Perchè cerchiamo continuamente prove che confermino le nostre convinzioni e trascuriamo quelle contrarie ad esse? Il bias della conferma

di Franco Mattarella

Il Confirmation Bias, secondo la definizione dello psicologo Raymond Nickerson, è
“la ricerca o l’interpretazione di prove in modo che siano favorevoli a esistenti credenze, aspettative o ipotesi [del soggetto interpretante].”
 (1998, ved. bibliografia p.175)

Il punto chiave

Tutti noi tendiamo a cercare prove ed evidenze a sostegno delle nostre idee e a rigettare quelle contrarie ad esse. (Raymond Nickerson)

 

Un autoinganno che coinvolge anche persone intelligenti e aperte

Si tratta di uno dei pregiudizi più studiati dalla psicologia cognitiva, perché non risparmia nessuno: sebbene vi siano differenze individuali, sembra che nessuno ne sia esente indipendentemente da fattori quali intelligenza o apertura mentale. Tutti noi tendiamo a cercare prove ed evidenze a sostegno delle nostre convinzioni e a rigettare quelle contrarie ad esse.

Si tratta di una forma di autoinganno per il quale sono state proposte diverse cause, tra le quali la difesa dell’identità personale: difendiamo le idee, i principi e i modi di vedere che sono, magari da molti anni, alla base della nostra identità, anche perché le nostre idee sono probabilmente quelle del gruppo sociale nel quale ci siamo formati che, se rigettate, danneggerebbero il nostro senso di appartenenza. Una nuova ipotesi, di natura evoluzionistica, è stata presentata dagli psicologi Hugo Mercier e Dan Sperber (vedere qui).

Nell’ambiente sociale il confirmation bias ostacola la valutazione pubblica di opinioni e argomenti, favorendo la propaganda politica, la scarsa credibilità dei mass media, il disprezzo per l’opinione degli esperti, la polarizzazione e manipolazione delle opinioni, il conformismo sociale.
Che tipo di informazioni cerchiamo

Secondo Nickerson, le persone restringono la loro attenzione solo alle osservazioni (o informazioni) favorevoli alle loro convinzioni e rifiutano di prendere in considerazione osservazioni (o informazioni) alternative. In particolare, le persone vanno alla ricerca di informazioni che siano coerenti con una sola ipotesi (la loro!) ma non diagnostiche  rispetto ad essa. Un’informazione/osservazione viene definita diagnostica  (rispetto a una particolare ipotesi) quando è coerente con quell’ipotesi ma non lo è con le ipotesi concorrenti.

Ciò vuol dire che se una persona limita la sua attenzione alla verifica della coerenza di un’informazione con una sola ipotesi (la sua ipotesi) non ha la possibilità di capire se essa è diagnostica.
Esempi di natura storica

Esistono molte evidenze sperimentali del confirmation bias e Nickerson ne espone alcune, di natura storica, nel suo studio:

  • Caccia alle streghe (p.190): dal 15° al 17° secolo in Europa occidentale la gente credeva così fortemente nell’esistenza delle streghe che certi tribunali avevano delle leggi speciali per questi casi. Ci furono molti orribili casi di confirmation bias (si stima che solo in Inghilterra nel 17° secolo furono giustiziate più di 40.000 persone).

  • Politica (p.191): una volta che una decisione politica viene adottata e implementata da un Governo tutte le successive attività si finalizzano alla giustificazione di quella decisione.

  • Pregiudizi medici (p.192): la medicina moderna empirica è un’attitudine recente; le conoscenze mediche sono rimaste stagnanti per più di 1500 anni e la tendenza prevalente era quella di concentrarsi sui casi positivi, cioè su casi in cui alle cure è seguito un recupero fisico. La scoperta che alcune malattie hanno una storia naturale e da esse in molti casi si guarisce senza alcun trattamento medico è una scoperta molto recente.

  • Procedimenti giudiziari (p.193): in questo contesto venne fatto il tentativo di disaccoppiare la fase di acquisizione delle prove da quella dell’emissione della sentenza per evitare che i pregiudizi influenzassero la ricerca delle prove.

