La trovata geniale parroco-banchiere

di Giovanni Lazzaretti

Lo ZERO, il motore dell’economia

Due chiacchiere con don Roberto

Don Roberto, parroco di San Rocco in Venaria, è uno dei pochi preti nOmismatici in circolazione. E’ riuscito a plasmare mente e cuore dei parrocchiani su vie insolite.

GIOVANNI: «Insomma, lei, don Roberto, col denaro non ha mai problemi.»

DON ROBERTO: «Mai. Io porto idee, tutti sanno che il maggior ostacolo alle idee sono i soldi, e la comunità fa in modo che l’ostacolo venga rimosso in permanenza.»

G «Quindi lei ha un flusso di offerte continuo e corposo.»

R «Ho ANCHE un flusso di offerte continuo e corposo. Ma quando c’è in ballo una grossa idea, bella e costosa, non mi affanno a chiedere più soldi. Condiviso il progetto, stabilito il costo, i parrocchiani mi prestano i soldi che servono, a tasso zero e senza scadenza.»

G «Prestiti che restituirà man mano col flusso di offerte.»

R «Ma no. Non mi preoccupo di restituire.»

G «Vedo già i parrocchiani che sobbalzano. I soldi non vengono restituiti?»

R «Giovanni, ma lei quando mette soldi su un conto corrente si aspetta che le vengano restituiti? Lei li mette, e NON si aspetta che le vengano restituiti. Nel depositare lei ha fatto alla banca un prestito permanente a tasso zero, e i soldi se li vedrà restituiti dalla banca in qualunque momento a semplice richiesta. Io faccio la stessa cosa.»

G «Però lei non è una banca…»

R «Certo, infatti non faccio raccolta di risparmio, ma ricevo soldi per sollevare una situazione di patrimonio monetario negativo. Ma il metodo è lo stesso della banca: prestito senza scadenza, tasso zero, restituzione a semplice richiesta.»

G «Se però la richiesta di restituzione le viene da molti parrocchiani contemporaneamente…»

R «Non esiste. Ciò che i parrocchiani hanno prestato alla parrocchia sono cifre dell’ordine del 10% del loro patrimonio monetario, e quindi hanno un altro 90% da utilizzare per le loro spese. Attingeranno a quell’ultimo 10% solo in casi estremi. Statisticamente accade una volta ogni tanto, dopo anni, lustri, decenni…»

G «Misura già l’esperimento in decenni?»

R «Sì. Son venuto qui da giovane prete, ho cominciato subito a convincere qualcuno, e adesso con la massa di debiti che mi ritrovo è possibile che la parrocchia resti mia “vita natural durante”: i debiti non sono molto ambiti per un prete che non sia nOmismatico…»

G «Ma i parrocchiani sono informati della situazione?»

R «Certo. Sul foglietto settimanale pubblichiamo il saldo totale dei conti correnti, la somma dei prestiti, e le grosse spese imminenti. La gente vede quindi il patrimonio monetario negativo, l’ottimo flusso di cassa, e le opere che si stanno realizzando. Poi c’è il bilancio annuale, ma quello non m’interessa.»

G «In che senso?»

R «Nel senso che, col nostro metodo, è ovvio che il bilancio annuale chiude in rosso. Ma al contempo il nostro flusso di cassa è un fiume in piena. Ed è col flusso di cassa che si fanno le opere, si pagano all’istante i fornitori e si è sempre in pari coi dipendenti.»

G «Insomma lei teorizza che le parrocchie, per funzionare bene, devono essere perennemente indebitate.»

R «Giovanni, è solo questione di terminologia. Li chiami “depositi” invece che “prestiti”, e vedrà che le cose fanno un altro effetto. I parrocchiani hanno depositato soldi presso la parrocchia. Di questo deposito hanno un atto ufficiale, bollato, trasferibile in eredità, eccetera, secondo la legislazione italiana. Quindi non hanno fatto niente di speciale: invece di essere creditori con la banca, sono creditori con la parrocchia. E’ un atto che per loro vale ZERO, sia dal punto di vista economico che dal punto di vista patrimoniale. Ma non vale zero per la parrocchia, che così può fare opere belle per tutti, le può fare presto e bene, e può muovere l’economia locale.»

G «Faccio l’avvocato del diavolo. L’azione non vale zero, perché i parrocchiani non ricevono interessi, che invece riceverebbero se prendessero qualche prodotto finanziario.»

R «Falso. Se non avessi i prestiti a tasso zero, dovrei fare dei prestiti bancari. Gli interessi pagati alla banca li dovrei ricevere dai parrocchiani come offerte extra. E gli interessi pagati alla banca sono statisticamente superiori ai vantaggi che i parrocchiani possono ottenere dai vari prodotti finanziari. Statisticamente la comunità dei parrocchiani riceve un vantaggio economico, non un danno. E poi faccio loro un triplo favore culturale.»

G «E cioè?»

R «Tre idee. Primo. Faccio loro capire la differenza tra risparmio e investimento. Secondo. Coi prodotti finanziari rischiano il capitale e qui non lo rischiano. Terzo. Possono finalmente applicare il comando di Gesù “Prestate senza sperarne nulla”. E’ un vero ZERO ciò che fanno, ma con immensi benefici economici, culturali e morali.»

G «Sa che è dura anche per me, che pure sono nOmismatico, il pensare a una parrocchia indebitata perenne?»

R «Giovanni, lei deve pensare alla prima chiesa di Gerusalemme. La parrocchia è la comunità dei battezzati di un certo territorio, e i loro beni dovrebbero essere TUTTI in comune. Ma io non sono un estremista e chiedo solo il 10%, del patrimonio monetario, su base volontaria, e solo a chi ha davvero capito. A Gerusalemme, pensando a un ritorno vicino di Gesù, sbagliarono metodo e vendettero i beni. Io invece faccio conservare la proprietà dei beni e li faccio mettere a disposizione.»

G «E nessuno fa ostacolo?»

R «Gente che arriva in parrocchia da fuori, giovani che crescono e mettono su famiglia, fanno l’obiezione classica: “Il patrimonio negativo come lo si risana?”. Beh, una parrocchia ha l’ambizione di proseguire la sua attività fino alla fine dei tempi: non può quindi preoccuparsi troppo del patrimonio, visto che nell’ultimo giorno tutti i debiti e i crediti verranno estinti. O meglio, per essere più tecnici: “Nel giorno del Giudizio il potere liberatorio della moneta sarà dichiarato pari a zero”.»

 

Giovanni Lazzaretti

giovanni.maria.lazzaretti@gmail.com

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