Come condurre una buona politica monetaria – Le conclusioni del Rapporto Radcliffe

di Davide Gionco

Presentiamo in questo articolo un riassunto del Rapporto Radcliffe.
Si tratta di un rapporto presentato dal Committee on the Working of the Monetary System  istituito dal Cancelliere dello Scacchiere inglese nel 1957.
Il Rapporto fu presentato al Parlamento inglese e pubblicato nel 1959.
Il Rapporto Radcliffe è stato considerato come la più importante trattazione di economia monetaria keynesiana e del modo keynesiano di vedere i meccanismi di trasmissione e l’efficacia della politica monetaria fondata sul deficit spending.

Il rapporto sconfessa il concetto di velocità di circolazione della moneta, dimostrando come la politica monetaria dovrebbe limitarsi ad assicurare la liquidità dell’economia.
Riportiamo un estratto dalla pubblicazione “Letture di politica monetaria e finanziaria” del 1965 dell’economista Ferdinando Di Fenizio

Non è un caso se negli anni 1960-1970 la crescita economica dell’Italia stupì il mondo intero.
Eravamo nella mani di economisti capaci e preparati, al servizio dell’interesse pubblico, mentre oggi abbiamo economisti che, in malafede o per incompetenza, stanno distruggendo l’economia italiana per banale mancanza di liquidità nell’economia reale, avendo puntato unicamente sull’offerta di moneta, senza avere innescato per farla realmente circolare nell’economia reale.
La crisi dell’economia italiana, come evidente, è sotto gli occhi di tutti.

Buona lettura.


Riprendiamo il filo dell’esposizione.
Uno dei vantaggi del Rapporto Radcliffe è certamente quello di separare nettamente (come consigliano gli economisti positivi) le considerazioni riguardanti l’ economia monetaria (scienza di ciò che è) da quelle riguardanti la politica monetaria (scienza di ciò che deve essere), lasciando per ultime alcune considerazioni sulle modificazioni istituzionali, da apportare al sistema monetario inglese; e recate in seguito, mutatis mutandis, anche altrove.

Allora, esaurita la parte espositiva del mercato monetario e finanziario della Gran Bretagna, il Rapporto passa alle norme, ai precetti.
E la serie di essi si apre con una tesi così nota da caratterizzare, quasi, codesto Rapporto : volendosi agire sulla domanda globale, in caso di inflazione o di deflazione (e quivi si ritrovano gli insegnamenti del Keynes) è piuttosto da considerare l’opportunità di agire sulla liquidità dell’economia, anziché sull’offerta di moneta soltanto.
E per agire sulla liquidità dell’economia, 
si hanno provvedimenti in tema di tassi di interesse che riguardano anche istituti per il credito a media ed a lunga (gli intermediari finanziari, di cui abbiamo già detto); misure di controllo sulle emissioni di capitale; norme di controllo sulle vendite a rate.
Circa l’efficacia di questi strumenti, quali furono sperimentati (in parallelo con i mezzi tradizionali: manovra dello sconto, manovra delle riserve, ecc.) negli anni Cinquanta, il Rapporto discute a lungo, per passare, subito dopo, all’ applicazione degli stessi mezzi agli anni Sessanta.

Le conclusioni non sono dominate da ottimismo.
Il Rapporto ritiene che, nel caso in cui il sistema economico « minacciasse di sfuggire completamente di mano » si dovrebbe ricorrere a misure d’emergenza: controlli drastici sulle anticipazioni bancarie; controlli sull’emissione di capitale e sul credito al consumo.
Perfino per i periodi normali, il Rapporto non nasconde un certo suo scetticismo sull efficacia dei mezzi usuali.
Di conseguenza, suggerisce indagini; propone innovazioni istituzionali. Per esempio, diretti controlli su tutti gli istituti che prendono a mutuo (non solo sulle banche intese in senso stretto). I frutti di queste proposte si leggeranno trattando della Commissione canadese, fra poco.
La politica del debito pubblico, si innesta qui: ma principia con il constatare che si dispone di dati statistici insufficienti. Essi, in primo luogo, dovrebbero completarsi. Poi, dovrebbero stipularsi accordi diretti fra Tesoro e banca centrale, al fine dell’ amministrazione della liquidità ceduta al sistema bancario od al pubblico.
Si riafferma poi che l’amministrazione 
del debito pubblico, prima solo descritta mediante proposizioni di fatto, dovrà essere altresì il principale oggetto delle proposizioni normative. Le quali, come se non bastasse, debbono anche riguardare i rapporti fra la Gran Bretagna ed il Resto del mondo; facendo parte, la Gran Bretagna, di una comunità internazionale; ed avendo essa, quale membro di questa comunità, gravi compiti ed aspirazioni, cui non intende rinunziare.
Il problema della migliore amministrazione della liquidità all’interno si riconnette pertanto al problema della liquidità internazionale: cui il Rapporto Radcliffe dedica un attento esame, discutendo, fra l’altro, delle ripercussioni della manovra interna dei tassi di interesse, sui rapporti di cambio fra la moneta inglese e le altrui unità monetarie, in varie circostanze di libertà e di controllo.

Lascia un commento