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“Emergenza  Sanitaria”?

Un modo per consegnare cittadini e Paese a finanza, logge e corporazioni.

Cosa si sarebbe potuto fare in un vero regime democratico.

 

Continuiamo a riflettere sull’evento coronavirus.

Se siete abituati ad informarvi seriamente avrete già fatto le vostre ricerche, mentre, per i “deformati” dai media ufficiali, non resta che sperare in un miracolo.

Nel mio piccolo, oltre ai documenti qui allegati rimando al precedente articolo, contiene riferimenti credo già bastanti per una minima, ma necessaria informazione alternativa al prodotto televisivo.

Spesso, inizio argomentando la mia ottica in modo da far meglio capire le direttrici dei ragionamenti, il particolare punto di vista da cui guardo, più o meno critico.

Oggi vorrei partire da un’altra prospettiva: cosa avrei fatto nei panni del Presidente Conte?

Premessa.

Ovviamente, quanto andrò a dire non è presunzione di sostituire o negare le competenze necessarie a governare un Paese: il mio punto di vista è quello di un normale cittadino, con un minimo di consapevolezza democratica, convinto che non si possa governare onestamente e razionalmente un Paese non rispettando la Costituzione e non stimolando il pieno funzionamento dello Stato di diritto.

[da Wikipedia: Lo Stato di diritto (locuzione derivata dall’originaria espressione della lingua tedesca Rechtsstaat, coniata dalla dottrina giuridica tedesca nel XIX secolo) è quella forma di Stato che assicura la salvaguardia e il rispetto dei diritti e delle libertà dell’uomo, insieme con la garanzia dello stato sociale]

Per rendere verosimile quanto andrò a scrivere, immaginerò di aver raggiunto la carica di Presidente del Consiglio (PdC) passando dal voto e, precedentemente, da una seria e costante attività politica nel territorio, non solo professionale; penso ad un arrivo alla candidatura solo per merito di un sano attivismo politico, senza aiuti da lobby, logge, fondazioni, istituzioni e consorterie varie (non sto insinuando che Conte sia così, non ho studiato la sua carriera: è solo una premessa, per me doverosa, nata dall’osservare che in Italia troppo spesso non si va lontano solo per “puro merito”, anche in politica).

Di conseguenza, per evitare troppi “distinguo”, non mi metterò esattamente nei panni del vero Conte e del suo Governo, ma di un suo omologo che si trovasse a capo di un Governo coeso ed intenzionato ad operare “improvvisamente”, o per miracolo, secondo Costituzione.

Partiamo.

Indizi.

Immagino che, dalla posizione di Presidente del Consiglio (PdC), mi sia già accorto da molto tempo che qualcosa “bolle in pentola”: scopriamo infatti che a livello internazionale sul rischio pandemia, addirittura proprio da coronavirus, si stanno giocando, almeno da mesi, ma in effetti da anni, movimenti, partite, dibattiti, previsioni, simulazioni e speculazioni che non possono non destare più di una seria preoccupazione/sospetto.

Da buon PdC dovrei sapere che il più grande fondo speculativo mondiale ha fatto questo già nel dicembre scorso (ha continuato così anche nel bel mezzo della pandemia… dei gran filantropi, non c’è che dire! Ulteriore parentesi: proprio mentre sto scrivendo, ore 18,48 del 24 marzo, sento Conte in conferenza stampa dire che “l’epidemia non era attesa”…).

Prima fase esplorativa.

Sempre da buon PdC, e considerati gli indizi di cui sopra, avrei preso atto della situazione appena descritta e di conseguenza allertato il Ministro degli Esteri e dell’Economia, insieme ai Sevizi Segreti, per capire di più sulla questione pandemica da una parte, e per iniziare a stendere un piano d’azione finanziario dall’altra, di cui parleremo dopo.

Veniamo all’aspetto propriamente sanitario.

Insieme al Ministro della Sanità avrei condotto delle audizioni a vari esperti, anche virologi, ma soprattutto medici che operano sul campo e con i pazienti, per iniziare a farmi un’idea di ciò che potrebbe accadere in caso di un’influenza più forte del normale, come alcune del passato, o di una vera e propria pandemia totalmente o in parte sconosciuta.

Fra gli esperti avrei ascoltato, soprattutto, quelli non chiaramente o notoriamente “ammanicati” con l’industria farmaceutica privata, manifestamente attenta solo al profitto.

Per capirci, medici come il Dottor Ceruti che ha reso pubblico un documento (che potete leggere o scaricare nel mio precedente articolo linkato sopra), tale da mettere fortemente in discussione l’approccio dato a questa emergenza ed altre cose ancora.

Preso atto degli avvertimenti e delle analisi, comunque non univoche, e tenendo conto che l’Italia è già all’avanguardia nelle vaccinazioni – fatto altrettanto discusso e controverso – avrei iniziato a sondare esperti e farmacologi per sapere dell’eventuale esistenza di protocolli particolari e terapie immediate ed alternative, dato che i vaccini hanno bisogno di più tempo per la preparazione e possono “rimanere indietro”, vista la veloce mutazione dei virus.

