La vera Democrazia: gli Svizzeri che votano persino sull’acquisto di aerei militari

di Davide Gionco

Oggi 27 settembre 2020 il popolo svizzero vota un referendum sulla proposta del Consiglio Federale di rinnovare la difesa aerea investendo 6 miliardi di franchi per acquistare dei nuovi aerei da combattimento.
Chiediamoci: in Italia sarebbe possibile votare sugli acquisti del nostro esercito? Saremmo interessati a farlo come cittadini?
Al di là del merito della questione, su cui ciascuno di noi, come ciascun svizzero, può avere la propria libera opinione, il referendum in oggetto ci serve a comprendere più a fondo cosa vuol dire avere una VERA DEMOCRAZIA.
Mentre analizziamo come funziona la Democrazia in Svizzera, facciamo un confronto con l’Italia, per capire come noi siamo molti distanti da una vera Democrazia.

Beppe Grillo non ha capito cos’è la Democrazia Diretta
Prima di tutto sfatiamo la definizione di Democrazia che dà Beppe Grillo.
Solo pochi giorni fa Beppe Grillo ha sostenuto, come il suo partito denominato Movimento 5 Stelle, che è un bene per la Democrazia ridurre il numero dei parlamentari, perché il popolo deve decidere da solo le proprie leggi, tramite la democrazia diretta.
Ma è del tutto evidente che nessun popolo al mondo ha il tempo di votare su ogni questione di interesse politico.
E’ per questo che le moderne democrazie sono DEMOCRAZIE RAPPRESENTATIVE, nelle quali alcune persone vengono delegate dal popolo per decidere delle questioni politiche. Questo meccanismo consente a poche persone, anche remunerate per il loro servizio, di dedicare il tempo necessario ad ASCOLTARE il popolo, per APPROFONDIRE le questioni su cui devono decidere, per COMUNICARE al popolo le questioni su cui votano.
Quindi pensare che il “popolo” debba votare su tutto significa non rendersi conto della realtà. Se questo avvenisse, in molti casi la gente non parteciperebbe al voto oppure voterebbe in modo superficiale, senza una reale comprensione sull’argomento del voto.
La qualità delle decisioni prese, di conseguenze, sarebbe piuttosto scarsa.
Ci sarebbe quindi una democrazia formalmente partecipata, ma non ci sarebbero vantaggi per il popolo, il quale dovrebbe investire una parte rilevante del proprio tempo per informarsi e per votare su troppe questioni politiche, mentre nello stesso tempo troppe decisioni sarebbero sbagliate, dato che molti avranno votato senza una reale comprensione dei problemi da risolvere.

La Democrazia Diretta non è uno strumento in cui il Popolo si sostituisce al Parlamento, al consiglio regionale, provinciale o comunale, ma è la POSSIBILITA’ che il Popolo ha di votare e DI IMPORSI su qualsiasi decisione presa dalle persone che il Popolo ha delegato.
Ovvero: è evidente che il rischio nel delegare a poche persone le decisioni nel nome del Popolo è che i delegati decidano non per l’interesse collettivo, ma l’interesse proprio personale o di qualche potere privato.
Il fatto che esista la possibilità da parte del Popolo di  imporsi sulle decisione dei delegati fa sì che gli stessi delegati, quando devono decidere, lo facciano con molta più responsabilità ed attenzione alle esigenze del Popolo.

