REGALO IL MIO LIBRO ALL’EVENTUALE COMITATO PROMOTORE

Qui la versione video dell’articolo

In questo articolo illustro un possibile percorso per avviare una stagione politica di liberazione nazionale

Articolo pubblicato anche su Sfero

 

Il presente articolo è uno sviluppo operativo del documento con cui iniziai ad esporre il progetto, che di lì a breve dette vita al libro PER IL PARTITO UNITARIO DI LIBERAZIONE NAZIONALE, in cui venne incluso per intero.

Prima di continuare, ritengo necessario che leggiate tutto il documento iniziale: https://www.massimofranceschiniblog.it/2020/11/13/proposta-politica-per-la-costruzione-di-un-partito-unitario-di-liberazione-nazionale/#more-1137ù

Fatto? Bene! Andiamo avanti.

Quanto andrò ora ad illustrare, è un possibile percorso che potrebbe invogliare la formazione di un necessario Comitato Promotore, che possa avviare un percorso utile alla creazione della nuova politica auspicata.

L’obiettivo finale sarebbe quello di restaurare democrazia e Stato di diritto: credo che quanto accaduto al nostro Paese negli ultimi decenni e l’accelerazione di ogni processo avvenuta dall’“emergenza sanitaria” in poi, ci debba far comprendere che non possiamo chiedere di meno.

All’eventuale Comitato Promotore che possa formarsi per far suo il progetto, donerò il pdf del mio libro in modo che possa allegarlo alla missiva che si potrebbe inviare ai soggetti della società civile cui mi rivolgevo genericamente nell’articolo di presentazione.

Un’ipotesi di questa lettera si trova nella seconda parte del presente articolo.

Per l’individuazione dei soggetti potenzialmente interessati alla missiva, credo si possa guardare a quelli che rientrano nell’elenco, appunto proposto nel primo articolo, e ad altri ancora, come ad esempio i parlamentari facenti parte dei Gruppi Misti di Camera e Senato:

– formazioni politiche ispirate ai valori costituzionali e repubblicani non rappresentate in Parlamento;

– movimenti vari, con le medesime caratteristiche;

– intellettuali ed operatori culturali dei vari ambiti, sensibili al ripristino della costituzionalità politica e civile;

– produttori mediatici indipendenti;

– comitati e realtà culturali e di altro tipo, tesi al ripristino dei valori umanistici e costituzionali, in ogni settore;

– realtà del terzo settore;

– società civile tutta.

L’eventuale comitato promotore potrebbe inviare l’appello del presente articolo facendone oggetto della pubblicazione più vasta possibile, anche sotto forma di lettera aperta.

Oltre a questo, il comitato promotore dovrebbe sostenere la pubblicazione e l’invio dell’appello con la contemporanea presentazione del progetto nei canali di informazione alternativa, volendo anche mainstream, per informare il Paese che il comitato sta esperendo un estremo, generale e diffuso tentativo di creare un momento unificante di responsabilità etica, civile e politica.

Si deve far capire l’urgenza e la portata dei problemi, mostrando ciò che si sta già delineando a livello globale: dobbiamo far capire cosa accadrà se la società civile non farà uno sforzo consapevole per riprendersi responsabilmente le redini della democrazia e del futuro.

All’atto della presentazione, ma già nella lettera aperta, il Comitato Promotore dovrebbe lasciare una mail per raccogliere adesioni e contributi, di qualsiasi tipo, dei quali renderà conto nel sito che avrà precedentemente aperto, con un bollettino informativo pubblico da inviare anche a tutti gli indirizzi iniziali dell’appello ed a quanti nel frattempo si aggiungeranno.

Prima di passare all’appello, veniamo ad alcune questioni nel metodo del tentativo auspicato, per rispondere ad eventuali dubbi e proporre un approccio che dovrebbe anche sostenere la presentazione mediatica.

