L’anticlericalismo ideologico e l’anticlericalismo costruttivo

Condividiamo con voi questo articolo sull’anticlericalismo di Claudio Otto Menghini al fine di portare nel dibattito culturale italiano più razionalità ed un atteggiamento più costruttivo nei confronti del mondo cattolico.
Posizioni critiche che non aiutano il paese a radunare insieme le migliori risorse, anche etiche, non possono che fare il gioco dei poteri forti che ci vogliono divisi e litigiosi. Il famoso “divide et impera”.


di Claudio Otto Menghini

La storia paradossale di Mary MacKillop, una suora che in vita sua si trovò ad essere scomunicata e che poi è stata canonizzata, mi  ha spinto a riflettere su quella cosa che chiamiamo anticlericalismo e sulle sue varie manifestazioni.
Per come la vedo io, ci sono circa tre forme diverse di anticlericalismo: le chiamerò anticlericalismo ideologico, anticlericalismo empirico, anticlericalismo costruttivo.
Sintetizzando all’estremo si può dire che la prima forma è “cattiva”, la seconda è “media” e la terza è “buona”. Vediamo perché.

L’anticlericalismo ideologico è tipico di chi odia la Chiesa cattolica principalmente perché vuole odiare, come posizione di principio, ed è ormai umanamente assai difficile per non dire impossibile smuoverlo dalle sue convinzioni.
L’anticlericale del primo tipo non odia più la Chiesa sulla base di vari motivi, ma ormai cerca motivi per odiare la Chiesa; e se anche gli si dimostra che alcuni di questi motivi sono inconsistenti, si dimostra estremamente restio ad abbandonarli per l’uno o l’altro degli atteggiamenti mentali che lo caratterizzano, ovvero la malafede e il dogmatismo, che praticamente formano due sottocategorie.

L’anticlericale in malafede
 è la concretizzazione dell’aforisma di Chesterton “uomini che cominciano a combattere la Chiesa per amore della libertà e dell’umanità, finiscono per combattere anche la libertà e l’umanità pur di combattere la Chiesa”, ovvero del “calunniate calunniate, qualcosa resterà” attribuito a Voltaire.
Semplicemente l’anticlericale in malafede sa che almeno alcune delle cose negative che dice sulla Chiesa sono fasulle, ma non gliene importa, perché il fine giustifica i mezzi: bisogna spingere quante più persone possibile a odiare la Chiesa, e per distruggere il nemico e rendere il mondo un posto migliore va bene anche l’inganno. Ammettere che sulla Chiesa si può anche dire qualche cosa di positivo, ovvero che quella cosa negativa non è vera, indebolisce la causa e per principio non si fa (a meno che non faccia parte di una strategia più sottile, come coltivare file di “utili idioti” all’interno del nemico). Di solito l’anticlericale in malafede conosce tutti i 38 stratagemmi retorici di Schopenhauer, quantomeno sul piano pratico, e li usa senza ritegno.