Il Popolo deve potere votare su ogni argomento
Anche in Italia abbiamo la possibilità di votare, tramite referendum, l’abrogazione di leggi approvate dal Parlamento.
Tuttavia al Popolo italiano è impedito di votare su alcuni argomenti fondamentali. Citiamo dall’art. 75 della Costituzione:
“Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio [cfr. art. 81], di amnistia e di indulto [cfr. art. 79], di autorizzazione a ratificare trattati internazionali [cfr. art. 80].”
Quindi ogni legge che abbia rilevanza dal punto di vista economico è sottratta al controllo diretto del popolo, così come lo è ogni trasferimento di potere decisionale del Parlamento ad organismi sovranazionali, sottratti al controllo popolare, i quali possono decidere negli interessi di ristretti gruppi di potere e indifferenti alla volontà ed al destino del Popolo.
Non è un caso, infatti, che molte delle attuali sofferenze economiche del popolo italiano derivino da decisioni prese dal Governo (con il Parlamento accondiscendente) per ragioni di “disciplina finanziaria”. E non è un caso che le decisioni sui tagli al servizio sanitario nazionale, che ha causato molte migliaia di morti in Italia per la pandemia del Coronavirus, siano state prese in realtà in oscuri uffici di Bruxelles e non dai parlamentari o consiglieri regionali delegati dagli elettori italiani.
In Svizzera, invece, possono votare su qualsiasi argomento. I cittadini di una città possono votare per impedire una concessione edilizia di una città, sulle tasse da pagare, sull’adesione della Svizzera ad un trattato internazionale.
E questa è una garanzia che per i poteri forti sarà molto più difficile imporre al Popolo delle decisioni senza temere il ricorso ai referendum.

Il Popolo deve essere informato
Quando il Popolo è chiamato ad esprimersi in un referendum è fondamentale che sia adeguatamente informato sulla materia.
In Svizzera è la stessa Confederazione a garantire questa informazione, https://www.admin.ch/gov/it/pagina-iniziale/documentazione/se-ne-parla/Aerei_da_combattimento%20.html, presentando il punto di vista dei favorevoli e dei contrari alla proposta.
Se il Popolo non è correttamente informato, cosa che è assolutamente “normale” in Italia, sia sulle televisioni pubbliche che private, nonché sui principali giornali, il Popolo rischierà di prendere la decisione sbagliata, magari proprio la decisione su cui i poteri forti hanno investito, pubblicizzandola sui mass media.
Quindi non si può parlare di vera Democrazia, se non esiste una corretta informazione sulla materia di voto. Democrazia non è soltanto “votare”, ma è votare sapendo ciò per cui si vota.

Il Popolo deve poter ricorrere concretamente al referendum
In Italia gli impedimenti al ricorso alla Democrazia Diretta non si fermano ai vincoli della Costituzione (art. 75).
Il numero di firme da raccogliere per una sottoscrizione referendaria viene stabilito da una legge ordinaria, che i partiti possono modificare a loro piacimento, aumentando il numero di firme necessarie e rendendo più difficili le condizioni per la loro validazione e per il loro deposito presso la Corte di Cassazione.
Per intenderci: in Svizzera chiunque può raccogliere, su dei formulari scaricabili da internet, delle firme di sottoscrizione. Queste firme vengono poi sottoposte alla verifica di validità di un funzionario comunale, il quale conosce la firma originale dei residenti nel comune, dato che è stata apposta al momento del rilascio del documento di identità.
Quindi non esistono margini per brogli, mentre vi è tutta la facilità di raccolta senza dover portare (a pagamento) un notaio in piazza o senza aver bisogno della disponibilità di un “eletto” (in Italia gli eletti come consiglieri o deputati hanno la facoltà di validare le firme).
Questa differenza non è di poco conto ed impedisce a molti comitati di cittadini di raccogliere le firme per portare a votazione referendario dei quesiti.

Il popolo si può sbagliare e si può correggere
Molti, troppi eletti in Italia pensano che gli italiani siano una massa di ignoranti, incapaci di decidere. E, di conseguenza, si “prendono la responsabilità” di votare senza preoccuparsi di cosa ne pensano i loro elettori.
In Svizzera, invece, sono gli elettori a prendersi la propria responsabilità di decidere.
I politici, naturalmente, possono agire per informare i cittadini, ma alla fine devono accettare l’esito delle votazioni.
Può capitare che il popolo si sbagli a votare. Dopo qualche anno, dopo che dei cittadini se ne sono resi conto, nascerà un altro comitato referendario per proporre la modifica di quella legge.
Questa è la Democrazia.

 

Lascia un commento