Data la particolarità del tentativo politico, includendo in questa anche l’assoluta trasparenza del suo percorso, il Comitato Promotore dovrebbe affermare chiaramente di essere spinto da un preciso moto etico che, data la gravità del momento, supera necessariamente ogni altra considerazione prudenziale riguardo al metodo: si deve far capire che la proposta perentoria, per certi versi “sfrontata”, ma assolutamente vitale, è dettata dalla considerazione di dover dare un immediato argine politico, culturale e di informazione indipendente alla tecnocrazia che sta investendo ogni aspetto della nostra esistenza.

Il Comitato Promotore deve far comprendere come l’azione che sta perseguendo servirebbe anche a saggiare il reale stato di consapevolezza civile e di “necessità percepita” dagli esponenti più autorevoli, attivi e preparati della società civile: se comunicato in maniera sincera ed aperta, si taglierebbe ogni argomento e “paura” al fatto di doversi “giustificare” con chi eventualmente potrebbe accusare il comitato di “rompere le uova nel paniere” ad altre formazioni politiche.

Tutti quelli che non hanno finora compresa la necessità di un momento politico unitario caratterizzato dalle uniche coordinate della “Costituzione Italiana”, dei ”diritti umani” e dello “Stato di diritto”, devono capire definitivamente che il Paese ha bisogno di un soggetto politico inclusivo che inizi un processo di liberazione nazionale: a loro sta la scelta se parteciparvi creativamente, ma senza l’intenzione di cavalcarlo con caratterizzazioni ideologiche, settarie e divisive, facendo addirittura un passo indietro riguardo sigle e bandiere.

Infatti, si dovrebbe tutti capire la necessità di abbandonare ogni riferimento agli storici “divide et impera”, dato che si sta chiedendo uno scatto d’orgoglio ad una porzione di società civile scontenta, ma che ancora potrebbe consegnarsi alle illusioni elettorali del mainstream apparentemente “sovranista”.

A questo punto, credo occorra affrontare anche le possibili remore od obiezioni nel lanciarsi in un’azione del genere, basate su considerazioni in ordine all’immediata riuscita del progetto od a ciò che comporterebbe un possibile “fallimento”.

Intanto si dovrebbe comprendere che, a ben vedere, sarebbe del tutto improprio parlare di eventuale “non riuscita”: il tentativo sarebbe in ogni caso una cartina tornasole dello stato del mondo culturale e politico che riteniamo “alternativo”.

In ogni caso, il Comitato Promotore sarebbe ormai visibile come agente propulsivo e innovativo, dovrebbe continuare nella sua opera caratterizzandosi con una tensione creativa continua, da perseguire fino ad obiettivo raggiunto, con un ben congegnato piano di azioni.

Un responso “negativo”, secondo me quasi impossibile se il Comitato svolgerà bene e convintamente il suo lavoro, sarebbe comunque elaborato in maniera aperta, come evidenza della situazione civile e culturale che il Paese deve affrontare.

L’abilità che il Comitato Promotore dovrebbe avere è quella di rimanere sempre e comunque “causativo”, mantenendo il pallino della proposta, rendendo conto ai sostenitori ed a chi lo seguirà aggiornando il messaggio, la strategia, le attività, nella massima trasparenza.

Se l’appoggio iniziale fosse insufficiente, si continuerebbe la propulsione includendovi i soggetti via via sottoscrittori per farne crescere il numero fino a diventare un “caso”, impossibile da “evitare”.

Non dobbiamo mai dimenticare che il “successo” si ottiene anche insistendo, certo non in maniera ossessiva e con i paraocchi, e perseverando.

Non si sta parlando di un’azienda che deve lanciare un prodotto da boom immediato per far guadagnare gli azionisti e che può trovarsi in difficoltà se le statistiche non raggiungono le previsioni… il Comitato è un gruppo di uomini che agisce, comunica, raccoglie ed elabora senza cedere, soprattutto in maniera creativa.

Tornando alla strategia, la lettera aperta sarebbe inviata a soggetti ben selezionati.

Una volta individuati la si manda e contemporaneamente si esce con interviste e comunicato sui media, questi saranno inviati anche alle persone ed associazioni coinvolte con la lettera aperta ed a tutti quelli interessati che si aggiungeranno, per tenerli informati dal percorso, in modo da far crescere l’azione, in ogni senso.