Nel caso dell’esistenza di farmaci usati con successo all’estero, ma non ancora approvati dall’Aifa, in caso di un’influenza più forte del normale o di una pandemia sconosciuta, avrei comunque previsto l’immediata istituzione di unità operative in apposite strutture già individuate sul territorio, incaricate di iniziare test sperimentali di tali farmaci, su pazienti consenzienti.

All’eventuale successo delle terapie si sarebbe autorizzata la somministrazione generalizzata, sempre volontaria, scavalcando se necessario le onnipresenti pastoie burocratiche con appositi decreti legge.

Prevenzione mediatica.

In ogni caso, e ben prima di un’eventuale esplosione pandemica avrei avviato la produzione, già all’inizio dell’inverno, di una intensa campagna di informazione televisiva dal tono fermo ma molto tranquillo e rassicurante, relativa a comportamenti specifici da seguire, soprattutto per i soggetti anziani e/o più a rischio (es.: misure di igiene personale, alimentare, di forte integrazione vitaminica e comportamenti da attuare/ridurre al massimo, per tutta la durata dell’inverno e sempre, per i soggetti più a rischio).

A proposito dei media “di Stato”, avrei convocato il Presidente, il Direttore Generale e i direttori di rete della RAI: avrei comunicato l’intenzione del Governo di non permettere che l’informazione su un’eventuale forte epidemia o pandemia scadesse in alcun tipo di totalizzante e terrorifica spettacolarizzazione, fatta passare come “diritto all’informazione”.

La ragione di ciò è data dalla consapevolezza, ormai ampiamente assodata e di cui non si può non tener conto, degli esiti nefasti sulla salute ingenerati dalla continua sollecitazione psicologica della paura.

Avrei fatto di tutto per impedire che, almeno le reti pubbliche, trattassero l’evento come un’ininterrotta cronaca di “guerra”, termine di cui avrei fortemente stigmatizzato l’utilizzo.

La ragione di questo sforzo personale e di governo è presto detta: ogni buon medico sa che la prima cura è l’atteggiamento positivo, rassicurante e costruttivo.

Avrei anche fatto produrre un’ulteriore campagna di spot, da mandare sulle reti Rai, intesi a rendere il pubblico consapevole della responsabilità che ognuno di noi ha sul proprio stato di salute, anche autoanalizzando e regolando abitudini relative all’uso dei media, escludendo certamente ogni tipo di censura: sarebbero stati inseriti appelli di uomini di medicina e di cultura che avrebbero invitato a non indugiare nella visione di prodotti mediatici “ansiogeni”, atti a trasformare il diritto all’informazione in strumento “subliminale” di controllo emotivo.

Le misure fin qui espresse non avrebbero richiesto stanziamenti particolari, solo buona volontà e lavoro, lavoro, lavoro, nell’esclusivo servizio alla comunità.

Considerazioni.

Contemporaneamente, avrei anche tenuto conto dei seguenti fattori.

1. Lo stato della Sanità non ottimale, dopo la “cura” a cui è stata sottoposta dai precedenti governi per sottostare a trattati e governance europea, che obbligavano a forti riduzioni di spesa.

(Una continua violazione della Costituzione, anche considerando l’Art. 11 che, secondo gli “europeisti”, “avrebbe” giustificato le cessioni di sovranità verso la UE. A tal proposito, e senza ulteriori commenti per non divagare troppo dal tema principale, riporto solo il passaggio “incriminato” dell’articolo, dove afferma che l’Italia […] consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni. Ditemi voi dov’era il pericolo per la pace e le “condizione di parità” con gli altri Paesi europei, soprattutto Francia e Germania, tali da giustificare la sottoscrizione di trattati che, insieme al pareggio di bilancio ed a tutti gli altri vincoli, mettevano di fatto le politiche italiane più importanti in mano alla UE.

Abbiamo ceduto sovranità nazionali senza battere ciglio e capire, senza un’adeguata informazione, senza che alcun Potere dello Stato, Magistratura compresa, abbia avuto il coraggio di dire qualcosa, senza un profondo dibattito nazionale ed una vera informazione economico-finanziaria alla cittadinanza, non viziata dalle ricette che tanto piacciono alla finanza speculativa che si studiano nelle Università).

2. Altri problemi di cui avrei tenuto conto, sempre derivanti dall’ingresso del nostro Paese nella UE, riguardano moneta e Banca d’Italia.

Non abbiamo una moneta sovrana ed una vera Banca Pubblica: ciò significa che il nostro Stato, oltre ad avere insensati limiti di spesa – il debito pubblico è “gravato” da tutta la finzione relativa a moneta e finanza – finisce inevitabilmente per indebitarsi, più o meno direttamente, con quel “mercato” sottoposto alla “cura” ed agli interessi della finanza speculativa: veri e propri “bulli di quartiere” globali che sarebbe ora di sottoporre a feroci restrizioni.

