Le informazioni che sono servite come pretesto per l’invasione dell’Irak, venivano dall’immaginazione di un affabulatore.

Condividiamo questo articolo di 5 anni pubblicato su “Le Nouvel Observateur” in cui si raccontano i dettagli dei retroscena che portarono alla giustificazione ufficiale dell’intervento armato in Irak del 2003.
Questo intervento, con gli strascichi non ancora terminati di destabilizzazione dell’area, di nascita dell’ISIS, ecc. ha provocato, direttamente o indirettamente, la morte di 600’000 persone in Irak.
Il tutto sulla base delle dichiarazioni di un “mentitore congenito”, ma soprattutto della decisione, presa a priori, dei neoconservatori americani del New American Century, che già da anni avevano deciso di fare guerra all’Irak, per molte ragioni di convenienza economica di tante grandoi imprese americane.

Non si tratta solo di una triste vicenda del passato, ma del modo ordinario di operare dei poteri forti del mondo, ai quali i mass media fanno da cassa di risonanza in modo acritico.
Solo 2 anni fa abbiamo evitato per un soffio un altro intervento armato degli USA, e della “coalizione occidentale”, in Siria.
E da tempo gli stessi stanno preparando l’intervento armato contro l’Iran, mentre il conflitto armato in Yemen, voluto dall’Arabia Saudita, principale alleato degli USA nell’area, va avanti nel silenzio dei media.

Impariamo dalo storia, affinché queste cose non si ripetano.


L’incredibile storia della menzogna che ha permesso la guerra in Irak

di Vincent Jauvert
Tratto e tradotto dal sito internet de “Le Nouvel Observateur”

Pubblicato il 10 marzo 2013

E’ la più grande menzogna della storia dello spionaggio, ed anche quella che hai causato più morti. Una mistificazione immaginata da un «signor nessuno» che è servita come pretesto per l’invasione dell’Irak, 10 anni fa. Questo caso straordinario è venuto alla luce il 5 febbraio 2003, presso le Nazioni Unite.

Quella sera ci fu un discorso, rimasto celebre, del segretario di stato americano Colin Powell, che proclamò al mondo: “Non c’è alcun dubbio che Saddam Hussein ha delle armi biologiche” e “che ha la capacità di produrne rapidamente delle altre” in numero sufficiente per “uccidere centinaia di migliaia di persone”. Come? Grazie a dei “laboratori mobili” clandestini che fabbricano degli agenti atroci come la “peste, la gangrena gassosa, l’antrace o il virus del vaiolo”. Sicuro del fatto suo, il potente americano aggiunse: «Abbiamo una descrizione di prima mano” di questi impianti della morte. Quantomeno lo credeva.

Colin Powell durante il suo celebre discorso all’ONU, il 5 febbraio 2003, presenta «le prove» sulle armi di distruzione di massa dell’Irak. (Sipa)

La fonte di questa informazione terribile, il fulcro del processo dell’amministrazione Bush contro Saddam Hussein, era -garantiva Powell alle Nazioni Unite- un “profugo che al momento vive in un altro paese, nella certezza che Saddam Hussein lo ucciderà, se lo trova”.
Si tratta di un «testimone diretto», un ingegnere chimico irakeno, che ha potuto supervisionare uno di questi laboratori», «un uomo che era presente durante i cicli di produzione degli agenti biologici».
Bello scherzetto…

 

Il suo nome in codice «Curveball» [palla ad effetto]

Chi è esattamente questo informatore così importante? A febbraio 2003 solo poche persone, al massimo una decina, conosce la sua vera identità, il suo percorso ed il suo luogo di residenza. Neppure Colin Powell lo conosce. Gli hanno fatto avere solo il suo nome in codice, “Curveball”, e quello del servizio segreto con cui è in rapporti, il tedesco BND.

“All’epoca non avevo bisogno di avere maggiori informazioni”, dice oggi l’ex segretario di stato americano al “Nouvel Observateur”. Pensavo che, evidentemente, la CIA l’avesse interrogato e avesse verificato tutte le sue affermazioni”.
Quale errore!