Il punto di vista definitivo che vorrei trasmettere ad un eventuale Comitato Promotore, è il seguente: non dovrebbe pretendere che gli altri lo seguano o debbano mostrarsi disposti a “fidarsi” o ad “affidarsi” a lui ciecamente.

Il Comitato Promotore non dovrebbe ripercorrere l’errore commesso dai vari partitini ed associazioni che, mentre chiamavano gli altri a raccolta, implicitamente lo facevano con la pretesa di guidare il progetto.

Lo sforzo propositivo dovrebbe essere incentrato all’unione che dovrà formarsi in base alle adesioni ed ai partecipanti effettivi, da una parte scavalcando le divisioni ideologiche e personalistiche degli attivisti esistenti, data l’alta natura dei valori cui il Comitato fa riferimento; dall’altra, lasciando il campo agli aderenti di costruire il progetto, ovviamente all’interno delle direttrici evocate dal Comitato con la lettera.

Di fatto, il Comitato si proporrebbe come coordinatore e facilitatore, una guida discreta, ma consapevole dell’evoluzione del progetto e della discussione interna, per far sì che via via si sgombri il campo da intoppi di varia natura, ideologici e di altro tipo, che potrebbero rallentare il processo.

Il Comitato Promotore dovrebbe far capire che il soggetto politico non deve guardarsi dentro, ma iniziare subito un’opera di informazione e pressione sociale ed istituzionale, una cosa viva che spinga società ed istituzioni, in un modo così autorevole, anche di massa, da non poter essere “evitato” dal mainstream.

Di seguito la proposta per la lettera pubblica.

 

UN APPELLO A TUTTI GLI UOMINI DI BUONA VOLONTÀ

 

Noi del Comitato Promotore, crediamo fortemente sia responsabilità di ognuno di noi, come individui ed associazioni, di rispondere in modo adeguato, possibilmente coeso ed organizzato, a ciò che sta accadendo alla nostra Repubblica da un punto di vista sociale, culturale, giuridico e politico.

Crediamo che la situazione del Paese, e dell’Occidente tout court, abbia raggiunto molteplici punti di rottura, talmente gravi da imporre un’urgente e corposa azione democratica e chiarificatrice, tale da mostrare all’opinione pubblica i reali interessi e tendenze in gioco nei vari settori economici, sociali e culturali, in un panorama in cui tutto ciò è accelerato dalla cosiddetta “emergenza sanitaria” e dall’ipotizzata soluzione “salvifica” chiamata “reset globale”, o comunque, dal generale ed apparentemente inarrestabile impulso tecnocratico al controllo individuale e sociale permesso dalla tecnica.

Non possiamo più sopportare che uno Stato di diritto sempre più indebolito nelle sue prerogative di servizio e tutela dei diritti dei suoi cittadini, sia sottomesso a tutta una serie di molteplici determinazioni che rispondono ai voleri di enti privati transnazionali finanziari, lobbistici e corporativi di vario genere, praticamente in tutti gli ambiti che dovrebbero essere di sua competenza.

In brevissima sintesi orientativa, di seguito obiettivi su criticità attualmente stringenti, sistemiche e culturali, sulle quali reputiamo sia necessario proporre, senza ulteriore perdita di tempo, delle consapevoli politiche riformatrici.