(Doverosa parentesi: per favore, smettiamo di investire i nostri risparmi nei “prodotti” bancari: in un modo o nell’altro andranno a fornire armi al “nemico speculazione”. Piuttosto, stimoliamo il governo a riservare, in via esclusiva a cittadini e famiglie, nuovi titoli di Stato sicuri. Non dimentichiamo che i 3-4 più grossi fondi speculativi mondiali detengono o partecipano alla maggior parte delle banche, delle assicurazioni e delle corporazioni globali, comprese quelle farmaceutiche e mediatiche: sono il vero governo mondiale, almeno per l’Occidente, in grado di condizionare pesantemente la politica, il suo stesso racconto spettacolarizzato e la vera economia produttrice di beni e servizi, soggetta alla loro opera “vampirizzatrice”).

Azione.

A questo punto, sulla scorta delle esplorazioni, delle considerazioni e della situazione economico-monetaria appena descritta, avrei proposto al Governo ed al Paese, con una conferenza pubblica, delle misure innovative e creative immediatamente possibili, nonostante la UE.

Parlo di misure da attuare, ad esempio, sulla falsariga di questo documento: è un “Piano di Emergenza Nazionale” formulato da Guido Grossi di Sovranità Popolare, rivista alla quale sono onorato di partecipare.

Sono misure che avrebbero svolto un duplice compito: rispondere immediatamente a qualsiasi sforzo socio-sanitario richiesto in modo coerente e razionale, senza quindi bloccare un intero Paese e, allo stesso tempo, iniziare ad invertire la rotta della più generale crisi economica e l’esposizione della nostra Repubblica alle determinazioni dei “mercati”, cioè delle banche.

Si sarebbe potuto attuare qualsiasi piano strategico, rinforzo e investimento utile a creare piena occupazione ed a migliorare gli asset strategici del Paese, di cui la Sanità è elemento primario.

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Credo che la lettura dei documenti qui allegati riveli immediatamente le mega finzioni in cui siamo precipitati: sia quella di vecchia data relativa all’economia ed alla moneta, sia quella rappresentata da un “problema” sanitario affrontato in maniera schizofrenica, ambigua, contraddittoria e caotica, probabilmente funzionale a determinazioni esterne e fini non dichiarati.

Ho infatti il forte sospetto che la verità su tutta la “pandemia politico-mediatica” sia ben altra, ha a che fare non solo con la finanza, ma con la forza più potente del presente e le prerogative che, tramite questa forza, il “sistema” pensa di potersi assicurare: sto parlando della tecnica e del multiforme controllo da questa permesso.

Ormai da anni, riviste, talk, dibattiti, media, cultura e spettacoli, fortemente influenzati dalle corporazioni che la tecnica controllano, ci dicono che siamo sempre più governati da algoritmi “nutriti” a big data: entità A.I. di un “universo logico” che si fa rappresentazione scarna e deformata del nostro essere.

La persona non è più il centro responsabile del mondo, come da diritti umani, ma una variabile da controllare per trarre dal controllo stesso non solo un guadagno personale, ma quel senso “malato” di “onnipotenza” di cui il guadagno rappresenta “solo” una funzione.

Una soddisfazione appannaggio di élite, sostanzialmente criminali, che sembrano far di tutto affinché si neghi all’uomo il vero progresso: quello permesso dalla rinuncia alla moderna separazione dei saperi e da una tecnologia finalmente “umanista”, veramente controllata dalla comunità che di essa si servirebbe senza diventarne schiava.

La tecnica deve restare “uno” degli ambiti del sapere, non deve più esserle permesso di diventare l’unico paradigma cui uniformare la cultura dell’uomo.

Credo che con l’evento coronavirus stiamo osservando un importante, nefasto, passo avanti verso una determinazione sempre più intima ed estesa di ogni espressione personale, di ogni attività, movimento, gusto e pensiero, resa possibile dall’appeal televisivo dato dalla paura.

La giustificazione ad un “governo sanitario” appare così “presentabile” e “razionale”, rifiutarla significherà l’esclusione dalla società “civile”, il precipitare in un vortice di esclusione e privazione che violerebbe tutti i diritti umani.

Se non saremo capaci di fondare una politica alterativa “umanista”, saremo costretti a vivere nell’incubo previsto da decenni, realizzato da una tecnocrazia sostenuta dai “fini” intellettuali “di sistema”, che sembrano non poter rinunciare all’aria condizionata dei talk televisivi.

Buon futuro a tutti.

 

https://www.massimofranceschiniblog.it/, 25 marzo 2020

il mio libro, un programma politico ispirato ai diritti umani

fonte immagine: Pinterest

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