Le 5 incredibili ammissioni della Banca Centrale Europea

L’Unione Europea è una forma di dittatura diversa da quelle del passato, così come sono diversi i mezzi di coercizione: la moneta unica è uno di questi.

La Banca Centrale Europea rappresenta la massima espressione di questo nuovo totalitarismo, che non ha affatto bisogno di agire in segreto contro i popoli europei, anzi!

Spesso e volentieri dalle parti di Francoforte hanno fatto molte ammissioni che dimostrano la loro malafede e antidemocraticità. Ecco 5 esempi.

#1 – LA CREAZIONE DI MONETA

Ci dicono giorno e notte che “non ci sono i soldi” per creare posti di lavoro, per far funzionare i servizi ecc.. Eppure la BCE ha sempre detto di non aver alcun problema nel “trovare i soldi”.

L’ormai ex-presidente Mario Draghi lo disse chiaramente: non possiamo mai finire i soldi. Era durante una conferenza stampa del 9 gennaio 2014, di seguito l’estratto.

E anche in tempi più recenti non sono mancate dichiarazioni simile. Alla domanda su twitter “Dove avete trovato i soldi per il quantitative easing”? Ecco la loro risposta:

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« Come banca centrale possiamo creare denaro per acquistare gli asset »

Per chi non lo sapesse gli asset sono, ad esempio, i titoli di stato.

Un altro esempio di questo tipo di dichiarazioni nel paper occasionale n° 169 di aprile 2016, leggiamo la nota 7 a pagina 14

« Central banks are protected from insolvency due to their ability to create money and can therefore operate with negative equity. »

Le banche centrali sono protette dall’insolvenza a causa della loro capacità di creare denaro e possono quindi operare con un patrimonio netto negativo.

In molti rimangono ancora stupiti del fatto che la moneta si crei dal nulla, ma è la realtà! In alternativa potete continuare a credere che l’euro si scavi nelle miniere di Francoforte…

#2 – LA SVALUTAZIONE INTERNA

L’euro è per definizione un sistema di cambi fissi, dove gli Stati ex-sovrani – perduta la facoltà di agire sul tasso di cambio – devono attuare la svalutazione interna.

Cos’è la svalutazione interna? Ce lo facciamo spiegare sempre dalla BCE. Nel rapporto annuale sul 2012 a pagina 66 troviamo queste dichiarazioni.

«Quanto al mercato del lavoro, è necessario accrescere la flessibilità del processo di determinazione dei salari in diversi paesi dell’area, ad esempio rendendo meno vincolante la normativa a tutela dell’occupazione, abolendo i meccanismi di indicizzazione dei salari, riducendo i salari minimi e consentendo le contrattazioni salariali a livello aziendale.

Inoltre, un aumento permanente della produttività facilita l’aggiustamento della competitività perché riduce il costo del lavoro per unità di prodotto e aumenta il prodotto potenziale. Tuttavia, per accrescere la produttività (attraverso l’innovazione di processi e prodotti, le competenze della forza lavoro o i fattori di contesto operativo) sono necessarie riforme strutturali che possono richiedere diverso tempo prima di avere effetti visibili (come la liberalizzazione degli ordini professionali chiusi e dell’immigrazione per lavoro, il riorientamento della spesa su istruzione, ricerca e sviluppo, la riforma delle principali condizioni strutturali che rendano il contesto giudiziario e regolamentare più favorevole alle imprese). Inoltre, margini di profitto elevati prevalgono in particolare nei settori con orientamento domestico (soprattutto in quello dei servizi).

Pertanto, le misure di riforma strutturale possono affrontare la situazione rimuovendo gli ostacoli alla concorrenza (internazionale), specie in settori professionali protetti, ad esempio abbattendo le barriere all’ingresso di nuove imprese e riducendo in generale le pratiche burocratiche. Ciò, a sua volta, consentirà di ridurre le attuali rigidità al ribasso dei prezzi e permetterà ai paesi di trarre vantaggio dalle misure di aggiustamento.»

C’è ben poco da commentare: l’esperienza ci insegna che l’abolizione dell’articolo 18 e il Jobs Act – fatti da Renzi pochi anni dopo – vanno esattamente nella direzione di queste indicazioni.

#3 – L’INDIPENDENZA DELLA BANCA CENTRALE

Sul sito ufficiale della Banca centrale europea esiste una sezione dedicata alle domande frequenti (FAQ). Vediamo cosa si sono inventati per giustificare l’indipendenza della BCE, sancita dall’art 130 TFUE.

«Le banche centrali non sono state sempre indipendenti; tuttavia, nel corso del tempo è emersa la chiara tendenza a sottrarre la politica monetaria a influssi politici diretti. Dati empirici e analisi teoriche hanno ampiamente dimostrato che una banca centrale indipendente è più efficace nel mantenere i tassi di inflazione su livelli contenuti.

Vigilando sulla stabilità dei prezzi le banche centrali creano i presupposti per un’economia solida e stabile. Se i governi esercitassero un controllo diretto sulle banche centrali, potrebbero cercare di modificare i tassi di interesse in funzione dei propri obiettivi, per indurre una forte crescita economica nel breve termine o per finanziare misure popolari con moneta di banca centrale. Questo avrebbe, a lungo andare, gravi ripercussioni sull’economia.»

