Per salvare l’Italia non basterà “fare il partito”

di Davide Gionco

Dove sta la speranza politica degli italiani?
Mentre continuiamo a subire gli strascichi delle restrizioni causate dall’epidemia del Covid-19 e mentre siamo nel pieno della crisi economica causata da tali restrizioni, gli italiani continuano ad essere delusi dalla politica, prima di tutto per l’assoluta incapacità di comprendere e di dare risposte ai problemi degli italiani.
Secondo i recenti sondaggi pubblicati da Open.online il 40% degli italiani oggi o non andrebbe a votare o non voterebbe nessuno degli attuali partiti in Parlamento. L’insoddisfazione è grande.
A questi italiani si aggiungono quelli che votano il “meno peggio”, turandosi il naso.
Naturalmente esistono anche i “fans”, coloro che per partito preso, quasi per fede calcistica, continuano ad avere fiducia nel proprio “partito del cuore”. Sono persone che cercano nella realtà dei fatti prima di tutto delle conferme alle proprie convinzioni, senza avere una percezione corretta dei “fatti politici”.

Il “fatto politico” è, purtroppo, che tutti partiti andati al governo negli ultimi 30 anni (ma anche da prima) hanno deluso la maggior parte degli italiani e si sono dimostrati oggettivamente inadeguati a risolvere i problemi sempre più gravi del paese, prima di tutti i problemi economici. Tutti i dati economici del paese sono costantemente peggiorati negli ultimi decenni: il reddito, il risparmio, la disoccupazione, il precariato, i giovani che emigrano, la denatalità, la povertà… Solo un cieco lo potrebbe negare.

Il “fatto politico” è che votare per cambiare la maggioranza politica e cambiare i governanti è qualcosa sostanzialmente ininfluente sull’andamento dell’economia nel paese.
Ricordate Mario Draghi che nel 2013 ci ricordava che in Italia esiste il “pilota automatico”?
Come se il “vero governo” stesse da un’altra parte. Come se le decisioni che contano venissero in realtà prese da qualcun altro.

Il fatto è che la maggior parte di noi vede il mondo come gli viene presentato dalle TV e dai principali giornali. Come spiegava Walter Lippmann nel suo libro “Public Opinion”, la gente vede il mondo cercando conferme rispetto agli stereotipi presenti nella propria mente e cercando di non vedere i fatti che smentirebbero quegli stereotipi.
I politici non fanno eccezione, fatto salvo per rare eccezioni di politici dotati di profonda cultura e di uno spiccato senso critico nei confronti dei mezzi di informazione e del pensare comune. Ma se anche vi fosse una piccola minoranza di politici con queste caratteristiche, resterebbe una esigua minoranza anche all’interno della classe dirigente politica, senza riuscire ad influenzarne le decisioni.
Sono quindi gli “spin doctors” (si veda il libro di Marcello Foa “Gli Stregoni della Notizia. Atto Secondo”), che sono le persone che hanno il potere di decidere di cosa devono parlare i mass media, ad essere uno dei meccanismi del “pilota automatico”. I media ne parlano, i politici vengono influenzati e decidono secondo la falsa rappresentazione della realtà proposta dai media.
Un politico potrà essere “di destra” o “di sinistra”, ma raramente andrà contro il pensare comune proposto dai media, anche perché non verrebbe compreso dai suoi stessi elettori, anche loro influenzati dal pensiero unico dominante imposto dagli “spin doctors”.
I “margini culturali” di manovra di un politico riguardano sempre delle questioni secondarie e poco rilevanti, mai le questioni fondamentali, come ad esempio le questioni relative alle chiavi del potere economico. Ad esempio i media punteranno a polarizzare l’opinione pubblica nel discutere la questione dei migranti o dei matrimoni gay, ma censurando sistematicamente la questione della sovranità monetaria o della formazione del debito pubblico.
Tutto questo viene ottenuto nominando e stipendiando adeguatamente delle persone poste nei ruoli chiave del sistema dell’informazione.