L’anticlericale *dogmatico* 
è la vittima e il sodale dell’anticlericale in malafede, perché si beve le sue falsità e gli dà manforte: è quello che crede ciecamente e prontamente a tutto ciò che di negativo gli viene detto sulla Chiesa, perché ormai la sua forma mentis si è cristallizzata nella formula “La Chiesa è cattiva”.
A differenza del tipo in malafede, il dogmatico inganna non solo gli altri ma anche sé stesso, e assistere alle sue contorsioni logiche e alle sue arrampicate sugli specchi per non mettere in questione il dogma mette tristezza oltre che sdegno. La tristezza è tanto maggiore se si considera che il tipo dogmatico accusa i cattolici di ciò che egli stesso attua in prima persona senza accorgersene, ovvero:
a) fideismo verso l’autorità indiscutibile, che nel suo caso è colui che afferma cose negative sulla Chiesa.
b) volontarismo, ovvero crede a qualcosa più perché ci vuole credere che in base a motivi empirici o razionali. Il dogmatico non esita a rigettare l’esperienza e la ragione per proteggere il suo dogma, allo stesso tempo proclamandosi a gran voce paladino della razionalità e dello scetticismo, e perciò vive immerso nella cosiddetta dissonanza cognitiva, ovvero nel bispensiero orwelliano.
Esempio di anticlericale dogmatico.
La linea di demarcazione tra l’anticlericale in malafede e il dogmatico non è netta, anzi forse convivono entrambi (non rinuncio a sperare che sotto sotto il dogmatico sappia almeno inconsciamente che ciò che sostiene è falso), comunque li si può distinguere da fattori sottili come l’abilità o la spudoratezza con cui svicolano per non ammettere l’evidenza.
Di solito il tipo in malafede è alquanto intelligente, salvo che si tratta di intelligenza volta ad ingannare il prossimo. Il dogmatico, invece, può essere una persona generalmente meno intelligente (ammesso che si possa dare una definizione univoca dell’intelligenza, cosa di cui dubito fortemente), ma può darsi anche di no. Può dimostrare intelligenza anche notevole per tutti gli ambiti che esulano dalla questione “lotta contro la Chiesa”.
L’esempio classico è l’errore di Piergiorgio Odifreddi, che bollare tutti i propri opponenti come cretini da sbeffeggiare: non solo è “poco gentile”, ma è anche sbagliato. Il *dogmatismo* non è semplicemente “scarsa intelligenza”, ma è una patologia della logica ben più sottile.

L’anticlericalismo empirico di solito è lo stato precedente dell’ideologico: l’empirico odia la Chiesa non per volontà, ma per verità, cioè sulla base di vari motivi che lui reputa veri in buona fede. Veri, a torto o perfino a ragione (vedi anticlericalismo numero tre).
Siccome però l’empirico non ha ancora odiato abbastanza da diventare ideologico, se gli si dimostra concretamente che il tale motivo è falso, l’empirico è anche disposto ad ammettere l’evidenza e a dire “OK, fermi restando tutti gli altri motivi per essere contro la Chiesa, questo in particolare è inconsistente e io lo rigetto”.
Su questa base è possibile costruire un dialogo onesto, e da cosa nasce cosa.
Confesso di avere molta simpatia e comprensione verso gli anticlericali empirici per un motivo assai banale: ero uno di loro.
