La giornata della memoria: quei crimini furono possibili perché delle persone furono considerate “non-persone”

di Davide Gionco

A cosa serve la giornata della memoria?
Ha un senso solo se ci serve ad evitare che questi crimini contro l’umanità si ripetano.
Lo sdegno per quanto accaduto durante gli anni della seconda guerra mondiale non ha evitato il ripetersi di quei fatti in altri luoghi, in altri tempi.
In modi simili o diversi. Il modo è solo un dettaglio tecnico.
Lo scopo dei campi di concentramento era di eliminare degli esseri umani che erano giudicati delle “non-persone”. Quindi non degli esseri umani, ma delle “cose da eliminare“, come si potrebbe fare con degli animali parassiti, con delle erbacce, con delle sporcizia sul pavimento.

Dopo il 1945 vi sono stati molti altri casi in cui molte persone sono state perseguitate e condannate a morte solo per la colpa di appartenere ad una certa categoria: la categoria delle “non-persone”.
Se quelle persone non sono persone, nulla può frenare la coscienza  di coloro che sono chiamati ad eliminare quelle “non-persone”.

I campi di concentramento nazisti erano dedicati all’eliminazione non di persone, ma di ebrei, omosessuali, zingari, comunisti, disabili (furono i primi soggetti deportati in Germania), oppositori politici, nemici di guerra, slavi, testimoni di Geova…
Tutte categorie che l’ideologia nazista al potere definiva come delle “non-persone”.

Ecco le stime sui morti (per categorie) nei campi nazisti, secondo lo United States Holocaust Memorial Museum.

Nessun tedesco avrebbe mai pensato, in coscienza, di internare in un campo di concentramento e di sterminio un “tedesco”, in quanto la categoria “tedesco” (alto, biondo, con occhi chiari, ecc.) era associata alla categoria “persone”. Nessuna persona perbene pensa di internare in un campo di concentramento e di sterminio un’altra “persona”.

E’ noto che fatti simili si sono ripetuti in altri contesti.
I gulag sovietici, che erano destinati agli oppositori politici, dove fra il 1929 e il 1953 morirono circa 2,8 milioni di persone
I “killing fields” della Cambogia, dove fra il 1975 e il 1979 morirono 1,3 milioni di persone.

E quanti morti ha fatto la guerra degli USA contro il comunismo e poi contro il terrorismo islamico? Interventi armati, colpi di stato, sostegno a dittature, raid militari, attentati organizzati da gruppi da loro finanziati..
In un articolo di ricerca il giornalista James A. Lucas stima che il numero di morti superi i 20 milioni.
Non si trattava di persone, secondo le dichiarazioni dei vari presidenti USA che hanno approvato questi interventi.
Si trattava di comunisti, di terroristi. Le persone civili coinvolte non erano persone, erano dei “non americani”, perché l’importante per l’opinione pubblica americana, così come è stata formata da decenni dopo la guerra del Vietnam, è che non muoiano dei soldati americani.
Ancora una volta: si trattava di “non-persone”, cose da eliminare senza porsi problemi di coscienza.

Nel 1961 lo scienziato americano Stanley Milgram fece un esperimento nel quale dimostrò come dei normali cittadini non si facessero problemi a torturare, fino anche ad uccidere, dei “condannati”. Delle persone che l’autorità costituita che ordinava di torturare ed uccidere presentava come dei criminali, come delle “non-persone”. Solo considerando quelle persone delle “non-persone”, infatti, si sarebbe potuto giustificare l’erogazione di scariche elettriche letali da 450 volt.

La lezione da trarre dalla giornata della memoria, quindi, non riguarda l’efferatezza dei crimini commessi dai nazisti contro gli ebrei, ma riguarda l’atteggiamento di ciascuno di noi, quando guardiamo alle altre persone come a delle categorie composte da “non-persone” e non come a delle persone.
Se consideriamo le persone come delle “non-persone”, nulla ci impedirà di sottoporre quelle “non-persone” a dei trattamenti disumani.
Una volta attribuita la categoria di “non-persona”, quello che le si potrà fare è solamente più un dettaglio tecnico, così come è un dettaglio tecnico il modo che utilizziamo per sterminare le formiche che ci hanno invaso la casa: una soluzione vale l’altra. Anzi, conviene utilizzare la soluzione più efficace. Fu questa la ragione per cui furono creati in Germania i campi di sterminio: l’efficacia.

Se guardo all’attuale dibattito pubblico in Italia, vedo troppe persone che giudicano altre persone secondo delle categorie come: fascisti, comunisti, immigrati, “di destra”, “di sinistra”, “omofobo”, “ultracattolico”…
Chi appartiene alla categoria sbagliata viene disprezzato, è fatto oggetto di insulti, come se non meritasse alcuna dignità umana e nessun diritto.
E’ questo l’atteggiamento che portò in Germania, dal 1933 al 1945, a realizzare i campi di sterminio nazisti.

Non dobbiamo considerare gli altri diversi come dignità umana, ma solo diversi come opinione e come cultura.
Non esistono categorie, esistono persone con le loro diversità.
I tedeschi che realizzarono i campi di sterminio non erano dei “cattivi senza cuore”, ma erano persone che avevano messo a tacere la propria coscienza, rapportandosi alle altre persone sulla base di giudizi di categoria e non di empatia umana.
Se davvero vogliamo trarre una lezione dalla triste storia dei campi di sterminio, dobbiamo interagire con gli altri guardandoli sempre e solo come delle persone, nel massimo rispetto della loro dignità.

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