La necessità di un cambiamento radicale, prima di tutto di noi stessi

di Filippo Tocci

Esiste una modalità di pensiero che non viene mai messa in discussione. Un’ideologia che assorbiamo fin da piccoli, e che restringe la nostra visione, fino ad atrofizzare la nostra immaginazione. Il nostro sguardo spalancato sul mondo ben presto viene ridotto nella misura imposta dall’ego: tutto ciò che esiste può (e quindi deve) essere sfruttato per scopi egoistici. La vita ha una durata limitata, e l’unica cosa che conta è sfruttare quanto più possibile l’esistente. Secondo questa logica, lo sfruttamento è destinato ad aumentare inesorabilmente i propri ritmi.

La natura è intesa come «risorsa» o «capitale» naturale. Un campo o un albero devono diventare sempre più produttivi. In questo modo impoveriamo il suolo e modifichiamo i ritmi delle stagioni. Ci sembra normale e sacrosanto poter consumare fragole tutto l’anno o mutare il patrimonio genetico degli organismi vegetali. Inoltre, a partire dalla prima rivoluzione industriale, la biosfera è entrata in crisi a causa delle attività antropiche, che minacciano il benessere degli ecosistemi.

L’essere umano è considerato «risorsa» o «capitale» umano. L’uomo e la donna sarebbero definiti dal possesso di un insieme di competenze assegnato in modo arbitrario: è il mito della «meritocrazia», che premia chi è più conforme al sistema. Il mercato stabilisce ciò di cui ha bisogno e noi dobbiamo adeguarci per rimanere competitivi, o spesso per sopravvivere. Chi acquisisce le abilità richieste viene sfruttato fino allo sfinimento, inoltre deve rinunciare a sviluppare qualità dalle quali non è possibile ricavare profitto (bontà, gentilezza, amore, ecc.).

Da dove arriva oggi una contestazione a questo specifico assetto mentale, le cui conseguenze sono sempre più drammatiche? I rapporti ONU sul clima, infatti, così come il parere dei maggiori esperti mondiali, descrivono scenari apocalittici ormai imminenti. Tra le persone, inoltre, si registra un aumento di patologie croniche, mentre l’OMS ha previsto che entro il prossimo anno la depressione sarà la seconda malattia più diffusa al mondo dopo le patologie cardiovascolari.

L’ambiente naturale, così come l’umanità, versa in condizioni sempre peggiori. Di fronte alla complessità di questo scenario, le risposte che arrivano sono deboli, come riguardo la problematica ambientale, o addirittura inesistenti, come nel caso del precariato e della salute psicologica delle persone.

Questo avviene perché, se la radice del problema risiede nella visione del mondo dell’ego occidentale (ormai globalizzata), non si può pretendere di rispondere alle sfide odierne senza far nulla per cambiare lo stato della propria consapevolezza.

In molti ambienti oggi si respira questa diffusa aspirazione al cambiamento, tra convegni ed eventi pubblici, ma l’assetto stesso con cui vengono proposte queste iniziative tradisce la loro inefficacia. Siamo ancora convinti che potremo trovare la soluzione ai nostri problemi sedendoci attorno ad un tavolo ed elaborando le strategie più innovative, oppure manifestando in piazza, pensando di far cambiare idea ai potenti del mondo. Questo non è più sufficiente, per quanto talvolta sia un atteggiamento nato da intenzioni meritevoli e buona volontà.

Siamo chiamati infatti a purificare radicalmente la sorgente del nostro pensiero affinché questo dia vita a pensieri davvero inediti e creativi, e a stili di vita più equilibrati e sostenibili, uscendo dalla logica ristretta e sempre più soffocante dell’ego, che anche in nome dei migliori ideali continuerà, nei fatti, a perseguire i propri scopi di sfruttamento e perseguimento del profitto individuale.

Ad oggi a me pare che il nucleo del dibattito politico consista proprio in questo punto cruciale. Dai media viene continuamente riproposta una dialettica politica otto-novecentesca, ormai sterile, tra ideologie di destra e di sinistra, mentre il fuoco dovrebbe risiedere nel confronto tra l’ideale neoliberista, oggi onnipervasivo, che nei fatti tende alla mercificazione e sfruttamento totale e indiscriminato, e quello sostenuto da chi vorrà preservare il pianeta e l’essere umano da questo vortice di riduzione e annichilimento.

Questo nuovo ideale potrà nutrirsi solo di una rinnovata vita contemplativa e attiva, che sappia coniugare studio e azione, la conoscenza di sé con quella della realtà esterna, la meditazione con l’utilizzo delle tecnologie più avanzate. Dovremo inoltre essere abili a contrastare in noi stessi la logica dell’ego, nella convinzione che potremo realizzarci in modo più libero ed autentico tornando ad avere cura di noi stessi, degli altri e dell’ambiente in cui viviamo.

 

Tratto da:
http://www.darsipace.it/2019/12/12/la-necessita-di-un-cambiamento-radicale/

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