Oltre a questo i “poteri forti”, quelli che hanno interesse ad imporre alla politica le proprie decisioni, operano continuamente per piazzare dei loro “fedelissimi” anche all’interno di tutte le istituzioni che contano: funzionari e consulenti presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, presso tv e giornali privati, all’interno delle istituzioni internazionali, all’interno dei tribunali… In sostanza nei luoghi in cui le decisioni prese hanno una forte influenza sulle scelte dei politici eletti dai cittadini. Pensiamo, per fare un esempio, all’Organizzazione Mondiale della Sanità o al presidente dell’Eurogruppo, organismo in cui vengono prese le decisioni “europee” che poi vengono ratificate dalla Commissione Europea e dall’Europarlamento.
Queste persone devono naturalmente essere persone capaci ed affidabili. Soprattutto affidabili. In alcuni casi vengono quindi selezionate persone dotate di grandi capacità, ma in molti casi vengono preferite delle persone “mediocri”, soprattutto quando occorrono persone a cui è richiesto di mentire ripetutamente ed in modo credibile alla popolazione. In questi casi vengono scelti degli “utili idioti”, persone totalmente soggiogate dal pensiero unico dominante (vedi primo meccanismo del pilota automatico), in buona fede e, quindi, sincere quando dicono certe cose.
Queste persone vengono anch’esse piazzate nei luoghi di potere che contano, vengono pagate profumatamente, continuamente lodate, invitate a convegni, in tv, al punto che si autoconvincono sempre di più della veridicità di quanto dichiarano alla gente. La realtà, invece, è che mentono a loro insaputa e che si tratta di persone “teleguidate”.
Questo è il secondo meccanismo del “pilota automatico”.
Se anche eleggiamo dei politici bravi e competenti, questi dovranno trovarsi a fare i conti con molti personaggi del genere ,che curano convintamente gli interessi dei poteri forti all’interno delle istituzioni internazionali, all’interno dei ministeri, del mondo dell’informazione.
Se qualcuno volesse porsi di traverso, se li troverebbe tutti contro, con oggettive difficoltà a lavorare per cambiare il sistema.

Oltre a questi meccanismi innovativi esistono, naturalmente, anche i meccanismi “classici”, fatti di corruzione, ma anche di ricatti personali o di minacce nei casi in cui il politico non si lasciasse corrompere.
Questo meccanismo ha successo facile nei casi in cui i “partiti del cambiamento” siano costruiti intorno ad una forte leadership personale. I mezzi di informazione cercano sempre di identificare i partiti intorno ad un leader, facendo in modo che il loro successo dipenda da una sola persona sovraesposta mediaticamente. La gente voterà quel leader e a quel punto il gioco dei poteri forti sarà fatto: troveranno il modo di corrompere il leader o di ricattarlo tirando fuori qualche scheletro dall’armadio o minacceranno la sua vita e quella dei suoi familiari.
Una volta che avranno convinto il leader a diventare inoffensivo, avranno reso inoffensivo tutto il “partito del cambiamento”. E’ per questo che chi aspetta il “salvatore della patria”, che si chiami Berlusconi, Renzi o Salvini, resterà sempre deluso.
Ed il pilota automatico proseguirà la sua corsa sulla strada già tracciata dai poteri forti, secondo i loro interessi.

Per salvare l’Italia, quindi, non sarà sufficiente “fare un partito”, perché i poteri forti hanno già previsto tutto e sanno benissimo come disinnescare i rischi di un “partito del cambiamento”.
Se davvero vogliamo salvare l’Italia dobbiamo prima di tutto sabotare le armi del “nemico”:
1) Sviluppare une pensiero critico nei confronti del pensiero unico dominante, producendo una propria visione di società originale, legata a valori forti e condivisi dalla gente.
2) Mettere in piedi un sistema d’informazione diffuso e indipendente, capace di aiutare la gente a vedere la realtà al di là dei paraocchi ideologi
3) Creare un partito composto da molte persone con le idee chiare, non legato ad un leader forte, in modo che i poteri forti non possano vincere colpendo una sola persona.
4) Appena il nuovo partito arriva al potere, deve avere le idee molto chiare su come mettere nelle condizioni di non nuocere lo stuolo di funzionari corrotti e di infiltrati dei poteri forti nelle istituzioni politiche e nel mondo dell’informazione.

Tutto questo è il “minimo sindacale” per poter pensare di portare un reale cambiamento politico in Italia.
Ogni tentativo improvvisato di volere cambiare “tutto e subito”, scendendo in piazza per creare il nuovo “partito del cambiamento”, sarà quindi certamente destinato a fallire.

 

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