Condividiamo con voi questo interessante articolo comparso sul blog giornalistico https://www.glistatigenerali.com che ha fatto la traduzione da un articolo originale in tedesco, che illustra in modo molto chiaro le cause e gli effetti della crisi economica in Grecia.
Attraverso le politiche di tagli radicali imposte dai creditori, l’economia greca no ha potuto che soccombere. Il PIL greco si è contratto del 28%. Una tale contrazione si era vista solo i tempi di guerra.
Durante la crisi il tasso di suicidi arrivò al 30%. La disoccupazione passò dal 7,4 al 27,2%. La mortalità infantile arrivò al 43%. Il salario minimo si abbassò a 480 Euro. Dal 2008, secondi dati del governo greco, 427.000 giovani in età da lavoro hanno lasciato il paese. Su una popolazione di meno di 11 milioni di persone, questa cifra rappresenta una parte enorme della forza lavoro della Grecia.
Su tutto questo, in Italia, c’è un silenzio assordante: la crisi greca è scomparsa dai nostri giornali, anche se i fratelli greci continuano a soffrire.
La pallida risalita del PILnon rappresenta un miglioramento della situazione economica della popolazione.
L’Unione Europea rivela la sua realtà: non è una istituzione che opera per il benessere dei cittadini europei, ma un mezzo a disposizione degli avvoltoi senza scrupoli della finanza internazionale.
Ricordiamo com’era iniziata la storia della Comunità Economica Europea citando l’art. 2 del Trattato di Roma del 1957:
“La Comunità ha il compito di promuovere, mediante l’instaurazione di un mercato comune e il graduale ravvicinamento delle politiche economiche degli Stati membri, uno sviluppo armonioso delle attività economiche nell’insieme della Comunità, un’espansione continua ed equilibrata, una stabilità accresciuta, un miglioramento sempre più rapido del tenore di vita e più strette relazioni fra gli Stati che ad essa partecipano.”
In Grecia siamo ad anni luce da tutto questo, con un paese europeo che è stato ridotto ai livelli da Terzo Mondo.
Buona lettura
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