Mattarella favorisce le banche e viola l’art. 41 della Costituzione

di Giovanni Lazzaretti

Sono un democristiano non pentito. Mi piaceva la vita democristiana di paese perché, non essendoci possibilità di andare al potere, l’attività amministrativa si riduceva a spiegare ai comunisti perché ragionavano male su questo e su quell’altro, e sentirsi dire da loro che la maggioranza era dalla loro parte. La DC locale credo fosse una buona scuola per imparare a ragionare a filo.

Mi sono sempre interessato poco delle “correnti” democristiane, anche se, ovviamente, non potevo ignorarle. Ai congressi votavo per una corrente che si chiamava “Forze Nuove” (Carlo Donat Cattin, per chi ha memoria): mi era piaciuto il dottor Aguzzoli nei dibattiti durante la campagna referendaria sull’aborto, e Aguzzoli appoggiava Forze Nuove.

Forze Nuove veniva ritenuta genericamente “di sinistra”, ma di peso pressoché nullo. La vera sinistra democristiana era un’altra cosa, e me ne accorsi il 27 luglio 1990, quando si dimisero dal governo 5 ministri: Fracanzani, Mannino, Martinazzoli, Mattarella, Misasi.

Quale era il motivo del contendere per l’eclatante protesta della sinistra DC? Era il voto di fiducia posto dal governo sul DDL Mammì per il cosiddetto “riassetto” del sistema radiotelevisivo: la “legge Polaroid”, che si limitava a fotografare il duopolio televisivo RAI-Berlusconi.

Il liberista Berlusconi era riuscito a “fregare” il monopolio RAI, trasmettendo a livello nazionale grazie all’interconnessione di una serie di TV locali, e adesso la legge sanciva lo stato di fatto.

Sergio Mattarella, con quelle dimissioni, dava l’apparenza di essere l’ultimo difensore dello Stato contro il liberismo. Era solo apparenza, come si è visto in questi giorni.

***

Mattarella ha promulgato la “Istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario”, ma ha posto una serie di distinguo in una lettera scritta ai presidenti di Camera e Senato.

Scrive che nella legge «viene previsto che la Commissione possa “analizzare la gestione degli enti creditizi e nelle imprese di investimento”. Queste indicazioni non devono poter sfociare in un controllo dell’attività creditizia, sino a coinvolgere le stesse operazioni bancarie, ovvero dell’attività di investimento nelle sue varie forme. Occorre considerare la natura privata degli enti interessati la cui attività costituisce esercizio della libertà di iniziativa economica riconosciuta e garantita dall’articolo 41 della Costituzione».

Ecco. Dalla “legge Polaroid” del 1990 siamo passati alla “lettera Polaroid” del 2019: ma trent’anni fa Mattarella si opponeva, mentre adesso ne è l’autore. «Occorre considerare la natura privata», come se tutto ciò che fa il privato fosse cosa buona.

Leggiamo l’art.41 in integrale: «L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali».

In altre parole l’iniziativa economica è libera se non è un danno sociale. Ora, con 5 milioni di poveri generati dalla crisi bancaria del 2007 (mai risolta, in attesa che esploda la prossima), con una serie di truffati dal sistema bancario, coi risparmiatori trasformati in investitori a loro insaputa, il macro-danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, è avvenuto. E il danno è stato fatto proprio dal metodo di gestione dell’attività creditizia.

E poi nella Costituzione esiste l’art.47: «La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito. Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese».

Se la Repubblica tutela il risparmio e controlla l’esercizio del credito, significa che al sistema bancario NON si applica l’articolo 41 sulla libera iniziativa economica privata. Il sistema bancario infatti è l’unica istituzione deputata alla raccolta del risparmio e all’esercizio del credito, in regime di monopolio, e quindi la sua attività deve essere politicamente disciplinata e controllata.

Lascio perdere la parte finale dell’articolo 47, che ormai fa ridere: il risparmio popolare per la proprietà dell’abitazione è sostituito dall’indebitamento popolare per la NON proprietà dell’abitazione; e i grandi complessi produttivi del Paese sono stati malamente svenduti da governi dei quali anche Mattarella faceva parte.

Insomma il concetto di “banca universale che ha natura imprenditoriale”, formatosi grazie al Testo Unico Bancario del 1993, ha ormai pervertito le menti. Anche l’uomo “di sinistra” alla Mattarella è perfettamente permeato di liberismo fino a dimenticare uno dei cardini della Costituzione: ossia la necessità del fermo controllo politico su un’attività, quella bancaria, che non ha, né può avere, la caratteristica di libera impresa, perché crea e gestisce il denaro, linfa vitale del popolo.

Finché l’Italia era ricca di banche pubbliche, il concetto era più chiaro a tutti. Ma le svendite degli anni ’90 fecero sparire anche le banche dall’ambito pubblico.

Presidente Mattarella, la legge Mammì era una bagatella di fronte al Testo Unico Bancario che ci ha travolti. Però in quel caso lei si ribellava, e in questo caso si adegua. Quindi lei non era “di sinistra”.

Di sinistra forse ero io, contrario allora al berlusconismo e contrario oggi al sistema bancario privatizzato. Ma c’è chi dice che io sia di destra. Oppure mi dicono che sono sovranista-populista. Oppure semplicemente un sognatore che non ha più i piedi per terra. Va beh, ha poca importanza.

Ciò che importa è che il sistema bancario ha bisogno di una strigliata, lo vedrebbe anche un cieco. L’unica lettera sensata da parte del Presidente doveva essere di una riga «Commissione, buon lavoro! In nome della moneta e del risparmio del popolo!»

 

Giovanni Lazzaretti

giovanni.maria.lazzaretti@gmail.com

Lascia un commento