  1. Restaurazione dei principi della democrazia rappresentativa, da un punto di vista istituzionale, elettorale ed informativo.
    Dobbiamo costruire una politica tesa al ripristino della Carta fondamentale sulla cosiddetta “costituzione reale”, tramite il rinnovo della centralità del Parlamento e la proposta di una nuova filosofia istituzionale che decreti l’impossibilità da parte dei Governi di sostituirsi ad esso.
    Si auspica anche una revisione dei ruoli delle più alte cariche dello Stato e dei tre Poteri, per rinnovarne limiti e responsabilità in modo che la loro reciproca azione torni ad essere una funzione essenziale nella difesa della Costituzione stessa.
    A livello elettorale si dovrebbe perseguire la determinazione di una legge proporzionale senza sbarramento, con il solo limite percentuale, non bassissimo, nel numero minimo di collegi.
    Al contempo, l’informazione politica dovrebbe subire una completa riforma del comparto pubblico – tenuto anche a ricostruire metodi, contenuti e creatività, per liberarsi della “costrizione” a farsi fotocopia del mainstream mediatico – con il ferreo divieto di privilegiare esponenti e contenuti di certe aree politico-culturali rispetto a quante si possano affacciare al proscenio della politica e della cultura, in ogni ambito.
  2. Revisione di tutte le determinazioni esterne alla sovranità della Repubblica, sia contingenti sia sistemiche, a partire dalla liberazione della Scuola, delle Università e della ricerca dalle influenze di organismi e corporazioni globali, per continuare con la denuncia di tutti i Trattati e consuetudini, di qualsiasi natura ed a qualsiasi livello, che abbiano di fatto tolto sovranità alla Repubblica regalandole in modo illegittimo ad altre entità politiche, finanziarie, corporative e transnazionali.
    Sarà nostro compito spiegare al Paese la forzatura nell’interpretazione dell’Art. 11 costituzionale, sulla quale i cittadini non sono stati adeguatamente coinvolti.
  3. Implementazione di ogni possibile politica e meccanismo economico-finanziario capace di restituire velocemente, per quanto parzialmente ed almeno per il mercato interno, quel minimo di sovranità monetaria possibile senza la quale il nostro Stato non può perseguire i vitali e inemendabili obiettivi della prima parte costituzionale.
    Tale parziale riconquista, dovrebbe anche essere indirizzata verso un progressivo recupero pubblico di tutti gli asset e settori vitali per il Paese, totalmente o parzialmente finiti sotto un controllo lobbistico privato, lontano anche dalla sola comprensione da parte della società civile.
    Va da sé, che tale politica dovrebbe essere necessariamente abbinata ad una profonda opera di informazione tendente a decomporre la retorica para-scientifica sul “debito pubblico” e sulla “scarsità” delle risorse finanziarie, invece potenzialmente illimitate.
  4. Definitiva piena attuazione della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, in ogni ambito necessario ad ottemperare alla sua ormai lontana ratifica, come auspicato dal Preambolo della Dichiarazione stessa e dal secondo articolo della nostra Costituzione.
    Particolarmente investiti da questo alto scopo sarebbero, oltre a tutti i diritti personali, civili e politici, i seguenti ambiti:
    a. quelli che chiamiamo “diritti sociali” – corrispondenti ai relativi articoli che vanno dal 22 al 26 della Dichiarazione Universale – oggi messi sempre più in pericolo dalle tendenze “resettive” globali;
    b. tutti gli ambiti che hanno a che fare con la persona, la vita e la bioetica, ad ogni stadio, oggi esposti a ideologie e ingerenze tecno-scientifiche tali da fare della biopolitica, un tratto essenziale di un futuro cha appare assumere sempre più le forme di una distopia tecnocratica transumana;
    c. collegato al precedente abbiamo il tema dei cosiddetti “nuovi diritti”, che fanno capo alle influenze storiche di esponenti delle psico-“scienze”: ciò si sostanzia in quella “ideologia gender” tendente a riscrivere, per non dire distruggere, l’uomo e la famiglia naturale, con la falsa contrapposizione uomo/donna e la non considerazione del fatto che ogni persona, indipendentemente da ogni sua caratteristica, è già completamente protetta dai 30 diritti dell’uomo che vanno “solo” sinceramente e onestamente attuati.
    Ciò su cui crediamo sia urgente riflettere, per proporre i necessari rimedi culturali e giuridici, è l’evidente tensione a “ri-disegnare” l’uomo per renderlo più “fluido”, quindi più esposto ad essere “manovrato” economicamente da una maggiore labilità dei suoi diritti, mentre è sempre più sovra-sollecitato emotivamente dall’industria dell’intrattenimento e contemporaneamente reso intollerante contro chi gli appare, in maniera distorta, come “conservatore” e “retrogrado”.
    Dobbiamo essere consapevoli che questa china socio-culturale sta investendo i nostri giovani in maniera importante, come segno indelebile del mondo che una vera e propria oligarchia tecnocratica sembra alacremente preparare.
  5. 5. Determinazione di un ben preciso recupero dei più alti valori universali e civili, per bloccare ogni prassi che pretenda coinvolgere la cittadinanza in politiche paternalistiche, di presunta “sicurezza sanitaria” o di altro tipo: occorre smascherare tali violazioni, in quanto tendenti a superare la libera e veramente informata responsabilità dei cittadini, anche perché suggerite in ambiti apparentemente “scientifici”, ma di fatto elitari, industriali e corporativi, che niente hanno a che fare con i reali interessi di cittadini e Paese.

