Quando si sbaglia strada

di Marco Cattaneo

“Non bisogna illudersi che esistano soluzioni facili”: quante volte avete sentito o letto frasi simili, da parte di economisti e politici schierati in favore dell’attuale eurogovernance ?
Il loro “ragionamento” (le virgolette sono d’obbligo) è grosso modo il seguente: la crisi dura da una dozzina d’anni, e siccome non è stata risolta, “evidentemente” non si può pensare che possa esserlo se non con un lungo, tormentato e doloroso processo di ulteriori riforme.
Quali, non è per niente chiaro. Con quali tempi per ottenere risultati concreti e positivi, ancora di meno.

La realtà è molto più semplice.
Se una crisi di domanda è stata “affrontata” con politiche restrittive, con tagli e tasse, significa che chi ha portato l’Italia in quella direzione ha sbagliato completamente (se era in buona fede…) ad analizzarne le cause e a diagnosticare gli interventi.
Dovevo andare da Milano a Venezia e ho infilato l’autostrada in direzione Torino. Ho fatto 100 chilometri nella direzione opposta.
Esistono soluzioni semplici ?
Ma certo. Uscire dall’autostrada e riprenderla nel senso opposto. Di difficile, c’è solo riconoscere l’errore: difficile, s’intende, per chi in tutto questo tempo ha raccontato storie inverosimili e insensate – che la soluzione, cioè, era deflazionare la domanda, comprimere i diritti, precarizzare il lavoro.
Si fa fatica a arrivare all’obiettivo, dopo che si è cambiato direzione ?
La fatica è avere allungato il percorso di 200 chilometri – 100 fatti nel senso sbagliato, e 100 per ritornare al punto di partenza.
E poi ci saranno gli altri 250 per arrivare a Venezia.

Certo, si è perso un mare di tempo. Ma la destinazione si raggiunge. E la soluzione è facile.

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