Morale: la moneta è stata sottratta dal controllo diretto delle democrazie perché altrimenti i politici prederebbero misure a favore del popolo! Lo hanno scritto davvero!

I gravi danni che paventano riguardano l’economia finanziaria, non l’economia reale che invece avrebbe il disperato bisogno di una moderata inflazione.

 

#4 – IL PRESTATORE ILLIMITATO DI ULTIMA ISTANZA

Sempre dalle FAQ, vediamo cos’è il prestatore illimitato di ultima istanza e chi occupa questo ruolo nell’eurozona. Leggiamo alcuni estratti.

Chi è il prestatore di ultima istanza nell’area dell’euro?

Il ruolo di prestatore di ultima istanza è condiviso dalla BCE e dalle 19 banche centrali nazionali dell’area dell’euro.

Qual è il ruolo delle banche centrali nazionali?

Nell’area dell’euro le banche centrali nazionali offrono l’ultima rete di sicurezza per le banche che non riescono a ottenere i fondi di cui necessitano in nessun altro modo. Per indicare questa rete di sicurezza si usa la sigla ELA (che corrisponde all’inglese “emergency liquidity assistance”, ovvero assistenza di liquidità di emergenza). All’interno dell’area dell’euro i prestiti ELA sono erogati dalla banca centrale nazionale del paese in cui ha sede la banca in difficoltà. La banca centrale nazionale si fa carico anche degli eventuali costi e rischi connessi.

Qual è il ruolo della BCE?

L’erogazione dell’ELA spetta alle banche centrali nazionali. La BCE ha invece il compito di verificare e monitorare le loro attività di prestatori di ultima istanza. Il Consiglio direttivo della BCE può porre restrizioni o sollevare obiezioni all’erogazione di liquidità di emergenza se la decisione è sostenuta dai due terzi dei suoi membri. Ha tuttavia la facoltà di sollevare obiezioni soltanto se ritiene che l’ELA possa interferire con la politica monetaria della BCE o con gli obiettivi e i compiti dell’Eurosistema.

Questo significa forse che le banche in difficoltà finanziarie saranno sempre salvate a qualsiasi costo?

No. Non funziona così. Non vi è alcuna garanzia che una banca riceverà un prestito ELA dalla propria banca centrale nazionale. Si applicano regole rigorose e occorre soddisfare determinate condizioni. (…)

Perché è così importante che le banche abbiano un prestatore di ultima istanza?

Se una banca, pur essendo solvibile, non è in grado di soddisfare le richieste di clienti e creditori a breve termine, la clientela può nutrire timori per la sicurezza del suo denaro, che potrebbero scatenare una corsa agli sportelli. La banca potrebbe persino fallire e le conseguenze potrebbero essere ad ampio raggio. (…) In breve, quando una banca centrale interviene come prestatore di ultima istanza, può scongiurare molte difficoltà per cittadini e imprese.

Un momento! E se invece è un governo anziché una banca in difficoltà finanziarie? Le banche centrali forniscono credito di emergenza anche ai governi?

No. Nell’area dell’euro questo sarebbe illegale. Se i governi potessero richiedere finanziamenti alle banche centrali, ciò comprometterebbe la capacità di queste ultime di mantenere stabili i prezzi e lederebbe la loro indipendenza. È per questa ragione che il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (art 123 ndr) vieta il finanziamento dei governi da parte della BCE e delle banche centrali nazionali.

Ricapitolando: la BCE che può creare denaro dal nulla lascia il compito di prestatore di ultima istanza alle banche centrali nazionali (BCN), solo che queste non hanno voce in capitolo sull’emissione dell’euro (escluso le monete metalliche).

A determinate condizioni una banca commerciale può essere salvata dalla propria BCN, un governo in difficoltà si deve attaccare al piffero (e questo lo abbiamo sperimentato nel novembre 2011).

Se avessimo conservato la lira la possibilità di un default non si sarebbe minimamente presentata. E anche questo lo sanno perfettamente.

 

#5 – LO STATO CHE EMETTE LA PROPRIA MONETA NON PUÒ FALLIRE

Nel bollettino n° 36 del giugno 2017, dal titolo “Monetary-fiscal interactions and the euro area’s vulnerability” si legge nelle conclusioni

« In an economy with its own fiat currency, the monetary authority and the fiscal authority can ensure that public debt denominated in the national fiat currency is non-defaultable, i.e. maturing government bondsare convertible into currency at par »

In un’economia con la propria moneta fiat, l’autorità monetaria e l’autorità fiscale possono garantire che il debito pubblico denominato nella valuta fiat nazionale non sia inadempiente, vale a dire che i titoli di stato in scadenza siano convertibili in valuta alla pari.

Avete ancora dei dubbi sul perché dobbiamo riprendere la nostra sovranità monetaria e sottrarci dal governo della BCE?


Tratto da:
https://canalesovranista.altervista.org/5-incredibili-ammissioni-fatte-dalla-bce/

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