L’Italia in un altro Sistema Solare – Il denaro a debito

Immaginiamo che, per una strana magia, l’Italia venga divelta dal Pianeta Terra e trapiantata in un altro Sistema Solare e che, per la stessa magia, tutti i debiti, i crediti e tutto il denaro circolante, in ogni sua forma, venga cancellato.

In sostanza avremmo solo la nostra Italia come la conosciamo, senza rapporti con l’estero, senza denaro in circolazione, senza creditori e senza debitori.

Avremmo 60 milioni di abitanti, di cui 40 milioni nelle condizioni di lavorare.

Avremmo il nostro patrimonio: risorse naturali, infrastrutture, edifici, istituzioni, ecc.

Avremmo 2 grossi problemi da risolvere:

1) La mancanza di materie prime dall’estero

2) La mancanza di denaro

Supponiamo di avere dei bravi ingegneri in grado di sostituire le materie prime che prima, quando eravamo sulla Terra, importavamo dall’estero, con altre materie prime disponibili in Italia. Con qualche difficoltà riusciremmo a risolvere il problema delle materie prime, anche perché non avremmo alternativa.

A questo punto resterebbe solo più il problema 2) da risolvere: la mancanza di denaro.

Anche se il denaro, di per sé, non vale nulla, in assenza di denaro, come facciamo a far funzionare l’economia della “nuova Italia”?

Ovvero: la capacità lavorativa è rimasta la stessa di prima del cambio di Sistema Solare, ma senza denaro in circolazione, non si possono pagare gli stipendi e, quindi, tutti smettono di lavorare.

Ma se tutti smettono di lavorare, perdiamo la produzione di beni e servizi: moriamo di fame!

Dove troviamo il denaro che ci serve?

Le banche non possono essere di aiuto, non esistendo “riserve” sui conti correnti per autorizzarle a fare credito.

A quel punto gli economisti “esperti” propongono di utilizzare lo stesso meccanismo prima utilizzato quando l’Italia si trovava ancora nel Sistema Solare.

  1. A) La Banca d’Italia provvede stampa delle nuove banconote per un ammontare di 1’000 miliardi di euro. Il Tesoro stampa dei nuovi titoli di stato per 1’000 miliardi di euro, al tasso di interesse del 5% annuo.
    La Banca d’Italia utilizza le nuove banconote per acquistare quei titoli di stato, che diventano le riserve a garanzia dell’emissione monetaria.

Lo Stato riceve i 1’000 miliardi e li usa per pagare tutte le spese pubbliche: stipendi dei dipendenti e fornitori vari.
In questo modo, poco alla volta, i 1’000 miliardi iniziano a circolare nella “nuova Italia”, che viene, quindi, ri-monetizzata.

Lo Stato paga ogni anno 1’000 miliardi di investimenti e incassa 1’000 miliardi di imposte: pareggio di bilancio. Perfetto! I conti tornano!

A quel punto l’economia riprende a funzionare, come funzionava prima del cambio di Sistema Solare.

Alla fine dell’anno, però, i titoli di stato emessi arrivano a scadenza.

Lo Stato dovrebbe restituire i 1’000 miliardi presi in prestito dalla Banca d’Italia. Anzi: deve restituire 1’050 miliardi di euro, in quanto ci sono anche gli interessi del 5%.

Ma c’è un problema: in circolazione ci sono solo 1’000 miliardi.

Inoltre lo Stato non può ritirare dalla circolazione i 1’000 miliardi, perché questo significherebbe bloccare di nuovo l’economia, per assenza di denaro necessario a supportare gli scambi economici.

A quel punto lo Stato non ha alternative che fare una nuova emissione di 1050 miliardi, che gli consentono di rifinanziare l’emissione di 1’000 miliardi dell’anno precedente e di pagare i 50 miliardi di interessi.

L’anno successivo il problema si ripresenta. Ci sono in circolazione sempre i soliti 1’000 miliardi, ma ora il debito verso la Banca centrale è salito a 1’102.50 miliardi di euro.

Il Tesoro risolve il problema emettendo questi 1’102.50 miliardi di titoli di debito.

E così via per fino a 20 anni dalla prima emissione dei 1’000 miliardi, quando il debito diventa di ben 2’653 miliardi.

A quel punto qualcuno inizia dire che i debiti devono essere saldati, per cui lo Stato aumenta le tasse a 1’100 miliardi di euro l’anno, e riduce la spesa pubblica a 900 miliardi l’anno.

In quel modo, dicono i “responsabili”, in poco più di 13 anni riusciremo a pagare tutto il debito.

Essendoci in circolazione solamente 900 miliardi (dalla spesa pubblica), alcuni contribuenti non riescono a trovare, loro malgrado, tutto il denaro per pagare le tasse. A fine anno il Ministro delle Finanze denuncia lo scandalo di una evasione fiscale pari a ben 200 miliardi di euro, annunciando che la Guardia di Finanza aumenterà i controlli.

Sorge anche un altro problema.
La spesa pubblica di 1’000 miliardi l’anno consentiva la circolazione di 1’000 miliardi che servivano a pagare lo stipendio a tutti i 40 milioni di lavoratori italiani.

La riduzione della spesa pubblica del 10% ha portato ad una riduzione del dei posti di lavoro finanziati dalla spesa pubblica, per cui a fine anno i lavoratori attivi si riducono a 36 milioni, con 4 milioni di nuovi disoccupati, pari al 10% della forza lavoro.

I disoccupati vengono invitati a “darsi da fare” a trovare un lavoro da parte del Ministro del Lavoro, il quale sostiene che, dovendo pagare il debito, lo Stato non ha risorse per occuparsi dei disoccupati.

A fine anno la quota capitale del debito si riduce a 2’553 miliardi, grazie ai risparmi di 100 miliardi sulla spesa pubblica. La disdicevole condotta degli evasori ha impedito di ridurre il capitale del debito a 2’453 miliardi, secondo i programmi del governo.

Tuttavia il debito sale a 2’681 miliardi, a causa del 5% di interessi sui 2’553 miliardi.

L’anno successivo il Ministro delle Finanze dice che non aumenterà le tasse, ma che sono previsti altri tagli agli sprechi nel settore pubblico, per cui la spesa pubblica si riduce a 800 miliardi l’anno, con una previsione di incassi tributari di 1’100 miliardi, come per l’anno precedente.

A fine anno, tuttavia l’incasso fiscale si riduce a 800 miliardi, con il Ministro delle Finanze che denuncia l’inaccettabile aumento dell’evasione fiscale, certamente la prima causa della crescita del debito pubblico.

L’ulteriore taglio alla spesa pubblica porta all’aumento della disoccupazione a 8 milioni di persone, pari al 20% della forza lavoro.

A fine anno la quota capitale del debito si riduce a 2’581 miliardi, i quali però devono essere rifinanziati con 2’710 miliardi di debito di nuovi titoli, a causa degli interessi.

Potete immaginare il seguito di questa storia…

Un bel giorno si fece avanti un “economista alternativo”, fuori dal coro degli “economisti esperti”, il quale propose di azzerare il debito e di imporre alla Banca d’Italia di cedere gratuitamente, senza interessi, allo Stato le nuove emissioni di denaro.

Naturalmente venne preso per pazzo, perché “i debiti devono essere pagati”.

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