L’ora più buia

di Alberto Marabini

Anche io mi trovo nel novero di quelli che di fronte ai festeggiamenti per “il trionfo del governo Conte” vede il presagio di quello che si potrebbe rivelare l’ora più buia del nostro Paese.

Un po’ come molti si sentirono dopo aver scoperto che le politiche di austerity del governo Monti ebbero come effetto quello di un aumento sconsiderato del debito pubblico e un abbattimento del PIL e proprio come in quel caso per scoprire il misfatto ci vorranno 2 anni.

Quando, come poi successe per i Loden di Monti, la gente disperata del nostro Paese si sarà vaccinata dal sorriso rassicurante di Conte, faremo i conti con le aziende falcidiate dalla riduzione dei “non performing loans”, la riduzione della spesa pubblica, la piena attuazione delle passate riforme pensionistiche, l’aumento delle tasse che dalle multinazionali andranno spostate da qualche altra parte (eh mica che non si può smettere di ripagare il debito pubblico, cosa pensavate!).

Ora non mi metterò a fare l’analisi degli aspetti tecnici di questa riforma che è già stata compiuta da L’ufficio economico della Lega, Valerio Malvezzi, Gabriele Pernechele, Guido Grossi, Lidia Undiemi e tanti altri che hanno spiegato brillantemente come non solo non ci sono stanziamenti a “Fondo Perduto” ma probabilmente neanche tanti soldi e ancor meno lavoro in quei 209 miliardi e voglio dedicarmi a un altro aspetto.

Io ho sempre pensato che in questo volere crederci ostinatamente all’Unione Europea fosse il segno che in noi di fosse qualcosa di patologicamente sbagliato perché negli anni ne abbiamo fatto un feticcio, un salvagente: l’ultimo appiglio delle classi dirigenti del nostro Paese per poter dire di avere un senso, che stavamo andando da qualche parte, mentre invece sono 30 anni che l’Italia non sta andando in nessun posto.

Perché un Paese, la storia di un popolo, in qualche modo devono sempre andare avanti. Superare se stesso divenire qualcosa di meglio e le classi dirigenti di quel paese, volenti o nolenti, restie o volenterose, visionarie o miopi, hanno sempre l’obbligo di condurre la propria nazione verso un’idea di futuro.

Invece disperatamente quelle del nostro hanno cercato per anni una scusa per perpetuare se stesse e dare un senso alle proprie scelte sterili e alla propria endemica cialtronaggine. E dopo che la Prima Repubblica era arrivata alla frutta (si è visto dalla Seconda) quella scusa si è chiamata Europa.

Europa di qui, Europa di li. E’ l’Europa che ce lo chiede. Ma era tutta una palla.

L’Europa non ci ha mai chiesto di essere europei. Mai ha fatto un passo per contrastare la nostra corruttela, il nostro declino morale, economico e culturale, la nostra incapacità di guardare avanti e anzi su quell’incapacità ha voluto metterci il carico delle sue regole soffocanti per incatenarci al debito, spogliarci delle nostre ricchezze, disossare il nostro sistema industriale e farci diventare veramente un’Italietta anche peggio di quella Democristiana che i Piddini aborriscono tanto, quella riflesso della loro mediocrità.

Sono 30 anni che noi l’Europa l’abbiamo beatificata nella speranza che delle nostre debolezze, dei nostri capitalisti straccioni, dalla nostra ignobile burocrazia e del marciume del nostro Stato  avrebbero potuto liberarcene loro, che potesse essere loro la panacea dei nostri mali.

Lo abbiamo fatto fino ad arrivare al paradosso che unici fra i Paesi Europei abbiamo trasformato il nostro Paese in uno Stato degli Stati Uniti d’Europa… auspicando che potessero governarci loro e sperando che un giorno sarebbero arrivati questi Stati Uniti d’Europa….perché la realtà pensavo (e le parole dei cosiddetti “Paesi Frugali” in questi giorni me ne sembravano l’esempio perfetto) era che gli Stati Uniti d’Europa non si sarebbero mai fatti.

E invece forse mi sbagliavo.

Perché mentre pensavo che i nostri Capi di Stato nel loro cercare disperatamente di dare senso alle proprie poltrone si sarebbero limitati a mandare i loro poliziotti a violare i diritti democratici dei nostri cittadini, vaneggiare di progetti faraonici che non aumenteranno di un centesimo il PIL del paese, crogiolarsi dei loro Lockdown (come se poi ci fosse voluto un genio per farsela addosso di fronte a una malattia sconosciuta) mentre non erano in grado di arrivare a fine mese coi conti dello Stato, all’improvviso con istinto suicida questi disgraziati hanno ingranato la quarta.

“Certi uomini vogliono solo veder bruciare il mondo” ci insegna il maggiordomo di Batman e quindi firmando questo MES sotto mentite spoglie questi signori hanno portato alle estreme conseguenze la nostra sottomissione rendendo di fatto il nostro Paese un protettorato della Commissione Europea.

E’ questo il modello degli Stati Uniti d’Europa che hanno in mente.

E lo hanno fatto in modo incostituzionale per altro perché nell’articolo 11 della Costituzione si dice che le limitazioni di sovranità sono consentite solo al fine di assicurare la pace e la giustizia fra le Nazioni, non in cambio di denaro (quella cosa ha un altro nome).

E lo hanno fatto proprio mentre i nostri cittadini sono disperati riproponendo uno schema molto caro a Monti: crisi in cambio di riforme.

E le conseguenze si vedranno molto presto quando firmeranno l’accordo Fiat Peugeot per esempio o quando ammetteranno sempre più “partner” europei nelle aziende di Stato. Quando insomma porteranno a compimento molto più in fretta (e in fase già avanzata) la svendita del Paese all’Imperium germanocentrico di Aquisgrana proprio come si è visto in Grecia.

Quindi perdonatemi se ho reagito con disgusto ai festeggiamenti per Conte ma ci ho visto la nostra classe dirigente senza vergogna esprimere tutto il proprio decadimento civile e morale: quello di portare a compimento quel piano blasfemo che vorrebbe vederci camerieri e cuochi di un’Unione Nord Europea: non sono questi i valori della civiltà Europea in cui credo.

Io vorrei chiedere a tutti i nostri patrioti di farsi forza mentre la propaganda di regime fa festa a reti unificate e a non mollare: in questa che potrebbe essere l’ora più buia del nostro Paese dovremo avere la forza di divenire più forti, più coraggiosi e più preparati, anche a superare i nostri difetti quando necessario.

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