La Grande Crisi Di Liquidità

Proponiamo la traduzione di un interessante analisi del meccanismo attraverso il quale potrebbe scatenarsi la prossima crisi finanziaria. Buona Lettura!

Analista di punta della JP Morgan avverte che la prossima crisi farà registrare crolli improvvisi di mercato e disordini sociali come non si vedevano da 50 anni.

 L’analista quantitativo Marko Kolanovic, prevede che una “grande crisi di liquidità” , segnata da crolli improvvisi del prezzo delle azioni e disordini sociali, sta per colpire i mercati finanziari.

Lo spostamento di migliaia di miliardi sugli investimenti passivi, sulle strategie di trading automatizzate e sulle piattaforme di trading elettronico inasprirà crolli severi e improvvisi del prezzo delle azioni, sostiene Kolanovic.

Le banche centrali saranno costrette a delle mosse senza precedenti, inclusi l’ acquisto diretto di equities , o potrebbero addirittura esserci imposte negative.

L’inizio di questa crisi ha una tempistica ancora incerta secondo Kolanovic, tuttavia i mercati non dovrebbero avere particolari problemi almeno fino alla metà del 2019.

 

Improvise, gravi svendite di azioni innescate da macchine ad alta velocità. Provvedimenti senza precedenti da parte delle banche centrali per mantenere i prezzi degli asset. Disordini sociali mai visti negli Stai Uniti nell’ultimo mezzo secolo.

E’ così che l’analista quantitativo numero uno di J.P. Morgan Chase, Marko Kolanovic, immagina la prossima crisi finanziaria. Le forze che hanno trasformato i mercati nell’ultima decade, come l’ascesa del trading computerizzato e gli investimenti  passivi, stanno ponendo le condizioni per movimenti potenzialmente violenti una volta conclusa la corsa al rialzo, secondo il rapporto di Kolanovic  inviato ai clienti della banca lo scorso Giugno. La sua annotazione fa parte di un mega rapporto di 168 pagine scritto in occasione del decimo anniversario della crisi finanziaria del 2008, che raccoglie i punti di vista di 48 analisti ed economisti della banca.

Kolanovic, analista di 43 anni con un Ph.d. in fisica teorica, si e’ messo in risalto per aver spiegato, e in alcune occasioni predetto, in che modo si comporterà il nuovo mercato azionario dominato dagli algoritmi.

L’attuale corsa al rialzo, la piu’ lunga nella storia moderna per certi versi, e’ stata caratterizzata da prolungati periodi di calma punteggiati da improvvisi spasmi di vendite detti ‘flash crashes’. Esempi recenti includono un calo infra-giornaliero di 1600 punti a Febbraio del 2015 e di 1100 punti nell’agosto dello stesso anno. “ Rappresentano cali netti e rapidi del valore degli asset con forte aumento della volatilità del mercato”, ha riferito Kolanovic, capo globale della banca per la macro ricerca quantitativa e sui derivati , in una recente intervista. “Ma quei ‘Flash Crashes’ sono avvenuti nel contesto di un’espansione economica degli USA; tuttavia il nuovo mercato non e’ stato ancora testato durante un periodo di recessione, continua l’analista.

“Se dovessimo avere questi bruschi ‘sell offs’ guidate dalla liquidità alla fine del ciclo, o che magari dovessero essi stessi causare la fine del ciclo, allora temo che potremmo avere una correzione del prezzo degli asset molto più significativa ed una ancora più significativa crescita della volatilità”, afferma Kolanovic.

 

Nessuno pronto a comprare

Nella sua relazione, Kolanovic spiega come i principali trend del mercato che hanno avuto luogo dopo la crisi del 2008 esacerbino le vendite durante i momenti di panico.

L’enorme spostamento dagli investimenti attivi a quelli passivi- l’analista stima che duemila miliardi di dollari si sono mossi in quella direzione negli ultimi dieci anni-ha tagliato fuori un pool di compratori che potrebbero intervenire qualora i valori si abbassassero, scrive Kolanovic.

L’incremento di strategie di trading automatizzate è anch’esso un fattore importante, poiché molti ‘hedge funds’ quantitativi sono programmati per vendere automaticamente nei momenti di debolezza”, afferma. Insieme,l’indice e i fondi quantitativi al momento costituiscono i due terzi degli asset gestiti  globalmente, e il 90 % del trading giornaliero e’ generato da quelle o da simili strategie, aggiunge Kolanovic.