  • Metodo scientifico (p.194): la capacità di resistere al confirmation bias è una proprietà che distingue il pensiero scientifico dal pensiero ordinario: in generale gli scienziati, dopo aver trovato prove convincenti a favore delle loro ipotesi scientifiche si dedicavano a cercarne altre che le confutavano. L’insistenza della scienza, come istituzione, nella verifica empirica delle ipotesi scientifiche con metodi pubblicamente accessibili ha assicurato la sua relativa indipendenza dai pregiudizi dei singoli scienziati.

 

Differenza tra razionalità e intelligenza

Come ha fatto notare lo psicologo K.E. Stanovich et Al. (2013, ved.bibliografia):
[Il Confirmation Bias] è una notevole difficoltà cognitiva, dato che un tema ricorrente nella letteratura del pensiero critico è che i pensatori critici dovrebbero essere in grado di separare le loro credenze ed opinioni pregresse dalla valutazione di prove ed argomenti.

Stanovich ha inoltre evidenziato (2011, ved.bibliografia) la differenza tra razionalità e intelligenza che si esprime in molti comportamenti irrazionali anche nelle persone intelligenti, infatti anche queste, spesso, non posseggono quell’insieme di competenze (regole cognitive, strategie, sistemi di credenza) che l’essere umano impiega per prendere decisioni. Scrive Stanovich (p.356):
Mentre è vero che gli individui più intelligenti imparano più di quelli meno intelligenti, molta conoscenza (e molti atteggiamenti di pensiero) indispensabili per la razionalità vengono appresi piuttosto tardi nella vita. L’insegnamento esplicito di queste conoscenze non è uniforme nei curriculum scolastici di ogni livello. Il fatto che questi principi vengano insegnati in modo contraddittorio e incoerente ha come conseguenza che molte persone intelligenti non apprendano i principi del pensiero critico.

Cosa sono i pregiudizi?

Una descrizione esaustiva del pregiudizio, dal punto di vista psicologico, la dà lo psicoanalista Giovanni Jervis su la Treccani.it, e questa è la sua definizione sintetica:
Alla lettera e in senso generale il pregiudizio è un giudizio anticipato rispetto alla valutazione dei fatti. Risponde a questa accezione l’uso comune del termine in locuzioni quali “esaminare un problema senza pregiudizi”, o “essere spregiudicati”. In senso più tecnico e restrittivo il vocabolo serve invece a designare, e inscindibilmente a connotare in senso negativo, qualsiasi atteggiamento sfavorevole o ostile, in particolare quando esso presenti, oltre che caratteri di superficialità e indebita generalizzazione (v. Allport, 1954), anche caratteristiche di rigidità, cioè quando implichi il rifiuto di metterne in dubbio la fondatezza e la resistenza a verificarne la pertinenza e la coerenza.

 

Perchè cerchiamo sempre di confermare le nostre credenze

Lo psicologo Daniel Kahneman parla del Confirmation Bias nel suo libro “Pensieri lenti e veloci” nel capitolo “Un meccanismo per saltare alle conclusioni” (pp.89-99). Nel distinguere le proprietà dei due sistemi che organizzano la mente umana, vale a dire il sistema intuitivo (Sistema 1) e quello razionale (Sistema 2), l’azione del pregiudizio di conferma si colloca nel Sistema 1. Egli scrive (p.92):
Contrariamente alle regole di filosofi della scienza, i quali consigliano di verificare un’ipotesi provando a confutarla, le persone (e molto spesso anche gli scienziati) cercano dati che siano compatibili con le loro credenze del momento. L’inclinazione alla conferma del sistema 1 [quello intuitivo] induce la gente ad accettare acriticamente ipotesi e a esagerare le probabilità che si verifichino eventi estremi e improbabili.

Un’ipotesi sul perchè cerchiamo di confermare le nostre credenze l’hanno fatta gli psicologi Hugo Mercier e Dan Sperber (ved. bibliografia), i quali hanno sostenuto che, purtroppo, la tendenza alla conferma risiede nel Sistema 2, cioè proprio nel cuore del ragionamento umano. Essa è dovuta, secondo loro, alla necessità di argomentare per comunicare con altri, e dunque nella volontà di affermare se stessi in un confronto dialettico. Un dettaglio delle loro ragioni è riportato qui.

 

 

Tratto da:
http://www.pensierocritico.eu/pregiudizio-di-conferma.html

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