Le origini oramai dimenticate del termine “Uno vale uno” ovvero la rivendicazione del diritto inalienabile all’esistenza.

di Alberto Marabini

Il film Joker si è dimostrato un’opera d’arte altamente straordinaria, non solo per le capacità attoriali del suo protagonista, Joachim Phoenix, ma anche per l’impatto che le tematiche che affronta hanno avuto sul pubblico di tutto il mondo e nello specifico quello dell’aspetto politico del riconoscimento del diritto all’esistenza degli esseri umani.

Il film segue le vicende di Arthur Fleck, un malato mentale pieno di problemi mentre sogna di avere successo come comico televisivo.

A causa della sua malattia e della conseguente incapacità di smettere di ridere nei momenti difficili, Arthur è costretto a trascorre le sue giornate come un anonimo clown sventolando ancora più anonime pubblicità stradali o cercando disperatamente di fare il suo ingresso nel mondo dello spettacolo, ma le uniche persone che si accorgeranno della sua esistenza saranno le bande di teppisti, di yuppy strafatti e persino il suo comico preferito che proprio a causa di quella malattia lo tormenteranno fin dall’inizio del film.

Arthur soffre in maniera lacerante per il diritto ad essere amato: senza padre, sogna di essere riconosciuto dal suo idolo come una specie di figlio surrogato e addirittura lo vediamo fantasticare un’intera relazione con una vicina.

Le uniche persone con cui può confidarsi sono, oltre alla sua ragazza immaginaria, una assistente sociale alla quale però di Arthur non interessa minimamente.

Dopo che i tagli al budget per i servizi sanitari impediscono ad Arthur di ricevere le cure psichiatriche di cui ha bisogno, dopo aver perso il suo lavoro per essersi portato la pistola che per portava per difendersi dai continui abusi ricevuti per strada in un ospedale pieno di bambini, usa la stessa pistola per uccidere quei ricchi bulletti che avevano deciso di farlo il bersaglio della propria arroganza.

E proprio questa è la causa dell’inizio di una rivolta sociale forsennata in cui i manifestanti incominciano ad incolpare i ricchi proprio per la violazione del proprio diritto all’esistenza in una città in cui i residenti di ogni giorno sono lasciati a marcire, mentre proprio i ricchi vivono chiusi dietro ai cancelli delle loro magioni beatamente disconnessi dalla miseria.

Arthur finisce in TV accanto al suo comico preferito e durante un talk show lo uccide e denuncia la società che lo ha abbandonato finendo per far lievitare la rivolta in tutta la città.

Durante tutto il film il problema viene poi toccato da diversi punti di vista proprio per sottolinearne il valore globale: persino la madre di Arthur continua a scrivere lettere a Thomas Wayne (il padre di Batman) per essere accettata, persino gli yuppy che tormentano Arthur sul treno sono in qualche modo ossessionati e feriti dalla negazione del diritto all’esistenza.

Credo che l’impatto straordinario che ha avuto questo film sul pubblico di tutto il mondo sia dovuto a due elementi: il primo è il modo estremo in cui il personaggio principale affronta questa forzatura coatta all’anonimità, questa violenza gratuita non ignorandolo, come siamo tutti costretti a fare quotidianamente, ma reagendo.

Joker è un fantasma chiuso all’interno di tutti noi che è pronto a morire e persino ad impazzire per rivendicare il proprio diritto umano ad esistere e come tale ad essere rispettato.

Al talk show del suo attore preferito Joker denuncia che il Sistema è fallito, che la gente vive in maniera avulsa dalla propria esistenza, impotente e maltrattata, costantemente con le spalle al muro. Che non ha altra via per ottenere il riconoscimento al proprio diritto all’esistenza se non quella di commettere atti di ribellione radicale al limite della follia con il rischio di dover affrontare non solo la galera ma pure il ridicolo degli altri.

Quello del diritto ad esistere è un elemento seminale che fin dai tempi della Grecia antica, delle proteste del femminismo, delle rivolte di fabbrica è stato alla base di ogni rivolta umana. Non quindi una pretesa qualsiasi se addirittura il preambolo della Dichiarazione Universale Dei Diritti Umani inizia dicendo che “Considerato che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo; Considerato che il disconoscimento e il disprezzo dei diritti umani hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell’umanità, e che l’avvento di un mondo in cui gli esseri umani godano della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stato proclamato come la più alta aspirazione dell’uomo”.

E forse sta proprio qui il secondo elemento a cui è stato dovuto l’impatto del film: che il mancato riconoscimento del più elementare dei diritti umani è un problema globale tremendo che colpisce non solo le nazioni oppresse ma pure i figli di quelle suppostamene libere e la cui eco si è sentita fortemente anche in Italia attraverso quell’”Uno vale uno” di memoria grillina che quel diritto all’esistenza pareva rivendicarlo tutto.

Qui però bisogna fare un ulteriore passo in avanti perché -e i motivi li affronterò in un articolo successivo – proprio nel Movimento grillino abbiamo visto come l'”Uno vale uno” sia diventato la logica del branco e quella rivendicazione sacrosanta trasformarsi nella meschina pretesa di un gregge di imporre la propria volontà sugli altri.

A questa equazione infatti manca una coordinata individuale fondamentale: il rivendicare il diritto all’esistenza o alla sovranità vale solo fintanto che ogni cittadino si prende “il dovere di svolgere secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società” come dice la Costituzione Italiana, non quando il Cittadino delega il raggiungimento della propria libertà ad un’entità terza che sia un Partito o la Repubblica.

Ma forse un giorno nella nostra Costituzione bisognerà dirlo meglio affermando esplicitamente che  “E’ un dovere imprescindibile e un diritto inalienabile di ogni cittadino quello di utilizzare ogni sua energia intellettuale, spirituale e fisica per difendere il diritto alla dignità personale propria, dei propri concittadini e a quello della libertà collettiva di tutto il Paese”.

Che in fondo è il motivo, sia pur controverso, per cui il Joker del film ha ricevuto quel riconoscimento di eroe distopico dei nostri tempi tributatogli su tutto il pianeta: il coraggio di affermare il proprio diritto all’esistenza di fronte alla barbarie imperante nel nostro tempo senza limiti di latitudini e con ogni mezzo necessario.

 

 

Lascia un commento