L’atto di emissione della moneta non è una scienza economica, ma giuridica, logica e matematica

di Giovanni Lazzaretti

Andrebbe fatto un monumento ai MiniBot (MB) per il dibattito che hanno mosso in TV. Dibattito che ha evidenziato un fatto: la quasi totalità della classe politica, dei giornalisti, degli opinionisti, degli economisti, di nOmismatica non sa nulla.

Ecco quindi un riassunto di ciò che la TV non ha spiegato.

Che differenza c’è tra economia e nOmismatica?

L’economia è una scienza sociale che si occupa della moneta GIA’ EMESSA.

La nOmismatica è una scienza logico-matematica che si occupa della moneta ALL’ATTO DELL’EMISSIONE, che è definito da delle “regole giuridiche”.

I minibot sono un problema economico o nOmismatico?

Sono un problema nOmismatico: viene proposto un nuovo metodo di emissione e di pagamento, ci si interroga se il metodo funziona e se vìola qualche regola.

«I minibot o sono valuta, e quindi sono illegali; o sono debito, e dunque lo stock del debito sale».
L’aut-aut di Draghi era corretto?

Il Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea stabilisce che la BCE e le banche centrali nazionali possono emettere banconote, e che queste banconote sono le uniche aventi corso legale nell’Unione (banconota a corso legale = nessuno può rifiutare di riceverla in adempimento a un debito).

Quindi sono illegali solo i “pezzi di carta” che pretendessero di avere corso legale. Ma i MB sono ad accettazione volontaria, per cui non sono a corso legale. C’è anche forte dubbio che possano essere chiamate “banconote”.

La seconda parte dell’aut-aut pone una questione cruciale: il debito sale o non sale? I MB vengono emessi per saldare un debito già esistente: sembrerebbe un’operazione a somma zero.

Questa è la questione importante, da chiarire.

I soldi dovuti dalla Pubblica Amministrazione (PA) ai fornitori sono debito?

Domanda apparentemente paradossale. Certo che sono debito! Ma non bisogna fidarsi troppo del senso comune. Abbiamo posto la domanda a un professore della Bocconi.

Che una fattura non pagata costituisca genericamente un debito, lo diamo per scontato. Ma poiché nella PA si fanno i vari passaggi “impegno > liquidazione > ordinazione > pagamento” il dubbio è:

1) quando si calcola il rapporto Debito/PIL la fattura non pagata fa parte da subito del valore del debito?

2) oppure entra nel debito solo nel momento in cui, facendo il pagamento, cala il conto di Tesoreria e peggiora quindi il “patrimonio liquido” della PA?

Il bocconiano è sapiente e anche saggio: si è consultato.

Ne ho parlato con un collega, che mi ha dato una risposta che mi sembra convincente:

«Secondo il manuale SEC2010, si considerano debito pubblico anche i depositi trasferibili presso il Tesoro. In generale, è debito quasi ogni passività: per i debiti commerciali c’è una specifica esclusione, ma è sufficiente che il creditore decida di scontarli presso un’istituzione finanziaria per determinare la loro inclusione nel conto».

Quindi, per semplificare?

Possiamo sintetizzare così:

– se un fornitore emette una fattura alla PA e poi attende buono buono l’arrivo dei soldi, abbiamo un debito della PA, ma un debito che NON VIENE CONTEGGIATO nel rapporto Debito/PIL fino al momento del pagamento

– se la PA emette i MB e salda il fornitore, dà al fornitore una liquidità (seppur anomala), compensa un debito con un nuovo debito, ma questo nuovo debito E’ CONTEGGIATO nel rapporto Debito/PIL

– se infine un fornitore fa un “anticipo fatture” e quindi cede il suo credito commerciale con la PA a una banca, il problema non si pone più: entra nel rapporto Debito/PIL e nessuna banca accetterebbe i MB in pagamento.

Allora aveva ragione Calenda in TV: se i minibot alla fine sono sempre debito, perché non fare il debito classico per pagare i fornitori in attesa?

Allora NON aveva ragione Calenda in TV. Anzi, con quella frase Calenda ha dichiarato di non essere un nOmismatico. I debiti infatti non sono tutti uguali: se ho 1000 euro di debito con la mamma, senza scadenza e senza interessi, non è la stessa cosa che avere un debito di 1000 al 20% al mese con una banda di strozzini.

I minibot sono debito (1) senza scadenza (2) senza interessi (3) al portatore (4) con la possibilità di essere utilizzati volontariamente come circolante cartaceo. Quattro caratteristiche che i BOT classici non hanno di certo.

Quindi tu sei favorevole ai minibot?

No, io sono contrario ai minibot. Sono una splendida operazione culturale, ma sono una scomoda realizzazione pratica. Se una ditta deve avere 2.000.000 di euro dalla PA, non può ricevere 4.000 pezzi da 500 minibot: la gestione sarebbe scomodissima. Più in generale, se la PA deve 60 miliardi ai fornitori, il sistema Italia dovrebbe attrezzarsi a gestire e custodire 60 miliardi di circolante cartaceo (protezione da furti, incendi, smarrimenti).

E quindi?

E quindi, poiché non c’è dubbio che i fornitori in attesa vanno pagati subito, la via da percorrere potrebbe essere questa:

– creare una piattaforma informatica SIRE (SIstema Riduzioni Erariali)

– creare un conto fiscale SIRE per tutti i codici fiscali d’Italia (ditte, associazioni, privati)

– strutturare la piattaforma come Camera di Compensazione, denominata in “qualcosa” che è a parità 1 a 1 con l’euro, ma non è euro e non è convertibile in euro

– il SIRE sarebbe moneta “mezzo di scambio”, ma non “riserva di valore”

– non essendo euro, non sarebbe certamente debito.

Fare la piattaforma con la Cassa Depositi e Prestiti? Con le Poste? O una piattaforma apposita di proprietà del MEF? Qualunque cosa, ma occorre agire nOmismaticamente. Al governo ci sono alcune belle teste nOmismatiche, attendo buone cose.

Il tutto è difficile…

«A ogni questione complessa si può sempre dare una risposta semplice. Ed è certamente la risposta sbagliata».

Bisogna scegliere. O la fatica di studiare, leggere e rileggere. Oppure accontentarsi delle risposte semplici da TV: semplici e sbagliate, ovvio. Sia i favorevoli che i contrari ai minibot non sanno nulla di nOmismatica (salvo rare eccezioni) e possono divulgare solo idee errate.

Il top delle idee errate l’ha divulgato il professor Cottarelli, paragonando i minibot all’albero degli zecchini d’oro di Pinocchio.
Ma ne parleremo (a Dio piacendo) la prossima volta.

 

Giovanni Lazzaretti

giovanni.maria.lazzaretti@gmail.com

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