Riforma BCC – Cronaca di una morte annunciata

di Franco Ferré

Il contenuto di questo lavoro si esprime in 12 “tesi” sintetiche sulla Riforma del Credito Cooperativo più una metafora.

Se il lettore lo vorrà, potrà approfondire le 12 tesi nel PDF scaricabile nel blog dell’autore, dove i ragionamenti vengono sviluppati, corredandoli, ovunque possibile, con dati e ricerche svolte sui diversi temi da fonti autorevoli ed indipendenti. Il lavoro è stato concluso il 2 dicembre 2018. Dopo tale data, nuovi sviluppi sono avvenuti, molte BCC hanno continuato la loro corsa (forse) inconsapevole verso il loro destino ratificando in assemblee bulgare l’adesione incondizionata al progetto, mentre il governo cerca come può di mettere una pezza a tanta sconsideratezza, ad esempio modificando gli obblighi contabili stabiliti da Banca d’Italia che le avrebbero obbligate a oltre due miliardi di perdite sulla valutazione dei titoli di stato in portafoglio. Ma la fine, sic rebus stantibus, resta nota. A meno che…


TESI N.1 – Le riforme delle Banche di Credito Cooperativo (BCC) e delle Banche Popolari non rispondono a esigenze reali del mondo bancario italiano, ma realizzano una parte di un disegno politico più generale, fortemente voluto e messo in pratica in un lungo arco di tempo da parte di soggetti esterni sovraordinati alle stesse istituzioni politiche italiane. Se non si comprende il contesto non si può comprendere il perché delle riforme.
TESI N.2 – Il disegno politico prevalente nel dopoguerra europeo ha riservato all’Italia la condizione di paese a sovranità limitata che, dopo la caduta del Muro, non serve più come cerniera tra est e ovest, ma diventa ricompensa, bottino per i paesi “core” dell’Europa. Bottino in cambio della loro adesione alle nuove istituzioni comunitarie, che devono progressivamente sostituirsi agli stati nazionali. Se l’Italia è il bottino, le banche italiane sono la cassaforte da violare.
TESI N.3 – Con il governo Monti e i successivi due governi a guida PD, l’Italia inaugura una stagione in cui l’agenda neoliberista ha un’accelerazione, che vede in pochi anni la riforma delle pensioni, l’uccisione della domanda interna via austerity feroce, il Jobs Act e il tentativo di abolizione di una delle due camere. In questo quadro, il governo Renzi inserisce una riforma “definitiva” del sistema bancario italiano, già in buona parte in mano straniera per le banche private. E’ la doppia riforma BCC/Popolari.
TESI N.4 – Come in tutti i casi di colonizzazione (fisica o di altra natura) di un sistema complesso, la conquista non sarebbe possibile senza la connivenza da parte di esponenti interni al sistema stesso. Nel caso delle due riforme bancarie, la classe dirigente del settore, salvo rare eccezioni, ha favorito in modo evidente l’impresa attraverso l’accettazione delle sue deboli giustificazioni, nella convinzione gattopardesca che, per loro, niente alla fine sarebbe cambiato.
TESI N.5 – Le esigenze poste alla base delle due riforme – maggiore solidità patrimoniale ed apertura al mercato dei capitali – non sono giustificate da alcun da alcun riscontro empirico negli ultimi decenni, in particolare per le BCC, il cui sistema ha superato la crisi Lehman senza bisogno di aiuti di stato e che, anche nelle recenti vicende del 2015, ha immesso soldi nei salvataggi altrui, senza bisogno di chiederne per sé.
TESI N.6 – Coloro che in buonafede – in primis i sindacati – accettano acriticamente l’imposizione centralista di una Capogruppo risentono di un pregiudizio autorazzista largamente diffuso nel mondo economico italiano, ovvero il “grandismo”. In questo frame, l’unica banca solida, efficiente, redditizia, è quella grande; per lo stesso motivo le PMI, fulcro e ragione di gran parte del boom economico italiano del dopoguerra, devono ingrandirsi o sparire. Eppure il grandismo è stato smentito sia in Italia che all’estero dalle esperienze delle recenti crisi bancarie, che non hanno mostrato alcuna correlazione tra maggiore dimensione e maggiore solidità delle banche. Ciò che invece è stato dimostrato ovunque è stata la correlazione tra maggiore dimensione e calo (crollo) dei prestiti alle imprese e in particolare alle piccole imprese.