“In pratica, oggi abbiamo grandi gruppi di investitori che sono puramente meccanici”, scrive ancora Kolanovic. “ Vendono sulla base di certi segnali e non necessariamente di sviluppi fondamentali, come la crescita del VIX, o un cambiamento della correlazione bond-equity , o semplice azione sul prezzo. Cio’ vuol dire che se il mercato scende del 2% , allora devono vendere”.

Infine,le piattaforme di trading elettronico nelle banche e in altre società tendono a ritirarsi quando i mercati sono al ribasso, rimuovendo liquidità e contribuendo a un calo dei prezzi a cascata.

 

La “Grande Crisi di Liquidità”

 Kolanovic afferma che questo potenziale crollo dei prezzi azionari potrebbe causare la prossima crisi finanziaria. Questo il nome che le affibia: La Grande Crisi di Liquidità.

(Nei mercati la liquidità e’ una misura della facilità e velocità con le quali uno strumento finanziario può essere tradato senza impattare significativamnte sul suo prezzo. Ad esempio, i contanti sono altemente liquidi, l’immobiliare e’solitamente illiquido)

Se i mercati perdessero il 40 % od oltre, la Federal Reserve dovrebbe entrare in azione per prevenire una spirale che porterebbe alla depressione, dice Kolanovic. Questo potrebbe comportare azioni non convenzionali, inclusi gli acquisti diretti di equities, una mossa che la banca Centrale del Giappone ha gia’ fatto.

“Improvvisamente, ogni fondo pensionistico negli USA sarà gravemente sottofinanziato, gli investitori al dettaglio andranno in panico e venderanno, mentre gli individui smetteranno di spendere”, afferma Kolanovic. “Se dovessimo trovarci nel mezzo di questo tipo di crisi, come potremmo bloccare  il circolo vizioso? Il loop del feedback negativo?

Forse si dovrà stimolare l’economia abbassando ulteriormente le tasse, magari perfino in negativo.

Credo che la cosa più probabile sarebbe l’intervento diretto della banca centrale sui prezzi degli asset, forse dei bond, dei crediti, forse dei patrimoni, se e’ quello l’occhio del ciclone.”

Durante un’intervista di circa un’ora, Kolanovic dichiara che lo scenario da lui dipinto è più un avvertimento circa un rischio reale che una previsione. E aggiunge che le possibilità che si verifichi una crisi sono basse almeno fino alla metà del 2019. La tempistica esatta di tale crisi è incerta ma sarà determinata dalla velocità con cui la FED alzerà i tassi di interesse e convertirà gli acquisti di obbligazioni ( eredità dell’ultima crisi). L’attuale disputa commerciale con la Cina potrebbe anch’essa accelerare o ritardare la fine del ciclo, sostiene l’analista.

Kolanovic conclude la sua relazione con una nota infausta :”E’ probabile che la prossima crisi risulterà in tensioni sociali simili a quelle che ebbero luogo 50 anni fa, nel 1968”. Quell’ anno vide l’apice sia della guerra in Vietnam che i movimenti pacifisti e gli omicidi di Martin Luther King Jr. e di Robert F. Kennedy.

Oggi, la rete e i social media favoriscono la polarizzazione dei gruppi, ed eventi come le ultime elezioni americane e la Brexit hanno mostrato tensioni che probabilmente andranno a peggiorare con la prossima crisi, afferma Kolanovic.

E’ piu’ misurato nell’intervista. Se le banche centrali riescono a fronteggiare il momento peggiore della crisi fornendo una base per i prezzi azionari, allora lo status quo potrebbe rimanere invariato, dice. “ Se non ci riescono”- conclude Kolanovic-“ ci troveremo in una spirale di depressione economica, disordini sociali e molti altri cambiamenti dirompenti che potrebbero incidere negativamente sulle rendite per un periodo molto lungo”.

 

Articolo originale in inglese:

https://www.cnbc.com/2018/09/04/jpmorgan-says-next-crisis-will-feature-flash-crashes-and-social-unrest.html 

 

 

 

 

 

 

 

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