Dopo la prima comunione fatta sulla base di un cattolicesimo abitudinario e zuccheroso, sono stato uno di quelli che abbandonano la Chiesa ed ho passato l’adolescenza oscillando tra una vaga fede tiepida e confusa ed un ateismo astioso verso la Chiesa.
Basato fondamentalmente su due fattori:
1. la questione sesso;
2. il piacere di sentirmi più intelligente dei credenti cretini che vedevo attorno a me.
Se mi aveste conosciuto verso i 16-17 anni, probabilmente molti di voi mi avrebbero dato per spacciato e irrimediabilmente instradato verso il laicismo e l’anticlericalismo ideologico. Il fatto che io adesso tenga addirittura un blog cattolico è non dirò la prova, ma quantomeno un consistente indizio del fatto che i miracoli avvengono e non si deve mai smettere di sperare.
Ciò che mi ha salvato è stato (non solo il dito divino, ma anche) il fatto che io, anche nei periodi di anticlericalismo più acceso, avevo conservato l’attaccamento alla verità. Ero appunto empirico e non ideologico.
Quando ho cominciato, verso la maggiore età, ad ampliare gli orizzonti e approfondire certi argomenti, anche grazie alla nascente diffusione di internet e alla nuova facilità di informarmi, ho constatato con estremo stupore che molte delle cose negative che pensavo di sapere sulla Chiesa cattolica, apprese fondamentalmente da fonti anticattoliche, erano semplicemente sbagliate.
I rudimenti di storia imparati da C’era una volta l’uomo e ben sedimentati da bambino, la morale cattolica male insegnata al catechismo e presto sostituita da cose “i cattolici dicono che” lette qua e là o sentite da certi professori…
Ad un certo punto l’edificio si è crepato e ormai non potevo fare finta di niente, non potevo ingannarmi da solo, per quanto doloroso fosse ammettere che “Ma allora su questo hanno ragione, e anche su questo, e su quest’altro! Ma perché nessuno me l’ha mai detto prima???”.
Ero affezionato alle mie idee, ma ero ancora più affezionato alla verità, e se avevo scoperto che le mie idee non erano la verità allora non potevo non cambiarle.
C’è un romanzo molto bello di Richard Matheson, Io sono Helen Driscoll, che è la storia di un uomo che comincia a vedere uno spettro nel soggiorno. Lo spettro non fa niente di eclatante, ma c’è ed il protagonista continua a vederlo anche se non vorrebbe. A un certo punto vorrebbe ignorarlo, comportarsi come se non ci fosse, continuare a vivere come prima, ma ormai non può, non si può fare finta di niente. Ecco, per me in quel periodo la verità era come Helen Driscoll e io non potevo andare avanti come prima, anche se sarebbe stato indubbiamente più comodo.
Questa è stata la pars destruens del mio anticlericalismo empirico, la pars costruens di ciò che sono ora è arrivata più tardi, quando ho incontrato dal vivo strani alieni mai visti prima, gente che era credente eppure non sembrava cretina, ma questa è un’altra parte della storia e ai fini del nostro discorso ora non interessa.
Tutto questo per dire che l’anticlericale empirico, proprio in quanto empirico, non va né odiato né combattuto: va solo aiutato da chi, magari più per “fortuna” che per merito, ha faticosamente scoperto che quei suoi motivi per odiare la Chiesa sono sbagliati.
Beh, magari non tutti (vedi sotto).