Dieci anni più tardi siamo venuti a conoscere l’identità di questo irakeno che ha fornito il pretesto ideale ai neoconservatori americani ossessionati da Saddam Hussein: si chiama Rafid al-Janabi. Secondo le ultime notizie vive in un piccolo appartamento con sua moglie ed i suoi due figli vicino a Karlsruhe, in Germania. “Le Nouvel Observateur” ha ricostruito la sua storia fuori dal comune, grazie alle testimonianze di diversi responsabili americani dell’epoca, grazie ai rapporti di commissione del Congresso sul caso ed alle rare interviste che Rafid al-Janabi ha concesso in questi ultimi mesi ad alcuni media tedeschi ed anglosassoni (non ha mai risposto alle nostre numerose domande per un colloquio).

Rafid sbarca all’aeroporto di Monaco nel novembre 1999, 3 anni prima del discorso di Powell. Uscito dall’Irak grazie ad un contrabbandiere, questo ragazzone ha 31 anni ed un passaporto falso acquistato, assicura lui, a Rabat, in Marocco, una delle tappe del suo lungo periplo verso l’Europa. Arrestato dalla polizia tedesca, viene immediatamente mandato in un centro di ospitalità per richiedenti asilo politico a Zirndorf, vicino a Norimberga.

Rafid al-Janabi (Cattura di schermo dalla BBC)

Il giovanotto diventa uno dei 60’000 irakeni senza nome che, in Baviera, attendono un titolo di soggiorno permanente. Capisce in fretta che ha poche possibilità (esattamente una su cinque) di ottenere un permesso di soggiorno e meno ancora per una durata di molti anni. Nel frattempo dovrà sopravvivere in questo centro sovraffollato. A meno che non riesca ad uscire dall’anonimato.

Prime rivelazioni del piccolo chimico

Come ogni richiedente d’asilo, Rafid deve, al momento del suo arrivo, raccontare la sua vita ad un funzionario del centro. “Sono ingegnere chimico, laureato a pieni voti all’università di Bagdad, dice. Lavoravo in una fabbrica di sementi per l’agricoltura a Jerf al-Nadal, a 70 km da Bagdad.”
A prima vista, quindi, un giovane irakeno come tanti altri, che soffocava in un paese schiacciato dalla dittatura e dalle sanzioni internazionali. Dopo pochi giorni esige di vedere un superiore. Ha delle rivelazioni da fare. In realtà, dichiara, le sementi sono solo una copertura, il sito di Jerf al-Nadaf non dipende dal Ministero dell’Agricoltura, ma da quello della Difesa. La fabbrica fa parte di un vasto programma clandestino di armi biologiche di cui conosce, dice lui, tutti i dettagli. E’ pronto a rivelarli.

A Zirndorf è tutto un subbuglio. Vengono contattati i servizi segreti, al più alto livello. Rafid non viene più interrogato da un normale funzionario, ma da un certo Dottor Paul, che si presenta come un ispettore dell’ONU, specializzato in armi di distruzione di massa. Effettivamente si trattava del capo della divisione la proliferazione delle armi del BDN, il servizio segreto tedesco, un membro dello spionaggio.

Un ufficiale «innamorato della sua fonte»

All’inizio questo ufficiale di esperienza è molto dubbioso, ma nel giro di qualche giorno si lascia blandire da Rafid. Al punto da non diffidare più, di «innamorarsi della sua fonte», come si dice nel gergo dei servizi segreti. Il giovane irakeno, che parla con entusiasmo, agitando le braccia e fumando sigaretta su sigaretta, è così convincente! Ancor più che gli Occidentali non ricevono più informazioni sull’Irak da quando Saddam Hussein ha espulso gli ispettori dell’ONU un anno prima.

Al suo interlocutore Rafid assicura che si è laureato a pieni voti all’università di Bagdad nel 1994 e che, per questo motivo, è stato segretamente ingaggiato, dopo fine dei suoi studi, dalla commissione dell’industria militare, il «sancta sanctorum» del potere, diretto da un genero di Saddam Hussein. “Ho dapprima lavorato al centro Al-Hakam”, dice. Al-Hakam! Il nome fa sussultare il Dottor Paul. E’ lì che una équipe delle Nazioni Unite, incaricata di cercare le armi chimiche proibite in Irak, la UNSCOM, ha scoperto, qualche anno prima, dei resti di polli uccisi dall’iniezione di tossine.