TESI N.7 – Quanto al maggiore accesso al mercato dei capitali, negli ultimi anni il fattore che più ha nuociuto alle banche in questo ambito è stato proprio il continuo intervento delle autorità di vigilanza, sia europee che – di conseguenza – nazionali. Il progressivo blocco di ogni forma di aiuto o intervento pubblico in caso di crisi (culminato nell’introduzione del Bail-in) ha minato profondamente la fiducia del pubblico ed ha causato massicce fughe di capitali e ripetuti crolli dei corsi azionari. La emananda normativa sugli NPL è solo l’ultimo esempio di intervento nefasto e dannoso, che perfino Banca d’Italia ha stigmatizzato. BCE è un pompiere incendiario: non mitiga le crisi, ma spesso le provoca, o quantomeno le aggrava. Altro che voto capitario.
TESI N.8 – La vera esigenza della Riforma, infatti, è sottoporre al controllo centralizzato di una capogruppo (e quindi del suo occhiuto vigilante, ovvero la BCE) il sistema delle BCC italiane. Lo dice la BCE, lo ammette in audizione parlamentare Banca d’Italia, che scarta a priori ogni soluzione alternativa, non sufficientemente stringente verso le banche locali. Ma accentrare il potere non serve a “migliorare la governance”, ma solo a rendere più facile la conquista ed il controllo del sistema.
TESI N.9 – I gruppi bancari non sono l’unico modo di creare una struttura di sostegno a reti di piccole banche, ma esistono altre forme di garanzia, riconosciute dalle norme europee e utilizzate in altri, importanti paesi. Sono gli Institutional Protection Schemes (IPS), che, pur prevedendo meccanismi di penalizzazione e di garanzia reciproca, non inficiano le autonome scelte degli aderenti e godono di importanti – e non casuali – vantaggi normativi.
TESI N.10 – Mentre gli esempi di IPS in Austria, Spagna e soprattutto Germania hanno dimostrato nel recente passato di poter affrontare brillantemente le fasi di crisi senza necessitare di aiuti e continuando a garantire alle rispettive economie il necessario flusso di credito, i Gruppi (pseudo) Cooperativi, ove prevalenti (ad esempio in Francia) sono stati coinvolti in pieno nelle difficoltà ed hanno avuto bisogno di salvataggi ed interventi pubblici. Ciò è l’esatto riflesso della loro natura non più mutualistica, che li ha portati a strategie del tutto paragonabili a quelle delle altre banche, e quindi agli stessi errori.
TESI N.11 – Nessun altro paese ha adottato provvedimenti come quelli italiani, e non a caso. La scelta tedesca di mantenere le sue 1400 (!) banche locali e cooperative al riparo della vigilanza europea (che pure non può essere accusata di essere anti-tedesca) è stata difesa a spada tratta dai governi di Berlino e mostra chiaramente il pericolo che attende il sistema cooperativo italiano. Ma l’Italia non è un paese “normale” (cfr. tesi n.2)
TESI N.12 – CONCLUSIONI – Il quadro fin qui delineato mostra chiari i segni di una morte annunciata del sistema bancario popolare e cooperativo italiano e, con esso, di una parte essenziale del tessuto economico nazionale, messo “fuori gioco” da un disegno prima politico, poi culturale ed infine economico che ha fatto dell’Italia terreno di conquista. Di fronte a ciò non servono i tecnicismi e le battaglie di retroguardia, volte a “limitare i danni” su questo o quel provvedimento, ci vuole una reazione radicale e basata sul recupero della possibilità di ciascun popolo, italiani compresi, di autodeterminarsi democraticamente.