Per quanto sin qui espresso, crediamo che l’azione dello Stato debba essere rinnovata in un modo del tutto nuovo e trasparente, in cui la comunità possa finalmente essere protagonista del suo stesso governo: questo perché sia l’Amministrazione dello Stato, sia la stessa società civile sarebbero di nuovo costituzionalmente orientate.

Alla luce del presente, crediamo che la situazione sia talmente grave da imporre, oggettivamente, un’immediata azione politica unitaria tesa al ripristino di un vero Stato di diritto.

Crediamo che le persone e le associazioni cui ci stiamo rivolgendo, non possano non avvertire la stessa urgenza e la necessaria soluzione di orientarsi sulle direttrici universali, qui brevemente elencate, in modo da contribuire creativamente alla costruzione di una forza politica unitaria che inizi immediatamente a svolgere un’opera di informazione e pressione verso la politica e le Istituzioni, che dovrà anche necessariamente sfociare elettoralmente per coagulare il consenso del mondo sensibile alle sovranità costituzionali, ed a quello più genericamente deluso dai 3 partiti che in qualche modo potevano dare l’impressione, oggi ormai del tutto evaporata, di essere un minimo distanti dalle logiche globaliste ed europeiste.

Il nostro Popolo deve di nuovo poter capire che uno Stato liberato e riformato può onestamente rappresentarlo e difenderlo, in un mondo scosso da tensioni e forze che stanno costruendo un futuro assai prossimo che molti credevano di là da venire.

La vostra responsabilità è la nostra, facciamone tesoro e sostanza per un percorso di responsabilità civile e riscossa costituzionale.

 

Il comitato promotore dello Stato di Diritto
(ovviamente con tutti i dati e le generalità dei componenti)

 

A questo punto, il Comitato darebbe le coordinate per le adesioni e l’indirizzo del sito, che avrebbe aperto in precedenza, dove si vedrà in maniera del tutto trasparente il procedere delle sottoscrizioni e delle attività.

Per un riferimento più approfondito alla lettera aperta, comunque non impegnativo, il comitato potrebbe inviare ad ognuno dei destinatari il pdf del mio libro, dove delineo le linee guida operative per una formazione politica del tutto nuova e trasparente, anche per i vari settori dello Stato; queste sono costituzionalmente orientate, scevre da divisioni ideologiche ora del tutto controproducenti e, soprattutto, espresse con un linguaggio non velleitario, comprensibile e condivisibile da un numero di persone virtualmente illimitato.

A meno di sostanziali novità riguardo questa mia proposta, credo che con questo articolo abbia fatto tutto quanto in mio potere per poter favorire un momento politico immediatamente necessario.

Spero che la politica sia ancora capace di risvegliare le energie sane del Paese e dell’Occidente.

Invito tutte le persone di buona volontà ad un’azione creativa scevra da paure e indecisioni di sorta, che ora come ora non hanno alcuna ragion d’essere: chi lavora per la gabbia culturale, spirituale e tecnocratica alla nostre vite agisce da automa, senza mai fermarsi.

Sul futuro che altrimenti ci aspetta, vorrei raccontare solo dello scampato pericolo.

 

Massimo Franceschini, 12 giugno 2021

fonte immagine: Pixabay

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