Il sito era il principale centro clandestino di fabbricazione di armi biologiche. Fu distrutto dall’UNSCOM nel 1996. “Ad Al-Hakam mi sono occupato per due anni di pezzi di ricambio, assicura Rafid. Posso descrivere il luogo e citare i nomi dei responsabili”. Le dichiarazioni vengono verificate, tutto concorda.

Il BND trasmette un riassunto degli interrogatori della “fonte-miracolo” al suo abituale partner americano, il servizio segreto dell’esercito americano, la DIA, che ha una importante base a Monaco dagli anni 1950. Lì, durante tutta la guerra fredda, si era affermata l’abitudine di attribuire agli informatori sulle armi sovietiche un nome in codice terminante con “ball”. Per questo motivo Rafid diventa quindi, presso la DIA, “Curveball”, un soprannome che gli altri servizi segreti adotteranno senza trovarlo inopportuno, in quanto in inglese “curveball” significa “palla destinata ad ingannare”.

Bell’appartamento, Mercedes e guardie del corpo

Da un giorno all’altro il piccolo chimico cambia radicalmente di statuto. Non più Zirndorf, il centro di ospitalità sovrappopolato. Gli vengono forniti un bel appartamento ammobiliato, la TV via cavo, l’assicurazione sanitaria, una Mercedes (il suo sogno!), delle guardie del corpo ed una carta di rifugiato politico. Meglio: cinque ufficiali del BND in pensione sono incaricati di rendergli la vita la più gradevole possibile. Gli fanno visitare la città e scoprire tutti i suoi piaceri, lo invitano nei migliori ristoranti, i locali notturni più eleganti. Solo i disertori della più alta importanza hanno diritto ad un tale trattamento di favore, da “baby-sitter”, come si dice presso il BND. Secondo il giornalista Bob Drogin, il tutto costerà ai servizi segreti tedeschi più di un milione di euro nel solo anno 2000!

In cambio «Curveball» parla. Molto.
Dice che il progetto di laboratori mobili è nato nel 1995. Quando ha compreso che l’UNSCOM intendeva visitare il sito di Al-Hakam, racconta al Dottor Paul, il genero di Saddam Hussein decise di proseguire il programma biologico in unità non reperibili dall’UNSCOM: dei camion refrigerati che circoleranno in città.

Antrace, botulino, peste… c’è di tutto

Dove ha luogo l’assemblaggio di questi terrificanti camion laboratorio? Ovviamente nella famosa fabbrica di sementi, a Jerf al-Nadaf, dice Rafid. Come lo sa? Perché era lui il responsabile del progetto, caspita! I test, precisa, sono durati due anni ed i primi laboratori sono diventati operativi nel 1997. Assicura di averne visti funzionare sette, che producevano degli agenti letali, come l’antrace, il botulino o la peste.

Afferma che, oltre a Jerf al-Nadaf, Saddam Hussein ha ordinato la creazione di altri sei siti clandestini di fabbricazione degli impianti mobili. Il giovane chimico fornisce un dettaglio chiave, che completa il convincimento del Dottor Paul: prima che gli ispettore dell’ONU fossero espulsi dall’Irak, i camion della morte circolavano solo di venerdì, giorno di preghiera, quando l’UNSCOM funzionava a ranghi ridotti.

Prima incoerenza, «Curveball si innervosisce»

Rafid parla, parla… Parla troppo.
Dopo molti mesi di interrogatorio confida che il responsabile di Jerf al-Nadaf, un certo Basil Latif, ha un figlio e che costui è il principale acquirente dei prodotti destinati alla fabbricazione degli agenti tossici.
Ma Rafid ignora che questo Latif vive da tempo a Dubai, dove ad ottobre del 2000 degli ufficiali del NDB e del MI6 britannico lo sottopongono ad un interrogatorio.
Non soltanto Latif smentisce che il centro che dirigeva producesse armi biologiche, ma gli agenti segreti scoprono che il suo unico figlio ha solo 16 anni. Confrontato a questa incoerenza, “Curveball” si innervosisce, impreca come un marinaio e si rifiuta di rispondere.
Il dottor Paul ha capito: la sua fonte preferita gli ha probabilmente mentito. Finito l’idillio.