Ma dal mondo cooperativo i Quisling de noantri proclamano ad una voce: “ormai è tardi”.

Il lavoro completo in formato PDF è scaricabile QUI


Oramai è tardi?
Non è mai troppo tardi…

METAFORA
Immaginate di essere stati invitati a un matrimonio. La figlia del vostro testimone di nozze si sposa, l’avete vista crescere, è una ragazza solare, un po’ ribelle, ma tanto buona, che aiuta tutti senza fare troppe domande, le volete bene come una figlia. E’ bella, buona, di umili radici, ma oggi la sua famiglia è benestante, grazie al duro lavoro del padre, rinomato artigiano locale. Ha avuto molti corteggiatori, ma da un paio di anni ha acconsentito a fidanzarsi con un ragazzo del suo paese, bello e maledetto, figlio di una famiglia di antica nobiltà e presente crisi. Dissoluto, donnaiolo, dalla parlantina irresistibile, ha risvegliato in lei quell’istinto che, talvolta, spinge donne di grande valore a darsi a uomini di poco conto, nella convinzione di poterli redimere. Le famiglie, interessate vieppiù a sistemare i propri figli, hanno fatto il resto: abbagliati dalla nobile casata i genitori di lei, interessati a far mettere la testa (e il portafoglio) a posto, i genitori di lui, spingono da anni per un matrimonio e adesso, finalmente, il momento è arrivato.
Il matrimonio sarà nel piccolo paese di lei, dove la famiglia ha organizzato una festa di altri tempi. Il padre di lei le ha regalato una vecchia casa nella campagna vicino al capoluogo, che per l’occasione ha ristrutturato. La cerimonia sarà celebrata dal vescovo in persona e nel paese non si parla d’altro.
Voi, nel ricevere l’invito, avete una fitta al cuore: non pensavate che quella relazione sarebbe arrivata al matrimonio. Sapete che lui non è l’uomo per lei e che i vostri amici si stanno probabilmente facendo fregare. Abitate dall’altra parte del mondo, ma vi mettete in testa di studiare la questione. Pagate un investigatore per fare qualche indagine e venite a scoprire facilmente che lui la tradisce da mesi con altre ragazze, ultimamente perfino con alcune amiche d’infanzia di lei. La distanza non vi consente di parlarci direttamente, ma cercate ugualmente di contattare il vostro vecchio amico, le fate avere solo alcune delle prove che voi avete potuto consultare per intero e gli chiedete di avere un colloquio. Le foto gli vengono consegnate, ma i giorni precedenti il matrimonio sono frenetici, il tempo stringe e il vostro amico non capisce subito la portata del materiale che gli avete inviato e al telefono, dà risposte evasive. A una settimana dal matrimonio decidete di anticipare il viaggio e vi recate da lui, con tutto il materiale raccolto dall’investigatore, più alcune interessanti notizie sul dissesto finanziario della famiglia di lui. Chiudete il vostro amico in un bar e gli mostrate tutto. 
Una volta visto il materiale, ed ascoltate le vostre spiegazioni, il vostro amico resta muto. Guarda fisso davanti a sé e, dopo qualche minuto di silenzio, apre bocca per dire quattro parole “ormai è troppo tardi”. Cui subito dopo aggiunge in un fiato “con tutti i soldi che abbiamo speso, come facciamo a fermare tutto? C’è la casa pronta, gli inviti, il ristorante, la chiesa, il vescovo. E’ un anno che stiamo preparando questo evento, tutto il paese aspetta quel giorno, non possiamo annullare tutto”. E, infine, con le lacrime agli occhi, vi chiede di tacere, aggiungendo “lei è incinta, non dirle niente, potrebbe non sopportarlo”. Nel frattempo, fuori dal bar, vi hanno tagliato le gomme della macchina e l’investigatore che ha svolto le indagini ha trovato lo studio bruciato.
Ed è proprio in quel momento che decidete di….

Lascia un commento