L’importanza di dove e cosa acquistano i consumatori

di Tyler Durden

Il modo in cui le persone spendono il loro denaro ha un impatto sull’economia maggiore di quanto si possa immaginare.
Ciò che acquistano i consumatori ha una grande importanza. Quando si osservano le politiche stabilite a Washington, appare evidente che molti politici sembrano non avere idea che non tutte le spese e gli acquisti dei consumatori sono uguali.
Determinati acquisti generano circolazione di denaro all’interno di una comunità stimolandone la futura crescita economica, a beneficio di tutti. Altri acquisti mettono semplicemente le ali al denaro, permettendogli di uscire non solo dalla comunità, ma spesso anche dal paese.

Molti economisti indicano il consumatore come la chiave di volta per la nostra economia. Dato che le vendite al dettaglio rappresentano circa il 40% delle spese per consumi personali, che a loro volta rappresentano circa il 70% del nostro PIL, il loro impatto sull’economia è importante. Questi numeri, tuttavia, raccontano solo una piccola parte della storia. Purtroppo, a causa della pigrizia o dell’ignoranza sulle questioni economiche, è qui che il legame tra come e dove vengono spesi i soldi si perde.
Ironia della sorte: mentre il Presidente Trump denuncia il nostro deficit commerciale, sembra incapace di mettere insieme i pezzi e capire che sono i consumatori miopi a guidare a generare il deficit.

Uno studio dettagliato di come le persone spenderebbero un assegno ricevuto a fondo perduto fornirebbe una grande quantità di informazioni sulle finanze dei singoli cittadini americani. Sarebbe anche molto interessante approfondire lo stato delle finanze di alcune centinaia di americani presi a caso e comprendere finalmente la situazione in cui siamo. Per “approfondire” intendo vedere da dove proviene il loro reddito, il debito, le obbligazioni totali, i risparmi, i piani pensionistici, il patrimonio netto, insomma tutto quanto. Questo tipo di indagine approfondita non è mai stata fatta, che io sappia. Tendiamo piuttosto a raccogliere le informazioni da sondaggi superficiali.

Un articolo uscito recentemente su Real Investment Advice ha provato a spiegare il rimbalzo nelle vendite al dettaglio cui abbiamo appena assistito in un momento in cui molti consumatori sono al verde. Robert scrive che non si dovrebbe “mai considerare il consumatore fuori dal gioco”, perché riesce sempre ad andare più in là col debito, dato che psicologicamente il consumatore è “addestrato” a “fare acquisti fino allo sfinimento”; afferma che, fintanto che una persona riceve una busta paga, la spenderà. Dategli un rimborso fiscale, lo spenderà. Dategli una carta di credito, la porterà al limite. Dagli un buono spesa governativo, spenderà anche quello. Potete non credermi, ma allora perché il debito dei consumatori è a livelli record?

Il fatto è che i consumatori dovrebbero guardare bene a come i loro acquisti avranno un impatto sull’economia nel tempo. Robert sottolinea che la maggior parte dei consumatori faranno spese se possiedono o possono chiedere denaro in prestito. Passando a un livello successivo, poche persone si rendono conto che ciò che viene registrato come crescita non si trasforma necessariamente in forza economica. Questo punto è stato trattato più volte in questo blog in articoli come “La spesa sanitaria alimenta erroneamente il nostro PIL e “Crescita economica non significa forza economica”.

Gli esempi che seguono evidenziano la questione. Solo per divertimento, immaginate che il denaro che consente tali acquisti provenga dal recente “Cares Act 2″ da 2,3 trilioni di dollari.