Il BND rompe ogni rapporto con Rafid per 18 mesi. L’informatore principale diventa un modesto lavoratore immigrato come tanti altri. Trova un lavoretto presso il Burger King a Karlsruhe. A marzo 2002 si sposa con una giovane marocchina, che resta presto incinta.
L’affare “Curveball” dovrebbe concludersi lì. Solamente che, dopo la rottura fra Rafid ed i servizi segreti tedeschi, c’è stato l’11 settembre e c’è stata la salita al potere, a Washington, dei neoconservatori. E quelli intendono servirsi della sua testimonianza, qualunque sia la sua affidabilità.

Interrogato di nuovo, Rafid cambia versione

A maggio 2002 la CIA chiede al BND di riprendere contatto con i giovane irakeno. Ha ricevuto copia delle centinaia di interrogatori di “Curveball”; vuole saperne di più. Di nuovo interrogato, Rafid cambia versione. Dice che in realtà non era a capo dei laboratori mobili, ma solo un assistente. Non ha visto la produzione di agenti biologici, ha lasciato Jerf al-Nadaf prima. Poi si innervosisce e non risponde più al telefono. La CIA è messa al corrente di questo comportamento irregolare.

Quindi, alcune settimane più tardi, in un rapporto al Congresso molto pubblicizzato sui media, l’agenzia afferma con la «massima fiducia» che l’Irak dispone di unità mobili di produzione di armi biologiche. Di fronte ad una commissione parlamentare il capo della CIA, George Tenet, precisa che il suo servizio lo sa da un «profugo credibile».

All’interno dei servizi segreti si alzano delle voci contro questo utilizzo abusivo di «Curveball». Il capo del dipartimento Europa, Tyler Drumheller, vuole avere la coscienza a posto. Pranza con il capo della filiale del BND a Washington. Gli chiede che la fonte sia interrogata da degli ufficiali della CIA. «Con quale utilità? E’ un affabulatore», gli risponde il suo interlocutore. In ogni caso rifiuta di essere interrogato da degli americani o da degli israeliani. Quindi la risposta è no.
Il tedesco precisa che il suo servizio ha proposto a «Curveball», caduto in depressione, di andare a farsi dimenticare in Turchia, ma l’irakeno ha rifiutato.

 

Nominato alla testa della CIA da Bill Clinton nel 1997, George Tenet si dimise nel 2004. (Sipa)

La Casa Bianca vuole credere, malgrado tutto, che «Curveball» abbia detto la verità…

Il caso sembra chiaro. Tuttavia all’ufficio della CIA incaricato del dossier delle armi di distruzione di massa si vuole, malgrado tutto, credere che «Curveball» abbia detto la verità. Come avrebbe potuto conoscere tanti dettagli?
George Tenet non ha scelta : il 18 dicembre 2002 scrive al suo omologo tedesco August Hanning. Gli chiede ufficialmente se la CIA possa utilizzare le informazioni della loro fonte. Lo prega anche di accettare che «Curveball» sia interrogato da un agente americano.
Il capo del BND risponde due giorni più tardi. Per l’interrogatorio la risposta è sempre no. Ma per utilizzare quello che dice, è sì, a condizione di non fare il nome del servizio coinvolto e senza dimenticare di dire che quanto detto da questa fonte non è stato confermato.

Malgrado queste messe in guardia, la Casa Bianca intende utilizzare le affermazioni di «Curveball» nel discorso sullo stato dell’Unione che George Bush deve pronunciare il 28 gennaio 2003.
“W” vuole mobilizzare gli ardori guerrieri del Congresso e dell’opinione pubblica. Washington chiede il punto di vista del capo della filiale della CIA a Berlino. Quello risponde il 27, dicendo che “l’utilizzo di questa fonte sarebbe molto problematico”.

Eppure il presidente degli Stati Uniti manterrà il passaggio sui laboratori mobili nel suo discorso. Allo stesso modo in cui Colin Powell, all’ONU, alcuni giorni dopo. “Tenet non ci ha detto che c’erano così tante riserve su «Curveball», spiega oggi il colonnello Wilkerson, che ha aiutato il segretario di stato a redigere il suo discorso. In effetti era sicuro che, dopo la guerra, l’esercito americano avrebbe trovato le armi di distruzione di massa in Irak e che, rapidamente, queste storie di fonte non affidabile sarebbero state dimenticate.

