Nicolas Sarkozy : « Non possiamo permettere alle colonie francesi di avere le loro proprie monete ! »

di Mohammed Gherrabi

Da anni si discute sui problemi causati dai flussi migratori dall’Africa verso l’Europa.
Poco o nulla, però, si dice sulle cause della povertà in molti paesi africani che mettono in moto i meccanismi migratori.
Condividiamo con voi questo articolo del 08.01.2016 in cui si fa riferimento ad una intervista rilasciata da Nicolas Sarkozy e in cui si illustrano i meccanismi finanziari attraverso i quali la Francia impedisce lo sviluppo economico dei paesi africani.
http://lafriqueadulte.com/nicolas-sarkozy-pas-question-de-laisser-les-colonies-francaises-dafrique-avoir-leurs-propres-monnaies/

Meccanismi simili sono peraltro attivi anche per quanto riguarda le ex colonie britanniche, controllate tramite il Commonwealth.
https://africanbusinessmagazine.com/organisations/the-commonwealth-essential-for-africas-growth/
Avremo modo in futuro di occuparci anche dei meccanismi post-coloniali dei paesi del Commonwealth.

Ci siamo già occupati dell’argomento condividendo un articolo di Ilaria Bifarini
Neoliberismo e globalizzazione della Poverta’: il modello Africa

e traducendo questo articolo di Zakaria Sorgho, in cui si spiega il ruolo del business del microcredito nel finanziare questi “viaggi della speranza”.


Questo martedì il presidente del Partito Repubblicano, l’ex presidente della Repubblica Francese Nicolas Sarkozy ha nuovamente manifestato dei propositi inquietanti per molti Africani.

Il franco CFA (franco delle colonie francesi d’Africa) è il nome di due monete comuni a diversi paesi africani, costituiti dalla zona del Franco dell’Africa Centrale (CEMAC) e dalla zona del Franco dell’Africa Occidentale (UEMOA). In Africa le zone del Franco costituiscono degli spazi monetari ed economici. Questi aggregati, formati da stati e territori, derivano dall’evoluzione e dalle trasformazioni dell’antico impero coloniale francese e da stati che non erano colonie francesi, come il Camerun ed il Togo (ex colonie tedesche), la Guinea equatoriale (ex colonia spagnola) e la Guinea Bissau (ex colonia portoghese). Dopo l’ottenimento dell’indipendenza la maggior parte degli stati sono restati in un’area monetaria omogenea, il cui quadro istituzionale è stato rinnovato, venendo strutturato per un sistema di scambio comune. Le loro divise dono dei contro-valori a parità fissa con l’euro, il cui valore è garantito dal Tesoro Pubblico francese, nel quadro del Trattato di Maastricht.

In occasione di una intervista a BFMTV avrebbe dichiarato che il miglior modo di preservare la buona salute dell’economia francese è di mantenere il franco CFA come la sola moneta utilizzabile nelle colonie francesi in Africa.
[il video ad oggi non risulta più reperibile su internet, probabilmente è stato fatto rimuovere]

“La Francia non può permettere che queste ex colonie creino una loro propria moneta per avere il controllo totale sulla loro banca centrale. Si questo avvenisse, sarebbe una catastrofe per il Tesoro Pubblico che potrebbe far scendere la Francia al 20 ventesimo posto nell’economia mondiale. Non possiamo permettere alle colonie francesi di avere le loro proprie monete!”

Le personalità politiche africane non hanno ancora reagito a queste nuove proposte polemiche. Attendiamo di vedere ciò che i capi di stato dei paese interessati diranno a questo riguardo.

Architettura delle zone del Franco CFA

Dobbiamo innanzitutto precisare che la Banca di Francia ha un conto per ciascuna delle banche centrali (uno per la zona UEMOA e uno per la zona CEMAC) e un conto per ciascuno degli stati membri delle zone.

Ecco come funziona : quando un paese della zone CFA esporta verso un paese diverso dalla Francia, raccoglie delle valute estere che alimentano la banca centrale di riferimento. E questa banca centrale ha quindi l’obbligo di trasferire sul suo conto aperto presso la Banca di Francia almeno il 50% dei propri incassi in valuta estera. (Al momento della creazione delle due zone CFA era previsto il 100%, poi una prima riforma del 1973 ridusse l’obbligo al 65% e in seguito al 50%, a partire dal 2005).

A tutt’oggi, quindi, è la Banca di Francia che gestisce il 50% della valuta estera dei paesi delle due zone Francvo CFA.
Ad esempio, se esportate dei vestiti dal Camerun verso gli USA per un importo di 50’000 $, 25’000 $ devono essere trasferiti dalla banca centrale della zona del Franco dell’Africa Centrale alla Banca di Francia.

In pratica la Banca di Francia investe le valute estere presenti sui conti principalmente in obbligazioni di stato emesse dalla Francia e in parte minore per acquistare dei franchi CFA i quali, in virtù del principio della libera trasferibilità sopra citato, tendono a rientrare in Francia…

Si constata quindi che le banche centrali africane acquistano la propria moneta tramite le proprie disponibilità di valuta estera, al fine di mantenere il tasso di parità con l’euro…

E’ infine necessario precisare che le istanze di governo e di attuazione di tutto questo sistema (Consiglio di Amministrazione, di sorveglianza, ecc.) includono dei rappresentanti dello Stato francese, che possiedono un diritto di veto e che sono pagati per preservare gli interessi del proprio paese (che non può essere loro imputato come colpa).

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