  • Il consumatore 1 decide di rifare il tetto della sua casa. Questo implica lavori di demolizione e di ricostruzione. Questo lavoro ad alta intensità dà uno stipendio a molti lavoratori locali, da quelli che smantellano il vecchio tetto a quelli che vendono le tegole, quelli che le montano e perfino alcuni operai della della discarica locale. Il vantaggio è che le tegole sono fatte qui in America. La ciliegina sulla torta è che il consumatore non solo migliora la sua proprietà, ma aumenta il valore del suo quartiere arricchendo coloro che vivono nelle vicinanze.
  • Il consumatore 2 utilizza il suo denaro come acconto per una nuova Hyundai. La Hyundai Motor Company è una multinazionale sud-coreana con sede a Seul. Hyundai costruisce la stragrande maggioranza dei suoi veicoli nel suo stabilimento di Ulsan, in Corea del Sud. Gestisce anche impianti in tutto il mondo, ne ha anche uno in Messico e uno in Alabama. Quando ho provato a fare ricerche su quale fosse la probabilità che l’automobile venisse costruita qui, ho trovato un muro. Una cosa certa è che è piena di componenti sudcoreani e con ogni singola vendita un bel mucchio di dollari si dirige all’estero.
  • Nell’esempio finale il consumatore 3 prende a schiaffi le piccole imprese, rivenditori di mattoni e malta ed oltre 30 milioni di americani recentemente divenuti disoccupati. Il suo acquisto online da Amazon di prodotti fabbricati in Cina e spediti da una struttura situata in un altro stato. Come nel caso del consumatore 2, un mucchio di soldi va all’estero, ma il vero disastro per la comunità è che nemmeno un dollaro resta qui. Questo prepara il terreno a una nuova ondata di chiusure di negozi, disoccupazione prolungata e calo dei prezzi degli immobili.

e se n’è andata…

Molti dei nostri problemi economici nascono dal fatto che molti consumatori prendono decisioni sbagliate. Ciò include pagare troppo per una macchina che non ci si può permettere o non si può mantenere. Queste automobili spesso non durano a lungo e finiscono portate via dal carro attrezzi. I consumatori meno responsabili tendono a non rimborsare i propri debiti, ma anzi a fare altro debito e a sperperare ogni centesimo su cui possono mettere le mani. Lo shopping online e le aziende come Amazon sono come eroina per un drogato, quando si tratta di promuovere le spese che distruggono la reale forza economica.

Quelle persone che hanno scelto di saltare il pagamento di cose essenziali, come il mutuo della casa o l’affitto, molto probabilmente se ne pentiranno quando saranno colpite da sanzioni e le conseguenze delle loro azioni ricadranno su di loro. L’elefante nella stanza, quando si tratta di far crescere l’economia, è come “la teoria della finestra rotta” viene rivoltata e reinterpretata.  L’essenza di questa teoria è che se un teppista rompe la finestra di una panetteria, le successive spese di riparazione del fornaio non avranno benefici netti per l’economia. E’ interessante notare che non è raro vedere la distruzione propagandata come una cosa buona perché promuove la spesa. L’idea che la distruzione sia positiva per questo motivo non tiene conto di diversi fattori.
Uno ha a che fare con la provenienza del denaro, ma indipendentemente dal fatto che provenga da una compagnia assicurativa o dal fornaio, il denaro viene comunque deviato dall’utilizzo per un altro acquisto.
Riparare una finestra rotta è una spesa per la manutenzione che non migliora la crescita, perché non migliora la produttività: ci sarebbe stata comunque. L’unica cosa che fa una finestra rotta è anticipare la spesa per la manutenzione, accorciando la vita di utilizzo della finestra. Se la spesa per la manutenzione può far andare avanti l’economia, non dà certo una spinta. Al contrario, è meglio investire i soldi in qualcosa che crea ricchezza aumentando la produttività.

Molte persone, e perfino molti economisti, hanno idee completamente sbagliate sul funzionamento dell’economia. Dove va denaro e chi va ad arricchire è una componente essenziale dell’economia, l’incapacità di considerare questo aspetto è un punto cieco comune a molte persone. Dopo aver sentito per anni che tutto ruota intorno alla spesa, il ruolo che il risparmio gioca nello schema di un’economia bilanciata è stato sminuito. I sostenitori dell’economia keynesiana, che incoraggiano la spesa pubblica al fine di stabilizzare l’economia durante una recessione, tendono a non considerare il fatto che contano molto anche il luogo ed il modo in cui i soldi vengono spesi i soldi.


Tratto da: https://www.zerohedge.com/economics/importance-where-and-what-consumers-buy
Traduzione a cura di Renato Nettuno

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