Alcuni mesi dopo l’invasione dell’Irak, quando risultò evidente che Saddam Hussein non aveva quel tipo di armi, un gruppo di agenti della CIA si attivò per comprendere il caso «Curveball». Interrogarono una sessantina di persone che avevano conosciuto Rafid, piò o meno da vicino. Scoprirono che il giovane chimico non si era laureato a pieni voti, ma con il voto più basso; che aveva effettivamente lavorato qualche mese a Jerf al-Nadaf, ma come assistente, non come responsabile del progetto; e soprattutto che quel sito era solo una fabbrica si sementi per l’agricoltura e nient’altro. Dal suo più caro amico d’infanzia appresero che Rafid era un «mentitore congenito».

Dopo il rovesciamento di Saddam Hussein il Pentagono mandò una équipe incaricata di trovare le armi di distruzione di massa in Irak. Non trovarono alcuna prova… 100’000 civili uccisi in dieci anni di guerra. (Sipa)

Infine fu loro rivelato che dopo Jerf al-Nadaf la «fonte principale» aveva lavorato in una casa di produzione di film da cui si era fatto licenziare per furto e che, in seguito, era divenuto taxista a Bagdad.

La fonte della fonte: un lungo rapporto degli ispettori dell’ONU

Come ha potuto imbrogliare per così lungo tempo il BND e la CIA? Come ha inventato e resa credibile la sua storia dei laboratori mobili? Una commissione del Congresso ha cercato di sapere se, come altri disertori, Rafid era stato informato ed inviato in Europa da Ahmed Chalabi, il capo di un partito di opposizione a Saddam Hussein che è riuscito ad intossicare una parte della stampa e dei servizi segreti americani. Anche se uno dei suoi fratelli avesse fatto parte di questo gruppo, pare che Rafid non abbia avuto alcun contatto con Chalabi ed i suoi collaboratori.

Gli specialisti pensano piuttosto che abbia agito da solo e che prima di lasciare l’Irak il giovane chimico, diventato taxista, abbia letto su internet il lungo rapporto che gli ispettori dell’ONU avevano pubblicato dopo la loro espulsione dal paese. E’ lì che aveva potuto memorizzare i nomi dei responsabili del programma biologico prima del suo smantellamento e la descrizione precisa del sito di Al-Hakam. E’ anche lì che apprese che gli ispettori dell’ONU avevano messo la mano su di una nota scritta all’inizio degli anni 1990, nella quale uno degli ingegneri del programma biologico proponeva ai suoi capi di creare dei laboratori mobili, più facili da nascondere. Rafid ignorava che questa idea, giudicata «troppo complicata», non era in realtà stata presa in considerazione.

Un mentitore remunerato dallo Stato

Malgrado queste scoperte imbarazzanti o forse casuali, il BND accorda nel 2004 a «Curveball» uno stipendio mensile di 3’000 euro. E’ una finta società costituita a Monaco dai servizi segreti che lo remunera in qualità di “specialista di marketing”. In cambio gli è vietato di parlare con la stampa. Eppure il suo nome viene rivelato per la prima volta nel 2007 dalla catena americana CBS. Il pubblico tedesco apprende allora che Rafid, qualificato come «mentitore» dalla CIA a maggio 2004, era remunerato dallo Stato.

Lo scandalo è tale che Rafid perde il suo stipendio. Tenta allora la fortuna in Irak, presentandosi alle elezioni, dove però non raccoglie che 17’000 voti. Ritorna, abbattuto, nel suo paese adottivo di cui ha acquisito la nazionalità e accorda la sua prima intervista nel febbraio 2011 al quotidiano britannico “The Guardian”
Riconosce di avere mentito su questa storia dei laboratori mobili. “Ho avuto la fortuna –dice- di avere inventato qualche cosa che ha fatto cadere Saddam. In seguito, in occasione delle sue rare apparizioni pubbliche, si lamenta di vivere con il minimo sociale e, soprattutto, che il BND non gli paghi più le sue bollette telefoniche.

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