L’anticlericalismo costruttivo, infine. Può praticarlo anche chi non crede la Chiesa, ma comunque non le è ostile.
Si tratta dell’atteggiamento di chi odia non la Chiesa, ma le sue degenerazioni, le violazioni del mandato evangelico praticate dagli uomini concreti che compongono la cosiddetta “Chiesa militante”, cioè noi stessi che facciamo parte dela Chiesa.
Lo chiamo anticlericalismo costruttivo, appunto, perché esso è una critica costruttiva, non è mossa da odio verso il criticato, ma al contrario da amore: ti critico proprio per aiutarti a migliorare. Ed è anticlericalismo, appunto, se per clericalismo si intende non il cattolicesimo come deve essere, ma il cattolicesimo tradito e male applicato.
Facciamo chiarezza su un punto: dire che la Chiesa è perfetta è vero o falso a seconda di cosa si intende per Chiesa. Se s’intende la Chiesa nel senso più preciso e metafisico, cioè la “Sposa di Cristo”, composta da coloro che sono in comunione con Dio, allora è vero: ma poi bisogna immediatamente aggiungere che chi si comporta male è uscito dalla Chiesa, non è più Chiesa e ci può ritornare solo con il pentimento e la riparazione. In realtà, siccome tutti quanti ci comportiamo male, la linea di frontiera della Chiesa passa nel cuore di ogni cattolico e tutti quanti stiamo e oscilliamo tra il dentro e il fuori.
Se invece intendiamo la Chiesa nel senso più visibile e sociologico, cioè quelli che professano la fede cattolica, allora è chiaro che dire che la Chiesa è perfetta è dire una gran fesseria. La Chiesa militante si chiama così proprio perché combatte contro i suoi stessi difetti, che Cristo non ha voluto togliere, perchè se si doveva togliere la libertà agli uomini, allora non c’era bisogno di morire in croce.
I tradimenti e i vizi di noi cattolici, compresi anche i sacerdoti e i vescovi e perfino qualche papa, ci sono sempre stati e sempre ci saranno. E la storia della scomunica che fu ingiustamente inflitta a Santa Mary MacKillop ne è un esempio.
I fatti raccontati nella Divina Commedia da Dante (grande anticlericale cattolico) su tutti quei pontefici da lui messi all’inferno sono un altro esempio. I vescovi che hanno sciaguratamente coperto i preti pedofili sono un altro schifosissimo esempio.
Ogni tanto su Messainlatino trovo altri esempi (anche se va detto che lì nei commenti spesso si esagera in senso opposto e pare che nella Chiesa odierna tutti-tutti abbiano tradito, tranne i lefebvriani, cosa che non è, vedi sotto ultimo paragrafo).
Le “colpe storiche” per cui Giovanni Paolo II chiese coraggiosamente scusa a nome della Chiesa sono altri esempi.
L’ultima volta che ho rifiutato di aiutare quella persona là, che pure magari aveva tanto bisogno del mio aiuto, è un altro esempio. Eccetera, eccetera, eccetera.
È chiaro allora che tutti noi cattolici dovremmo essere anticlericali costruttivi. Perlomeno io ci provo, anche se criticare gli errori altrui è facile e a volte addirittura piacevole (il che non è bello), mentre riconoscere i propri è invece assai più fastidioso.
È chiaro altresì che tra l’anticlericale empirico e l’anticlericale costruttivo ci può essere una concordanza di fatto, perché entrambi vedono qualcosa che non va nella Chiesa, salvo che il primo l’attribuisce alla Chiesa in sé, mentre il secondo l’attribuisce ad un brutto scivolamento della stessa.
Dubito invece che ci possa essere consonanza tra l’anticlericale costruttivo (perlomeno quello ortodosso, vedi sotto) e l’anticlericale ideologico, perché quest’ultimo, proprio per la malafede o il dogmatismo che lo muovono, tende a passare dalla parte del torto perfino quando avrebbe di fatto ragione.
Conviene precisare che l’anticlericalismo costruttivo è per i cattolici un dovere, ma bisogna saperlo usare, perché succede pure che i cattolici si facciano fregare e diventino strumenti di chi odia la Chiesa, principalmente il nostro tenebroso Avversario. Penso ai cattolici che hanno studiato storia dagli anticattolici e si sono convinti di un passato fosco e tenebroso da rigettare, in nome di una Chiesa moderna, oppure, viceversa, ai cattolici che schifano completamente il presente attuale della Chiesa e rimpiangono un passato tanto bellissimo quanto mitizzato e irreale.
Poiché tutto può degenerare, in casi estremi l’anticlericale costruttivo diventa eretico e scismatico: critica continuamente la Chiesa che ha di fronte, sopravvalutando il male e sottovalutando il bene, e le sue critiche da costruttive diventano distruttive ed ecco che il nostro anticlericale costruttivo vuole costruire una ipotetica Chiesa diversa, fatta come dice lui, che però – se uno fa bene attenzione – si accorge che per un verso o per l’altro non è proprio uguale uguale alla Chiesa come l’ha istituita Cristo.
In effetti, a questo punto, si può perfino verificare il perverso connubio tra l’anticlericale costruttivo – diventato ormai distruttivo – e l’anticlericale ideologico, il secondo che usa il primo (l’utile idiota di leniniana memoria) per distruggere la Chiesa esistente facendogli balenare la possibilità di costruirne una nuova e “migliore”, salvo poi sbarazzarsene appena non serve più allo scopo (ad esempio certi prelati “progressisti”, prima coccolati dalla stampa laicista e poi affondati al momento giusto).

Insomma, in termini di logica formale:
Anticlericalismo ideologico    ≡ anticattolicesimo.
Anticlericalismo empirico      ≈ anticattolicesimo.
Anticlericalismo costruttivo    ≠ anticattolicesimo.


Tratto da:
https://deliberoarbitrio.wordpress.com/2010/10/21/le-tre-forme-di-anticlericalismo/

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