarda spesso cittadini di modesto reddito, non garantiti. Solo un idiota potrebbe dedurne meccanicamente le imposte ricuperabili, perché la quasi totalità di esse (minime nel valore, però diffuse a pioggia) non esisterebbero in un normale regime fiscale.
Faccio un esempio vero: un pescatore siciliano già in pensione, metti a 700 euro/mese, esce in mare meno di 200 giorni all’anno, pesca mediamente 30 kg/giorno, il 70% del quale «pesce povero» (5-10 euro al chilogrammo se lo vende ai privati, la metà se ai grossisti). Dedotte le spese vive per barca,-gasolio, reti, ami, se dovesse pagare anche le aliquote fiscali in essere, non andrebbe certo per mare ma all’osteria. E addio a presunti 200 miliardi in più di PIL.
I professori con il ciglio alzato dovrebbero leggere di più Ivan Illic. Ad ogni modo, basterebbe accettassero che nelle classi povere (non fesse) tutto questo che ho raccontato sia configurabile non come evasione, ma come welfare autogestito, che mantiene in parte anche i bamboccioni educati dal politicamente corretto a non lavorare, a studiare discipline inutili, a sfilare, a sdraiarsi sul divano di cittadinanza.
Purtroppo i molti imbarazzanti dibattiti giornalistici sul contante, che confondono con il nero, sono roba da perdigiorno delle ZTL». Possiamo dire che dietro la lotta al contante c’è un malcelato disprezzo per i poveri e la volontà dello Stato di diventare il titolare esclusivo di ogni forma di welfare o, per dirla meglio, di sopravvivenza?
Possiamo dirlo.
I media hanno lavorato molto negli ultimi anni per associare il contante a una fantomatica colpa che, scherzando, ma non troppo, potrebbe essere quella di possederlo. «Non mi lascio intortare. Il mio sarebbe il caso esemplare di un vecchio che, secondo lor signori, dovrebbe vergognarsi? Fino a quarant’anni ho fatto parte della classe operaia, pagato con una cifra netta che scontava un lordo comprensivo di tasse e di contributi. Poi divenni un supermanager, quindi un CEO di multinazionali, ma la modalità era sempre la stessa: leggevo un lordo, ricevevo un netto. L’unica differenza era l’importo. A 62 anni fui licenziato e andai in pensione; ebbi una pensione contributiva, ripeto, contributiva, stante i 43 anni di versamenti cash. Mi posso vantare di essere sempre stato un contribuente fiscalmente impeccabile. E sono stato pure un cittadino impeccabile: come tutti quelli nati poveri sono un risparmiatore implacabile. Ho un obiettivo: voglio lasciare ai miei nipoti quanti più quattrini posso. In un mondo ignobile come quello del CEO capitalism, i quattrini serviranno loro per potersi pagare la libertà, il privilegio più alto per un essere umano, per potersi disconnettere da questo sistema. E’ per questo che il contante è sempre più colpevolizzato: perché è una polizza assicurativa per non essere zombie e neppure complici della classe dominante». Lasciatelo dire: questo tuo amore per il contante è soltanto amore per la libertà. «Esatto. Amo le banconote, disprezzo il denaro elettronico, i bitcoin li considero moneta da Isis e da criminalità organizzata (vedrai che un giorno ci sarà il renminbi-bitcoin e il dollaro-bitcoin). Uso la carta di credito solo per voli aerei e hotel (sarei comunque schedato), non utilizzo Uber e Airbnb per non essere tracciato, non compro su internet, quando devo acquistare un bene in Italia che costa più di 1.000 €, per rispetto della legge, non lo compro: cosi sono un uomo libero e non, come vorrebbero, un consumatore. Mi restano le banconote e me le tengo strette, parte nel portafoglio, altre nel materasso, qualcosa in banca. Amici economisti e amici magistrati mi spiegano, non i reati che non ci sono ma gli errori in cui incorro: loro, in buona fede, sognano la scomparsa del contante, lo considerano ‘sterco dei delinquenti’, pensano che faciliti operazioni illegali.
Io penso di no. E sono certo che l’uso esclusivo di moneta elettronica sarebbe un colpo mortale alla mia libertà, i criminali userebbero il renmimbi-bitcoin.
Ma non hai paura dei ladri? Certo, i ladri (privati) possono rubare le banconote, razziandole dal materasso (però che bello dormirci, farci l’amore, con loro sotto che sfrusciano). Ma sai cosa ti dico? Meglio il rischio dei ladri “privati” ma essere garantito dai ladri «pubblici”.
Per tacer del fatto che, dal 92, nel DNA ho impressa la faccia del topolino Amato. Hai notato che tutti i premier che si sono succeduti si rassomigliano anche fisicamente? Hanno l’imprinting del Deep State.
Mi hai ricordato di quando l’UE ha chiuso le Banche greche. Se fossi stato greco, coni quattrini sotto il materasso, spiegazzati ma vivi, mi sarei difeso dalla ricattatone “chiusura delle banche”, mai sarei stato barbone.
Con l’aria che tira oggi, è un rischio totale affidarsi alla moneta elettronica. Il CEO capitalism e le sue succursali statali hanno dimostrato negli ultimi mesi quanto ci mettono a sopprimere le nostre libertà: l’espace d’un matin. Vanno al potere per evitare un tale che blaterava di pieni poteri e loro governano con pieni poteri certificati, cercando di nascondere i documenti per viltà.
Tra l’altro, possedere contante è l’unico strumento per bloccare i “bollori espansivi” delle leadership politico-istituzionali.
Ben detto. Costoro, per aumentare il loro prestigio personale, si appropriano della mia libertà. I CEO californiani mi rubano i dati personali, i CEO industriali manipolano in vario modo prodotti (che non marciscono mai) e mercati, i CEO bancari e i banchieri centrali manipolano il valore delle monete, ma tutti dicono di compiere queste sconcezze in nome del mercato e per il nostro bene, per l’occupazione (che decresce), per la “crescita” (che non c’è).
I più ci credono, io, da apòta, no.
Che fare? Come diceva Totò, non sapendo né leggere né scrivere, mi tengo strette le mie banconote, e mi dissocio da tutti costoro. Vado sul balcone e urlo: Viva la libertà!».

Tratto da Italia Oggi del 08.08.2020

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